mercoledì 28 febbraio 2018

fatevi i gatti vostri n. 883 "l'arte del tesing" ♫

Dopo un periodo nel quale abbiamo messo tra parentesi il tema burlesque è arrivato il piacevolissimo raccontino di Patty. Tutto lo staff di Esserino e Balena plaude alla piacevolissima scrittura, oserei dire sceneggiatura con la quale Patty ci ha messo davanti agli occhi la sua disavventura. Le auguriamo che, ad oggi, i segni della rovinosa caduta, siano scomparsi e che possa essere tornata alle sue lezioni.
Di seguito posto un interessante articolo di Paolo Bianchi sul tema, tra i vari commentatori mi pare quello che meglio abbia saputo approfondire l'indagine su nascita, ragioni e modalità di questo tipo di spettacolo e qui una delle canzoni che da sempre insidiano l'intramontabile " Leave your hat on" di Joe Cocker nella classifica delle musiche più adatte al tema. Questa non è la  mia preferita, lo è invece per Samatta che, quando ha la verve giusta riesce a imitare bene Beyoncé,abbiamo fatto vedere a Dino, al Tafano a Mosca e ar mi babbo  il video ed hanno commentato, aihmè, con espressioni alla Amedeo. Grandi amici, fratelli, babbi...sempre uomini restano e non gkli si può far vedere sta pantera in mutande a lorolì
Baci

ZANZA






Il senso profondo del teasing

Articolo di Paolo Bianchi
comparso su burlesque news del 13 gennaio 2017    qui sotto c'è il link all'articolo sulla rivista

Molti tra coloro che lo conoscono bene, o che lo praticano da anni, sono concordi nel ritenere il burlesque, in sintesi estrema, l’arte del teasing.

To tease significa letteralmente prendere in giro, però in senso affettuoso: scherzare, stuzzicare, provocare in modo piacevole.

Qualcuno potrebbe obiettare che non c’è nulla di piacevole nell’essere presi in giro, nell’essere illusi e, quindi, canzonati e burlati. Potrebbe dirlo, senz’altro, ma dovrebbe anche ammettere che non vi è quindi nulla di piacevole nell’arte in generale.

Non siamo forse noi tutti consapevoli che ciò che è rappresentato – al teatro, al cinema, su una tela, ovunque – non è altro che una cosa irreale? Una “messa in scena”, appunto?

Presso il Los Angeles Country Museum of Art è conservato un celebre quadro del pittore belga René Magritte dal titolo La Trahison des images, cioè Il Tradimento delle immagini.

Nel quadro è raffigurata una pipa e vi è la scritta Ceci n’est pas une pipe (Questa non è una pipa).

MagrittePipe

Nelle intenzioni di Magritte vi è proprio la volontà di farci interrogare circa la differenza tra la rappresentazione e la realtà, di farci quindi interrogare sul linguaggio proprio dell’arte che è sempre rappresentazione, che è sempre menzogna, che è sempre teasing. Il luogo dove ci conduce l’arte è un altrove: il quadro di Magritte non ha nulla a che fare né con una pipa fisica, che sia quindi possibile fumare davvero, né con una tela riempita di colori in modo da dare rappresentazione di quel che ci appare come una pipa: l’altrove dove il quadro intende condurci è luogo ideale in cui noi siamo finalmente consapevoli che l’arte è simbolica, dove tutto è quindi significante che cela e disvela significati, altri significanti o sensazioni, a seconda dei casi.

Il burlesque in quanto “arte del teasing” prende questo aspetto, questa caratteristica propria dell’universale linguaggio di ogni arte, e lo pone al centro non solo del proprio linguaggio – cosa inevitabile, appunto, per ogni forma d’arte – ma anche del proprio meccanismo. Il burlesque quindi non solo è rappresentazione, ma è un’arte che eleva il teasing – ovvero quella “menzogna” del mostrare una pipa che pipa non è – a perno centrale della sua essenza.

Il burlesque si fonda sul teasing, cioè su una forma bonaria di inganno, ma cos’è il corteggiamento naturale se non una sana, naturale, sacrosanta forma di inganno? Qual è il senso profondo di un tacco alto, di un trucco sugli occhi, di un bell’abito che veste bene, di una giusta acconciatura – sia quando si è in scena, sia quando si esce con il proprio fidanzato o marito – se non l’inganno? Qual è il senso primo del corteggiamento se non un palese, innocuo, sacrosanto teasing? E cos’è, in definitiva, il burlesque se non un’arte che dà rappresentazione del corteggiamento nella sua pura essenza?

L’arte, in conclusione, parla un linguaggio simbolico ed è una nobile menzogna, come ci insegna Magritte; il burlesque è al tempo stesso corteggiamento e inganno in quanto rappresentazione artistica. Il corteggiamento naturale, da parte sua, ha in sé il seme della menzogna e della rappresentazione scenica: ed il cerchio meravigliosamente si chiude!

Intendendo il corteggiamento e l’arte come entità separate, il burlesque è il loro punto di contatto: ha a che fare con entrambe queste entità, riesce a non tradire nessuna delle due, prendendo piacevolmente in giro noi tutti.

martedì 27 febbraio 2018

Fatevi i gatti vostri n.882 " Grottesque in Rome" ♫


Ormai diverse settimane fa , la nostra amica e lettrice Patty, da Roma ci ha scritto una mail narrando una sua disavventura occorsa in occasione di una

performance casalinga di burlesque. Dandoci il permesso di pubblicare in un post la scenetta umoristica nella quale si è trovata a far da protagonista ci

invitava a riscriverne i contenuti nel modo che più ci fosse piaciuto. Patty scrive meglio di me che sono grafomane ma scorrettissima nella forma e nella

sintassi quindi non ci ho messo proprio le mani e regalo alla lettura di chi ci segue questa gustosissimo raccontino augurandoLe di essersi perfettamente rimessa e  di aver avuto il ritorno sperato dal suo apprendistato, meglio se con gli interessi. Mi sono permessa di arricchire il testo con alcune immagini di repertorio che 

NON RITRAGGONO PATTY  
chiaro? L'unica di noi che fisicamente le può somigliare un po' è Samatta nella foto col cilindro e l'abbiamo messa tanto per rendere l'idea. La musica un po' ironica è eseguita dalle Trombanti Daria e Marina che si alternano, al piano Dino alla batteria Ampelio. Per sentirla cliccate sul mio nome in grosso dopo i baci

Un caro saluto a Patty e Valerio che ci sono vicini ci leggono e ci commentano da una decina d'anni. 

Baci    Z A N Z A
 

             Grottesque in Rome

Care Dani e Zanza e Ragazze del Blog tutte, vi racconto una piccola disavventura domenstica che mi ha reso impresentabile per una ventina di giorni. 
L'accaduto è in stretto riferimento con il mio apprendistato in qualità di burlesque dancer. Se volete farci su quattro risate o commentarlo in un  vostro post ritenetevi libere di farlo e consideratelo un mio modestissimo contributo a quel tipo di risata che, di solito, scaturisce spontaneo allorché si vede una persona fare un capitombolo, prendere una torta in faccia, compiere in ogni caso una goffaccine che, senza conseguenze gravi mette comunque il malcapitato in una situazione ridicola. Al liceo andavo bene in italiano ma non sono più abituata a scrivere, quindi, se ritenete il mio resoconto abbastanza ridicolo, siete autorizzate e riscrivere in forma più carina quanto  vi racconto.

Ecco i fatti. 

Dalla lettura delle vostre esibizioni natalizie, in abiti burlesque, avevo maturato anche io il desiderio di prendere qualche lezione dal vivo. Chiesi i consigli di base a Zanzara, che aveva scritto di aver studiato a Roma  e poi, dietro suo suggerimento, mi rivolsi ad una delle tante scuole che sono presenti nella mia città . La mia insegnante è americana, leggermente sovrappeso e in piena maturità ma si muove con tanta professionalità e abilità da farne una tra le performer più ammirate sulla piazza. Partivo con una discreta dote, costituta dall' aver fatto un po' di danza classica da piccolina e qualche anno di danza moderna da grandicella, detta dote era  rinforzata da un assetto fisico ancora decente per le mie 37 primavere e mezza. Bionda naturale,  alta 1,72 e peso 58 chili. Porto la taglia 42 o la 29 americana, coppa b (II  proporzionata ma un po' scarsa) . Come quasi tutte le mie coetanee ho qualche segno di maturità.... leggi: cellulite e smagliature nei posti più scomodi. Si  tratta, tuttavia, di accidenti che con le calze e i costumini usati in questa disciplina vengono mascherati piuttosto bene. Alla prima lezione la maestra mi  ricopre di complimenti e pronostica per me un radioso futuro. Alla seconda, ridimensiona il suo entusiasmo perchè prendo uno strappo allo psoas e torno a casa zoppicando. La terza lezione la faccio da invalida e la premurosa maestra, comprendendo la mia difficoltà a provare spaccate e alzate di gamba oltre la testa, decide, saggiamente, di introdurmi alla routine della sedia più quieta ma ricca di elemnti seduttivi. 








Movimenti  dunque assai sexy ma da eseguire lentamente sfruttando la sedia come appoggio per metter in mostra gambe, sedere, petto e quant'altro possa rendere il numero il più hot possibile. Rimedio un "brava" che mi riempie di orgoglio e torno a casa zoppicante, sempre, ma gongolante. Nel frattempo mio marito, che è al corrente di questo mio nuovo hobby e che ne ha condiviso l'entusiasmo iniziale, comincia a chiedermi conto di quanto ho  appreso. 
Molti anni fa  siete stati testimoni virtuali delle nostre nozze e sapete che risalgono ai tempi di Splinder, ci possiamo quindi definire una coppia abbastanza rodata. Stiamo molto bene insieme, adoro mio marito e lui mi manifesta identici sentimenti. Ciò non ci esime da litigate quotidiane, in massima parte per  per cavolate, il che, secondo mia madre, è il sale delle unioni. 
Non abbiamo figli e non ci vediamo troppo perché Vale è molto preso dal suo studio di avvocati associati che, recentemente, ha ingrandito accrescendo , di conseguenza, i suoi impegni economici e professionali. Io cerco di riciclare in mille modi le mie competenze in fatto di moda. Ho lavorato per lunghi anni in un atelier di mia zia a via Condotti, i risultati non sono granché come gratificazione finanziaria ma l'impegno è tanto e  la sera  torno a casa distrutta. Distrutto lui, distrutta io la vince spesso il sonno. Cosi la nostra intimità è costretta ad avvalersi di ore mattutine rubate al riposo, prima che scatti la fase di preparazione all' uscita.
Un po' stressata e delusa da questa routine, che si prolunga da tempo, ho visto nel burlesque una ventata di frizzante novità da introdurre solo ed esclusivamente in casa anche se non trovo niente di scandaloso nelle persone che decidono di trasformarla in una attività artistica da svolgere in pubblico. Decido allora di regalare a me stessa e a mio marito una serata insolita nella quale sfoggiare tutta la sensualità (e già mi viene da ridere) appresa nelle mie poche lezioni di burlesque. Così una sera lo costringo addirittura a rinunciare alla cena e lo scaravento sul letto con una frase minacciosa dalla quale trapelano interessanti promesse: "Stattene lì buono buono, guardare e non toccare, altrimenti... niente premio!"
 Probabilmente pensa che io sia diventata scema ma da maschio classico italiano ha recepito la tempesta ormonale nell' aria e accetta, di buon grado, la consegna. In 5 minuti ritorno col mio costume di scena, luce abbassata e musica ad hoc.

 
 Eseguo qualche passo di danza con movimenti molto soft perché mi fa ancora male l' inguine, poi con cappello e sedia inizio la routine, presento i miei punti di forza nella maniera più convincente e comincio a riscontrare i segni di approvazione nel mio sparuto pubblico di un solo spettatore. La routine dura circa 5 minuti che culminano con lo strip tease vero e proprio,

E' volato il bustino, caduta la gonna, slacciato il reggiseno. Mi restano solo le mutande e la sedia come strumenti di seduzione. Sciolgo il fiocchetto laterale del tanga, lo lascio cadere lungo l'altra gamba, metto un piede sulla sedia (è una posa un po' hard ma in fondo, davanti a me  ho mio marito e i suoi occhi piantati addosso  non mi imbarazzano anzi.... Mi appoggio con la mano alla spalliera, faccio per salire in piedi sulla sedia e proprio mentre sollevo il secondo piede le mutande  incastrate non  so come sotto la gamba della sedia mi prendono le dita del piede al laccio,  mi sbilancio verso la spalliera, la sedia si ribalta e io volo al di sopra ricadendo pesantemente sulla sedia stessa. Risultato: ematoma enorme sulla pancia, gran dolore alle coste, gran botta sul naso con copiosa fuoriuscita di sangue e taglietto sul sopracciglio destro dal quale fuorisce un rosso vivacissimo zampillo. 
La nostra serata finisce al prontosoccorso dove, mentre aspettiamo, Vale contina a dirmi: "adesso penseranno che ho corcato (preso a botte) la mogliettina inquieta." 
Torniamo a casa alle 2 di notte  passate e,  ovviamente, ci addormentiamo esausti.
Patty

lunedì 26 febbraio 2018

fatevi i gatti vostri n. 881 "Dany da Londra"

Sappiamo che il gruppo di Livorno è in affanno per sistemare le cose. Rigraziamo anche noi Valerio per i preziosi consigli. In effetti quell' appartamento adiacente al bar per noi era un continuum ma  non è mai stato aperto al pubblico quindi  se Ampelio e Nara sono d'accordo vale la pena di farne un' area privata.
Sono a Londra da qualche giorno, giusto in tempo per scansare la neve che ha raggiunto l'Italia ma anche qui siamo sottozero. Bobby ha preso in affitto un' appartamento. più grande di quello che aveva addirittura risparmiando qualcosa. E' vecchissimo e con lavori da fare ma in buonissima posizione  e c'è tanto posto per me così sono venuta per aiutarlo ad arredarla. Bobby guadagna piuttost  bene e, anche se qui è impossibile salvare un penny, la vita è carissima e i generi voluttuari hanno prezzi mostruosi. L'unica cosa che mi affascina e che ha prezzi migliori che in italia è il mercato dell' usato, di qualsiasi genere si parli. Ho trovato monili per Bobby vecchie poltroncine deliziose ecc. ecc. saranno oggeto di nostri prossimi interventi. 
Il mio viaggio ha un secondo fine che mi duole anche riferire. La ricerca di un lavoro. Sono tornata lo scorso Aprile a Venezia dopo un anno trascorso in Australia. Nonostante i proclami di Renzi e il benessere che inonda l'Italia non ho proprio trovato un accidente da fare. I proclami son proclami e la realtà sono dei centri di sfruttamento collettivo con paghe da 2 euri e mezzo l'ora. Ho trovato da fare l'insegnante di inglese in due scuole private, circa sei euro l'ora solo per le ore fatte, con fatturazione da parte mia e poi cosa volete? 
Mi piange il cuore all' idea di andarmene di nuovo anche se qui avrei Bobby. Zio Dante mi ha detto: vai via, togliti da questo merdaio qui l'alternativa è tra un massone e un fascista tra ladri rampanti e ladri recidevi. La zia mi spinge ad andar via anche se lo fa col nodo alla gola. Mi dispiace lasciarli soli con due gatti sulla via della vecchiaia. Quella casa, quella stufa, quelle pellicce tigrate sono la storia della mia adolescenza e della mia giovinezza ma lo zio vive di ricordi e di musica e la zia di torte e maglioni, i gatti di pisolini e mangiate. Alla mia età è una vita che non si può fare. Con Zanzara siamo state benissimo, un cameratismo senza uguali ma siamo due anime sole in cerca di un futuro che non sappiamo neppure sognare. Devo attaccarmi alle solidità di Bobby oper non perdermi. Bobby mi ha sempre detto: "io ho una ammirazione infinita e un amore viscerale per zia e lo zio ma per fare quella vita devi essere forte dentro e anche un po' folle, devi saper vivere con un euro in tasca e tagliarti la legna quando non hai soldi per comprarti quella per la stufa, io sono nato con computer sulla culla non ho la forza fisica né quella mentale per sottopormi a una vita di quel genere  e poi devi trovare una persona come te. Chi le accetterebbe oggi quelle condizioni?" Del resto Bobby non è uno che si piega facilmente e coltiva le sue ambizioni che in Italia avrebbero approdato, ad oggi,  forse a una posizione da portaborse di qualche professore con un assegnetto da poco più di un migliaio di euri. Vero è che  un associato in Italia prende gli stessi soldi che in Inghilterra , talvolta anche qualcosa in più ma in Italia quanti professori associati di 30 anni ci sono? Qui è pieno zeppo. Bobby ha già una brillante posizione nella università numero 1 del mondo. 

Per la cronaca nella top 200 compaiono solo 2 italiane Il Sant'Anna e la Normale entrambe di Pisa (per la gioa di Dante e Zanza) che occupano il 137 e il 184 posto. Certo non basta dire "lo voglio" per entrare in quegli staff.
Quando io mi accontentavo di canticchiare in Inglese e volevo andare al mare con le amiche lui faceva le vacanze studio in Inghilterra. Una volta al liceo la prof di italiando dette un compito sulla globalizzazione che allora cominciava a diventare tema di interesse e lui, col suo modo pacato, svolse tutto il compito in inglese a dimostrazione che in Italia, quanto a globalizzazione eravamo alla pari col resto del mondo solo nella dipendenza da cellulare.
Come vive Bob? 10 ore della sua giornata sono dedicati al suo lavoro. Del  rimanente  7 ore vanno al sonno e 7 a tutto il resto, pasti inclusi. Va al pub 2 volte alla settimana. 

In piscina 1 volta. Per il resto passeggia o va in bici con una bellissima Raleigh perché ha voluto comprare lo stesso modello di quella che restaurò zio Dante anni or sono.


 Per 7 8 mesi non necessariamente continuativi   frequenta una donna, di solito gravitante nell' area dell' università poi giunge a saturazione o  gli ormoni entrano in relax  e passa a una vita più contemplativa. Non ha ancora trovato la persona giusta ma ha trovato tante persone accettabili, tanto accettabili che sono rimaste tutte sue amiche e con qualcuna sopravvive anche una discreta attrazione che li porta a trascorrere qualche week end insieme. La tipologia è questa: senza lentiggini il suo eros non si attiva






  




Mi son chiesta: "potrei fare la sua vita? Ma certo che sì. Ho voglia di fare il mio lavoro di mettere via qualche soldo, di avere amici e, ogni tanto di averne qualcuno più intimo. Può l'inghilterra portarmi tutto questo?"
Bobby dice di sì, parla di un paese più moderno nonostante la regina e le tradizioni idiote. Bobby mi ha preparato delle letters of reccomandation (che non sono affatto raccomandazioni all' italiana) per alcune scuole che spaziano dalle piccole quasi invisibili ad alcune di un certo prestigio. Chissà come andrà a finire? Sto male al pensiero di trasferirmi ancora ma devo farlo. In Bobby conto di trovare un buon supporto, siamo cresciuti insieme. Distanti dai genitori ma sotto l'ala protettrice della zia e il calore umano di zio Dante.
Come saluto vi regaliamo una cover molto artigianale di un bellissimo brano di Sheeran, al quale hanno collaborato due colleghi di Bobby che suonano piuttosto bene. Per quanto mi piacesse molto lo abbiamo dovuto rifare molte volte perche se Bobby entra subito "allla grande" negli armonici e nelle modulazioni alla Ed, il cantato veloce e in punta di labbra della parte femminile del duetto mi portava  a impappinarmi in alcuni passaggi. Alla fine ne è uscito questo. Per ascoltarlo clikkate, come già detto,  sulla mia firma 
DANI 


domenica 25 febbraio 2018

fatevi i gatti vostri n.880 "contromisure ai controlli"

Faccio seguito al precedente post:
Con l'aria che tira abbiamo cominciato a  prendere provvedimenti, intanto parliamo della musica che postiamo, visto che per lo più ce ne occupiamo io e Dani che è l'amministratrice del blog. Qualche cosa l'abbiamo saputa dal commercialista che aiuta nei conti Samatta e le trombanti per esempio non si sapeva che:
Youtube paga la SIAE e anche Soundcloud e Hearthis.at (su quest'ultimo ho meno chiarezza, se qualcuno sa qualcosa mi dica). Una cover che non viene venduta e non è oggetto di commercializzazione non dovrebbe interessare la Siae erro?. Ci sono dei casi in cui però si potrebbero creare diverbi con gli autori, mai capitato!
Vi immaginate Mina che cita Zanza? al massimo perché stono.
Insomma ai cantanti al massimo gli si fa pubblicità. Diverso dovrebbe essere il caso  se uso la musica di Califano ad esempio e sopra ci fo un brano mio cambiando le parole, qui dovrei comunicare agli autori o agli eredi o allaSIAE? Comunque non è il nostro caso. 
Ad ogni buon conto, piano piano  i brani li sto mettendo  tutti (tranne l'ultimo) come privati, così se uno gira pe cazzi sua su quelle piattaforme non gli verranno mai proposti. Voi li potete ascoltà come se faceste parte della famiglia ma siccome non so chi li ascolta e non so bona a metteci una password ho tolto la parte che mostrava il lettore di musica . Così nel post  non trovate niente che dia nell' occhio  ma La firma dell' autore del post, che sia mi, di Dani, di Dante  o di Balena non apparirà  come link ma è un link basterà stusciarci sopta la freccetta del mouse per vedere.. Quindi se nel testo ho scritto: "vi faccio sentire stopezzo di Samatta, Baci ZANZA, voi clikkate su ZANZA e vi porta nella piattaforma che ospita il brano, mi pare facile.
Quanto al barre.
 la SIAE era stata pagata sempre per la televisione radio ecc. Mentre per altra musica da intrattenimento  è stata pagata solo negli anni in cui gestiva mio nonno Nado. Ma sarà al massimo un anno che abbiamo ripreso a far musica sul serio e quasi mai dentro al bar.
Allego come richiesto dalla gentilissima Patty che si è messa subito a scomodare il suo Principe del Foro, una piantina buttata giù ar volo dar mi babbo, dalla quale si capisce bene la struttura del bar e come sono distribuite le varie aree all' interno e all'esterno.
 
 scusate la porta di ingresso il mi babbo non ce l'ha fatta è
sulla veranda in basso e dritta a quella c'è la porta dell' area interna
 ______________________________
Il Bar, come avemmo modo di scrivere, si sviluppò nel baracchino di un distributore d'angolo su un palazzone. La vera vita del bar si vive nella veranda che è circa 75 metri quadri . Non è un gazevino di platica è una struttura vera e propria con finestroni che in estate si smontano perché passi aria ma in inverno proteggono e molto abbiamo anche due stufe a fungo che fanno un cardo boia. L'area interna bar è minuscola (solo 25 mq) ed è compresa tra l'ante bancone e il retro bancone la parte davanti al bancone tra questo e la veranda ci sono 2,40 m. quindi si sta in piedi anche in diversi ma se si mettono tavolini non ci si muove più. Dietro al banco c'è il bagno e un magazzino bibite. Mio nonno Nado era proprietario di un appartamento adiacente, tutto quello che c'è a destra della riga rossa, aprì una porta e mise il bar in comunicazione con la casa. L'appartamento piano piano si è trasformato in cucina per noi, bagno per noi, ha il famoso mobile letto dove dormano gli ospiti, Dino quasi fisso, Dante quando capita. L'area totale è di 70 mq. In teoria visto che non fa parte del bar credo che in casa nostra si possa fare quello che cazzo ci pare, nei limiti del rispetto e del rumore o no? Grazie per l'amichevolissimo aiuto
Zanza

fatevi i gatti vostri n. 879 " una roba seria " ♫

Alla fine sono arrivate le rotture di coglioni! Mentre ieri sera si suonava nel barre si è presentato un signore a nome della SIAE chiedendo tutta una serie di fogli. La mi mamma s'è subito impressionata, perché in questo particolare momento anche una contravvenzione da mille euri ci metterebbe ne casini.
Abbiamo il permesso per intrattenimento musicale ma ci manca una sacco di roba, l'antincendio ecc. Il permesso risaliva ai tempi del mi nonno quando in locali tipo osteria si poteva sonare dal vivo e far ballare. Si pagavano comunque dei diritti e s'era a posto pare che un sia più così. Comunque il signore non è stato scortese, ha visto che s'era in più gente a sonare che clienti ad ascoltare e ha capito che il business ingrassa le pulci ma non certo i cristiani. Però la mi mamma stupidamente ha detto" fanno un pochina di musica per mettela su internet, cosa ni sia passato pel capo un lo so, credo che il mi babbo stia ancora bestemmiando e urlando per quella sortita infelice". Il funzionario ha rizzato le orecchie ha detto che avrebbe accertato alcune cose e ci ha lasciato un sacco di fogli per mettersi in regola; dice che torna tra dieci giorni. Vedremo, comunque se vedeste sparire dal blog la nostra musica, sarà per questo motivo. Ho chiamato Dante che ha risposto con una sintesi disarmante "mi fanno una sega a me lorolì" ma lui è sempre così, ni fa na sega tutto, poi ha passato più giorni in tribunale che in ferie. Comunque non ci siamo allarmati più di tanto ma visto che non posso prendere un avvocato (e forse sarebbe prematuro) chiedo a voi se sapete darmi un consiglio su  dove  andare a leggere per avere le idee più chiare per quanto riguarda esecuzione di brani musicali di autori noti fatta da non professionisti in un locale pubblico. Altra questione: se su internet posso pubblicare una cover fatta da me di un brano di una cantante famosa o comunque professionista. Io non ho mai messo i titoli per come sono immaginando che qualche casino potesse sorgere ma vedo che tutti fanno cover. Tutti pagano dei diritti agli autori? O tutti se ne fregano?
Comunque tanto perché il sonno me lo tolgono le cose serie e non sti tentativi di appioppare  gabelle, posto un' altro dei bei brani fatti dal babbo di Samatta e dedicato a Camilla e al mi fratello Mosca i quali, visto che hanno annunciato a tutti di essersi fidanzati, ricevono in dedica "una roba seria"  canta Armando e speriamo sia di  bon augurio
Bona domenica 

sabato 24 febbraio 2018

Fatevi i gatti vostri n. 878 " Mr. Stanicce - per po'o non entrava nei Pooh" ♫


Ieri sera è stata una bella serata, Mosca, che ormai si pole considerà stabilizzato, è stato al barre con Camilla che non l'ha più mollato da quel giorno che si so incontrati qui al barre vando Mosca era appena sortito dalla neurologia. Solo ora ne parlo ma immaginatevi come mi so sentita quando ir mi fratello ha avuto l'incidente. In un secondo ho rivissuta la perdita der mi amatissimo Cispia e so sprofondata. Poi tutto è andato bene, per fortuna, ma lo choc mi ha profondamente prostrata. Per quello può essere che qualche volta mi scappi scritto varcosa di di depressivo o di nichilistico, me ne scuso, so parti del privato che forse dovrebbe rimanere tali ma anche con Voi che avete la benevolenza e la pazienza di leggemi mi sento in famiglia. Camilla come sapete è la più piccina delle sorelle di casa Giusti. Il primo è Franco bella voce ma che ha troppo da fare nel su studio di ingegneria, Samatta è la prima dele donnee Giorgia che ancora non conoscete, la seconda. Camilla è molto spiccia ne modi e anche nella parlata, Samatta la chiama "la rozza" ma non lo è affatto è sensibile e disponibile, tutte le volte che viene si mette ad aiutare la mi mamma ed è decisamente più brava di me e Samatta a lavorare sia al banco che in cucina. Quando ni s'è chiesto com'è che stiano sempre insieme lei ha candidamente risposto," Boia de bimbe mi so presa un fidanzato in bianco ma appena i dottori ni dicano che ripole comincià lo zunzù voglio esse lì pronta a sartanni addosso ci fossero anche i dottori  davanti e qui si capisce che ha lo stesso sangue di Sama.
S'è sonato e cantato tutti dunque, avendo la copertura al banco. Il primo pezzo è stato lasciato ad Armando il babbo di Samatta  e Camilla e compagno d'infanzia e di musica der mi babbo Ampelio che a richiesta dela mi mamma ha eseguito un pezzo immortale di Drupi. In casa di Samatta cantano tutti, un po' meno Camilla che comunque è intonata ma ama i rap. Il su babbo Armando fu anche in lizza pe entrà nei Pooh quando Riccardo Fogli si perse tra le divine zampe e le meno divine seghe mentali d'una ben nota Nicoletta veneziana. Secondo Dino, all'epoca,  Armando  aveva per du volte la voce di Fogli e di Facchinetti  ma di certo non era personaggio ed era abbastanza fori da giochi e oltretutto poco disponile a piegassi a logiche di quarsiasi genere, così restò a lavorà ala Stanic (difatti per noi è Mr. Stanicce) mentre i vapori dele benzine gli opacizzavano la voce e gli macinavano i pormoni. Ora è costretto a cantare piuttosto bassino ma è un bell' esempio di quello che ha scritto Dante nella sua lezione per principianti, canta piano cercando la nota senza voler strafare ma stando perfettamente sul tempo (per me è difficilotto).  Armando passa di rado da noi ma ora che due dele su figliole so sempre qui capita più spesso, sonicchia bene diverse cose, tra le quale la fisarmonica. Eccolo con Dino al piano, ir mi babbo ala batteria e begli inserti ai fiati da parte di Samatta e Marina. E' ancora una bella voce
Eccovelo in questo immortale brano di Drupi. Franco non ha la voce "spaccata" come Drupi ma non sbaglia un passaggio, altro che io cola voce "a maiala" come dice Sami.
Baci

ZANZA



venerdì 23 febbraio 2018

fatevi i gatti vostri n 877 " vernacolario labronico"



Dante ha beccato un' influenza che lo ha quasi paralizzato, Zia Holly è rientrata a fare qualche lavoretto, Dani  arriva oggi in Inghilterra a farmi visita e a valutare qualche opportunità di lavoro qui  perché secondo  Renzi tra un po' ci troveremo talmente tanti soldi e tanto lavoro da dover creare altre banche per amministrare tutto quel ben di Dio.  Lascio un po' respirare il buon Vettriano e ripeschiamo  un nostro antico progetto splideriano la pubblicazione di un vernacolario Livornese, impresa caldeggiata dal Prof. Giovanni Martinelli  esperto linguista e acuto commentatore del quale vorremmo tanto avere notizie. Anche solo per sapere se sta bene. L'impresa non fu mai ultimata e, sinceramente non ricordo a quale lettera arrivammo. Per una mia maniacale tendenza a conservare i files ho però ritrovato la cartella e mi riprometto di  alternare qualche post prettamente compilativo alle frizzanti pagine di Zanzara e ai flussi di coscienza di Zio Dante che sta attraversando il suo periodo Joyciano.
Buona serata a Tutti
Bobby











A PANE
(Essere a.........., mettersi a................etc.)
Modo di dire di antica tradizione livornese con origini ed ètimo incerti. Il suo significato è:avere una relazione amorosa, amoreggiare,flirtare, ma anche : essere sentimentalmente impegnato, fidanzarsi (in questo caso si dice meglio :<essere o mettersi a pane in casa>). Difatti la condizione di essere a pane presuppone un'intenzione seria e duratura nei confronti della partner ben altrimenti dal più superficiale e epidermico "fare franella"(v.)< Sono a pane cor una fia di Colline......> è un'espressione che può spesso sottointendere una solenne e matura assunzione di responsabilità, specialmente se pronunciata in un locale pubblico e alla presenza di amici che propongono di andare a fare una levàta di budelli a Torre del Lago.
oooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
A TE.......
Incipit classico di numerose e svariate allocuzioni livornesi tendenti alla qualificazione diretta e inequivocabile dell'interlocutore. Alcuni (Fantappiè, De Nigris, Màstiabrodo)lo intendono come interativo intenzionale del complimento di termine che risponde alla domanda: < a chi ? >< a che cosa ? > (< alla rotta 'n culo di tù mà> direbbe l'Alberoni) Nel linguaggio popolare quotidiano livornese se ne riscontra un uso assai freguente e immutato nel tempo quando è accoppiato a noti termini ingiuriosi e offensivi:<...a te caàta><........a te buoròtto!>. E' evidente il valore rafforzativo dell'espressione che sottolinea l'esigenza, tipicamente livornese, di concentrare il massimo dell'effetto semantico nel minimo delle parole, a questo proposito il bellissimo e sintetico
<......a te zòtta!> solitamente indirizzato all'automobilista pisano che non dà la precedenza all'incrocio
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Acchecchinare e Acchcchinarsi
Verbo tipico del migliore e più autentico lessico labronico, particolarmente usato nell'espressione <.......e ti sei (siei) acchecchinato>, classica locuzione di compianto sarcastico e derisorio nei confronti di chi si trovi in situazioni di disagio fisico, mentale, morale, da lui medesimo provocate;più colorita e pregnante dell'omòloga<....e' ti sei (siei) assistemato>, ha origini oscure sulle quali si sono accese dottissime dispute nelle più accreditate Accademie livornesi. Ampelio Panciatichi , noto alleggeritore di portafogli su' filibùssi , sostiene che  ' acchecchinarsi deriva dal latino ad checchinum sesumere , cioè ridursi nelle condizioni di tale Cecchino o Checchino , marito della sù sorella Argia, che faceva la spola fra casa e il carcere dei Domeniàni; ma francamente tale interpretazione ci sembra capziosa, tendenziosa e improbabile, date anche le condizioni in cui è stata rilasciata dall'illustre studioso dopo aver vomitàto una cofana di fagioli rifatti. Abbastanza comune anche la forma transitiva <.......e' t' hanno acchcchinato>, all'indirizzo di chi abbia ricevuto cospicuo danno morale e fisico da alcuno , come colui che , sorpreso nel mezzo di un convegno amoroso dal marito della ganza , sia stato da questi smoccolato di cazzotti.
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Aggaìre
Termine tipicamente livornese che indica particolare ostentazione di disagio fisico di varia natura, quale il patire freddo, la fame, la sete, il sonno. Di origine onomatopeica, si richiama probabilmente al guaìre del cane ed è usato in forma figurata; il cane infatti è da considerarsi quale dolorosa metafora della condizione umana assai congeniale al costume labronico, che non disdegna di darne rilievo anche nelle indicazioni  strettamente anagrafiche ( tu' pa' cane ; tu' ma' cane, etc.)Ad esempio.: < qui s'aggaisce dal freddo.....> <ho ' na fame aggaisco....>, etc.
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Ajò o Ajòle ( meno corretto ahiò)
Esclamazione per lo più gridata al fine di richiamare l'attenzione, talora su un pericolo imminente. Spesso precede la somministrazione dello "storciodiòllo' ",tipica percossa livornese che consiste in un colpo assestato di pieno palmo nella regione cervicale. In qualche occasione viene usato, durante la proiezione di un western, da parte del pubblico più giovane per avvisare il protagonista dell'arrivo a tradimento del cattivo < Ajò, ajò badalì eccolo quella caàta!......>
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Alla grazia
Tipica espressione livornese. Se usata da sola e con significato sospensivo essa sta a sottolineare fatti, situazioni e cose eccezionali, di portata e dimensioni fuori del normale . < Alla grazia!.......> mormorerà pudicamente la giovane bencreata osservando lo smisurato uccello del cavallo lipizzano al circo equestre, mentre il fidanzato cercherà  invano di distrarla facendole vedere le foche ammaestrate. La stessa espressione assume valore comparativo e di attribuzione con sfumatura ironico-parodistica: < Alla grazia di bobbetailòrre!> si usava dire al paìno azzimato che gigioneggiava per le strade, paragonandolo scherzosamente all'attore americano e nota con acume il Trombadori spesso il sarcasmo dell'espressione era esaltato da un ruto.  Inoltre viene usata in forma di accoglienza e di cordiale saluto : < Alla grazia di lù lì (lui li)> si dirà vedendo spuntare un amico dentro il barre (bar).
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Allezzito
Dal verbo 'allezzìre' e 'allezzìrsi' (rifl.), cioè ridursi alle condizioni di 'lezzo'(v). Con questo termine si individua , in un ambito livornese, colui che in senso lato è da considerarsi male  in arnese, sciagurato , disperato, financo a connotare il vero e proprio morto di fame. Come spesso accade , il termine viene talora usato in maniera iperbolica enfatizando cioè il suo significato , si può quindi, correttamente, dare dell'allezzito tanto al turista tedesco beccato a lavarsi i piedi ad una fontana pubblica ma anche all'Ayatollah Khomeini  colla barba piena di ' accole quando arringava a un branco di allezzìti come lui. In qualche caso 'allezzìto' sta anche per avaro , tirchio e si adopera in preferenza nei confronti delle popolazioni lucchesi,<...the most allezzite people in the world > secondo la tesi dello studioso Mac Duff
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Interiezione di ristretta area livornese, da non confondersi con il romanesco ' ahò ' . Possiede un accentuato valore dativo e dedicatorio e viene usata preferibilmente nelle apòstrofi offensive , specie se lanciate da media o lunga distanza .
Il grido <......aò caàta !>, indirizzato all'arbitro dalle gradinate alte è anche secondo il De Robertis, tipica espressione di schietta verve livornese oltre che segno di distinzione sociale; altrove e segnatamente nelle sale cinematografiche di periferia l'improvvisa esclamazione <.......aò troiaio ! > connotava l'individuazione di un finocchio nell'atto di infastidire giovanotti e militari
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Arrocchettare
Verbo tipicamente livornese (poi magari lo dìano anche a Pisa , ma a noi ci'mporta ' n segone). Usato nella forma transitiva, intransitiva, deponente, riflessiva, ha un ètimo oscuro e incerto riconducibile alla ben nota casistica
< dog's cazz words> o espressioni < a cazzo di cane > di cui la lingua livornese è particolarmente ricca. Il Bizzozzera nel suo
(parole crociate a schema libero, Vienna 1955), attribuisce l'origine del verbo al movimento sussultante del rocchetto quando il filo si dipana, ma l'interpretazione risulta poco attendibile dato che il Bizzozzera era briào dalla mattina alla sera e notoriamente pieno di ' orna . Altrettanto capziosa e distituita di fondamento è la chiave proposta dal noto linguista Trogòlo di Torretta che, aderendo alle istanze dei Circoli neopositivi delle Quattro Fonti asserisce che la radice (rocch) deriva dal sostantivo " rocchettone " versione popolaresca del còito bucco-genitale praticato in Alta Slesia nei congressi carnali dei pastori. Parimenti non ce la sentiamo di accreditare la versione Palandri-De Nigris secondo la quale il verbo "arrocchettare" sarebbe iterativo del più comune "arroccare " e " arroccarsi " cioè assumere una posizione di difesa e di protezione da attacchi esterni. Insomma è un casino , non si si sa a chi da' retta, fra tutti vesti budiùli. Nel parlare comune il verbo è usato nelle allocuzioni  < ho ' na fame arrocchetto.......> <  ho  ' n freddo arrocchetto........> e più raramente  < arrocchetto dalla voglia di ' iava' >
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ARRONZARE
Verbo di ètimo incerto, molto usato anche in ambito non popolare. Possiede vari significati la cui matrice è: buttare,tirare là......
Ad esempio.: <Arrònzami  la scudella !> dirà il marito alla moglie che ha dimenticato di completare l'apparecchiatura. Per traslato
"arronzare" un lavoro, un'opera di qualsiasi genere, significa eseguirla frettolosamente e malamente, tirarla via alla meglio :
<...... ni s'è dato un'arronzata alla svelta > è la tipica filosofia del carrozziere per lavori  al di sotto  di 500€ . Per ulteriore trasposizione gli epiteti < arronzone > e ancor più < arronzamerde > indicano persona sciatta e trascurata, arrangiatore di bassa levatura e spesso sono usati dal datore di lavoro per definire il garzone o l'apprendista. In ultimo è da segnalare il termine
< arronzata> adoperato come sinonimo di rimbrotto , rimprovero, "lavata di capo" .
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Asciùgati (.....se ne fà n ' antra )
Trivialissima locuzione che denuncia in tutta la sua crudezza la bassa levatura morale della gente livornese. Essa rappresenta l'invito del partner maschile alla propria donna a detergersi degli umori e delle secrezioni della copulazione precedente onde reiterare l'accoppiamento. Il fatto , oltrechè volgare e disgustoso , appare anche assai risibile data la non freguente disponibilità del maschio alla ripetizione immediata del còito. Nel parlar corrente , l'espressione " asciugati " adesso in disuso, aveva assunto il significato di blanda ammonizione al prepararsi d'un evento o addirittura  di saluto generico. < Oresteeeee........, asciùgati ! > si proclamava ad alta voce allo stadio riconoscendo un amico da lontano. Della locuzione si conosce l'omòloga in lingua inglese : < Wipe yourself, that we'll make once another.........> usata da Shakespeare nel terzo atto di  "Giulietta e Romeo ".
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AVANZO
Il termine , di largo uso toscano e labronico in particolare , laddove la comune eccezione di: resto , residuo, rimanenza, scarto, si amplia in maniera considerevole a cogliere , come solitamente accade dalle nostre parti, aspetti e situazioni sàpide e grottesche.
Già è ben nota e quasi banale la coloritura che si ottiene con l'espressione  "avanzo di galera " attraverso la quale si indica la persona di tal pessima reputazione da essere considerato uno scarto perfino dai galeotti; poteva la verve toscana non spingersi oltre e coniare un icastico " avanzo di casino "  quale significazione di sommo disprezzo  nei confronti di un appartenente al gentil sesso? Poteva la creatività popolare labronica non abbandonarsi alla sublime iperbole con il termine  "avanzo di questura " indicando in questo il fondo dell'abiezione umana e a un tempo riaffermando l'inverterata sfiducia della gente nelle forze dell'ordine? Si apre poi , con il plurale " avanzi " la visione del mondo legato all'economia familiare dei bassi ceti . Il culto degli
"avanzi " infatti costituiva il fondamento della conduzione familiare fino a tutti gli anni cinquanta attraverso il quale si riusciva , in cucina, a far di pranzo cena  e a confezionare con un vestito vecchio una sottana apparentemente nuova. < Stasera ho rimediato dù avanzi......... > diceva la brava massaia livornese  mettendo in tavola un tegame dove nel sugo di pomodoro nuotava un cibrèo di morti  ritagli di braciolina, malmaritati alle patate lesse del giorno prima. < E' novaaa ! > mormoravano i figlioli dandosi di gomito.
 < E' nova ' na sega......... ------  ribatteva con autorità l'inclito pater familias in tutta la sua maestà della sua cannottiera-------- chi 'un ni sta bene  vadi a trattoria ! > Vale la pena di segnalare infine la gradevole locuzione tutta labronica :
< .......... e' saòsa de'......... e son fatto 'on l'avanzi........ >  tipica del giovanotto presuntuoso che , mostrandosi in costume da bagno , attirava  l'attenzione delle ragazze sulle proprie procaci forme e a cui non tardava a giungere l'apprezzamento delle interessate
< Palle, fai caa'!!!!! >.
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giovedì 22 febbraio 2018

fatevi i gatti vostri n. 876 "quelle notti tra cosce e zanzare"♫

Ho provato a ballalla anche io vella roba messa da Dantino, sono piuttosto legata ne movimenti anche se vo bene a tempo. La mi mamma m'ha insegnato come si gira la mazurca e spero mi insegni anche la polca.Il valzer lo sapevo digià ballicchià. A esse sincera a me, a Samatta e ale trombanti, ma penso anche a Dani, i locali di liscio ci fanno abbastanza cacare ma appeno sento quella music, ammetto che  mi viene istintivamente da movere i piedi e volteggiare  da sola, così  mi sono immersa nell' amarcord di Dante ripensandolo a fa piroettare quelle ragazzone. Mi basta  vardà a lato dela macchina dell' espresso pe' vedello luil' con quella faccia a culo,   com'era a primi anni 70, ora co baffi  e ar cambio di stagione senza, come in queste du  foto che lui non ha più perché so attaccate alo specchio del barre in un angolo dove l'ha messe la mi mamma insieme a tanti altri ricordi compresi quelli dela gente che un c'è più.

Fra le tante foto e cartoline  c'è anche una veduta   di Rimini che è datata luglio 76. Dante s'era fermato a lavorà in un albergo a Torre Pedrera pe la stagione estiva quando l' esami erano bell' e dati e fino a novembre un ripigliava a studià.  Aveva scritto: ciao ca'ate sciorte  mi manca ir barNado e ir salmastro, qui tra cosce e zanzare un riesco a dormì mezz'ora.   La canzone  del Liga che parla di "cosce e zanzare" è der 95. Per carità sta vorta Dante un ha fatto ir ghost writer, il Liga son certa che è bono a fassele da solo le su canzoni. E poi le cosce e le zanzare,  d'estate so onnipresenti mica le ha inventate Dante, però mi piace sta conferma di come la poesia anche dele cose più ovvie non  sia mai sfuggita ar nostro poeta da' vini diversi. 
Allora visto che l'ho tirata in ballo,  gniene dedico io la canzone del Liga  a Dantino, così lo riporto tra "le zanzare, le cosce, le tette di vella  "notte un po'  mamma un po' porca com'è" roba che  lui, cola su  fantasia, ci si rotola  come un maiale nela pozza.
Canto come posso  coll'aiuto di Dino e der mi fratello che impara a fa de giochini graziosi cola chitarra. So delli armonici piacevoli che ha messo anche nela cover dela Nannini che si postò giorni fa. L'esperimento o forse ir sonatore, però, ancora fa scote la testa al Ciampi in segno di poca convinzione.  Anche a me Dino   fa segno di un paio di uscite di tono, verso r finale e lo so bene: quando la canzone mi piglia la mano, alzo troppo, poi sento che un c'arrivo e allora cerco di modulare per coprire la magagna. Non l'ascoltate forte perchè si sente un ronzio dovuto all'amplificatore che Riccardo non sa adoprare ancora a modino.
Samatta, che è presente, tanto pe rigirà ir cortello nela piaga   mi fa:" Zanza quando cerchi di non aprì le vocali perché un ti sortà la calata ala livornese, irrigidisci la bocca  stringi troppo,  ti vengano  innaturali e ala battuta dopo se fori tempo. C'è da credegli, me l' ha detto Dino me lo ripete lei e so du maestri di conservatorio. Ci manca che arrivino quell'altre du maestrine dele trombanti e mi posso annegà ner ponce. 
Faccio il labbrone a broncio e lei : "però quando fai quer sospirìo hai una voce tarmente "a maiala"  che all' omini ni fai l' effetto viagra...! Dino e ir mi fratello si sganasciano perche la scema rafforza la battuta alzando l'avambraccio col pugno chiuso e ostentando i tendini in tirella.
"Ma a quali omini stronza caata a forza!  mi voglian fa fa la vergine di Montinero, so l'unico caso, a mezza via tra ir mistico e lo scentifico,  di donna che ha recuperato la verginità a 27 anni,  mi dovrebbano studià a Pisa  all'università  mi dovrebbano,  e te mi pigli pel culo" Lei m'abbraccia forte da fammi male, mi vole bene è la mi vecchia compagna di banco.

Baci 
ZANZA

martedì 20 febbraio 2018

Fatevi i gatti vostri n. 875 " a ma rcord " ♫


Siccome mi sento male da fa schifo cor una tosse boia, l'occhi lustri er naso che mi gocciola stasera approfitto pe fa ir post pe domani, perché quelllo che morì di notte lasciò un monte di cose incompiute. Donque invecchiando tendo alla commozione perciò voglio subito passare a un argomento meno intenso di quello del post di ieri ma sempre legato alla mia sfera delle emozioni sperando che queste qui, d'emozioni, le possa risognà stanotte che sarebbe proprio un bel sognare. Lunedì avevo parlato del liscio alla Filuzzi senza dar troppe spiegazioni. Non mi par giusto nei confronti dei Bolognesi e di tutti gli Emiliani e Romagnoli che mi hanno sempre accolto a braccia aperte  nelle mie fughe oltre appennino. Cominciamo colla Filuzzi che copio da fonti internet più autorevoli della mia memoria. Poi cercherò di inserire nel blog vari video che tra l'altro mi aveva richiesto Patty (prencentrence)

La Filuzzi è l'interpretazione fatta a Bologna e nella sua provincia degli stili musicali e coreutici propri del Ballo liscio e nasce, come tutti i lisci italiani, dalla contaminazione dei nuovi balli di provenienza centro-europea (mazurka, valzer e polka) con i balli tradizionali preesistenti.
Alcuni tra i pochi testi esistenti (si può citare la Storia della Filuzzi bolognese dal 1903 al 1970 di Roberto Artale) indicano il 1903 come anno di nascita della Filuzzi; altri [1]indicano come già nel 1900 vi fossero almeno due società di ballo (Aida e Aquila) a Bologna, in via del Pratello, in cui si praticavano e si insegnavano balli alla filuzzi. Sicuramente il processo di trasformazione del modo di ballare e di suonare è avvenuto con continuità dal 1870 circa (periodo in cui entrano prepotentemente in Italia i valzer, le mazurke e le polke) in poi.
La Filuzzi quindi ha due componenti tanto fondamentali quanto ovvie: musica e ballo. Musica da ballo, certamente, che giustifica il ballo, e ballo, che ha bisogno della musica.
Per quanto riguarda l'origine del nome Filuzzi non vi sono certezze. Alcune teorie lo fanno derivare dall'abitudine di alcuni ballerini di spostarsi rapidamente (filare) da una balera all'altra. Altre teorie fanno derivare Filuzzi da filò (ambiente di aggregazione tipico della società contadina a cavallo tra diciannovesimo secolo e ventesimo secolo). Altre ancora dai filari delle viti... Per quanto è noto oggi, il nome Filuzzi compare per la prima volta negli ultimi anni del diciannovesimo secolo per identificare una società di ballo operante in quegli anni a Bologna, anche se pare che in tale società si praticassero balli non "filuzziani".
Leonildo Marcheselli, detto "Nildo" (Longara di Calderara di Reno, 20 luglio 1912  Bologna, 24 giugno 2005), è stato unmusicista italiano. È il più importante esponente (tanto da esserne considerato il padre) della Filuzzi, il liscio che si suona a Bologna e nella Provincia di Bologna.

 
Penso a quanto m'ha scritto, ierlaltro, Amedeo sulle abitudini di alcune sue compagne di scuola (e se su Amedeo posso aver dubbi non dubito su quanto mi riferiscono Patty e il Parmigiamino).  Bei tempi da schifo questi d'ora!. Se c'è una persona che non è bacchettona son proprio io: "la morale -si dice a Livorno- è la carta igienica di chi ha r culo sudicio" (vale a dire che i peccatori si mostran spesso come moralisti)
Comunque di fronte al quadro attuale  penso con rimpianto alle paradisiache visioni delle cosce delle ballerine filuzziane e delle loro cugine romagnole. Erano così belle che, per quanto ballassi benino e trovassi sempre una partner, qualche volta mi piaceva anche stare sulla sedia a perdermi in quelle visioni. Ma erano ragazze serie lorolì mica si fotografavano il culo e dintorni per una schedina da 10 euri o perché un idiota glielo chiedeva pe poi mettele ala berlina sula rete.. 
Erano semplicemente seducenti e ti  facevano intravedere nei volteggi  e nelle rotazioni della gonna, cosa ti sarebbe toccato in premio se eri tanto in gamba da: farle primeggiare nel ballo, se eri serio, se lavoravi e se pensavi a una vita fatta di lavoro, di casa di bimbi e di tortellini.
Io  tra i tanti requisiti richiesti mi fermavo al ballo e al fatto di studiare con quarche mediocre speranza di doventare un insegnante. In realtà studiavo in maniera discontinua e pur ballando bene non primeggiavo nelle velocissime piroette della Filuzzi nè nelle acrobazie romagnole. Avevo però un un fisico asciutto e robustissimo e un viso decente che adattavo alla situazione ovvero: a seconda dei luoghi che frequentavo radevo i baffi oppure li lasciavo.
A Bologna la rasatura perfetta era gradita mentre le romagnole avevano un debole per il pelo. 
A Bologna andavo per lo più col treno, costava poco e d'inverno era calduccio, Come arrivava la stagione più mite, invece, inforcavo il mio morini corsaro e affrontavo il passo del Muraglione,  scavalcavo i luoghi natii del duce e approdavo a Monghidoro noto per altri e meno tetri natali, quelli di Gianni Morandi. 
Le romagnole nel ballo erano meno veloci e forse meno seducenti (nel senso del ti fo vedere e non ti fo vedere) ma decisamente impressionanti per fisicità, la polca si balla saltellata e prevede anche qualche presa atletica che innalza la ballerina sulle spalle.  Potendo contare su buon assetto fisico riuscivo a fare volare anche delle bellezze che, quando erano asciutte passavano i 60 chili ma più spesso occhieggiavano ai 65 e passa. (nei video sezione Romagna vedete delle belle stazze ma che si muovono con una leggerezza incredibile video 5, nel video 4 si vede un volteggio che facevo guasi sempre  compiere alle mie partners raccattando anche dell' applausi). Anche lì le ragazze erano disponibili e generose ma soprattutto fondamentalmente perbene, anzi perbenissimo erano sciolte, disinibite, forse ma mai tegami, Non frequentavano guasi mai più di un ragazzo per volta e una che a me ci credeva parecchio venne perfino a trovarmi al Bar Nado.  Si chiamava Natasha. Passata la guerra e dimenticato il duce il su babbo che, per sua dannazione, l'avevano si chiamato Benito. Era doventato segretario della locale casa del popolo odiava i fasci e le tre figliole l'aveva chiamate Katia (da Katjusha) Natasha e Ljuba in omaggio ala Russia che ni pareva ir paese de sogni. Si vede che era un omo destinato a rimané fregato fin dala nascita. Se guardate  il  primo  video della sezione Romagna, dove balla Chiara, potete immginà che ragazza era Natasha, perchè il fisico era ir medesimo e  la reazione di quando la videro entrare al barre fu conseguente. Barabba mi disse con ammirazione: "boia Dantino che popò di prosciutti che hai trovato lassù"e  Dino, sarcastico, come sempre aggiunse: "questa pe mangialla  a morsi bisogna fa na squadra coi turni" Don Luigi che era un tecnico mi sussurrò:" bada Dantino un la fa mai montà sopra leilì perché se si move male  ci tocca portatti a Pisa pe fattelo raccomodà! Quando mi capitò coll' ortolana che era di questa stazza, i Pisani ,stronzi come sono, me ne tagliarono più di mezzo e ci si fecero ir trapianto per sè ma ni ando male perchè a loro ni avvizzì e ni seccò e a me m'e ricresciuto meglio di prima come quando si pota na pianta". Don Luigi era noto per queste figure retoriche a base iperbolica specie se avevano un chiaro riferimento alla sfera sessuale.
All' epoca  però avevo una grande difficoltà a innamorarmi, diciamo che mi invaghivo ma mi passava ala svelta e così qualche delusione l'ho seminata tra le mi ballerine che si aspettavano certo  di più. Ma anche io un pezzettino di cuore ce l'ho lasciato di là dall' appennino. Ne è la prova il fatto che   a distanza di tanti anni ho ancora nel capo i fruscii di quelle gonne che ruotavano mostrando gambe tornite e il calore di quelle belle poppone ansanti  e sudate.
Nel primo video c'è la polca che ho sonato io nel post precedente coll'armonica
negli  altri dei bei balli  stile alla "Filuzzi" che a Bologna per la cronaca si pronucia Filussi 
Ho suddiviso in due sezioni: Emilia e Romagna per evidenziare meglio le differenze nei due stili di ballo.
 
ringrazio Carlo Pelagalli e Tiziofolk per questi stupendi archivi di ballo messi a disposizione in rete 
 
EMILIA (ballate alla Filuzzi)
video 1


video 2




  video 3

 


ROMAGNA

video 4

  

video 5

  

video 6