domenica 30 aprile 2017

Fatevi i gatti vostri n. 286 "la mela tatuata"

"O non era la rosa a essere tatuata e la divina Magnani quella che ci vinse l' Oscar?" Si domanderanno subito i nostri du lettori, ammesso che abbian la benevolenza di leggeci di Domeni'a . Aspettate e saprete il mistero. Intanto che bevo il caffè, avanti che mi si diacci, lascio la penna, anzi la tastiera, a Dani
Baci ar caffè
Zanzara
Divertente la scrittura a quattro mani e che bella la colazione al Bar Nado. La macchina del caffè c'è ed è anche una bella Cimbali d'epoca. Non abbiamo preso una lira per la reclame, sia chiaro, ma i bar che hanno al Cimbali mi sono stati presentati dallo zio come posti da segnare in agenda. Lui ritiene che la Cimbali specie se piuttosto agé sia la Rolls Royce delle macchine da caffe. C'è ancora di meglio però, per gli intimi.La moka di Nara. Ampelio Nara e i figli, che  abitano ancora tutti da loro e non si vede una mezza possibilità che si"tolgano da' oglioni' (parole del babbo), stanno di casa nel palazzo appena dietro il bar e i due genitori arrivano di primo mattino, Ampelio fa le cose di fatica e Nara mette al fuoco due gigantesche moka da 12 tazze l'una. Quello è il caffè per gli intimi, gratisse. Sono partecipanti fissi: i tre figlioli che arrivano in orari diversi ma sempre affamati , per loro il caffè della moka viene scaldato a vapore, un modo che lo fa restare gradevole, Dino che è mattiniero anche se poi, presa visione del modo, torna a letto fino a mezzogiorno. Barabba che il caffé lo beve con un bicchierino di vecchia romagna (quello se lo paga) . Poi ci sono dei maritozzi con la panna che Nara riempie con una panna speciale speciale che fa lei con le fruste d'acciaio e della quale mi ha promesso la ricetta. Quelli costano 90 centesimi ma io in tutta Venezia (L'Australia nemmeno la prendo in considerazione) non ne ho mai assaggiati così buoni ed economici.
Non immaginate come sia il caffè fatto con la moka e il maritozzo con la panna, una libidine assoluta!
Questa mattina siamo tutti al Bar. C'è anche Riccardo che ieri sera ha avuto una brutta baruffa con Valentina perché lei gli ha trovato  la foto di un altra ragazza (e che ragazza!) in mezzo a un libro . Zanzara curiosissima ha iniziato a prenderlo di mira e a chiedergli di vedere la foto, salvata per miracolo dalle unghie di Vale.
 Come ricorderete Valentina è la magrissima e tatuatissima fidanzatina del Tavano. La presentammo al blog in occasione della loro  venuta a Venezia con Dino e Zanza  durante le feste natalizie.
Quando Riccardo si è deciso a mostrare la foto alla sorella questa ha lanciato un grido: "ma allora sei scemo ner capo!  ma allora ha ragione mamma dé"
 Barabba è intervenuto maliziosamente chiedendo: "un sarà mia la foto d'un omo?"
Zanza insiste perché gliela faccia mettere nel  post e Riccardino che ama lo scherzo alla fine cede. Eccola, per la privacy abbiamo tolto i particolari riconoscibili, Ampelio aggiunge "se poi quarcheduno dovesse riconosce 'r sedere....allora beato Lui!" 

Riccardo, difatti incassa i complimenti di tutti i maschi presenti e le sconsolate considerazioni di mamma e sorella:
"allora non c'è proprio rimedio" con la chiosa scontata di Nara: "o bimbe o un ve l'avevo detto che se un so' troie di cartello un gli garbano a luilì!"
"Va bene" fa Riccardino "allora mettetevici tutte e due ora a mettemi in croce co sta storia de tatuaggi e de tegami..."
La cosa deve aver messo di buon umore Dino che sentendo la parola croce  stacca la chitarra dal muro
e si mette a suonare la vie en rose che lui cambia in La vie en croce con le parole dell' attacco cambiate in modo singolare

quando mi guardi come sai
io gia so dove arriverai
e sento in me quel non so che
che m'allontana sempre più
da questa croce sei tu
perchè lo sanno tutti che
sei na gran croce te.

purtroppo ricorda solo quelle e così il pezzo resta un bell'assolo di chitarra. Che Zanza registra al volo e posta.



 Dino suona davvero bene siamo tutti rapiti a vedere le sue mani ossute che si muovono rapide e sicure passando dalla melodia classica all' accompagnamento in fingertips con alcune originali girate che impreziosiscono il tutto.
"Ma come faceva ir testo de la Vie en Croce?" chiedo a Dino
"De la scrisse r tu zio, quando stava co una di Sciangai che lo assillava di brutto ma un me la ricordo più" e allora Zanzara chiama Dante e reclama le parole della canzone, la risposta con l'armonica in diretta e il pezzo sul post odierno.
"E un pezzetino di 'ulo lo voi Zanzina?" ringhia Dante dalle nebbie della laguna ma poi come sempre acconsente tranne che al testo, scritto di certo da qualche parte ma chissà dove.
Ecco  allora un altra toccante versione strumentale della Vie en Croce con la sua vecchia armonica Echo Honer che regala un vibrato che buca lo stomaco. Sperando che domani arrivino le parole
Buona Domenica a Tutti
Zanzara e Dani, Dino e Riccardo, Ampelio, Nara, Mosca e Barabba.

sabato 29 aprile 2017

fatevi i gatti vostri n. 285 "Livorno Centrale" un post di Dino Ciampi

Boia dé e mi c' hanno coinvolto ste du bellezze ar bagno di Zanza e Dani  e ora trovo difficile esimermi. 
Grazie a loro, a Dante a questo Baretto tiro avanti una esistenza che non mi contenta più ma finchè il vino rosso non mi tradirà, come scriveva ieri Dante, provo a resistere a questo mondaccio, aggrappato alla sedia quando le gambe mi ciondolano. Non è però di me che voglio parlare ma di una poesia canzone che Dante scrisse e io messi in musica tanti anni. Dante ha sempre avuto un estro particolare, fin da quando s'era bambini, luilì vede un personaggio, ne coglie i tratti e ci fa su una poesia, una storia, una novella una canzone. Io sono più chiuso sto rannicchiato dentro di me e spesso non vedo neppure dove metto i piedi ma quando Dante mi fa: "Bada Dino senti che robetta ci verrebbe fori da sto spunto!" non posso che  sorprendermi , e sono sessant'anni almeno che continuo a farlo, di come le sue immagini parlino anche al mio cuore e lui sia in qualche in modo l'occhio lucido che si sostituisce al mio appannato. Una volta avvenuta questa transizione quelle emozioni diventano anche mie e mi è facile trovarci una musica che accompagni le suggestioni dell' animo. Ho scritto "è facile" sarebbe stato corretto dire "era facile" da tanto tempo ho perso la vena musicale e purtroppo di questa poesi-canzone ho perso anche la musica. A rifarla ora verrebbe un troiaio, ma non escludo che insieme la si possa recuperare.
L'antefatto è questo
Tanti anni fa bazzicava la stazione centrale, insieme ad altri homeless, un personaggio nostrano di nome Alvaro che noi tutti si chiamava Arvarino e alcuni Arvaro 'r laido. Alcuni si avventurano ad asserire che sia stato fonte d'ispirazione anche per l'omonimo personaggio di una striscia di fumetti che compariva spesso sul "Vernacoliere, ma su questo non saprei dire. Tale Arvarino era perennemente in preda a un delirio alcoolico e sul binario uno o nell'atrio della stazione si rivolgeva con voce alta ma rauca a una ipotetica donna che se ne era andata.
 Cor un atteggiamento corporeo minaccioso, benché traballante, e co un indice sempre puntato verso qualche piacente signora in attesa del treno La  cantilena di Arvarino era più o meno questa:
 "Ah sei costì eh! Brutto tegame sfondato da dugento fave di ciuco! Malidetto r budello di tumà troia o quant'anni se stata via sudicia che nsei altro? Ma io bada a te caata sfatta e ti sputo n mezzo a quell' occhiacci da troia.
Poi non appena il cavalier servente della dama, inorridita, chiudeva il pugno e lo mostrava ad Arvarino questi come improvvisamente rinsavito prorompeva in un diluvio di scuse:
"O signora cara , ma mi scusi... ma badi è tutta lei, uguale uguale! bella bella bella , co du cosce e du pormoni da fa stiantà l'angeli de celo, uguale a lei. Ma... lei signora spero.... un sarà mica puttana come leilì no vero?  Lei un' è così si vede che è perbenino e inve ce Te" e voltava la testa all' indirizzo di una donna che non c'era-" Te malidetto budello, troione, tegame senza manico ndove sei, sei a Parigi?
e le sputava, sei a Londra? e sputava sei a Nova Yorche? Bada maiala, ovunque tu sia pigliatelo nel culo te e tutta la tu genìa infame"
Tutti ridevano e i ragazzotti quando volevano fare uno scherzo alla loro bella la indicavano ad Alvarino dicendo "Arvarino un sarà mica lei qui?" e lui riprendeva daccapo la tiritera.
A Dante Arvarino faceva tristezza e tutte le volte gli pagava un bicchier di vino e gli diceva "Bevi sto vinello  Arvaro e aspetta, mettiti qui bono che lei vedrai prima o poi torna". Arvarino gli dava retta e si metteva a sonnecchiare aspettando la fantomatica donna. Aspettò fino a metà dell' anni ottanta quando si ruppe i coglioni e decise di andarle incontro. Come fanno alcuni anzi parecchi qui Livorno che la pistola un ce l'hanno e la doppietta nemmeno, bevve un rosso caminò lungo il marciapiede e corse  in mezzo ai binari incontro  all'espresso che arrivava da La Spezia.

Un caro saluto a tutti i lettori e scusate il mio intervento non certo brillante come quelli dei miei amici

Dino

Stazione di Livorno     
Testo di Dante Davini Diversi 
Musica (al momento irreperibile) 
di Dino Ciampi

Stazione di Livorno
 gente accalcata intorno
Locale da Firenze
Espresso per Torino
e tr' arrivi e partenze 
m'annego nel mio vino

Stazione di Livorno
vecchia strada ferrata
mi ricordo quel giorno
quando t'ho accompagnata

Stazione di Livorno
nel tuo biglietto  
ho letto
corsa di sola andata
aspetto il tuo ritorno
ma non sei più tornata

venerdì 28 aprile 2017

Fatevi i Gatti Vostri n. 284 "du versi ar giorno levano 'r lezzo di torno"

Chiariamo che Lézzo colla "é" di perché e le z sonore, in Toscana in genere e a Livorno in particolare, oltre al canonico significato di "odore nauseante" 
"senti che popò di lezzo! O che ha ca'ato Ida?"
 vanta un ulteriore uso sia attributivo che sinonimico col quale si fa riferimento all' umore, poco trattabile di una persona, del tipo:
"un mi rompete 'oglioni oggi so lezzo". 
Oppure 
"boia dé, dopo na serata di sfranellamento a bestia leilì è doventata lezza senza motivo e un ci so stati versi di tromballa. 

Infine  come sostantivo neutro: 
"Bimbo levati un po' dale palle ho un lezzo (nel senso di malumore) addosso stamattina  che bestemmierei da ora  fino a stasera".

Insomma quando sò lezzo, canto, sòno l'armonica o scrivo du versi tipo questi qui

li chiamo " le didascaliche" 
forse anche impropriamente  ma il caro Prof. Martinelli  non si è più sentito e non ho altro autorevole referente per dar pace ai miei dubbi letterari.   Didascaliche dunque perchè nella chiusa hanno un verso che pur rispettando la rima, alternata o baciata che sia,  strutturalmente è più lungo ed ha funzione talvolta epifanica, talvolta deduttiva o esplicativa.

Ne "il vino rosso" la rima non c'è quasi e affido il ritmo a una metrica più di tipo musicale 

il vino rosso

In questa strana vita
molto  ho visto
molto ho provato
non so se ho capito
ma una cosetta piccola
l'ho colta
il vino rosso non m'ha mai tradito


il sole d'aprile


Il sole d'aprile 
illumina il cortile
e a mezzo del mattino
fa splendere ogni  cosa
la salvia, il rosmarino
e i boccioli di rosa
scalda tutto   il cortile
questo sole d'aprile
con i suoi raggi buoni
peccato esista  l'omo a rompere i coglioni


Un salutone grande da Dante

giovedì 27 aprile 2017

Fatevi i Gatti Vostri n. 683 " Avoglia te a soffià a noi ci fa' na sega sarmastra"

in diretta da Livorno: Cronaca dele Zanzarate
Abbiamo letto anche noi il post dello zio, mi immagino la dovizia di invocazioni che avrà diretto in alto per riuscire a inserire l'audio del suo fantasma del vicolo.
Zanzara ha attaccato il pc alle casse dello stereo del bar e a una certa ora, con gli avventori più intimi raccolti in religiosa attenzione diretta al bicchiere di rosso stretto tra le mani, abbiamo ascoltato il racconto. L'hanno madato tutti "in culo" a zio Dante, come si usa qui perché la gente non è incline ai ricordi commoventi o alle maliconie o, quand'anche coltivasse questa inclinazione, raramente lo fa in pubblico.
Il commento migliore è stato quello di Nara: "un ci venì sa da noi buodiulo! Resta a marcì n quella tinozza di posto". Poi mi ha guardata e mi ha detto" scusa sai Dani ormai t'ho adottato e mica ci pensavo che te ci se nata in quer padule". 
Certo che i commenti dello zio sulle ipotetiche coppie han fatto ridere tutti e se mio fratello piace molto anche a Nara, il suo commento sul Tafano, suo figlio Ruiccardo, suonava pressappoco così: " Pelamordiddio bimba! 'R mi figliolo???? Bada luilì un lo consiglierei nemmeno per purga! Ma l' hai visto co che troiai e si 'onfonde? se un so' budelli un gli garbano...." e quando Ampelio interviene dicendo: "E' tutto  'r su babbo!" gli piovono addosso una serie di improperi  coloritissimi  che iniziano con  " Ah si  eh e si va  benino si va! Atté caàta sciorta ti garbano budelli eh...? Sa che ti dico: Era dimorto ma dimorto meglio se avevo fatto 'r tegame tutti mi giorni nvece di sta dietro a te  popò di troiao che 'n sei altro" . I successivi commenti   son tali da non poter essere riportati in fascia protetta.
Di certo qui le donne non dicono "Mària Vergine" coprendosi gli occhi come fan su da me. Penso però che  quando la parolaccia diventa un codice comunemente e fraternamente  accettato la sua connotazione divenga  quasi lieve.  
Comunque meno male che Riccardo non c'era perché impegnato a pesca col fratello più giovane Mosca per approvvigionare la cucina della mamma che ci ha promesso specialità di mare. Non mi piace far la parte della cacciatrice, specie perché questo mio presunto interesse è una pura illazione di zio Dante, molto preoccupato dalle sistemazioni affettive mie e di Bobby tanto  che spesso mi fa: o Danuccia mica la terrai in frigo tutta codesta roba no? E a Bobby: occhio che quelle cosce dicce d'ingresi te lo fanno avvizzì 'r picciòlo.
Lui è convinto che noi giovani si viva alla metà dei giri rispetto agli anni d'oro suoi e di Dino e per quanto vedo in giro, senza riferimenti personali, mi pare non abbia tutti i torti.
Zanza (qui la chiamano Zanzara solo quando vogliono rimarcare il fatto che è una rompicoglioni, come tutte le donne, nella comune accezione della maggior parte degli avventori). Zanza mi ha portato dovunque e la cosa che ho gradito davvero tanto è stato il percorso enogastronomico. A Livorno si trovano ancora dei ristorantini dove si può mangiare dell' ottimo pesce "fresco" a prezzi abbordabili. Ovviamente Nara, al ritorno ci ha fatto l'interrogatorio sui piatti scelti e quando, a bar chiuso e tavolino apparecchiato per gli intimi, ha portato in tavola ci ha fatto mangiare della robina che nemmno il miglior posto visitato era riuscito a proporci.
Il suo cacciucco è un piatto divino ma non c'è cosa che esca dalle sue mani che meriti un attributo inferiore a "eccellente". Ampelio ha tirato fuori il miglior vino e siamo stati così bene ma così bene che non trovo neppure le parole per descrivere lo stato di benessere! Al tempo di Splinder, la piattaforma che per prima ospitò il nostro blog e quelli di molti bloggers amici, zio Dante pubblicò varie ricette dela su' mamma. Nara mi assicura che sono le stesse che usa lei perché la sua mamma e quella di Dante erano cresciute nello stesso rione e con le stesse maestre di cucina tradizionale. A un certo punto, mentre mangiavamo tutti riuniti, si è levato un vento così deciso da far tremare tutta la tettoia esterna del baretto e mi sono un po' impaurita ma Dino mi ha tranquillizzata e con lo stesso tono  di sufficienza che usa  zio Dante in simili frangenti mi ha detto: "avoglia a soffià ci fa na sega sarmastra a noi luilì" e si rimesso a fissare il bicchiere come ha fatto per la maggior parte della giornta anzi, oseri dire come ha sempre fatto da quando lo conobbi per la prima volta. Zanzara, ha colto la palla al balzo e lo ha interpellato " O Dino lo sai  che a proposito di vento e di soffìo  c'ho un altro pezzo di te e Dantino co chitarra e armonica registrato qui?"
"boia dè o quanti ce n'hai"
Tanti tanti
e mette una chiavetta nel suo pc ancora attaccato alle casse stereo. alla prime sue note Dino le dice:
"No dai Zanzina lascia fa dé, vella vorta si sonava co dela robuccia, la chitarra era quella che è attaccata ancora lì ar muro e Dante aveva n'armonica che r' do basso l'aveva perso a Antignano quando luilì  n'aveva fatto fa 'r bagno  scordandosela ne carzoni e poi Dylan co quello zunzù mi mette 'n malessere ale budella.....che mi tocca becci sopra"

Poi si riimmerge nella contemplazione del rosso ma mentre le note si diffondono e l'armonica attacca lo zunzù  Zanza mi tocca col gomito e collo sguardo mi indica Dino, solo solo nel suo cantuccio ancora ravvolto nel suo eschimo verde, al quale ha solo tolto la fodera di pecora, si è levato gli occhiali e si stropiccia gli occhi come quando scende una lacrima che ci dà fastidio riconoscere come tale. Il pezzo lo postiamo per i nostalgici.

Un bacio grande a Tutti Dani, Zanza e il Bar Nado al completo

@ Elenamaria: Sei poi riuscita a sentire il brano bello che  non ti si apriva?


martedì 25 aprile 2017

fatevi i gatti vostri n. 682 "Il Fantasma del Vicolo" audiolettura


 

Premessa: prima è comparso il raccontino in forma scritta con una mezza promessa di metterlo anche in audio. Dani m'aveva lasciato istruzioni chiare su come fare ma ci sono riuscito solo al terzo tentativo e dopo un giorno intero. La lettura è un po' scadente perche mi raspa la gola ma si dovrebbe potella capì
Dante.

Il fantasma del vicolo


Torno dall' aeroporto dove ho accompagnato Bobby, lui in Inghilterra continuerà a tornacci tutta la vita e, probabilmente, appena troverà n'ingresina 'olle zampe un po' meno diacce di vell'altre  ci s'accaserà. 

Peccato! Fossi stato io il regista dele sorti umane avrei messo Bobby co Zanzara e 'r Tafano co Dani, che poi so 4 ragazzi così belli che Hitlere n'avrebbe fatti studià da su dottori pe facci na razza nova. Bobby somiglia un po' a Dino quand'era giovane, alto magro, riservato ma sveglio quando serve e poi trovalo te oggi un ragazzo nteligente come lui che un se la tira per niente!
Dani è doventata no schianto di.... ragazza che a mandalla a giro sola c'è da avè paura. Dala parte di là ir Tafanino, se un si perdesse troppo ne tatuaggi, credo che ale donne ni potrebbe dà 'r numerino come danno ala mutua pe mettesi in fila. Zanzara è d'una bellezza particolarissima perchè e molto magra ma con du pormoni (sinonimo livornese di poppe) come la su mamma e la su nonna e poi cià 'n viso ovale abbronzato anche di Gennaio che sembra n'incrocio di cento razze che ognuna ci abbia messo dentro il meglio che aveva a disposizione. Così io e Holly si ridacchia e si commenta vedendoli. Zanzara come sa che c'è Bobby a Venezia piglia il treno anche se c'ha da fa più di quello che morì di notte e lasciò tutto da fa. Bobby però sembra un se n'accorga. Dani dal canto suo un gli poi rammentà Livorno che ti chiede di Riccardino. Io credo che Riccardino un' avvortolata gniene darebbe anche ma è sempre fidanzato e Dani non è una da na botta e via, specie se pe uno ci sente. Nzomma la speranza d'allargà famiglia evapora come l'acqua al foco quando ce la mette Dino che s'addormenta a guardalla fissa e si sveglia quando 'r tegamino puzza di acciaio fuso.
Così Holly è a casa che pulisce tutto perché a sentì lei erano mesi che non spolverava. Non è vero ma a lei serve un inputte tragico per affrontare le cose con la grinta da combattimento. Dani, Zanzara e Dino sono andati a Livorno 'n treno. S'aspettavano che andassi anch'io e dopo i revaivalse musicali e le sonate dal vivo, pareva che una tappa al Bar Nado fosse scontata. Invece 'n ce l'ho fatta. Più che s'avvicinava la partenza e più che mi pigliava un malessere allo stomaco. "Sarà 'r vino" dicevo ma lo sapevo che un era 'r vino, così ieri sera mentre programmavano la partenza pe oggi dopo pranzo n'ho fatto: "ragazzi io un vengo". Se a Dani e a Zanzara n'avessi dato un cazzotto 'n bocca credo n'avrebbe fatto meno male. E così loro due giù a tirammi pe la camicia e a dimmi tutti i programmi che avevano fatto e come la trasferta senza me sarebbe stata come na pastasciutta senza sugo, un biccchiere coll'acqua nvece der vino, un gatto Balena senz' appetito. Io mi lasciavo tirà ma più mi tiravano e più sentivo che non ne avevo voglia e meno male che ala fine Dino ha detto:" bimbe lasciatelo sta luilì! Io ne so quarcosa di quello che sente Dantino. Un è che non voglia venì ma non ha la disposizione d'animo adatta e da Nado un pole finge d'esse allegro se un se lo sente.
Io perché non me la senta non lo so. Sarà che quando vado laggiù mi pare di rivedecci 'r mi babbo e Don Luigi, sarà perché vedo la gente che invecchia a vista d'occhio sarà per qualche cazzo di motivo che non voglio ammette a me stesso ma ala fine so rimasto quassù e mi sento meglio così. Ora cosa c'entri con tutto questo il fantasma del vicolo. C'entra C'entra. "A voglia se c'entra!" come disse la meglio topa di Madam Sitrì (noto casino) a un esagerato di Shangai (noto quartiere di Livorno) che decantava d' avere un "problema" tanto grosso che ni sortiva dal collo dela camicia.
E c'entra davvero il fantasma del vicolo. Il vicolo tanto pe cominciare non è una di quelle viuzze di Livorno vicino agli scali o alla Venezia ma è un vicolo di Monterey in California. Si chiama Cannery Lane e lo conobbi per caso alla fine del Liceo grazie alla penna di uno scrittore che fino ad allora avevo letto ma senza troppi entusismi.
Lo scrittore era John Steinbeck e il libro si chiamava Vicolo Cannery nella traduzione italiana. Io lo comprai all' edicola della stazione di Livorno  il 29 luglio del 1973
Avevo diciannovanni compiuti la mattina stessa. La maturità l'avevo data pel rotto dela cuffia il 22 quando a dare l'orali mi ciaveva tirato Dino pel colletto perché io m'ero innamorato d'una che si bucava e passavo giorno e notte a stagli dietro con progetti sadoumanistici che prevedevano la su redenzione e il vivere da figli de fiori in giro per il mondo. Il 18 di luglio seppi dal mi babbo che leilì c'aveva rubato in casa, mancavano i soldi dela rata dela televisione e i pochi ori dar cassetto dela mi mamma. Il mi babbo un mi rimproverò, mi dette un fogliolino colla lista di quello che mancava e aggiunse: " è meglio che te li faccia rende te perché se mi movo io e la trovo con chi m'immagino succede un casino e un posso permettemelo, lavoro solo io qui 'n casa. La trovai dal solito ricettatore e a tempo perso ricattatore, che raccattava tutto quello che i tossici raspavano qua e là. Tanto pe fammi convince meglio der fatto che avevo preso una bella cantonata, la trovai  mezza gnuda che si sbaciucchiava con quell'attrezzo lì, un omo viscido e orrendo che le puttane del porto  lo facevano pagà doppio. A lei un gli dissi niente ma mi feci dà tutti i soldi che aveva 'n tasca. A lui ni piantai du diretti ner muso e l'ori li ripresi da me. Ar mi babbo resi le trentamila lire dela televisione  e altre 120 pe le 4 rate dopo. Ala mi mamma ni ridetti l'ori. Poi  siccome pe soldi in più insistevano che li portassi ai carabinieri ni dissi: va bene. Ma me li misi in tasca e presi una di quelle briacature che per tre giorni sbagliai l'alba pel crepuscolo e la luna pel sole. Ai mia n'avevo detto che andavo con Dino 3 giorni a Follonica dala mi zia pe riprendemi un po' e studiare pegli esami. Dino mi tenne la parte e visto che abitava dirimpetto a me andò a dormire da Don Luigi cola promessa che un dicesse niente al mi babbo, pel suo un c'erano problemi perché era imbarcato. Quando Dino venne a ripescammi a Calafuria i fumi dell'alcole m'erano un po' svaniti e alla fine andai agli orali.
 Avevo fatto deli scritti sottotono e m'ero salvato colla versione di greco che finii in 12 minuti senza nemmeno rileggela. Agli orali mi difesi ma solo dialetticamente perché come scavavano un po' si vedeva chiaro che un avevo studiato na sega nulla. Dino avrebbe potuto fa un po' meglio ma disse al professore di filosofia che un filosofo non po' essere di parte e per peggiorare la sua posizione dimostrò con lucide e sprezzanti argomentazioni che il professore medesimo, nonostante fosse un fervente comunista, quanto alle teorie economiche di  Marxe aveva poche idee e confuse.
Indecisi su cosa fare all' università si pensò bene di trovare un lavoro per raccattare soldi almeno pell'acquisto dei libri e per prendere un buco in affitto a Firenze perchè noi su una cosa s'avevano l'idee chiare, A Pisa all'università un ci si sarebbe andati nemmeno morti.
Divisi tra me e Dino le centomila lire rimaste (n'avevo bevute venti e a quell'epoca con ventimila lire c'entravano almeno dieci bottiglie di whisky bono  oopure  una ventina  di velle di  cognacche tre stelle Bertocchini, quelloche i portuali ci si  imbenzinavano la mattina alle 5.
Mentre Dino oziava tra una scatola di sigari e l'altra io buttai l'occhi su libri e vidi sto volumetto sì proprio questo stesso  che da qualche giorno sto rileggendoe che mi ributta ndietro nell'anni.



Il riassunto non ve lo fo. Se qualcuno lo vole glielo mando in formato elettronico ma per me queste dugento o poco più pagine sono una sorta di elemento catartico.
Lo sfoglio rivedo i personaggi picareschi, rivedo anche me che lo leggo mentre troncato dalla fatica sto sdraiato a letto in una lurida pensione  dopo una giornata con Dino  a scaricare al porto di Genova. S'era trovato lavoro lì come aiutanti facchini, da non confondere con i camalli geneovesi, una potente e ricca corporazione di scaricatori. Noi si portava le peggio cose, acidi che ti bruciavano le dita gocciolando dai fusti, bitume che pesava 80 chili a confezione e se ti cascava su un piede restavi zoppo a vita. Si stava bene, si rideva, s'andava a vedere dov'era la Via del Campo cantata da Fabrizio De Andrè, si occhieggiavano le puttane ma senza andacci perché di topa s'era fatta l'indigestione, si beveva a sciacquabudella e pareva che i nostri corpi fossero inossidabili. S'era giovani. Nele pagine, a lato secondo una mia abitudine presa su libri di scuola, 
avevo scritto cor un lapisse pe non sciupallo, varie annotazioni ve le risparmio,metto solo quella  dell' ultima pagina vicino alle note relative alla stampa (si legge ancora luglio 73) "Bello! Pare d'esse al Bar Nado!"
 Spero di non avervi annoiato. Se mi dovesse venì l'ispirazione lo metterò in versione audio ma non posso fa una promessa vera e propria.
Un abbraccio a tutti i cari amici che ci leggano

Dante

venerdì 21 aprile 2017

fatevi i gatti vostri n. 681 " Da Livorno per voi archivio del Bar Nado Dino e Dante du omini da marciapiede"


E allora tenetevi forte cari appassionati di "fatevi i gatti vostri" perché da Livorno, per solo questo week end  ma ce la faremo bastare è arrivata Zanzara, già abbronzata sugli scogli di Calafuria perchè, come dice zio Dante " A' voglia te a andà ar Lido di Venezia, nemmeno se ti danno il marrone a smalto doventi mora 'osì..."
A dire il vero io di sole in Australia ne ho preso in quantità industriale ma è vero mi faceva diventare di un colore meno bello. "Boia dè" gli fa eco Zanzara " e ci sarà un motivo se i quattro mori so' a Livorno e no a Siddeney, perfino loro so dovuti venì a Livorno pe abbronzassi!". L'arrivo di Zanzara mi riempie di gioia e poi siamo single tutte e due così stasera...CACCIA  GROSSA.
Mentre noi due occupiamo il cassettone di zia Holly per "attoparci di brutto" come dice Angela (trad. rendersi avvenenti al massimo grado), Dino e Dante bevono (ci mancherebbe), la zia va avanti col suo scialle, i gatti, tanto per cambiare dormono. 
In questa quiete veneziana Zanzara mi chiede: "Dani ma in questa casa c'è uno stereo". "no, ovviamente, ma Bobby che è il tecnologico della famiglia ne ha uno di sopra, nel nostro vecchio appartamento. Mentre Bobby si adopera per portarlo giù e sistemarlo alla meglio nello spazio ristrettissimo della strapienissima casa di zia, Zanza tira fuori dalla borsa un CD e mi dice in orecchio: "riccardo ci ha lavorato una settimana per ripassare il contenuto di una vecchia cassetta sul pc, pulire il tutto  con programmmi ch elui usa benissimo e masterizzare un Cd nuovo di zecca.
"Ma cos'è mai?" la mia domanda è spuntanea e sorretta dalla mia proverbiale curiosità. 
"Roba di quando Dantino e Dino gli era presa 'olla musica e facevano delle serate, avevano anche pubblico e tiravano fori dela roba da sballo..."
Sul CD c'è scritto Du' omini da marciapiede e i su compagni, registrazione dal vivo ar Bar Nado 1985. Accipicchia ragazzi! Avevano 31 anni. Poi mostra il cd ai due vegliardi. 
"Ma dove l'hai trovato?" chiedono all'unisono?. 
"Tra le musicassette di mamma Nara"
"Saranno guasi 7 minudi di roba" continua Zanzara
"Boia dè" fa zio Dante ciaveo un'armonica amplificata che di mio un ce l'ho mai avuta me l'aveva prestata un ameriano dela base che era collega der cantante solista.

Zio Dante all' armonica con degli assoli che straziano il cuore. (un suono basso e molto caldo diverso dal solito più gracchiante)
Dino alla chitarra classsica elettrificata e solista elettrica con degli assoli che sembra Jimmy Endricse
Barabba al basso
Josè Luis Delgado    militare americano (per modo di dì)  di stanza a Livorno in quell'anni. Voce solista bella davvero
Ampelio ala batteria.

Pubblico 70 nullafacenti e non paganti ma con applausi e fischi veri.

L'omo da marciapiede, secondo zio Dante è Dino che ha conquistato la Svizzerotta e riesce a tenella sulla corda
da 40 anni solo cor un paio d'uccellate ogni tanto.

qell'altro omo da marciapiede, secondo Dino, è  Dante che aveva le donne che gli compravano le sigarette e gli pagavano perfino il cinema e poi  ha anche il cappello da cowboy che gli sta meglio che a John Voigt.

Insomma ragazze, questa è na registrazione seria, coli strumenti boni, di quelle che se lorolì  un fossero du teste di azzo come sono  ci campavano cola musica.  Allora  se vi fa voglia, abbassate la luce mettetevi sur divano, date la via al linke e sognate perché con questa roba se ci fosse un bel ragazzotto accanto a voi  so sicura che non uscirebbe di casa colle su gambe.

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Scusate, mentre Dani si faceva l' occhi da Fata e la bocca da......ma da Fata diamine!  Ho seguitato a scrive io, Zanza,
Un abbraccio  dunque da Zanzara e  da Dani e Tanti baci e abbracci dai barcollanti avventori del barre del mi babbo e dela mi mamma.

giovedì 20 aprile 2017

fatevi i gatti vostri n.680 " Il Mefistofele"

Ci sembrava troppo bello uno zio preso dall' armonica e dalle nostalgie che quel piccolo strumento trasmette all'animo.  
Stamattina era di nuovo polemico come sempre e ce l'aveva col Papa. 
"Allora m'importa una bella sega ammé se è simpatico"
 e giù una grossa bestemmia, 
"simpatico pole esse un barrista"
 e giù un'altra bestemmia 
" ir Papa ammesso che abbia un senzo la parola 'Papa' e che abbia uns enzo sto cazzo di chiesa che non sia quello di raccattà soldi, nzomma se un senzo ce l'ha e se lui conta due o tre seghe più di noialtri deve esse chiaro quando dice le cose: all' Imammi ni dovrebbe dì ' va bene, tra ladri ci si intende e ci sirispetta dè, ma un va mia bene per niente  che vi scappino dar controllo della cupola que tre o quattro  pezzi di merda che mettano le bombe ne le balere... o voi mi tirate fori velle merde dale moschee o me lo tiro fori io da sotto la tonaca  e v'allago di piscio tutti  mentre state a bucoritto a pregà . Poi i profughi è nutile mettesi ala finestra  e bercià a tutti che bisogna esse boni e che siamo tutti fratelli. Che abbia palle se ce l'ha e dica niavete rubato r petrolio, niavete fatto le colonie n casa ora dateni i soldi pe rimettesi a posto. Non gli levate i dittatori pe mettecene un altro che vi torna comodo. Insegnategni la democrazia  sempre che sappiate cos'è. Lo sò che è un casino a fassi lo so ma intanto lo dica. E po serve a na sega spostà le genti dale su terre e falle venì a sdraiassi sotto le tangenziali. Chi ha rubato in africa ni renda i soldi... avete capito Francesi del cazzo, Americani, Ngresi e voi pezzi di merda italiani riportateni tutti l'obelischi che avete rubato ai tempi del bisnonno di Salvini.
 
 A Trampe ni dica: vattelo a piglià ner culo te e tutte le tu troie..... un ci servano le dimostrazioni, se ne fa volentieri a meno, le dimostrazioni  falle ala tu moglie, che te la trombano tutti ,popò di coglione  che un sei altro! Un terano bastate le corna d'Ivana che ha fatto ride r mondo ola storia cor Mutanda. Ragazzi un vanto ci sà anche in questo paese di merda dove un si sa fa una sega di nulla 
all' omo più potente del mondo ni s'è fatto tromba la moglie dar più mbecille che ci s'aveva 'n Italia. 

Alla fine visto l'esordio di giornata ci siamo messi tutti insieme a calmarlo dicendogli che il Papa più di tanto non può e che l'unico che lo adora in fondo in fondo è Crozza che ne ha rimediato un personaggio con cui rinnovare il repertorio.
 Poi Dino deve avere avuto un colpo di genio o una reminiscenza e gli ha detto:
"Dantino ma te lo ricordi quando al liceo scrivesti vella roba su Faust che ti dettero la nota sul registro e du giorni di sospenzione?
Boia se me la ricordo, faceva così:
Mefistofele disse:" facciamo un bel contratto
sarai ricco e potente famoso e soddisfatto
con le donne successo con gli uomini prestigio
al prezzo d'un baratto io t'offro il mio servigio

Tu prendi tutto quanto appena t'ho elencato
e a me darai soltanto quello che han decantato
que bugiardi dei  preti,  una cosetta bianca appena trasparente
con cui tengono in mano le sorti della gente

Anima l'han chiamata
st'enorme buggerata
Ma tu con questo Iddio dimmi c'hai mai parlato?
Ti ricordi una volta in cui lui ti abbia aiutato?

Invece il sottoscritto ci mette la sua faccia
avanti firma in fondo muta la tua vitaccia"
e gli porse la penna il foglio e il calamaio
guidando quel meschino verso  l'orrendo guaio

Firmò  Faust il contratto e attese fiducioso
Non arrivò il successo non diventò famoso
rimase tal qual'era, ignoto tra la gente
e quanto a donne e amori davvero poco o niente

ed  alla fin  ne trasse  le  considerazioni:
inferno e paradiso Diavolo e Onnipotente
son balle per la gente
favole per coglioni





Io ho acceso il registratore e la posto per chi ama le versioni audio.
Cliccate qui per ascoltare il faust di Dante Davini Diversi

Alla fine Dino ha commentato: s'era di banco insieme, questa la scrisse 'n quinta ginnasio! 48 anni fa, dela vita un s'è capito una sega ma come idee siamo rimasti coerenti noialtri".
Un bacio a tutti

Dani

martedì 18 aprile 2017

fatevi i gatti vostri n. 679 " dedicata a Dani"

Oggi la sorelloide è andata a farsi bella. Leggasi: capelli all' italiana, ceretta alla veneziana e...."ragazzi fuggite che la cacciatrice sta affilando le unghie!!!"
Dopo un ritiro australiano di un anno, penso che sorella Dani abbia voglia di riprendersi un po' di abitudini locali. Ho sentito di un invito a Zanzara per alcune giornate enogastronomiche (in giro per osterie e bàcari) qui a Venezia. 
Angela e Dani si compensano bene perché la fisicità prorompente di mia sorella si spegne abbastanza spesso se non ha vicino  chi le dia il "LA";  di contro Zanza è un chicco di pepe per idee e lingua pronta ma tende al divano e all' esercizio  dialettico più che alla camminata. Proprio  come zio Dante e Dino e mi pare sia caratteristica abbastanza ricorrente in Livorno.
La giornata è uggiosa, la zia sferruzza splendidi scialli che presto fotograferemo. I mici dormono semiabbracciati. Io penso di trattenermi per tutta la settimana. Un po' di Italia fa piacere anche a me.
Il vino ha fatto la sua parte anche oggi. Dino si è particolarmente entusiasmato per le fragranze del verduzzo dorato, lasciando lo zio a combattere con gli avanzi di rosso toscano che dovranno essere reintegrati, penso tra pochi giorni, quando lui e Dino partiranno per Livorno. 
Complice, appunto,  il vino, quando Dino ha staccato la chitarra si sono udite le peggio osterie, di quelle che nemmeno generazioni di studenti immaginano. Sorvoliamo! Anche la zia li ha fatti tacere perché qui è terra di "basabanchi" (fedeli alla parrocchia e dediti all' inginocchiatoio) e "comunque bisogna conviverci" (come sostiene sempre la mitica Holly).
Alla fine siamo riusciti  a  strappar loro una discreta registrazione  di un pezzo troppo caro a questo gruppo. Come saprete dai vecchi post, l'arcobaleno è il tramite per il quale si passa dalla dimensione attuale, terrena,  a quella paradisiaca dei prati governati dal Gattone Eternissimo signore delle sorti dei gatti e, purtroppo non delle nostre. Stavolta i due livornesi han voluto giocare un po' di arrangiamento e la classica versione di Judie Garlan, che la cantava proprio nel film Australia, ne esce rivisitata con sonorità che ricordano Bob Marley.
Dino ha rispolverato, per l'occasione una accordatura, che permette alla vecchia chitarra dei suoni più percossi, non troppo distanti da quelli dell' ukulele. 
Visto che si trattava della colonna sonora di Australia la dedichiamo
a Dani
Un abbraccio a tutti gli affezionati lettori da Bobby

ps. spero la registrazione si venuta meglio di quella di ieri.

lunedì 17 aprile 2017

fatevi igatti vostri n.679 " L'ovo di Pasquetta"

La giornata di Pasqua era scivolata via liscia ma sentivo una sensazione strana che accumunava anche Bobby. Ci sentivamo, insomma, come due persone che cercano qualcosa sapendo che non c'è più e che è difficile ritrovarla. 
Il cibo era buono, la compagnia ricca, Dante, complice il buon vino, aveva tenuto banco con un vasto repertorio delle sue trovate, a un certo punto ha tirato fuori delle cantate in ottava sul sindaco di Venezia  che sarebbero state da far sentire con gli altoparlanti, eppure..... Eppure mancava qualcosa e io e Bobby ci guardavamo concordi nel percepire questa assenza e uniti dallo stato d'animo di non saperle dare una collocazione al nosto velato malessere. Eravamo noi due diventati stranieri? Erano i genitori a sembrarci vecchi? Forse zia Holly era un po' sottotono per la tanta fatica ai fornelli dopo due notatte consecutive di lavoro? Ci giravamo intorno senza trovare il bandolo. Alla fine Bobby mi si avvicina all' orecchio e con aria trionfante mi fa: mancano i gatti no?
E' vero ma come avevamo fatto a non pensarci? Da 11 anni sono i nostri beniamini in ogni riunione familiare e non c'erano! Eppure.... Eppure non era solo l'assenza dei gatti a mettermi quell'inquietudine strana. 
Così ho bevuto, il prosecco era buono, la zia aveva portato liquori di alloro, di zenzero, di cannella, tutti oltre i 50 gradi e sia io che Bobby abbiamo fatto il giro diverse volte. In un momento di pausa mi sono avvicinata a Dante e gli ho chiesto: zio ma a te  pare manchi qualcosa? 
"A me, ringraziando il Dio di quell'altri, perché il mio un si sa dov'è,  mi dovrebbe mancà pochino" ha risposto
 e si capiva subito che non era un riferimento al fatto che si contentasse di quello che aveva ma uno di quei pensieri negativi alla Dino che ogni tanto gli fanno dire di queste cavolate. Alla fine dolci vino e liquori hanno trasformato la sensazione emozionale in una bella "piomba" che, a sentir Bobby ha fatto esclamare i miei genitori: "non ce la dovevamo mandare in Australia! Chissà che abitudini ha preso, Mària Vergine! Non l'avevamo mai vista bere così". 
"E quando mi dovevano aver visto se non ci sono mai stati? " mi chiedo. Meno male che sul momento non capivo più nemmeno dove mi trovavo altrimenti si sarebbero accorti che la loro bambina è una donna grandicella e che se volevano giocare alle bambole avrebbero dovuto farlo quando era il tempo, adesso le bambole bevono, scopano e  a volte piangono.
Siamo partiti verso casa dopo cena, io dormivo dalle 5 e non ho cenato ma gli altri hanno fatto fuori gli avanzi del pranzo e pare che lo zio, intorno alle 9 abbia avuto il coraggio di dichiarare un certo languorino.....Può darsi che alla sua testa la vita non appaia più tanto allegra ma il suo stomaco par bene attaccato all buone cose terrene. 
Siamo arrivati a casa alle 11 e ho dormito vestita ma stamattina sono stata la prima  a scendere in calle per prendere una boccata d'aria e fare due passi. Avevo appena voltato l'angolo quando per poco non sbatto addosso a un tipo abbastanza male in arnese che trascinava un carrellino della spesa. 
L'ho guardato meglio, allucinato, avvolto e incappucciato in un eskimo che reclamava la lavanderia più di quanto il mio mal di testa reclamasse l'aria fresca, a due metri da me c'era Dino Ciampi. Io coi fumi dell'alcol di ieri, lui con la sua assenza perenne, avevamo rischiato di passarci accanto senza riconoscerci.
 "Ma lo zio lo sa che sei qui?"  "No, gli ha mandato un messaggio Elvezia (lui non la chiama Costanza)  perchè a me non mi riesce ma mi sa che i messaggi mica li legge luilì".
 Ho suonato agli zii e solo al sentir dire che c'era Dino, zio Dante ha fatto le scale a tempo di record. Tutto quello che era mancato ieri, per incanto, ce lo ha restituito questo lunedì di Pasqua. Zio Dante quando ha Dino accanto recupera il suo spirito migliore e sebbene Dino sia sempre un po' opacizzato dai pensieri o dai non-pensieri, quando non lo è dall' alcool, loro due  insieme riescono a far tornare l'atmosfera allegra dei nostri anni migliori.
L'unico che ha fatto festa al cibo è stato Dino, noialtri abbiamo ceduto solo ai molti assaggini preparati da zia e solo aun goccio di rosolio alla cannella.
Dopo pranzo Dino ha staccato dal chiodo la chitarra, lo zio ha spolverato l'armonica che giaceva da tempo sulla mensola, accanto alla stufa ed è stata una delizia. Roba anche velatamente malinconica ma di quel malinconico morbido che ti affascina e ti fa sognare. Li ho registrati col telefonino e nel finale si sente anche la zia che sgrida Esserino, Bobby dice che come tecnici si può far di meglio. Lo faremo prometto e cercheremo di immortalare il duo come si deve ma per oggi ci tenevo a far sentire la vecchia nostalgica dolcissima aria con cui sono cresciuta

Dani
  cliccate la scritta qui sotto per ascoltare 
come dice Dante



sabato 15 aprile 2017

fatevi i gatti vostri n. 678 " Ode al Cretino"

Mamma mia se mangiano. E' davvero il sabato del grassaggio!  Balena è una betoniera ma anche Esserino lo tallona da presso, eccoli in una foto stravaccati sul divano dopo la magiata odierna. 


Ho spiegato ai due pelosi che domani abbiamo una grande riunione familiare. proprio perché ieri avevo citato i nostri genitori e la poca frequentazione, vuoi per le distanze, ma anche quando eravamo in Italia, per i loro impegni. Proprio stamattina invece arriva un invito della mia mamma che vorrebbe tutta la famiglia riunita. La zia c'è rimasta un po' male perché aveva preparato ogni ben di Dio e l'idea di lasciare tutta quella roba a casa per andare al ristorante non le sorrideva per niente. Anche Bobby, storceva il naso all'idea di una cosa troppo formale e alla fine abbiamo trovato una soluzione di compromesso. Il babbo offrirà un aperitivo Pasquale in qualche posto bello di sua scelta a Venezia. Poi ci trasferiremo in una casa sui colli di proprietà della mamma dove c'è il caminetto, il forno all'aperto e la possibilità di fare una gran tavolata. Dovremmo essere una decina e la cosa si prospetta piacevole ma i gatti non li possiamo portare, troppi alberi e boschi vicino. Così ho spigato loro che staremo tutti insieme domani sera ed avranno l'uovo di tonno.
Bobby sta bene e spero che presto mi dia una mano nel riavvio del blog. L'Inghilterra della Brexit non mi pare lo alletti molto e l'ho trovato insolitamente preoccupato per l'allarme terroristico, a dir suo gli inglesi il problema del radicalismo islamico non lo possono proprio controllare, avendo ormai venduto Londra all' oriente, si sono risollevati coi soldi di medioorientali, pakistani indiani ma adesso debbono ingoiare il rospo come i francesi. Secondo lui in Italia abbiamo meno da temere perché l'italia è un ottimo paese di partenza e anche di fuga e i terroristi di rado si bruciano i territori che garantiscono un transito facile. Molti di questi discorsi li ha sentiti fare da suoi colleghi che studiano il fenomeno da un punto di vista socio politico, socio economico ecc. Io non ci capisco granché ma temo che anche l'italia possa essere oggetto di gesti magari di singoli che cercano il paradiso al tritolo.

Anche oggi mi avvalgo di un foglietto volante dello zio per chiudere il blog.

Ha messo in rima una sua teoria sui cretini ai quali secondo lui è inutile dimostrare i loro torti dato che il massimo che se ne ottiene è quello di farsi odiare.

Bacioni a Tutti Dani


Il cretino

E' credenza comune che al cretino
si possa dimostrar dov' egli  falla
come fosse possibile a una palla
spiegare il calcio che le dà il bambino

Le logiche ragion fanno fatica
a smuover quel cervello sonnolento
e chi  tenta vedrà con  gran sgomento
che nulla apprende di ciò che si dica

Nel caso poi il cretin, d'ingegno corto
evinca d' esser lui nel pieno torto
non solo negherà d'aver capito
ma t'odierà per quanto gli hai chiarito

venerdì 14 aprile 2017

fatevi i gatti vostri n.677 "torno a casa lessa"

E finalmente e' tornata la nipote stralessata da un volo extralonge e demolita dalle attese in aeroporto che mettono anche un po' di paura, dati i tempi. Sono proprio io, non ci sentivamo dal periodo natalizio e, credetemi ho affrontato un tour de force durissimo per sbolognare in 3 mesi un pezzetto di vita australiana. Molti mi riterranno matta, lasciare un lavoro buono e sicuro all' 85% per un niente quasi certo. Lo so ma il prezzo era cancellare troppe cose che formano la mia persona. Rivedere la famiglia due volte l'anno non era cosa per me. Ho lasciato qualche gancio (ho pur sempre pescatori in famiglia) per eventuali traduzioni, invvii di articoli di giornale e foto dall' Italia. Ho preso contatto con varie agenzie di viaggi  istituzionali e on line agencies al fine di far viaggiare i turisti australiani verso la Serenissima  e viceversa. Insomma se usciranno "do schei" bene! Altrimenti laverò i piatti o mi metterò a dipingere nelle calli facendo l'artista di strada. Insomma sono talmente contenta che non sento neppure il jet lag. Ho dormito tutta la mattina ma adesso, dopo aver letteralmente mangiato di baci i gatti, sono pronta per tornare in aeroporto a prendere Bobby che arriva nel tardo pomeriggio. 
Nel frattempo il cuore è corso al blog. 
Un solo post povero bloguccio nostro! Di materiale ce ne sarebbe stato, ché la zia ha sfornato di tutto e di più ed ha fatto miracoli con uncinetti e ferri circolari. 
Lo zio ha fatto alcune foto bellissime e ha scritto raccontini e poesie. Chissà poi perché sia tanto infingardo nel pubblicarle? Forse invecchiando è diventato più orso ma per me è sempre lo zio più incredibile del mondo. La zia merita tutto il mio trasporto e non finivo più di abbracciarla e sbaciucchiarla. Sembrerà strano che io e forse anche Bobby parliamo sempre degli zii e quasi mai dei nostri genitori. Vogliamo un gran bene anche a loro ma hanno ognuno la propria indaffaratissima vita e noi siamo cresciuti qui. Eravamo ancora alle superiori quando arrivarono Esserino e Balena, alle elementari io e alle medie Bobby quando arrivò lo Zio con la bici dell' arrotino e quintali di arnesi senza i quali non si sarebbe potuto muovere da Livorno. Spero che presto riprendano i contatti coi nostri amici del Bar Nado. So che Dino ha passato un discreto inverno facendo l'altalena tra Livorno e la Svizzera. Si vede che dopo tanti anni Costanza ha scavato una breccia nel cuore del buon Ciampi anche se zio Dante sostiene che se Dino avesse trovato a Livorno una "topa" dal sapore  di cioccolata non si sarebbe mai mosso dal Bar Nado. A proposito del Bar, ancora resiste nella sua assurda ma pittoresca location e resistono Nara Ampelio e i tre figli. A Zanzara ho già telefonato. Spero di farci presto un salto. Ormai sono anni che non vado a Livorno. Certo non sentire la bella voce di don Luigi e la stretta di mano di nonno Uliano non sarà facile....
Tra i vari fogli che zio Dante ha lasciati ammontinati (come dice lui)  sulla  macchina da scrivere, ne ho trovato uno con scritto:

Pel mi babbo (ha il cuore tenero l'orso)

La  posto volentieri in ricordo del mitico nonno Ulianoe  di Don Luigi che gli voleva far credere al Paradiso a costo di tirare anche lui du' moccoli.

Un grandissimo abbraccio a Tutti. Per gli auguri di Pasqua c'è tempo
Dani





Pel mi Babbo

Se vado  'n dietro 'olla fantasia
e sfoglio ir mi registro de' ricordi
rivedo me che faccio 'ome i sordi
e sbuffo pe' la tu' pignoleria

Sta attento! Occhio a quer palo che ci sbatti
ascorta l'esperienze dela gente
perché se tutto  solo, t'arrabatti
il resultato sarà poco o niente

Parole sante che ho riponderato
tant'anni dopo, colle mi vedute
ma anche coll'inciampi e le  cadute
che troppo spesso m'hanno  rintronato

Mi manca non so più se 'r tu occhiolino
in occasione d'una mia vittoria
o la smorfia severa e 'r sermoncino
pe'  qualche folle notte di  baldoria

Mi manchi ma mi spunta un gran sorriso
se  ti vedo pell' aria incaminato
e penso   con che cura avrai contato
quanti passi distava 'r Paradiso