Avvenne tanti anni fa, ma ancora abbastanza recentemente da poter annoverare quanto ricordo all'interno dell'arco cronologico rispondente alla vita di questo blog. Presentai, su queste paginette on line, un audiolibro della Salani che si ntitolava morte a Firenze. Si trattava d' un giallo compricato che raccontava il rapimento e l'uccisione d' un ragazzino finito nelle mani di un gruppo di pedofili. Quello che mi colpì fu non tanto il filo conduttore della vicenda o la simpatica figura del commissario Bordelli, incaricato di quell'indagine e protagonista di molti altri gialli a firma Vichi. Mi colpì l'ambientazione e la capacità dell'autore di condurre il lettore per mano tra le strade di Firenze, ancora fangose per l'alluvione del 66. Conosco Firenze come un nativo e forse assai meglio di molti giovani fiorentini d'oggi. Per me 19enne significava il volo verso la vita. Non che Livorno fosse una piatta e silente città di provincia, tutt'altro. Come tutte le città di mare e di porto aveva il suo fascino ed era piena di movimento. Ma c'ero nato e mi pareva ad ogni passo che facevo d'avello già fatto milioni di volte. L'amavo ma mi pareva di non potemmi aspettà niente di novo, niente che avrebbe reso la mia vita eroica e solo mia. A Firenze ebbi casa per conto mio e incontrai pella prima vorta i problemi legati a pagà l'affitto e le bollette. Problemi a trovà i soldi per la spesa e pei libri per l'università. Problemi che a volte mi parvero insormontabili. Come guasi mpossibile mi resutava conciliare i lavori che rimediavo, sempre troppo faticosi, con lo studio e con gli affari di cuore, talvolta, e di coscia più spesso. Storie che si convenivano a un ventenne coll'ormoni a palla e un aspetto spendibile tra le concupiscenti dell'epoca. Eran davvero parecchie dato che il sessantotto spalancava più zampe di donna di tutti i ginecologi d'Italia messi nzieme.
Que tempi eran passati da un pel po' mentre ascoltavo r giallo di Vichi ma rivivevo strade e piazze pietra per pietra. Tra i mille lavori, che rimediavo pe sostenemmi, ala fine avevo vinto un concorso ale poste. Come portalettere avventizio, girai tutta la città prima che mi assegnassero una gita tutta mia. Non ero un gran camminatore neppure allora e la bicicletta, con a fianco il cane Ombra,
era il mi mezzo di locomozione e lavoro. Ma per farlo bene in bici devi avere in mente una mappa visiva delle strade specie perché a Firenze ci sono i numeri rossi a intersecarsi coi numeri neri. Quest'ultimi sono riservati alle abitazioni mentre i rossi indicano negozi, fondi commerciali, botteghe d'artigiani. Ma se non sai che il 14 nero di via Tal de tali indove sta quella immensa cicalona della Bardelli è subito dopo la bottega del Falciani, il vetraio, allora l'hai in culo di brutto e prencipi a fa avanti e ndietro cola bici che ala fine ti si arrovescia ti casca la borsa, la posta che vola per terra, il cane la rincorre e le tu madonne (rotte n quer posto in fondo ala groppa) le sentan fino al Galluzzo e se ti capita quando piove, anche oltre.
Preciso dunque il Vichi in quelle ambientazioni e io mentre ascoltavo risentivo l'odore di cucinato che arrivava giù dalle scale e l'aromi deli sciampi e dele tinte dela parrucchiera che lavorava n casa. Fu allora che prencipiai a maturare l'idea di fare qualcosa di simile con Venezia. Venezia co su canali e le su calli, co silenzi notturni e i chiacchericci mattutini mi pareva esser degna quanto Firenze per ambientare un mio giallo. Così cominciai a strutturallo e buttallo giù. So arrivato un pezzo avanti ma c'ho sempre da fenillo e spero di un fenì prima io di lui.
Ieri la mi nipote m'ha messo sur tavolino n'audiolibro di Vichi, e m'è parso un doveroso riconoscimento il fatto di presentallo prima di mettilo n'audioteca
Qui vi metto la sinossi del libro
e qui i miei personali saluti e auguri per quest'anno che alcuni già vaticinano di merda.
Speriamo di no e se proprio di merda dov'esse esse speriamo piova parecchio ma senza fa dannni e fa piange nessuno
Dante
È orribile invidiare qualcuno che si detesta, ma a volte può accadere. Questo è quanto accade a Carlo, un traduttore in difficoltà economiche che vive alla periferia di Firenze, quando decide di prendersi in casa un inquilino per dividere le spese. Alla sua porta si presenta Fred – abbigliamento stravagante, modi irritanti e fare invadente –, ed è chiaro fin da subito che sarà una “convivenza impossibile” e che invece di risolvere un problema ne creerà infiniti altri. Fred – disordinato, rumoroso, indiscreto – è tutt’altro che un inquilino modello, ma il fascino “maligno” che esercita è irresistibile, come pure la semplice naturalezza con cui attraversa i casi della vita: sa muoversi con disinvoltura nelle situazioni difficili, ha sempre la battuta pronta, riesce a volgere le cose continuamente a proprio favore, e soprattutto ha uno strepitoso successo con le donne. Insomma, l’esatto opposto di Carlo, o meglio, forse proprio quello che lui vorrebbe essere. La storia, fin qui tragicomica, prende però una piega decisamente più seria quando si profila sulla scena l’inquietante figura di un misterioso assassino, e i sospetti degli inquirenti cadono proprio sulla casa del povero traduttore e del suo strano ospite.
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Dante, Venezia