sabato 12 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n. 556 " Buettino "

Quand'ero piccino la mi zia, che a dire il vero era zia dela mi pora mamma (pora = povera perché è morta, come si dice noi, ma era anche piuttosto povera quanto a risorse economiche) dunque la su zia, che  si chiamava Idea  ed era sorella dela su mamma Inesse e che a me mi faceva da nonna visto che la mi nonna Inesse era morta di cuore quando la mi mamma aveva sedicianni e non mi aveva ancora fatto, mi raccontava Zidea (noi si dice tuttattaccato ) la novella di Buettino. Si tratta più d'una fiaba che d'una novella, a voler essere precisi ma in Toscana spesso si usa un termine per l'altronon perché si sia ignoranti delle classificazioni dotte in merito ai generi letterari ma perché s'è bevuto l'anarchia insieme al latte dela mamma e ci piace sovvertire gli ordini precostituiti. Dunque la novella di Buettino, alla lettera Buchettino,

 si ripeteva durante le lunghe sere intorno al focarile. Il focarile modo popolare di chiamare il focolare, da noi era una enorme cappa da camino che si stendeva tra due muri di casa, sotto la cappa c'era una grossa buca con attaccato il paiolo e nella quale ardevano i ceppi. Sul davanti, l'accesso al sottocappa che era alta da terra circa un metro e sessanta, era delimitato da un muretto nel quale erano scavati fori coperti da griglie. Sostituivano i più moderni fornelli a gas. Nelle buche si metteva la carbonella, gli si dava foco e la carbonella accesa, sotto le griglie permetteva a tegami e pentole posti sulle grigli di raggiungere la temperatura necessaria alla cottura dei cibi. Spenti questi fornelli, la sera, dopo mangiato si poneva un asse di legno sul muretto eci si sedeva sopra, quindi si era sotto la cappa con davanti un ceppo che ardeva nella buca. Io mangiucchiavo dei biscotti fatti in casa, zia Idea beveva un caffè alla livornese fatto d'orzo (dimolto) caffè (poco perchè non la faceva dormire) cognacche.Il cognacche era l'Admiral tre stelle prodotto dalla Bertocchini di Livorno che si usava come disinfettante, come liquore da offrire al prete quando benediva le case e al carbonaio quando portava la balla di carbone bestemmiando su per le scale. Qualche volta lo davano anche a me quando mi doleva la testa, così mi faceva rigettare e tutto tornava a posto. Ne metteva dimolto perché la faceva dormire bene senza pensare troppo al letto lasciato terribilmente vòto dal  su marito Alvaro che era internato in manicomio per aver chiappato la sifilide con qualche tegame - leggi puttanone - )
Il repertorio di Zidea era poco vario e monotono, specie quando di caffè col cognacche ne aveva bevute due o tre tazze, variva dalla novella dello stento che dura tanto tempo te l'ho a dire o te la dirò si o no. E poi la fregatura se dicevi sì te la ripeteva uguale, se invece dicevi no l'incipit doventava se mi dicevi sì e nvece hai detto no (con severo tono di rimprovero) t'averei raccontato la novella delo stento chedura tanto tempo....e te la ridiceva uguale stimolando la crescita de' coglioni giusto perche anche un bimbo potesse dire oh zia e m'hai macinato le palle con codesta novella.
L'altra era quella di Buettino che a me piaceva perchè vi si parlava di piscia e di cacca. Appena la zia diceva la parola "piscia" io me lo tiravo fori e dicevo serio: "O zia se'ondo te se piscio sur foco ce la fo a spengelo?"
Lei rispondeva:"secondo me Dantino e ti piglia foco 'r gigi". 
E io allora ,trionfante, chiosavo non riuscendo a trattenere le risa: 
"e allora.....e allora... pore le fie (povere le fiche) dele tu amie (delle tue amiche)!" 
E questa seconda parte la dicevo svelto svelto ché non sapevo cosa volesse dire ma l'avevo sentito dire a zio Arvaro e quindi non doveva di certo essere qualcosa di "pulito".
Al su marito, quando s'attaccava alla bottiglia del tre stelle,  Idea gli berciava: Oh Arvaro feniscila con codesto cognacche che t'infiamma e poi ti brucia l'uccello
al che lui immancabilmente replicava: "bene se mi brucia l'uccello pore fie dele tu amie".

E così dato che è doventata una novella anche il resoconto dell' ambiente domestico in cui l'ascoltavo non mi resta che abbracciarvi e leggervela io la novella di buettino.
a proposto il mi babbo è a casa, il gatto non so dov'è, dino è sempre compagno (si comporta sempre alla medesima maniera) don Luigi lo sapete da Holly. Zanzarina è doventata uno schianto di ragazza e lavora come frilens pe alcune testate locali. Il tafanino cià tre fidanzate in contemporanea e lo sanno tutte e tre ma pare gli stia bene così. Ampelio e Nara invecchiano piano e leticano (litigano) tutti i giorni. Livorno è piuttosto sudicia e la gente mi pare stia diventando come tutti l'altri posti. Adulti seri e incazzati e giovani appiccicati ar telefonino a struscio.
Dante

potete ascoltare la fiaba qui sopra

6 commenti:

  1. dice "questo video è privato", dice così

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    1. ora prova Dani a sistemallo, io non son bono. un abbraccio Dante

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  2. Ora dovrebbe funzionare, mi ero dimenticata di renderlo pubblico. Troppo forte lo zio con la voce da orco....
    un abbraccione anche da parte mia Dani

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  3. E farò ascoltare questa novella ai marmocchi, così, letta magistralmnete da dante. Anzi non letta, proprio raccontata. Questi sono doni, Dante, il tuo post che già narra di suo, e Buettino. Vi faccio tanti auguri per il tuo babbo, per Ito (che torni), e per ogni cosa che vi riguarda. Sono tempi duri ma poi arrivano queste cose ed io sono tosta, montanara capricorno, ma mi commuovo, prendo tutto e metto via. Con immensa gratitudine. Vi abbraccio tutti.

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  4. Buettino mi mancava del tutto - mai nemmeno sentito nominare, o una versione espurgata. La novella dello stento invece la conosco, ma i miei bravi nonni e anche i miei genitori si limitavano a usarla come modo di dire: quando qualcosa si prospettava lungo in modo interminabile dicevano "Ma questa è come la novella dello stento, che dura tanto tempo e che non finisce mai!". E, sì, l'orco non era molto intelligente ^__^

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