E dire che lo facevo uno di quei "perfettini" che non sbagliano una virgola . Di quelli nzomma che quando parlano pare abbiano davanti la cattedra anche se son seduti in mezzo a un campo. Intendiamoci ho sempre apprezzato i su punti di vista e le relative argomentazioni a sostegno, sia in campo politico che sociale.
Nello scrivere non è davvero malaccio. Inutile cercare tra le su righe l'asciuttezza ironica di un Montanelli, l'aplombe di un Biagi o il trasudo di erudizione di un Eco. Talvolta gli sorte fori dala camicia anche il tatuaggio lasciato dalla carriera in magistratura.
Ma un bell'otto pieno per me lo merita davvero e in alcuni suoi lavori anche l'otto e mezzo.
Stavolta però il bon Giarrico mi costringe alla doppia cifra. Sono pel 10! Da assegnare a questo elogio dell' errore e dell' ignoranza.
Non ce l'avrei visto a fare l'apologeta dell'imperfezione ma in fondo lo capisco.
Io presempio ho il nasone, na quinta di poppe che mi ciondola sulo stomaco, il culo largo e le caviglie grosse. Ma finché so io a scrivelo va bene. E affermo d' essere da sempre una decente apologeta di tutte le imperfette come me. Se però qualcuno entra al barre e mi dice "hai messo su qualche chiletto Zanza? Ecco allora mi ci piglia una rabbia....
Metto in biblio la versione audio e quella cartacea. In omaggio a chi di errori ne fa tanti, anche troppi. Un vi confondete, però, une sto parlando dell'intimi dela Georgia. Co loro bisogna fa r segno sul calendario quando fanno qualcosa di normale.
Bon week end
Zanza
Biasimare gli errori e stigmatizzare l’ignoranza sono considerate pratiche virtuose. Necessarie. Ma le cose, forse, non stanno proprio così. Prendendo spunto da aneddoti, dalla scienza, dallo sport, da pensatori come Machiavelli, Montaigne e Sandel, ma anche da Mike Tyson, Bruce Lee e Roger Federer, Gianrico Carofiglio ci racconta la gioia dell’ignoranza consapevole e le fenomenali opportunità che nascono dal riconoscere i nostri errori. Imparando, quando è possibile, a trarne profitto. Una riflessione inattesa su due parole che non godono di buona fama. Un’allegra celebrazione della nostra umanità. Fin da bambini ci raccontano che se sbagli prendi un brutto voto; se sbagli non vieni promosso e non fai carriera, in certi casi addirittura perdi il lavoro; se sbagli perdi la stima degli altri e anche la tua. Sbagliare è violare le regole, sbagliare è “fallire”. Per l’ignoranza, se possibile, i contorni sono ancora più netti: l’ignoranza relega alla marginalità. E quando si passa dalla definizione della condizione (ignoranza) all’espressione che indica il soggetto in quella condizione (ignorante), il lessico acquista il connotato dell’offesa. In realtà, l’errore è una parte inevitabile dei processi di apprendimento e di crescita, e ammetterlo è un passaggio fondamentale per lo sviluppo di menti aperte e personalità equilibrate. Così come osservare con simpatia la nostra sconfinata, enciclopedica ignoranza è spesso la premessa per non smettere di stupirsi e di gioire per le meraviglie della scienza, dell’arte, della natura