A Livorno però, fin da piccino, son sempre stato Dante. Lo devo a un fratello del mi povero nonno soprannominato Dante perché sapeva parecchia divina commedia a memoria. A sentire i vecchi coevi sopravvissutigli, aveva una tal voce stentorea che al suo "lasciate ogni speranza....." si sarebbe sciolto il corpo anche a Benigni.
Ho vaghi ricordi di quest' uomo imponente che improvvisava in ottava rima. Maestro nell' intessere finali in "ica" sposava alle medesime, strofe in cui asseriva d'esser uomo all' antica, di viver di fatica, e di voler morire sulla ....
Cosi fui Dante, ma non era finita, infatti, leggendo il mio nome e cognome, parecchie persone, ancor oggi, pensano a un gioco.
In effetti, anni or sono, quando qualcuno, sentendomi improvvisare in poesia, mi pigliava pelle mele chiedendomi: "Dante come l'Alighieri?" rispondevo chiarendo che quel "Dante", fiorentino, era il poeta da' versi divini io, Dante livornese, ero Da' vini Diversi (Rosso di Bolgheri tra i preferiti).
In realtà tutto il bailamme sorse col trisavolo di mio nonno, il conte Ferdinando Davini Malfatti le cui sostanze non ebbero l'avventura di passare ai discendenti, essendo state anticipatamente trasferite, nelle assai meno nobili ma rapacissime mani dei biscazzieri e delle puttane che il conte teneva in somma considerazione e grazie alla cui frequentazione alleviava il tedio delle uggiose giornate de' su' tempi. Non è tanto, tuttavia, il resoconto delle passioni dell' uomo che qui occupa il nostro interesse quanto la genesi dell' attuale cognome mio. Il nobile ramo dei Malfatti, pur apportando maggior gloria al casato dei Davini, riduceva, infatti, a fonte di ilarità la lettura dell avìto nome e cognome che pareva assai più appropriato a un oste o an vinattiere maldestro.
Volle così il nonno del nonno del nonno del mi' nonno, cangiarsi nome acciocché l'equivoco disapparisse e , in supponente considerazione della propria unicità prese il partito di corroborare la maestosa progenie dei Davini apponendovi "DIVERSI" e creando il motto che compare anche oggi sullo stemma di famiglia
Ovviamente non è mancato chi ha voluto far della facile ironia presumendo una diversità che non ci disonorerebbe affatto ma che,ad oggi, per mera testimonianza storico famigliare, non annovera alcun rappresentante tra gli appartenenti al nostro albo genealogico.
Ovvio che, nell' agone costituito dalle stradine della Venezia o del Pontino, rioni popolari della vecchia Livorno, quando qualcheduno provava a motteggiare chiedendo
" Diversi davvero? O in che?"
valeva assai più la prontezza che lo stile della risposta, la quale suonava, di solito così:
"chiedilo ala tu' sorella quando dimena r'culo "
o se disposti a una scazzottata:
"chiedilo ar tegame ( donna di malaffare) di tu' ma' (tua mamma) 'osa ci s' ha di diverso noiartri!
Questa storia sul cognome la scrissi divers' anni fa e per farvi intendere quanto possano essere caustici i livornesi Vi dirò solo questo: Don Luigi mi propose di trovarmi lui un titolo adatto. Accettai di buon grado e il pezzo fu intitolato:
il cane che pisciò addosso all' albero genealogico.
Dante
Bellissimo, altro che Benigni!
RispondiElimina(Google mi ha ridato il blog: forse sono stata buona!)
Che delizia questo pezzo! Non solo per i fuochi d'artificio danteschi dei quali sono da tempo estimatore ma per la molteplicità dei registri usati in questo stupendo monologo. Recitato da un affabulatore alla "Proietti" ne verrebbe roba da far "spellare le mani al pubblico. Ho letto e riletto e ogni volta ho scoperto nuovi rimandi e spunti,moltissimi i temi e sottotemi affrontati.
RispondiEliminaBravo e quel cane che piscia addosso all' albero genealogico tanto faticosamente elaborato e difeso rappresenta la degna chiusa di questo bellissimo esercizio
Vs. aff.mo
Giovanni Martinelli
interessante
RispondiEliminafosse Diversi in versi sarebbe ancor meglio
ciao