Quando si affida la riflessione cotidiana a n'espressione che pole collocassi tra l'ermetico e r sintetico, è bene prende in considerazione de dettagli aggiuntivi. Lo sostiene Manuel Segato, presidente dela fondazione Mental Saws, che ha sede qui a Venezia a du passi dala Gugghenaimme. Ora non è che la chiosa di Segato c'illumini anche minimamente ma, come si sa le seghe mentali un fanno luce. Già al tempo di Pacinotti s'era capito che se al braccio d'un essere, impegnato in una pratica autoerotica, ci s'attaccava una dinamo si poteva produrre corrente. Ovviamente essendo il movimento ad anda e rianda quello che faceva girare la dinamo, resultava indifferente che la fonte d'energia provenisse da un omo o da na donna. Ne è palese dimostrazione il fatto che tutt'ora a Livorno quando si vede na donna tutta attopata che pare debba andà ar veglio ne di mezzanotte anche se so le sette di mattina, si commenta: "boia dé vella lì ha na voglia d'uccello che fa luce". Associando con ardito volo mentale: la carenza, r desiderio, r movimento che ne pole conzeguì, la dinamo di Pacinotti attaccata ar polso e finalmente il "fiatte luxxe" come disse allà un po di tempo fa. Ora co tutti si discorzi v'avrò confuso. Nvece partivo dall' assunto, tutto da dimostrare, che, certe volte, piccole arguizioni, scentifiche o meno, derivano dal prendere contatto cola semplicità. E qui vengo al richiamo dell'ovo. Sull' ovo di Colombo s'è detto che il navigatore genovese essendosi rotto le palle di vedello cascà dar tavolino ballonzolante dela su nave, n'abbi dato un corpetto. Stiacciandolo ala estremità inveriore e conzentendogli dopo di sta ritto ebbe fa la trovata che lo immortala più del terribile errore dela scoperta di quel postaccio di merda. N'una verzione più prosaica ma a parer mio più aderente ala realtà dovrebbe trattassi dela costatazione dì un bimbetto der Pontino che si chiamava Annibale Davini Diversi. Come avrete capito dar famili neim luilì che si colloca a pieno titolo nela serie de mi avi. Probabilmente era coevo di Cristoforo ma un mi resulta che si conoscessero. Anche perché i genovesi all' epoca stavano su coglioni a parecchi quantunque si riconoscesse loro il merito di avé rotto rculo ala repubblica marinara dela nostra acerrima nemica detta anche "merda". Dunque Annibale, non essendoci vaini pe giocattoli nela su famiglia, ne elefanti pe varcà l' Alpi, si dilettava nell'osservazione dell' animali. Aveva digià capito che r maiale trombava come e meglio di tanti umani e che r conogliolo trombava svertissimo ma poteva seguità anche tutto r giorno, a differenza di Ermete r su babbo. Aveva però ancora de dubbi su come nascessero i bimbi dell'animali. Aveva visto che la scrofa e la cagna partorivano più o meno come la su mamma quando aveva messo ar mondo Ofelia, quella caata nfame dela su sorellina. Coll' uccelli nvece grorava guasi tutto. La gallina faceva l' ovi, vesto era sicuro. Si capiva perché berciava come Germana, la zia di Francesco, quando tornava a casa r su marito dopo se mesi d'imbarco. Lui a sentì que verzi aveva chiesto lumi ala su mamma e lei n'aveva risposto: "Si vede che fa come la gallina".
"O come?" Ava nzistito lui.
"Boiadé quando la gallina apre r buo canta o meglio bercia perche si vede che ni tira la pelle".
"Ni tira la pelle?" Annibale era ancora ncredulo.
"Si la gallina e anco Germana so di pelle corta e quando gli s'apre r buo gli tira la pelle di tutto r corpo, di conzeguenza ni s'apre anche la bocca".
Se cola storia dele galline s'era dato na certa ragione, a dispetto de collegamenti poco logici dela su mamma, restavano tutti l'altri volatili che un riesciva a vedé perché facevano i nidi arti.
Finalmene na coppia di colombi decise di fa nasce su bimbi dentro ala grondaia d' un casotttino basso basso che srviva da cuccia a cani der su nonno. E lui vide l'ovo, piccino ma simile a quello dele galline. Andette dala mamma urlando: " E l'ho visto, l'ho visto bene è l' ovo di colombo!!" Ar che la mamma rispose:
"E va bene ma chetati che la gente ti piglia pe stùpito".
Ora se cola prima parte der titolo siamo riesciti a fa conti è d'uopo che si decritti anche la seconda.
E' n freddo cane in questi giorni a Venezia ma noi la stufa e s'accende solo la sera perché la legna va via che è un piacere e costa un sacco di soldi. Io mi scaldo movendomi e mettendomi addosso parecchia roba ma ci so de momenti in cui un po' di tepore mi ci vole armeno pe ripigliammi. Ricorderete che era ancora vivo Esserino e io avevo comprato a du sordi un caminetto a bioalcole che funzionava benone. L' unico problema è che era ngombrantello e a movelo nzù e ngù rompeva le palle, soprattutto a Holly che un gli sta mai bene niente di quello che fanno l'altri. Se poi a fa na cosa so io è anche peggio. Così pe une stalla a sentì avevo portato r caminetto ar mi camper levandolo da casa.
L'altro giorno, mentre ripulivo un po' il mi vecchio Forde, mi so messo anche a da na sistemata ar caminetto e mi so accorto che i du bruciatori che contengano il bioalcole venivano via dala loro sede sula base der camino. Non ci crederete ma un me n'ero mai avveduto prima. E' n vasetto di ferro co dentro na spugna ceramica che s'imbeve di bioarcole e dopo, na vorta accesa, brucia a lungo. Mi pareva l'ovo di Colombo. Mi so detto "Ora me lo porto a casa e gli costruisco intorno un caminettino piccino che non impicci". Nvece pela strada mente tornavo via in ciao, vicino a un cassonetto, m'è venuta n soccorzo Ida. Ida lo ricorderete, da noi, è na figura mitologica e rappresenta il n. 86 dela tombola livornese, cola dizione "Ha caato Ida". Tale espressione s'usa anche allorché ci si trovi in una situazione co de miasmi o dei gassi mefitici in aria che portano subito il livornese docche a esclamare: "Boia dé ha caato Ida". Il vaso era rotto in due come la giara delo zi Dima di pirandelliana memoria. Ma era bello e m' ha fatto venire in mente un vecchio vaso da notte presente in casa dela mi zia, che un si chiamava Ida ma Idea perché come vole la tradizione dela nostra famiglia era nata anarchica da anarchici.
Così a casa l'ho raccomodato cor mastice. Poi ho messo l'alcole nel bruciatorino e il tutto dentro ar vaso. In fondo un ho inventato un cazzo ma funziona benone e in pochi menuti la mi postazione ar piccì è passata da 14 gradi a 19. Ovvio si tratta di un calore circoscritto all'area vicina ma a tenello tra piedi mentre si scrive è davvero un piacere.
E co questo pe oggi è tutto
Un abbraccione a tutti quelli che ancora hanno la pazienza di leggici
Dante
Ecco il primo graditissimo dono natalizio. Dante ci "dona" qualcosa di suo o meglio crea, qualcosa di suo per offrirlo alla nostra lettura. Un vero e proprio scherzo letterario che non ha nulla da invidiare a blasonati pezzi a firma di Umberto Eco o Raymond Queneau. Dante immagina il nulla, non a caso fa riferimento a una fantomatica fondazione diretta dall'esimio cultore del vacuo, Manuel Segato. Operazione divertente ma accessibile a chi di penna si diletti. Poi riempie il nulla e tira in ballo persino il buon Antonio Pacinotti. Quando ormai è giunto alla saturazione dimostrativa svuota il cappello del prestigiatore e ci mostra ancora il vuoto che solo l'arguzia e l'innocenza di Annibale sapranno riempire con una prestigiosa ovvietà. Fine dell'esercizio? Nemmeno per sogno! Adesso serve dimostrare che dal sogno e dalla fantasia scaturisce qualcosa di tangibile: il vaso di Ida. Seguo Dante da circa 17 anni, facesse lo scrittore o l'umorista di mestiere sarebbe tra i primissimi in Italia e anche nel mondo ma a Dante questo non interessa: "ne per laude o vil pecunia inchinarmi io podria, sono i suoni del mio verso il poder dell'alma mia"
RispondiEliminaBuona Domenica a tutti.
Giovanni e Maria Anna Martinelli
Manca un accento, leggasi: né nel mio ultimo virgolettato. giemme
RispondiEliminaDavvero un divertentissimo esercizio, con arguzie e verità al suo interno e anche una realizzazione semplicissima ma assai efficiente. Congratulations
RispondiEliminaEliana
Durante questo 23 Dante ha scritto un po' meno del suo solito ma quando lo ha fatto ha confermato la sua maestria ed anzi in qualche passo ha superato i suoi migliori traguardi.
RispondiEliminaCarinissimo il focolare.
Baci Patty