domenica 24 dicembre 2023

fatevi i gatti vostri 2031 "il Bon Natale di Dante"

Affido tutto a sta piccola registrazione che ho appena fatto, assistito da Cice. Speriamo mi riesca di mettila onlaine. 

Bona vigilia

Dante

domenica 17 dicembre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2030 " L' ovo di 'olombo e 'r vaso di Ida."

Quando si affida la riflessione cotidiana a n'espressione che pole collocassi tra l'ermetico e r sintetico, è bene prende in considerazione de dettagli aggiuntivi. Lo sostiene Manuel Segato, presidente dela fondazione Mental Saws, che ha sede qui a Venezia a du passi dala Gugghenaimme. Ora non è che la chiosa di Segato c'illumini anche minimamente ma, come si sa le seghe mentali un fanno luce. Già al tempo di Pacinotti s'era capito che se al braccio d'un essere, impegnato in una pratica autoerotica, ci s'attaccava una dinamo si poteva produrre corrente. Ovviamente essendo il movimento ad anda e rianda quello che faceva girare la dinamo, resultava indifferente che la fonte d'energia provenisse da un omo o da na donna. Ne è palese dimostrazione il fatto che tutt'ora a Livorno quando si vede na donna tutta attopata che pare debba andà ar veglio ne di mezzanotte anche se so le sette di mattina, si commenta: "boia dé vella lì ha na voglia d'uccello che fa luce". Associando con ardito volo mentale: la carenza, r desiderio, r movimento che ne pole conzeguì, la dinamo di Pacinotti attaccata ar polso e finalmente il "fiatte luxxe" come disse allà un po di tempo fa. Ora co tutti si discorzi v'avrò confuso. Nvece partivo dall' assunto, tutto da dimostrare, che, certe volte, piccole arguizioni, scentifiche o meno, derivano dal prendere contatto cola semplicità. E qui vengo al richiamo dell'ovo. Sull' ovo di Colombo s'è detto che il navigatore genovese essendosi rotto le palle di vedello cascà dar tavolino ballonzolante dela su nave, n'abbi dato un corpetto. Stiacciandolo ala estremità inveriore e conzentendogli dopo di sta ritto ebbe fa la trovata che lo immortala più del terribile errore dela scoperta di quel postaccio di merda. N'una verzione più prosaica ma a parer mio più aderente ala realtà dovrebbe trattassi dela costatazione dì un bimbetto der Pontino che si chiamava Annibale Davini Diversi. Come avrete capito dar famili neim  luilì che si colloca a pieno titolo nela serie de mi avi. Probabilmente era coevo di Cristoforo ma un mi resulta che si conoscessero. Anche perché i genovesi all' epoca stavano su coglioni a parecchi quantunque si riconoscesse loro il merito di avé rotto rculo ala repubblica marinara dela nostra acerrima nemica detta anche "merda". Dunque Annibale, non essendoci vaini pe giocattoli nela su famiglia, ne elefanti pe varcà l' Alpi, si dilettava nell'osservazione dell' animali. Aveva digià capito che r maiale trombava come e meglio di tanti umani e che r conogliolo trombava svertissimo ma poteva seguità anche tutto r giorno, a differenza di Ermete r su babbo. Aveva però ancora de dubbi su come nascessero i bimbi dell'animali. Aveva visto che la scrofa e la cagna partorivano più o meno come la su mamma quando aveva messo ar mondo Ofelia, quella caata nfame dela su sorellina. Coll' uccelli nvece grorava guasi tutto. La gallina faceva l' ovi, vesto era sicuro. Si capiva perché berciava come Germana, la zia di Francesco, quando tornava a casa r su marito dopo se mesi d'imbarco. Lui a sentì que verzi aveva chiesto lumi ala su mamma e lei n'aveva risposto: "Si vede che  fa come la gallina". 

"O come?" Ava nzistito lui. 

"Boiadé quando la gallina apre r buo canta o meglio bercia perche si vede che ni tira la pelle". 

"Ni tira la pelle?" Annibale era ancora ncredulo. 

"Si la gallina e anco  Germana so di pelle corta e quando gli s'apre r buo gli tira la pelle di tutto r corpo,  di conzeguenza ni s'apre anche la bocca".

Se cola storia dele galline s'era dato na certa ragione, a dispetto de collegamenti poco logici dela su mamma, restavano tutti l'altri volatili che un riesciva a vedé perché facevano i nidi arti.

Finalmene na coppia di colombi decise di fa nasce su bimbi dentro ala grondaia d' un casotttino basso basso che srviva da cuccia a cani der su nonno. E lui vide l'ovo, piccino ma simile a quello dele galline. Andette dala mamma urlando:   " E l'ho visto, l'ho visto bene è l' ovo di colombo!!" Ar che la mamma rispose: 

"E va bene ma chetati che la gente ti piglia pe stùpito".

Ora se cola prima parte der titolo siamo riesciti a fa conti è d'uopo che si decritti anche la seconda. 

E' n freddo cane in questi giorni a Venezia ma noi la stufa e s'accende solo la sera perché la legna va via che è un piacere e costa un sacco di soldi. Io mi scaldo movendomi e mettendomi addosso parecchia roba ma ci so de momenti in cui un po' di tepore mi ci vole armeno pe ripigliammi. Ricorderete che era ancora vivo Esserino e io avevo comprato a du sordi un caminetto a bioalcole che funzionava benone. L' unico problema è che era ngombrantello e a movelo nzù e ngù rompeva le palle, soprattutto a Holly che un gli sta mai bene niente di quello che fanno l'altri. Se poi a fa na cosa so io è anche peggio. Così pe une stalla a sentì avevo portato r caminetto ar mi camper levandolo da casa.

L'altro giorno, mentre ripulivo un po' il mi vecchio Forde, mi so messo anche a da na sistemata ar caminetto e mi so accorto che i du bruciatori che contengano il bioalcole venivano via dala loro sede sula base der camino. Non ci crederete ma un me n'ero mai avveduto prima. E' n vasetto di ferro co dentro na spugna ceramica che s'imbeve di bioarcole e dopo, na vorta accesa, brucia a lungo. Mi pareva l'ovo di Colombo. Mi so detto "Ora me lo porto a casa e gli costruisco intorno un caminettino piccino che non impicci". Nvece pela strada mente tornavo via in ciao, vicino a un cassonetto, m'è venuta n soccorzo Ida. Ida lo ricorderete, da noi, è na figura mitologica  e rappresenta il n. 86 dela tombola livornese, cola dizione "Ha caato Ida". Tale espressione s'usa anche allorché ci si trovi in una situazione co de miasmi o dei gassi mefitici in aria che portano subito il livornese docche a esclamare: "Boia dé ha caato Ida". Il vaso era rotto in due come la giara delo zi Dima  di pirandelliana memoria. Ma era bello e m' ha fatto venire in mente un vecchio vaso da notte presente in casa dela mi zia, che un si chiamava Ida ma Idea perché come vole la tradizione dela nostra  famiglia era nata anarchica da anarchici.

Così a casa l'ho raccomodato cor mastice. Poi ho messo l'alcole nel bruciatorino e il tutto dentro ar vaso. In fondo un ho inventato un cazzo ma funziona  benone e in pochi menuti la mi postazione ar piccì è passata da 14 gradi a 19. Ovvio si tratta di un calore circoscritto all'area vicina ma a tenello tra piedi mentre si scrive è davvero un piacere. 



E co questo pe oggi è tutto

Un abbraccione a tutti quelli che ancora hanno la pazienza di leggici

Dante

sabato 9 dicembre 2023

fatevi i gatti vostri 2029 "Si prencipia a sentì puzzo di Natale"

Il Natale s'avvicina a grandi passi. Che velocità! M' ero levato i calzoni corti a metà ottobre e mi pare ieri. Come d'abitudine ho lasciato crescere la barba, che di solito ritaglio a Pasqua o poco dopo. D'estate se mi ci va la rena dentro mi da noia. D'inverno invece mi salva da screpolature e coi maglioni a collo alto ermetizza la gola da fastidiose correnti d'aria, Ora la barba è bella bianca tipo babbo natale e Holly ha fatto l'albero pei nipotini, figlioli del su fratello maggiore. Le gattine stanno bene. Balena, a ennesima dimostrazione d'esse un grande gatto, s'è ripreso cola salute e ha rimesso su un poinino di grasso intorno  ale su ossa ottantaquattrenni. Salta ancora e riesce a fare la lotta cole du streghe che, in omaggio al gattarcato lo lasciano vincere anche co na zampata lo ruzzolerebbero facilmente giù dar letto. Ma d'un gatto che abbi ammazzato na gatta per ragioni similumane un ho ancora sentito dì. In casa è freddo ci s'hanno scarzi 14 gradi. La stufa s'accende solo la sera perché tutti i prezzi sono ale stelle e noi si cerca di contenere le spese visto che d'aumentà l'entrate un  c'è verzo. Per Natale un so se verranno Dino e Zanzara. Bobby di sicuro ariverà il 20. Forze in compagnia, perché pare che la coscia albionica abbia su di lui ancora un considerevole effetto. A me sarebbe piaciuto che avesse fatto coppia stabile cola tromba marina e m'avessero sfornato de bimbetti. Cor sangue di du genie di mare sarebban doventati come de personaggi di Salgari. E' andata differente ed è bene che ognuno di loro facci la su vita. Dani seguita a ciondolà qui a Venezia. E' na lavoratrice incredibile e oramai si accolla almeno il settanta per cento del lavoro dela barca. Holly infatti paga il rapporto col mare e la laguna co dolori diffusi che fanno pari coi mia. A volte li superano anche. Io male une starei ma ho le mani che un mi si chiudan guasi più e un posso fa forza co pollici nemmeno a bestemmià. Vedrò se sia il caso di fammeli taglià. Ma più avanti in primavera. Scrivo poco perché mi fa male anche règge r mausse e diteggià sula tastiera. In compenzo leggo parecchio e colgo l'occasione pe du recenzioni che Dani metterà in biblioteca di Esserino. Ho appena fenito l' ultimo romanzo di Marco Vichi che si chiama "Ombre" e qui anticipo quarcosina  dar sito dell' editore, invitandovi a questa interessante e avvincente lettura.

Il nuovo romanzo di Marco Vichi è anche una nuova, sorprendente avventura. Una storia che racconta come il passato non è qualcosa di immutabile e irrimediabilmente concluso, ma è anzi materia viva. Una dimensione in movimento, che chiede ancora di essere descritta, definita, capace ­com’è di ribaltarsi sul presente sgretolando convinzioni che si credevano immodificabili. A un tratto, nel modo più inatteso, tutto può cambiare: quando meno ce lo aspettiamo, una svolta improvvisa ci porta dove non avremmo mai immaginato di poterci spingere. È quello che accade a Luigi, un raffinato editore fiorentino, che un giorno si trova proprio in questa tempestosa situazione, carica di mistero. E diventa il primo attore di una trama che lo porterà sulle tracce di una donna mai dimenticata…



Anche se ero un affezionatissimo lettore delle avventure del su notissimo commissario Bordelli, grazie al quale Marco vinze anche il premio pel meglior nuarre italiano, devo dire che stavolta ha compiuto una operazione strutturale raffinatissima. Tanto di cappello!


Non è finita qui, leggendo il romanzo, come spesso accade con Vichi, ho trovato du riferimenti letterari che considero un regalo di Natale. Rammenta infatti Marco l'opera di Silvio D'Arzo, "Casa d'altri". Poi ci ricorda anche che esite un unico romanzo scritto da Cechov e che spicca tra la su sterminata produzione di racconti e opere teatrali. 

"Casa d'altri" l' ho prencipiato iersera e devo dire che mi sono stupito di come in settant'anni mi sia sfuggito questo autore. Del su "Casa d'altri", in particolare,  Montale ebbe a commentare "Un racconto perfetto". Boiadé non ne avevo mai avuto sentore. E di Cecovve, del quale conosco e ho letto parecchio non conoscevo affatto "Caccia Tragica". Non essendo presente in nessuna dele librerie virtuali cui beneficio, l'ho ordinato a 6 euro a na libreria d'usato. Stando a quanto ne dice Vichi dovrebbe esse n'altro bellissimo libro da lègge.

Basta pe oggi ho fenito.

Bon uicchende e bona settimana a tutti

Dante

domenica 3 dicembre 2023

fatevi i gatti vostri 2028 "Del Patriarcato"

Mi dà fastidio quando, nei salotti televisivi, sento gli ospiti pontificare su concetti dei quali, in realtà, ignorano storia, natura e struttura. Direi che ciò avviene democraticamente sia con rappresentanti della sinistra che della destra. Se i primi riescono a ricondurre alla responsabilità della Meloni anche il fatto di aver lo sciacquone del cesso che non scarica bene gli altri riescono a spiccare per povertà di argomenti e grave approssimazione nelle ricostruzioni storiche.

Si parla e straparla del patriarcato e mi è sovvenuto di un bell'articolo comparso,in tempi non sospetti, su un quotidiano che leggo spesso. Non temete non si tratta del Secolo né della carta da culo gravitante nell'area silviatica. Come vedete dall'intestazione apparve sul Manifesto.

Bona Domenica

Zanza

ndr Il testo per salvallo  l'avevo  ricopiato ma non avevo cambiato na virgola. eccolo qui sotto, bona lettura.





EXPRESS. LA RUBRICA CULTURALE CHE FA IL GIRO DEL MONDO. In "The Patriarchs" la giornalista scientifica Angela Saini va alle radici della questione, “mettendo in discussione l’idea secondo cui gli uomini comandano perché sono più forti, più intelligenti o più adatti a farlo”

Il patriarcato, un sistema fragile non perpetuo

Maria Teresa Carbone

Non succede spesso, ma ecco un libro che si avrebbe voglia di avere fra le mani, con la speranza di trovarlo all’altezza delle aspettative. Soprattutto, aggiungiamo, all’indomani dell’8 marzo, «festa» – fra mille virgolette – la cui stessa esistenza rivela quanta riflessione si debba ancora fare, tutte e tutti, sul rapporto tra donne e uomini nelle società contemporanee (al plurale, per forza di cose, e possibilmente senza che a nessuno venga in mente di avere la ricetta pronta).


Il titolo è The Patriarchs, «I patriarchi» (anche questo al plurale, e vedremo perché) ed è uscito per Penguin Random House in questi giorni. L’autrice, la giornalista scientifica Angela Saini – nome all’apparenza italiano, ma in realtà britannica adesso trapiantata negli Stati Uniti – aveva già affrontato un argomento contiguo in un saggio del 2017, Inferior: How Science Got Women Wrong and the New Research That’s Rewriting the Story, dove aveva approfondito gli effetti negativi del sessismo sulla ricerca scientifica passata e presente.


In questo nuovo saggio, però, Saini – che ha studiato ingegneria e scienze a Oxford e al King’s College di Londra – va alle radici della questione, «mettendo in discussione l’idea secondo cui gli uomini comandano perché sono più forti, più intelligenti o più adatti a farlo», come scrive sul Guardian Katy Guest, che al libro e alla sua autrice ha dedicato un lungo articolo. In realtà, è la stessa Saini a parlare, «le società matrilineari e matrilocali sono parte integrante del tessuto della storia e della società umana, non mondi rarissimi e insoliti in cui le leggi della natura sono state in qualche modo ribaltate».


Ma allora, si è chiesta la giornalista, perché le società dominate dagli uomini sono così comuni? Per rispondere, Saini ha studiato le nuove ricerche nel campo della genetica e i testi di archeologia, e ha girato mezzo mondo, visitando le rovine neolitiche di Çatalhöyük, in Turchia, e incontrando la comunità Khasi di Meghalaya, nell’India nordorientale e gli esponenti degli Onondaga, una delle cinque nazioni originali della Lega irochese, a Seneca Falls nello Stato di New York. In questo viaggio, scrive ancora Katy Guest, «ha trovato società antiche che contraddicevano le moderne idee binarie di genere; sistemi matrilineari che erano stati sovvertiti dal colonialismo; e regole patriarcali che venivano abolite in un attimo per capriccio dei governi».


A ogni tappa Saini ha avuto la conferma che l’idea di «un unico piano monolitico, cospirativo e globale di dominazione maschile che ha spazzato il mondo in modo molto omogeneo» andava quantomeno riveduta, e che in effetti siamo di fronte a «diversi patriarcati (ecco il motivo del plurale, ndr) che hanno assunto forme differenti a seconda dei tempi e dei luoghi». Insomma, «il patriarcato non è qualcosa che gli uomini hanno imposto alle donne in qualche momento della storia, ma un sistema fragile alla cui perpetuazione partecipiamo tutti ogni giorno». In altri termini, anche se in una prospettiva femminile può dar fastidio, il patriarcato «non è ‘loro’, ma ‘tutti noi’».


E a proposito di cose che possono infastidire, nell’intervista Saini sottolinea che per trovare una società che ha legiferato per l’uguaglianza fra donne e uomini non bisogna tornare alla preistoria, basta andare indietro di un secolo, all’Unione Sovietica – anche se, aggiunge, «questi diritti possono essere tolti con la stessa rapidità con cui sono stati conquistati», basti pensare ai «valori tradizionali» cui oggi inneggia Putin.


Eppure, sostiene l’autrice, lo sguardo proposto in The Patriarchs è ottimista, perché se non altro «dimostra che società più eque possono esistere e prosperare, nella storia e oggi».


Pubblicato 8 mesi fa

Edizione del 9 marzo 2023