sabato 17 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 370 "pieccidì"


Questa me l' ha fatta tornare a mente Dino

Una volta io e Dino s'era tornati dall' America  dove, insegnando  e, contemporaneamente, studiando avevamo faticosamente conseguito un PhD (grosso modo quello che è oggi il nostro dottorato di ricerca in Italia). Gli americani usano tale titolo mettendo dr. davanti al nome o PhD dietro al nome es. John Doe, PhD.
Un annetto dopo mi venne a trovare, a Livorno, una avvenente signorina di Pisa che aveva studiato come me in America e presso la medesima università ma nel dipartimento di medicina .  Essendosi iscritta dopo di me si era laureata un anno dopo.
Coi pisani ci s'ha un certo astio ma colle pisane tanto ma tanto meno, cosicché non ci è difficile trovarle simpatiche.
Era  davvero una tipa in gambissima, peraltro già stimato medico in Italia. Non nascondeva, però, la propria ambizione che si concretizzava in una dannata voglia di far carriera, il tuttoo non disgiunta da una robusta vanità nell' ostentare i risultati  professionali e accademici conseguiti.
Imbecille come sono dove le detti appuntamento? Al Bar Nado. Quando arrivò, cor una mini ascellare, i tacchi a spillo e un dimenio d'anche che pareva la Carfagna quando l'hanno fatta ministra, al barre cessò il vocio di sempre e tutti si misero a nostra disposizione. Chi sistemava il tavolino, chi addirizzava le sedie, chi fumava.. smise e Ampelio, il barrista pulì lo specchio alle sue spalle con lo sputo. 
Dato che la situazione era imbarazzante e che in quel contesto, in ogni caso,  non  ci si combinava una sega, maledicendo la mia predisposizione alla tattica e non alla strategia, chiamai al tavolino Dino Ciampi, che la tizia conosceva essendo stato lui in Usa nel mio stesso periodo. Dino sedette avvoltolato nell' eskimo unto,  zitto e colla testa in giù come sta sempre lui quando ci son donne dintorno. 
Le presentai allora Don Luigi. Così con gli uomini di cultura avevo finito la scorta. Restavano Forfora, Bulone, Fernette, Bachino, Buzzo e lo Sperverso, dietro al banco  Ampelio che si scaccolava e Nara colle poppe sudate che gli (secondo il Carducci licet) facevano il rigo di bagnato sullo stomaco,  lascio a voi capire quali speranze avessi. Dopo vari convenevoli la belloccia venne al sodo e mi chiese un consiglio adducendo la richiesta al fatto che la mia maggiore esperienza  di consuetudini americane poteva esserle di gran giovamento. Doveva far stampare bigliettini da visita e carta da lettere e anelava a conoscere  quale fosse la miglior collocazione del titolo appena conseguito. 
Dr. XY le pareva minimalista e come diceva un tale, che citò e che non ricordo," chi ha meriti e li dissimula è un ipocrita". La cosa non mi colpì dato che son sempre stato incolpato di aver buone potenzialità ma di sciuparle. Avendo già un titolo dottorale italiano le pareva brutto scrivere Dr. Dott. oppure Dott. Dr. e poi, stava meglio la d maiuscola o la d minuscola? Scrivere per intero Doctor of Philosophy  nel rigo di sotto non era male ma temeva si pensasse che avesse un dottorato in filosofia e non in medicina, perché si sa gli italiani non capiscono. Posporre PhD al nome, come io riferii che facevano i più, le piaceva ma riteneva che anche in questo caso, in Italia la gente non fosse abituata. Intervenne Don Luigi che  con fare serio e paterno pronunciò queste testuali parole (Dino m' è testimone ) : Cara dottoressa, per una ragazza avvenente e di talento come lei ogni abbellimento non può che essere minimo complemento alle sue grandi doti. Lei fa onore alla sua famiglia e a questa Italia costretta a mandare all'estero i suoi migliori cervelli. Venendo al dunque: Il doppio titolo non va! Quindi scriverei medico chirurgo e la eventuale specializzazione nel rigo sotto al nome e cognome.  quanto al titolo americano abbinato al nome se non le piace averlo davanti, lo metta  di dietro è gradevole e presto ci si fa l'abitudine. Questo emerito imbecille di Dino che è accanto a me, ancor oggi, mentre scrivo, era rimasto muto e distratto tutto il tempo ma alle parole dei Don Luigi colse, rapidissimo il doppio senso e
si portò una mano alla bocca  cercando, con poco esito, di trattenere lo scoppio di risa che gli era venuto spontaneo. 
Io sbiancai.
Don Luigi continuò in vari convenevoli sapendo di aver tirato la stoccata che da tanto aveva sulla punta della lingua.
La tipa finì rapidamente il cappuccino risalì in macchina e da allora,pur   sentendo parlare dei suoi traguardi,  non ho più avuto il coraggio di andarla a salutare.


Dante

4 commenti:

  1. Direi che il doppio senso, la tipa se l'è meritato tutto. Le minigonne ascellari e tacco a spillo per un medico con Phd sono un attentato alla decenza. :)

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  2. Don Luigi, ti amo!!
    Ma come vi vengono, 'ste cose? Mi aveterallegrato laserata, grazie! Ah, ora posto l'angelo con le ali, eh!

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  3. Honny soit qui mal y pense, D'accordo, il doppio senso c'era, ma ci voleva anche la disposizione a vederlo perché il discorso, preso alla lettera, filava liscio ed era pure sensato. Una vera signora avrebbe fatto finta di nulla (con classe e compassione) o si sarebbe messa a ridere (con classe e allegria). D'altra parte una vera signora, se vuol rivedere quel simpatico compagno di studi conosciuto in America, avrebbe cercato un pretesto più decoroso che la composizione dei suoi biglietti da visita - che, onestamente, non si puà davvero pretendere che stia a cuore ad altri che alla creatura che se li fa stampare!
    (La minigonna secondo me non fa peccato. I tacchi, forse, un pochino. Ma poco, via)

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  4. Non ci si fa l'abitudine....ogni volta si ride :-)

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