sabato 27 gennaio 2024

fatevi i gatti vostri n. 2036 "Il sogno e la fantasia"

 

S'era ale medie, io el Ciampino. Di banco nzieme al poro Barabba che ci ha lasciati quarche anno fa.

All'epoca i nostri banchi erano come dei tavoloni a tre posti. Col ripiano di masonite di sopra e, al di sotto,  un'apertura rettangolare come quelle che, usualmente, ospitano i cassetti. Il cassetto un c'era e ner vòto  si riponevano la cartella o i libri. 

L'ora era quella d'italiano e la proffe una dele tante Concette arrivate dal sudde. Cola laurea presa di fesco e il vigore dela giovinezza indosso. Siccome a me e a parecchi altri pareva dimorto brava, si doveva esse laureata e senza perde tempo e poteva avé, ar massimo, 23 o 24 anni. Faceva il su onesto lavoro con amore e, a sentilla ragionà, pareva di sinistra. Ma noi s'era attratti da tutt'altro. No tanto alta ma di proporzioni gradevoli Tina, come la si chiamava noi, portava a spasso uno di que sederi.... Uno di que sederi,dico, che avrebbero fatto bella mostra anche in uno di quei giornalini erotici ne quali investivamo bona parte dela nostra paghetta.  Tina seguitò a dindellacci quer monumento davanti all'occhi fin quando terminata la terza media e vistici tutti promossi, anche quelli duri come r marmo, ci abbracciò uno per uno dicendoci commossa: "Siete stati la mia prima classe. Mi mancherete....tanto...davvero. Non vi dimenticherò mai". L'anno dopo si sposò, si trasferì a Viareggio, fece du bimbi e ingrassò felicemente tra le noie e le gioie della scuola e del matrimonio. Fine verzo i trentanni nostri, a me e ar Ciampi ci capitava di vedella ed eran sempre incontri caratterizzati da bei ricordi e rievocazioni di quella magica stagione compresa tra r sessantacinque er sessantotto. Poi ci si perze di vista.

La incontrai na diecina d'anni fa e ci si riconobbe al volo. Credo oramai  sfiorasse il quintale e io avevo già la barba bianca. Dino m'ha detto che è morta quest'estate, ala soglia degli ottant'anni. L'hanno trovata a sedé, cor un cornetto gelato che gli era  appena cascato di mano. Un colpo. Come la mi povera mamma, solo che lei il gelato era riescita a fenillo. Pare che la morte, cui non manca il senso di compassione, riservi sto trattamento ale persone bone e le stecchisca cosi', come fa r veterinario quando ti dice che r tu animale cor una  punturina smetterà subito di patì.



Come sempre l'ho pigliata ala larga. M'è venuto ammente di Tina perché penzavo a un tema che lei ci assegnò in seconda media. Diceva "immagina  una vita eterna, dopo quella terrena. Come sarebbe la tua?" 

Era un temone e perfino Don Luigi, quando gli si fece leggere r titolo, scosse r capo dubbioso ma non mosse alcuna critica a quell'esposto. 

Il Ciampi nelo svorgimento, argomentò ala su maniera dissacrante "Io a quell' epoca sarò morto e pertanto un me ne fregherà un cazzo di queste riflessioni. Dato, però, che il tema prevede che anche dopo la morte seguiti ad esseci quarcosa, vorrei:  na poltrona, un pacchetto di sigarette, vanno bene anche le nazionali, una chitarra e nessuno dintorno che mi rompa coglioni.

Io scrissi: Mi vedo vecchio d'aspetto ma in bona salute, con qualche acciacco ma non troppi, col volto rugoso ma ancora piacevole e una folta barba bianca, vivo dentro una grandissima biblioteca cola mi amatissima gattina che  (avevo avuto fin dalla culla una micina di nome Tigretta) e leggo, leggo tanto senza mai stancammi.

Il mio tema le piacque molto e forse ciò, per il tempo a venire, mi fece sentire obbligato   a mantenere quell'otto bello rotondo che Tina aveva apposto sul mi foglio protocollo.

E poi c'è stato r sogno dell'altra notte

Ero morto, di questo so sicuro. Perché caminavo nzieme a Esserino e mi facevano  male le gambe da stiantà. Ma lui mi diceva "siamo guasi arivati, non mollare. Ora ti faccio vedé in un posto fantastico".

A un certo punto siamo arrivati davanti a un uscio, Esserino ha ganulato e l'uscio s'è aperto.

Immetteva in un corridoio stretto e lungo che abbiamo percorso nzieme. Ala fine un altra porta e, varcatala, davanti ai miei occhi è apparza la meraviglia dele meraviglie.

Boia dé, la biblioteca de mi sogni! In tutta onestà l'avevo vista in fotografia, alcuni giorni prima, mi pare su Repubblica che, definendola la biblioteca più bella del mondo, aggiungeva anche: Svelato il mistero della foto rilanciata su Twitter anche da Don Winslow. Non è di Umberto Eco e non si trova nemmeno in Italia, anzi non esiste più ma apparteneva a un professore di Baltimora: Richard Macksey

"O te come l' hai scovata?" n ho chiesto ar gatto.

"Non l' ho scovata mi è stata donata". 

"E da chie?" 

"Un giorno ero vicino a un muro che pisciavo e un signore americano ha detto: 'guarda che bella gattina'.

Io gli ho risposto, in perfetto inglese oxfordiano, che non ero una gattina ma un superbo esemplare di gatto maschio italiano e che normalmente le gattine si accucciano e i maschi, nvece, pisciano contro una superficie verticale. 

Stupito più per il mio inglese che per aver incontrato un gatto parlante e dotto in zoologia ha cominciato a chiedermi su come avessi acquisito una così perfetta pronuncia. Ovviamente gli ho citato libri e dizionari sui quali avevo studiato, senza trascurare note a pie di pagina e bibliografie. Gli ho parlato di te e di come non sia mai passato un giorno della mia vita terrena senza che io ti stessi accanto seduto sulla macchina da scrivere. Postazione dala quale  osservavo quanto scrivevi al piccì mentre  aspettavo che ti addormentassi per  divorare i tuoi libri. Allora lui ha tirato fuori una foto e mi ha mostrato questa biblioteca. Quando gli ho chiesto dove fosse mi ha risposto: 'Era la mia e si trovava a Baltimora ma purtroppo non esiste più.' 

Se vuoi qui può esistere gli ho risposto. Tutto può esistere nel regno eterno del Gatto Eterno. 

Lui, poveretto, pensava di essere nel paradiso degli uomini e non si era reso conto di avere sbagliato strada.

'Ma come si spiega questo?' mi domandava tra l' incredulo e lo stupito. Io paziente gli illustravo che il paradiso è tutto uno ma ha varie aree: c'è quella degli uomini, quella dei gatti, quella dei cani e anche quella delle balene che, ovviamente è piena di acqua di mare. Ogni abitante di un paradiso può passare nelle altre zone e se vuole può anche restarci. Per fortuna in paradiso non ci sono limitazioni alla libertà. Il signore era commosso e mi ha detto che mi avrebbe volentieri donato i suoi libri se avesse potuto.

L'ho ringraziato per il pensiero e poi l'ho accompagnato al sentiero che porta all'area umana. 

Ed eccoci a questa libreria. Lascia che ti spieghi come è diventata mia.  Il giorno dopo ho trovat, vivino alla mia cuccia, un messaggio del Gatto Eterno che diceva: 'Il prof. Richard Macksey, transitando per i miei prati, nel suo cammino verso il paradiso degli uomini, ha espresso questo  desiderio con piena serenità e totale disponibilità del suo cuore. Pertanto da oggi tu sei il proprietario della sua liberia. Mao! firmato Il Gatto Eterno Signore dei Prati Eterni di sé medesimo. Lì per lì, per lo stile autorevole e autoreferenziale ho pensato che m'avesse fatto uno scherzo mio fratello  Balena. Poi mi sono reso conto che era tutto vero: la biblioteca ora è mia e anche tua se lo vuoi, ovviamente."

Mi sono seduto, Esserino è salito sulle mie gambe, stavo bene c'era caldo, il paralume emanava la luce giusta, ho allungato una mano e aperto il primo libro che ho trovato, era di William Saroyan "Che ve ne sembra dell' America?"

L'avevo letto tanti anni fa, un bel libro.

Poi Cice ed Emma, lottando sul letto, mi hanno svegliato e sono tornato al presente.

Ma dentro di me so che la biblioteca del sogno c'è, ed Esserino ne è il proprietario. So che  posso tornarci quando voglio e anche voi se volete potete entrarci sedervi e leggere. Basta solo chidere gli occhi e viaggiare  con il sogno e la fantasia.  Già il sogno e la fantasia, sono sicuro che ce li avete, perché senza il sogno e la fantasia questa quaggiù sarebbe una gran vita di merda.


Bon fine settimana a tutti 
Dante

domenica 21 gennaio 2024

fatevi i gatti vostri n. 2035 Chi l'ha vista?

No stavorta un si tratta d'una filosofa. 

Non ho titolato così tanto pe dà un colpo all' omini e uno ale donne e fa il pari col poste su Feyerabend dela volta scorsa. Poste che nvero mi pare abbi destato entusiasmi come un giorno di lavoro dopo na settimana senza riposo. 

La scomparza è Dani che, dopo le feste, è partita pe Livorno co Zanza e dall'urtima chiamata ala su zia pare abbi detto che ha ntenzione di fermassì lì pe diverzo tempo.

Io lo so da un bel pezzo che a Livorno ci si sta meglio che qui. Soprattutto per quanto riguarda i rapporti umani direi che ci sia na discreta differenza.

Ora ntendiamoci, unè che a Livorno un ci sian de pezzi di merda da esportazione. Ci se n'anno e belli grossi. Tarmente grossi che le su mamme caminano ancora  a cianche large pe lo sforzo di 'ulo ner mettili ar mondo. 

La differenza però une sta ner numero deli stronzi presenti nell'aria geografica in esame. Risiede piuttosto nei modi di fà dele perzone normali. Che voglio dì? Facciamo n esempio: a Livorno quando uno entra al barre prencipia a chiaccherà di già da fori dela porta. Dele vorte se uno ha dell' amici dentro, ora che è nverno e la porta der plateatico è chiusa, prencipia da lì a fa ll'ordinazzione. Co vece stentorea bercia:

"Zanzina dagli beve a codeste merde costì, e per me un caffè ala Nado. pago io".

Il caffè ala  Nado è un classico caffè ala livornese. Fatto seguendo le canoniche ndicazzioni che io stesso messi in uno de nostri primi poste. A que tempi s'era ancora su Splinder e molti de nostri nterventi rotavano su ricette labroniche e veneziane.  Ora se un livornese chiedesse un caffè ala livornese la cosa resulterebbe guasi mpropria. Cosi pe distinguilo dar caffè normale o dar corretto quando si vole questo meraviglioso classico, lo si etichetta cor una nverniciatura particolare. Pole esse il nome del barre o anche quarcosa di scherzoso tipo scardabudella, scacciadiaccio  e perzino caffè stanicce con ovvio riferimento ala benzina dela raffineria che ci ingolla i pormoni e via discorrendo

A Venezia tutta nantra roba: uno entra e l bongiorno gli sorte come un rantolo di bocca. Se e quando gli sorte. Più spesso bastan du monosillabi pe l'ordinazione

bianco

coretto

coretto graspa.

Fine 

Un si sa mai avessero a piglià l'ernia ala lingua. Sempre seri, sempre preoccupati sempre ncazzati pe que malidetti schei che anche quando ce l'hanno un bastano mai.

Poi se ce na cameriera guardabile, a Livorno si forma come no sciame di mosche su na.... no un lo dico  su cosa...un abbiate a rigettà. Ma nzomma è difficile che un dican quarcosa di scherzoso tipo:

"Boia dé che mongolfiere Zanzina o che hai mangiato i fagioli coll' occhio?"

E qui se un s'è labronici è difficile agguantalla.

Ale mongolfiere ci pole arrivà. Sono le poppe che Nara quando gnen'ha fatte a Zanzina un'ha voluto esse migranosa. Ma fagioli?

Ora se vi ricordate la storia di Beppe del Rombo arriverete subito a capi che i fagioli producano na quantità di gasse mbarazzante. Quelli coll'occhio,poi, resultano esse tra i più venefici grazie miasmi mefitici che producanon corpo.

Però credetimi,  a penzà che r gasse girando pel corpo arrivi a gonfià quelle du mongorfiere sotto la bazza,  prencipia ad esse na crittografia verbale così oscura che a cercà di risolvila farebbe girà coglioni anche all'eredi di Bartezzaghi.

Qui no. Qui vedano na bella figliola e si mettano appoggiati ar banco n una posa tra la sofferenza e quella d'uno nginocchiato ar confessionale che per di più gli scappa anche da caà  d'urgenza.

Di rado dican du parole n croce. Se la tipa gli garba davvero seguitano a ordinà bicchieri di vino o sprizze. Forze penzando che una gliela possa  dà perché hanno bevuto 5 o 6 vorte.

Comunque  un se la piglino i mi vicini di casa. Un so tutti così. La maggior parte forze ma quarcheduno è ameno anche qui.


Pe quanto attiene ala mi nipote bisogna riconosce che Dani ama la su città. La decanta in mille modi. Io so d'accordo con lei perché penzo che ner mondo ntero na meraviglia come questa un esista.

Però quando c'è da vivici  r discorzo cambia. A sentì  leilì e s'è trovata meglio da quarsiasi parte ner mondo sia stata, pe avventuura o pe lavoro. Ne è riprova r fatto che andette n Australia e si trovò subito un bel torzolotto di ragazzo. A ragionacci colluilì era difficile ma a guardallo faceva la su figura e a sentì l'indiscrezzioni di Zanzina e dele su amiche, anche a montacci sopra. Poi n Inghilterra aveva trovato r medico che ancora la sogna. Evanne mi pare si chiamasse. Lui l'ho conosciuto e un era per niente male e cantava e sonava benino la chitarra. Pe esse ngrese era n'affarone. Quando  andettero n campeggio n Corzica, lei e Zanza anche li fecero amicizia, di coscia, co du tedeschi. Nzomma proprio rincoglionita unnè ma qui un batte chiodo. Lavora cola su zia poi va a letto, poi legge. poi rivà a letto. poi rivà al lavoro. Ora dico: sta vita la posso fa io che ho settant'anni, mica lei che è giovane.

Co Zanza nvece  si divertano e poi ci so sempre Samatta e le Trombanti, sonano, cantano nzomma stanno bene nzieme e  allora in nome dela giovinezza e del diritto a godessela, in barca co Holly ci so tornato io. So meno svelto dela mi nipote  a fa le conzegne ma quelle ce le dividiamo e poi non essendo io a casa ad aspettà Holly e Dani, quarche vorta, se a me e a Holly  ci viene fame, ci si concede di mangià fori, come i signori. Ovviamnte le trattorie ala nostra portata so quelle cola panca in comune e sia l prezzo che r menù so fissi e di solito l'ammazzacaffè è gratisse. Qui ci siamo stati ierzera, come vedete i tavolini so appiccicati e quando si mangia ci si dà di gomito l'uno coll'altro. Ma si mangia bene, si spende il giustissimo e lo spettacolo fori dell'uscio è questo







Piccolissime gioie dela vita ma bisogna sapelle coglie perché so pochine e mi pare a me che si diradino via via che r tempo passa.


E pe sta domenica  avrei fenito

Vi auguro na bona settimana a tutti


Dante

domenica 14 gennaio 2024

fatevi i gatti vostri n.2034 "Chi l'ha visto?"

Oggi mi voglio dilettare con un giochino per il cui titolo mi ispiro al notissimo "Chi l' ha visto" televisivo. Qui a dire il vero non si tratta di avello visto e nemmeno di "averlo toccato" come suggerirebbero subito le male lingue del Bar Nado con intenti ovviamente allusivi. Sarebbe giusto dire "chi lo conosce?" o "chi l'ha letto?"

Nzomma, facciamola breve. Ieri ricorrevano cent'anni dala nascita di un gigante del penziero filosofico e non solo. Io prencipiai a nteressammi ale su opera quando avevo na ventina  d'anni o poco più. Il libro si chiamava "Contro il Metodo"  e ne rimasi folgorato. Secondo me sebbene gli estimatori un manchino meriterebbe tanto ma tanto di più. 

Parlo di  quest'omo che qui


Un cranio meraviglioso come si direbbe a Livorno o più semplicemente "na chiorba di nulla!" (A naso mi par di ricordammi che tale figura retorica appartenza ala famiglia dell' iperboli ma se ho detto na cazzata chi ne sa più di me mi corregga pure che un me la piglio a male)

La biografia compare su biografie online.it (io un sarei stato ingrado di tratteggiare in breve tutto ciò) si tratta di un eccellente sito che vi invito a seguire non chiedano soldi e ci scrivano persone di indubbia competenza.

Paul K. Feyerabend  (il nome si legge PAUL FAIARABEND cos' come l'ho scritto o quanto meno se lo leggete così, a nche se la pronuncia uné perfettissima un fate la figura di un sapé neppure che è austriaco). 

I su libri si trovan guasi tutti in commercio e piuttosto a bon prezzo. Diverza roba anche sui siti di usato. Uno l'ho pigliato recentemente lì. Purtroppo dei più manca la verzione ibukke per chi addopra kindle, kobo o attrezzi simili. Io nela mi biblioteca ne avevo diverzi e ne ho fatto dono ala fondazione Esserino. Tanto oramai di tempo pe lègge me ne resta pochino e cola regressione senile invece di tuffammi nela filosofia, so tornato a fumetti: Diabolik, Satanik, Kriminal, Alan Forde e quando voglio ripenzà a quarche nquietante fantasia giovanile, sfoglio anche Isabella duchessa de diavoli. Se un sete tanto giovani ve ne dovreste ricordà. 

Ovviamente i libri dela fondazione di Esserino gatto sò a disposizzione di tutti l' amici che hanno tempo e voglia di passà a Venezia a visitare li spazi e li scaffali del mitico gatto lettore. Mi raccomando un vi dimenticate la tessera perché se un ci sono io o quarcheduno che vi conosce di viso vi lasciano fòri a diaccià.

Bona Domenica

Dante

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Filosofo della scienza tra i più noti del mondo, Feyerabend è diventato celeberrimo per

il suo cosiddetto "anarchismo metodologico". Nato a Vienna il 13 gennaio 1924, dopo

aver conseguito il dottorato presso l'università della sua città si dedica alla fisica e

all'astronomia diventando un membro fondatore del Circolo Kraft, diretto da Victor

Kraft, già membro del Circolo di Vienna.

In seguito Feyerabend si trasferisce prima in Inghilterra, dove alla London School of

Economics segue i corsi di Karl Popper e, in seguito, negli Stati Uniti, dove insegna

filosofia all'università californiana di Berkeley .

Inizialmente si è occupato di problemi concernenti alcuni settori scientifici particolari,

come la microfisica, e soprattutto di questioni generali sulla metodologia della scienza

e la posizione di quest'ultima rispetto alle altre branche della cultura.

Dopo aver sviluppato una critica serrata della cosiddetta concezione ortodossa della

spiegazione scientifica (quella elaborata soprattutto da E. Nagel e C.G. Hempel)

mediante l'approfondimento di alcune idee già presenti in Karl Popper, Feyerabend ha

scritto una serie di saggi (il più famoso dei quali è l'iconoclasta "Contro il metodo")

volti a criticare le principali interpretazioni odierne della metodologia scientifica,

giungendo anzi ad affermare, sulla base di considerazioni insieme storiche ed

epistemologiche, l'inadeguatezza e l'insostenibilità di qualunque teoria del metodo che

voglia costringere i tipi di comportamento e di scelte scientificamente accettabili entro

un certo numero di norme più o meno rigide.

Secondo Feyerabend quando adottiamo una teoria per spiegare un fatto, il fatto stesso

si presenta diversamente una volta che è stato spiegato per mezzo della teoria. In altre

parole i fatti dipendono dalle teorie da cui sono spiegati; non è dunque in alcun modo

possibile mettere a confronto assunti teorici ed evidenze fattuali.

Per Feyerabend è necessario riconoscere che la scienza ha bisogno e fa uso di una

pluralità di standard e che gli scienziati lavorano meglio se sono al di fuori di ogni

autorità, compresa l'autorità della ragione. È questo, in sostanza, il suo tanto discusso

"anarchismo metodologico", una visione del mondo e della scienza secondo la quale

non vi sono, appunto, regole del metodo che nella storia della scienza non siano state,

di fatto, più o meno consapevolmente violate. Ma la cosa importante per Feyerabend è

che senza tali violazioni non sarebbe stata possibile la crescita della conoscenza

scientifica.

L'anarchismo metodologico del pensatore viennese porta così a conseguenze estreme.

Dalla scienza viene eliminata la razionalità stessa ed essa viene assimilata ad una

qualsiasi altra dimensione dello spirito (arte, religione, poesia, magia). A suo parere,

tanto per citare un esempio storico, non si ha progresso con il passaggio tra la teoria

tolemaica e quella copernicana.

Egli è addirittura più radicale rispetto ai celebri approdi di Kuhn, il quale era convinto

che fosse una forma di "fede", inizialmente, a far procedere la ricerca poichè in un

primo momento un nuovo paradigma scientifico non appare così preciso rispetto al

precedente, non ha basi così stabili.

Feyerabend invece sostiene che anche la nozione di progresso scientifico all'interno di

un paradigma è pura illusione. A suo avviso, la stessa esistenza di un metodo che

contenga principi fermi, immutabili e assolutamente vincolanti come guida nell'attività

scientifica è un artificio che non ha nulla a che fare con la concreta storia della scienza.

Egli giunge così non solo a sostenere la pari dignità delle differenti tradizioni all'interno

della scienza, ma anche a negare la superiorità della conoscenza scientifica rispetto ad

altre forme di sapere, dall'arte all'astrologia.

Nemico delle astrazioni, ossia dei processi astrattivi tipici della scienza o della filosofia

(che Feyerabend giudica un complicato processo attraverso cui si tolgono alcune

proprietà ad un oggetto e se aggiungono altre, perdendo il contatto con la realtà delle

cose), Feyerabend sostiene che "se ci troviamo all'interno della tradizione occidentale,

selezioneremo l'informazione scientifica, ma come risultato di un atto di scelta. Ora, il

fatto che qui sia implicato un atto di scelta, il fatto che si traggano risultati dalle scienze

piuttosto che da qualche altra cosa, viene mascherato dal modo in cui gli scienziati

presentano i loro risultati. Non solo gli scienziati ma anche i loro rappresentanti in aree

culturali più vaste: filosofi, giornalisti, e così via. Costoro dicono: 'Noi non solo

offriamo informazione, diciamo anche che cosa è reale.' Il loro assunto di base è che c'è

una realtà che esiste indipendentemente dalla ricerca scientifica, è che gli scienziati - o

le persone che usano l'astrazione - hanno trovato il modo giusto di descrivere la realtà,

e che perciò quell'informazione deve essere presa in considerazione perché in fin dei

conti noi siamo parte della realtà, viviamo nella realtà, e quindi dovremmo conoscerla.

Senonché questa inferenza è del tutto ingiustificata: abbiamo, certo, informazioni che ci

aiutano dal punto di vista pratico, ma da questo non consegue che l' informazione sia

vera in senso assoluto.

Molte vecchie teorie conservano la loro utilità; per esempio, se lo scopo è di effettuare

previsioni approssimative, è possibile usare la vecchia idea che la terra sta ferma e che

tutti i pianeti le girano attorno in epicicli - se si scelgono le condizioni iniziali giuste,

questa idea darà i suoi frutti. Oggi abbiamo la fisica delle particelle elementari, e anche,

in generale, la teoria quantistica. Ma se non vogliamo sapere nulla delle particelle

elementari o della chimica, o delle proprietà fisiche delle sfere, e così via, possiamo

usare la vecchia meccanica. Perciò, il fatto che qualcosa sia utile non significa che sia

anche vera e che abbia a che vedere con la Realtà; e il fatto di trovare qualcosa

attraverso l'astrazione non significa che quel che si è trovato stesse là, nel mondo,

prima che si cominciasse a fare astrazioni".

Denunciando lo strapotere della scienza nel mondo d'oggi e battendosi per un

ridimensionamento del suo peso teorico e sociale Feyerabend dichiara che "essa è solo

uno dei molti strumenti inventati dall'uomo per far fronte al suo ambiente e che, al di là

della scienza, esistono miti, esistono dogmi della teologia, esiste la metafisica, e ci sono

molti altri modi di costruire una concezione del mondo. È chiaro che uno scambio

fecondo fra la scienza e tali concezioni del mondo 'non scientifiche' avrà bisogno

dell'anarchismo ancora più di quanto ne avrà bisogno la scienza. L'anarchismo è quindi

non soltanto possibile, ma necessario tanto per il progresso interno della scienza quanto

per lo sviluppo della nostra cultura nel suo complesso".

Uomo dai vastissimi interessi e dalla personalità passionale e polemica, dotato di

un'umanità straordinaria ed intensa come raramente capita di incontrare fra gli

intellettuali di professione, negli anni '60 fu inevitabilmente coinvolto nel movimento

di protesta degli studenti e s'interessò alla cosiddetta società alternativa ed alle idee di

culture e razze non europee; nello stesso tempo cominciò a riesaminare la scuola di

pittura dadaista ed il teatro dell'assurdo.

Paul K. Feyerabend, dopo aver vinto l'importante premio Fregene nel 1990, è deceduto

nella sua casa viennese il giorno 11 febbraio 1994.

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Opere Principali:

Problemi dell'empirismo, I (1965); II (1969)

Contro il metodo (1975)

La scienza in una società libera (1978)

Addio alla ragione (1990)

La maggior parte degli articoli sono raccolti nei due volumi dei Philosophical Papers

(1981)

Paul K. Feyerabend, la biografia – Leggi altre informazioni e visualizza le fotografie sul sito: 

sabato 6 gennaio 2024

fatevi i gatti vostri 2033: "Befane a scerta"

 

Siccome oggi è la Befana c'erano i mi nipotini ad aspettà la carza. Incaricato di fa un sorteggio tra du carze guasi identiche ho penzato di osservà r diritto di primogenitura. Così ho mostrato i due pugni chiusi al maggiore e n'ho chiesto 

"Voi la Befana di sinistra o quella di destra?" 

"Quella di sinistra" m'ha detto lui  con grande disppunto der su babbo. 

Io ho aperto r pugno mostrandogli la figurina qui sotto. Boiadé ha mandato un bercio che pareva gl' avessero tagliato r gigi cole forbici. "Non la voglio! Non la voglio" strillava. Anche quando Holly n'ha spiegato che la figurina rimandava a una calza bella piena attaccata ar camino ha seguitato nel su rifiuto.


(l'immagine qui sopra è apparsa su "Il Trentino Nuovo)

Quello più piccino, che però è vispo ner moto e nell'arguzia, ha detto allora: 

"Voio la mia" 

e quando gli ho detto: 

"la tua è quella di destra dato che tuo fratello aveva scelto quella di sinistra",  

luilì, ossequioso ne confronti di questa salomonica distribuzione, ha chiosato: 

"dettra dettra è la mia di me" e io, allora, ho aperto il pugno destro mostrandogli la figurina qui sotto.




Non ha avuto la medesima reazione del fratello. E' rimasto come paralizzato, coll'occhi sgranati come se avesse visto la strega di Arri Potte. Poi, subitaneo, s'è sentito quell'olezzo di popò che a Livorno di solito si battezza colla arcinota frase: "Vai! Ha caato Ida". Tradizionale commento che si leva allorché quarcheduno scurreggia, ammorbando l'aria, e poi fa finta di niente. In effetti il valoroso pargolo se l'era fatta addosso. Un so se pe la paura o pe un moto involontario dele budella che taluni dicano essere sensibili alla vista di qualcosa di perturbante.

Noi come sempre s'è mangiato. Zanza è ancora qui e partirà l' 8 nzieme a Dani che va a dagli mano al barre pe na settimanetta mentre io e Bobby che ha ferie fino al 20 si darà na zampa ala su zia, n barca. Dino seguendo lo stomachevole canovaccio di ogni anno ha finto di resistere ale profferte di Costanza ma poi s'è levato dai coglioni ala volta dela Confederazione Elvetica, indove è probabile sverni o si trattenga armeno fino ala famosa primavera a mare che a Livorno se ci dice bene ariva ntorno ala metà di febbraio.

Mi pare d'avevvi detto tutto e un mi resta che auguyravvi na Befana m poino meglio di velle che ho preparato a bimbi

Dante


lunedì 1 gennaio 2024

fatevi i gatti vostri 2032 "auguri trapelanti"




La notte coi botti è ormai terminata,

nessuna paura e grande mangiata!

Sul letto di mamma ora dormo beato, 

le micie al mio fianco la pancia ben piena

Buon Anno Gattato

dal Gatto Balena

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Con Emma e Balena 

io dormo felice, 

ho la pancia piena

auguri da Cice

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Mi scaldo la pancia davvero assai piena 

sul letto di mamma con Cice e Balena

vi auguro un anno brillante qual gemma 

a tutti i lettori  gli auguri di Emma.

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E naturalmente quelli di:

Holly, Dante, Bobby, Dani, Zanza, Dino, Costanza (tutti qui a Venezia) e delle forze resistenti restate in trincea a Livorno.