domenica 29 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri 2023 Mai dire "c'entra....."

Prencipiamo colla mascherina

l'ho trovata rotta per terra, vicino a n cassonetto. Porina! Gli mancava guasi mezza faccia. Se ne dovevan esse disfatti. Io, però, un la potevo lascià lì. Tra l puzzo di piscia de cani, le bottiglie di birra de briachi e l'avanzi di cibo bengalese che completavano, pel mi stomaco,  l'opera prencipiata dar cane. L'ho raccattata e portata a casa nostra.  Dapprima glielo volevo rifare di cartapesta, r viso. Poi, la medesima sera, a cena, Holly ha fatto la pizza con sopra le rondelle di galbanino. Sapete quer formaggio cilindrico che sembra una salame? Un credo che come cacio abbi grossi pregi o qualità. Fonde bene però.  Quando vole risparmiare il forno Holly coce la pizza su una padellona. D'inverno la fa cola stufa a legna ma, co sta stagione stramba, ancora un s'è accesa. In padella, sur gasse, se ci si mette sopra quarcosa che fonda bene è na pacchia. Mi direte "Ocché c'entra la pizza di Holly cola mascherina?" "C'entra c'enrta avoglia te  se c'entra!" vi dico io. Egualmente a come disse la moglie di   Bachino a luilì che berciava "un mi ci pole entrà tutto!" . Era secco come un chiodo bachino, tanto che la su ombra quando caminava appariva come na riga, dritta e fina. Lei  gli  stava facendo cinque litri di clistere coll'imbuto. Quel pover'omo, difatti, un andava di corpo da 3 settimane. "O che c'entra - mi domanderete ancora voi, guasi seccati pe queste digressioni- ocché c'entra l'intestino di Bachino cola mascherina?". Ve lo dico io che  c'entra, "Avoglia se c'entra!". Come disse vella pisana, che s'era messa a sedé senza mutande sopra n cocomero. Lo disse a le su amiche. Lorolì, diffidenti, scotevano la testa mormorando dubbiose: 

ncetriolo sì....'no zucchino anche... na melanzana è da perverze ma ci pole sta.

Ma n cocomero via  unné propio possibile! 

Nzomma avrete capito che a Livorno "c'entra" un si pol dì. Perché la pronuncia di siffatta espressione apre tutta na serie di rimandi. Variazioni  che prencipiano ora e potrebbero fenì domani o anche dopo. Ugualmente bisogna sta attenti a pronunciare parole che feniscano cola vocale "à" accentata.  Forniscano, infatti, rima facile anche pei non avvezzi al verzo. Ancorchè dilettanti in poesia sti emuli di Dante (no io quello che si lavava in Arno) si trovano nfatti  a disposizzione na chiusa rimata precostituita. Basta metttila in fondo  a na quarsiasi frase ir cui finale  sarà: 'r tegame di tuma" o anche "r budello di tumà" per chi amasse le variazioni.

Tanto pe favvi n'esempio:  N'estracomunitario  fori dal supermercato, avendo appreso i primi rudimenti d'taliano, in area labronica, chiede " Dai tu me varche (qualche) vaino (quattrino, soldo) pe mangià?" Ovvio che da un sarviniano o da n meloniano (e ce ne so parecchi oramai anche qui) si sentirà rispondere "domandalo ar tegame di tumà". Se poi l'interrogato fosse di bon cuore e magari di sinistra, a Livorno ne gira ancora quarcheduno, questi  tirerà fori di tasca  du monetine.  Ma non si esimerà quando il moro gli dice " pe mangià" dal rispondegli scherzosamente in rima  "tieni  per  te e  per  budello di tumà. Addì la verità ogni frase che fenisce cola "à" accentata si presta anche ala rima  co "allà".  i  fanze di quest'urtimo però so permalosi da morì. Si corre il rischio di scatenà nantra guerra. E allora atteniamoci ala tradizione. Quindi "c'entra" è meglio un dillo e nemmeno le parole che feniscano cola à accentata. Tantomeno fatevi pigliare dall' inzano proposito di favvi sortì di bocca la parola allà. Se vi dovesse succede ricordatevi di aggiungere al più presto: ar bar. La frase adesso sonerà così: allà ar bar. Guasi sicuramente rimedierete un sorrisone compiaciuto e voi un avrete detto nulla di male perchè anche r padreterno un ponce ogni tanto lo pole piglià. E ora che s'è divagato insino ala nausea torniamo ala mascherina che avevo trovato co mezza faccia mancante e che volevo riparà. "Ma che mania sarà questa che te Dantino e voi raccomodà tutto?" mi potrebbe dire quarcheduno di voi. Io se fossi stato uno ddeo, anche di quelli di seconda o terza categoria. Quelli pe intendessi  che trombavano l'avanzi di Zeusse e invece di tirassi i fulmini facevano a cazzotti come l'omini mortali. Se fossi stato no ddeo, dicevo, avrei fatto n maniera di raccomodà l'omini, quelli malati falli doventà sani magari co dele flebo di vino divino e quelli cattivi di falli doventà boni come agnellini magari co dei divini cazzotti ner muso finacchè un si fosse visto segno di cambiamento convinto e duraturo. Ma deo un so nato e questo mondo di merda prencipia a fammi schifo come la topa ar Ciampino. Anzi unnè ir mondo che mi fa schifo ma l'omini che lo pienano e siccome un posso piglià a cazzotti tutti quelli che un mi vanno a genio e anche ir meglio vino a disposizzione un cura i mali seri allora m'arrabatto a sentimmi un poinino ddeo accomodando  le cose inanimate, rotte o non funzionanti.

Anzi nanimate na sega! Io ci parlo coll' oggetti e loro mi rispondano. Gli racconto di tutti i mi mali e le mi scontentezze e loro mi danno conzigli boni e disinteressati. Na volta, parecchi anni fa trovai un Nembo Kidde (quelo che oggi chiamano Superman ma io lo avevo conosciuto sui giornalini italiani da bimbetto) 



di plastica senza na gamba e siccome in una cassettina tengo bracci, gambe teste pe trapianti e rote e motorini elettrici pe le riparazioni dell' atumobiline andetti subito a rovistà in cerca d'una zampa di ricambio. Mi disse merda però. L'unico arto a disposizzione era d'una Barbi. Gli rifeci la gamba co quella che lì. La modellai ala meglio cor foco, e poi la fusi addosso all'anca menomata. "Boia dé" sentii mormorà luilì "co sta gamba da donna e sto culino rotondo  vedrai te come pi pigliano pel culo! E sembro ghe, sembroi!".

"Bene - risposi io-  ocché i ghei un devano avé il loro Eroe?"

Ma un lo  convinzi punto.

Mi disse ancora:"abbi pazienza, io so nato nell'anni trenta. Mica c'erano ste novità o forze c'erano ma erano nascoste bene. Io ho la mandibolona da macio, quando mi levo sto pigiama da dosso so Clark Kent e mi piace andà a letto a zifonà co Luisa Lane, la mi storica fidanzata che è n discreto pezzo di topa e ha n culo che nemmeno la Bellucci di trent'anni fa..."



Così gli staccai la gamba di Barbie e gliela feci di legno. Andava zoppo ma aveva ripreso na fierezza che sembrava Ar Pacino ner firme "scente ov e uomanne"

"O palle- mi disse allora- se hai bisogno di quarcosa fischiami e io arrivo, basta che mi chiami per tempo perché hai fatto un ber lavoro ma un piego ir ginocchio". "Mi basta un conziglio risposi: Io un so come fai te a contrastà co tutti que marvagi e a metteli ko mi sai suggerì quarcosa te?"

"Semplice- replicò- mica poi combatte tutti i malvagi del mondo no? Io posso perché so un supereroe ma te sei un umano! E allora rifatti da quelli che hai a portata di mano". Forte di questa dritta che arivava nientepopodimeno che da Supermen, andai a sonà r campanello a Cacicche. Sta caata d'omo aveva rubato un motore dala barca der mi babbo  e, nonostante ci fossero stati testimoni, negava d'esse stato lui. Appena aprì l'uscio, gli piantai uno stonfo ner muso che lo lasciò incoscente pe un par di menuti. Quando riaprì l'occhi esclamòmi: "Ocché sei matto?" e io (nello stesso stile usato da lui pel mi motore) : "O Cacicche mica so stato io.....ho visto uno che sortiva di corsa dala tu porta e t'ho trovato per terra in codeste condizioni". Dopo mi sentii parecchio meglio.

Così mentre la pizza coceva sul padellone di Holly io mi rigiravo tra le mani la cera colla quale conservano quel formaggio a pasta fusa. Più la maneggiavo più doventava malleabile. Io di solito ne conzervo na pallina perché ha molteplici applicazioni: avete presente quando dovete avvitare na vite al fondo di un tubicino,?Nove vorte su dieci vi si sfila dal cacciavite e casca dentro.Allora fra madonne e tegami si rischia di far confusione e di pèrde r conto se s'è detto più volte tegame o la prima. Nvece basta che inceriate il cacciavite e vedrete che la vite resta appiccicata finacché un l'avrete avvitata. Qui ho creato un marchingegno per poter fare la foto ma voi guardate la punta del cacciavite e la vite vedrete che c'è la cera che tiene attaccata la vite.



Poi tirate via il cacciavite lo pulite e il gioco è fatto. Mentre rimestavo sta pallina fra le dita m'è venuta l'idea. Subito dopo mangiato un ho neppure aspettato r caffè corretto cola grappa. Mi so messo  ala scrivania a rifare cola cera la parte mancante nel viso della mascherina.

 Poi,siccome non avevo voglia di tingela, ho tagliato dei pezzettini di carta colorata e premendoli sulla cera si sono appiccicati.

 

Ora la Mascherina mi fa compagnia, attaccata vicino al computere. Un è  stato un gran miracolo ma da finì ner cassonetto a doventà la mi assistente creativa mi pare sia stato un bel passo.

Bona Domenica.

Dante

domenica 22 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2022 "La Ruby di Shangai"

Mi fa molto piacere che abbiate gradito la covere dela sperverza. A proposito del su nikke rispondo a Anna che, probabilmente, sarà rimasta incuriosita dal fatto che quell'attributo viene usato spesso anche in Emilia Romagna. Credo che li sì usi più che altro come rafforzativo di passioni o di comportamenti del tipo: "Ho una passione sperversa per Vasco". Come dire che gli piace un casino. Comunque, dato che si è anche fatto un richiamo alla mi vera professione che un sarebbe quella dela barista ma dela giornalista (pubblicista free lance ar momento) non volevo scrive cazzate per quanto riguarda l'uso toscano del termine. O meglio, l' uso livornese lo so e so anche decrittarne la costruzione lessicale. Di certo,pero, non in tutte le zone della nostra terra tòsca si addopra ala medesima maniera. Per taluni assume guasi dele attribuzioni demoniache o comunque legate all'esser maledetti.

A Livorno vol dire sempricemente "maldestro". Che pole esse ne movimenti, nela voce nell'uso di un arnese o d'uno strumento musicale. In un'altra accezione vale  anche per "riottoso" ale regole e ale costumanze sociali o religiose. "Qui riposa Beppone, lo sperverzo, imperitura fama pell'orrende bestemmie gli fu data, non pregate pellui ch'è tempo perzo". Che secondo r mi babbo, ancora nell'anni ottanta, si poteva lègge su na lapide ner cimitero di Livorno. L'accezione più comune nela nostra città è comunque quella referentesi all'aver verzo o meno nel fare le cose. Tant'è che ho sentito spesso Dino dire cor su solito garbo assai motivante  per chi si accinge a mparà l pianoforte: "Te bimbo a toccà sti tasti hai ir medesimo verzo che averebbe un ciuco a sciacquà i bicchieri del bar Nado". Quindi siamo arrivati ad "aver verzo".Si scriverebbe coll'esse ma a Livorno sta esse sona come na zeta sorda come in zucchero, zeppa, zampa mentre in Zanzara sona guasi ad esse onomatopeico del rumore tipico dell'insetto che sta pe favvi un prelievo di sangue. Aver verzo vol dire,dunque, saper fare le cose o "non aver verzo" e quindi le cose falle male. Se si penza poi a cosa sia una sperequazione che è l'opposto di un uguaglianza o equazione che dir si voglia. Oppure spergiurare anteposto a giurare, si capisce anche il senzo di Sperverzo. Ma veniamo a quella famosa vicenda che avevo anticipato nel post precedente.

In Italia Ruby Tuesday  è stata una delle canzoni più note ed ascoltate dei Rolling Stones. Imperverzava anche nell'anni '70 grazie anche ala covere (molto libera) dei Profeti ntitolata Rubacuori. Ve la nzerisco  qui, motivata anche dall' eccerza qualità dele immagini. 

Roba che se le vede l'oramai exxe dela Meloni, luilì corre a faccisi le seghe ar gabinetto come l'adolescenti. Sta verzione italiana, a detta del Ciampi fu una delle peggiori sortite del grande e osannato Mogolle. Sempre secondo Dino, ci pensò poi Renato, cantante de Profeti,   a smerdalla completamente. E qui ariva la storiella che vi avevo promesso e che m'avete anche sollecitata. Dino mi ricorda che, guasi scimmiottando Maik Gègghe  e Keit Ricciarde,  anche lui e Dante si erano invaghiti di una bella bimba che faceva r liceo co loro. Loro erano entrambi diciassettenni. Lei aveva un anno di più perché l'avevano bocciata l'anno prima non perchè fosse dura ma perche avevva prencipiato a dedicassi all'ornitologia e le verzioni di greco e latino un vanno troppo d'accordo coll'estimazione di quell'animali coll'ale. Quindi se la ritrovarono in classe accompagnata da na certa fama perché era monella, libera e bella e aveva digià avuto un paio di fidanzati più grandi di lei di diversi anni e un po' di storielle brevi. Era dunque anche lei come Ruby  piuttosto libera e imprendibile e non bisogna dimenticare che si respirava la grande ventata del 68. Le ragazze se ne fregavano dela verginità e pigliavano la prime pillole che erano grosse come un ovo. Questo un ci credo ma Dino quando racconta tende all' iperbole. Ruby, la chiameremo così anco lei, aveva i capelli rossi e i capelli verdi, abitava a Shangai. Vi s'è già detto che è un quartiere popolare di Livorno. Un tempo ar liceo classico un ci sarebbe stato posto pe lei e nemmeno per Dante e Dino ma sto vento der 68 aveva cambiato le carte in tavola e i figlioli dell'operai un andavano più soltanto ar tecnico ar professionale o direttamente al lavoro, c'enarano un discreto numero che andavano anche alo scentifico e ar classico. Ovviamente portavano la ventata dela classe operaia e nell'assemblee che s'era appena prencipiato a concède erano quelli che montavano sula sedia e bestemmiavano per rafforzare la bontà dele loro proposte. Ruby era di fede rossa come i su capelli e sula sedia ci montava spesso destando l'ammirazione di tutti quelli che ascoltavano le su parole nfocate e di quelli che, complice la sedia potevano godè del cinematografo gratisse offerto dale su cosce bianche che si ribellavano ala minigonna e rendevano immaginabili de paradisi proibiti. Piaceva a tutti anche a quelli che storcendo il naso dicevano peccato sia così tegame. 

Nzomma anche i nostri due se la contesero e si deve riconosce che non ebbero rivali seri, perché anche secondo la mi mamma, dopo r mi babbo (che difatti lei scèrze) erano i du soggetti più interessanti in quella fascia d'eta. Non in tutta Livorno, ovviamente ma nel microcosmo che frequentava il liceo la mattina e il bar Nado di pomeriggio. La disfida la vinze Dino con grande disappunto di Dante che sfogò il malumore al barre bevendo un ponce bollito da stiantà. Lo tracannò tutto in una vorta  mormorando ar mi babbo: "Che ciavrà trovato in quella testa di cazzo che la topa lo fa sta male tutte le vorte, io un lo so, comunque libera di sceglie. Per quello che me ne frega ci vado anche pe secondo collelì, tanto finacché un s'è fatta tutta la scuola unnè contenta". Parole velenose che un mi sarei aspettata da Dante ma bisogna considerà che ancora era in via di formazione e aveva tempo pe cambià idea su noi donne. Dino ammette non ebbe gran sorte cola Ruby locale.  Me lo confessa senza remore: "Pareva avesse fatto r bagno ner patchulli! Io un so se era  perché un si lavava e voleva svià l' odore, fatto sta che a me quer puzzo di legno muffito mi faceva n'effetto peggio dela topa che sa di baccalà. Inzomma quando fu gnuda mi venne  da rigettà e quando gli dissi 'ma un ti potresti fa una doccia e levatti codesto odoraccio daddosso?' Lei la prese a male e si levo da coglioni dicendo 'me l'havevano detto che cole donne te un ci  combini na sega'."

Al che pacifico lui chiosò "Meglio un combinà na sega che avé l' anconi tutta la notte".

A Dante, come s'è detto, leilì gli garbava parecchio ma l'idea di non esse stato il prescelto gli doveva dà più fastidio di quanto fosse disposto ad ammètte. Comunque  ciandò collei,  perché era na gran topa.Un si poteva buttà via. Leilì un si dovette sforzà troppo a fasselo garbà. Un aveva il fascino maledetto che lei aveva riconosciuto ar Ciampino. Secondo la mi mamma era decisamente belloccio e cor un aria molto maschia. Dante un era completamente inesperto ma nzomma un era nemmeno un playboy di conzumata esperienza, aveva diciassett'anni e gli bruciava ancora sto fatto  di un esse stato lui il primo nela selezione di leilì. Così ciandò ma senza baci e senza moine. E lei ebbe a commentare propio qui al barre, testimone la mi mamma,"Boiadè, uno per poco mi rigetta addosso quest'altro è come n contadino a vangà un campo! Né  m bacio, né na carezza a n certo punto m'ha perzino detto: "Fammi un piacere stai zitta che mi sconcentri".  Di torzoli così ne trovo quanti mi pare".

E li trovò, dopo r professore di genneastica der liceo e parecchi altri volontari, ala fine si concentrò su un sindacalista ciggielle di Pisa che probabilmente era mprendibile come Dino, belloccio come Dante, atletico come r professore di gennastica e univa nzomma nzé le doti di tutte quell'altre cavie che leilì, poverina, aveva dovuto esaminà. In più aveva na cosa che tutti l' altri un avevano.  La su mamma era pisana, r su babbo  era pisano  e anco lui era nato all'ombra dela torre.

Un privilegio che Dino mi assicura a lui e a Dante sarebbe pesato più di una gobba.

La mi mamma mi conferma che so ancora sposati e lei è digia bisnonna dela  figlia dela su prima figliola, si vede che bon sangue non mente e anche ala su progenie l' idea di tené le zampe chiuse un gli garbava punto.  La storia un'è finita perché l'ho narrata solo colla versione di Dino ma mi manca quella di Dante che non si sottrarrà certo al dovere storico di fornirmi anche lui il su resoconto.

Bona Domenica a tutti

Zanzara

domenica 15 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2021 "la Sperverza del martedì"

E allora, oggi  tocca a me e accontento  Luci (a San Siro). Ehh e tanto e gli s'è nventato un nikke bello di nulla ala Luci! Pare che perfino Vecchioni, che cole parole ci gioca anche in tv, abbi detto: "boia dé che fantasia sta Lucia! Sta di casa a Sansiro e la chiamano Luci mi sa che gli devo chiede un po' di diritti d'autore". Dunque Luci voleva riascortà na mi covere  e m'ha mandato i su dubbi sull' assenza dela stessa ner blogghe e ha incrusa la speranza di un restauro. Un parlo d'estetica eh!! Un vi sbagliate!.  Io ho deciso che i restauri un fanno per me e so sicura che Luci non ne abbia bisogno. N'avrebbe nvece necessità e urgente sto blogghe. Perché, come la nostra affezionata lettrice mi fa notare e io stessa, con rammarico, riscontro, dai post vecchi, capita che spariscano dele canzoni. Ho spiegato a Luci pol' esse che tali piattaforme che noi s'adopran sempre nella forma assolutamente gratisse, presto o tardi si rompano i coglioni di occupanti che un portano un centesimo e un hanno nemmeno troppi followers. I seguaci  armeno porterebbero i clicchi che ogni piattaforma poi sa gestire come biglietto da visita quando deve vende la pubblicità. A me per esempio di sapé con che carta igienica si pulisce r culo na notissima nfluenzere  un me ne frega un cazzo. Leilì se  lo pole pulì anche coi diti e poi  ciuccialli. Magari se è di quelli che pregano a buco ritto se li pole pulì anche lei  ner muro come fanno tutti loro lì, basta un sia r muro der cesso del bar Nado. Ammé dicevo un me ne mporta na sega nulla ma c'è dela gente che se un ha la medesima carta da culo dell' influenzere un prencipia nemmeno a cacà.

Ricolleghiamoci  però ale canzoni assenti sennò si perde r filo. Dicevo se io fossi na notissima nfluenzere co milioni di follouerrz, se il venditore di pubblicità dela piattaforma che ospita le mi cazzate si trova a convince r cliente ni dice : "E voi vende le mutande che asciugano quarsiasi piscia prima che sgoccioli giù pe le gambe e si puzzi come na latrina?" e poi senza nemmeno fallo fiatà seguita:

 "Boia dé  ti sistemo io! C' ho qui Zanza Fabbrigni che ha più seguaci che la mi 'agna quand'era ncalore. Ci si mette la vignetta cor una tipa che balla cola minigonna er  tinaledi sotto e le vendite ti s'impennano come na moto". Nzomma avete capito che  se r sito è visitato la prubbricita che si mette lì sopra vale di più. Perché la vedano in tanti e fra tanti quarcheduno che compra ci dev'esse. Poi se la pubbricità del parapiscia o dell'assorbenti ve la passano mentre sete a mangia r cacciucco e rigettate tutto vello che avete ngollato, allora  vole dì che vi dovete fa visità da un gastronterologo oppure dovete spenge la tv mentre mangiate. 

Invece a me qui fòri che voialtri 10 o venti, più o meno  i medesimi, un mi caca nessuno e allora dopo un po' mi levano le canzoni.  Questa che dice Luci si chiamava "O perché un so nata allora"? E dato che in questi giorni mi ritrovo sconvorta di testa un po' per il lavoro ma soprattutto pe le preoccupazioni per mi fratellino, un la ritrovo nemmeno nell' archivio. La potrei ricantà ma ho r mar di gola e allora la faccio cantà a Camillina sorella di Samatta e fidanzata storica di Edo r Mosca, mio fratello piccino che sta bene coi problemi dela testa e si spera che gli capiti più. Cami da noi è sempre stata  detta "la sperverza" pel poco garbo che aveva in ogni su azione e anche pe na certa sguaiatezza ne canti. Bisogna però riconosce  che ha na voce da schiodà. Qui prima di aprì ala su maniera canta co na vocina che pare sortita dar coro dell'Antoniano. Un vi fidate,però, l'animale che è in lei non tarderà a mostrassi.



L'ingrese e la metrica so davvero penosi. Nonostante  gliela abbia fatta ripete armeno dieci vorte leilì séguita a dì rubài (come la prima persona der passato remoto di rubare). Poi mette dele congiunzioni indove un ci vogliano e così l metro gli resulta zoppo. Varie altre imperfezioni, pe notà le quali servano orecchi raffinati, faranno rivoltà 'r poro Battiato che di questa canzone  fece na verzione stupenda. A Gèggher penzo che la nostra sperverzina  piacerebbe, ma che voi sapé cosa ha pel capo a quest'ora Maikke? 

In ogni caso, accompagnata da Dino, ar piano e dar mi babbo, ala batteria, Camilla ci offre na bella covere. 

Su sta canzone mi riservo di tornacci ancora, perché Dino m' ha promesso di raccontammi na storiella di tant'anni fa che vede lui e Dante impegnati ner corteggiamento a na simil Rubi, di Shangai (quartiere di Livorno no quella n Cina).... roba dell'anni settanta, di nìdio nzomma 

Bona Domenica

Zanza


 


domenica 8 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri 2020 "maschere prima di carnevale"

Tempi duri per noi bloggers.  Zanza ė out perché  il Mosca ha iniziato ad avere dei disturbi neurologici ed è ricoverato a Pisa. I problemi del fratellino paiono avere, forse, relazione con l'incidente che gli provocò l'ematoma cerebrale e richiese una complicata  operazione per rimuoverlo. "E' in mano ai  pisani" ha detto la mia amica "e quindi servono le preghiere di tutti e la presenza mia"

Mio fratello Bobby, dopo la nostra vacanza in Islanda, sta facendo carte false per farsi trasferire là almeno per un anno. Sostiene che la vita Oxfordiana è solo una stupida e provincialissima facciata e che lui ha bisogno di ritrovarsi. Cosa che non gli riesce tra le efelidose bianchicce  ostentanti cosce cadenti e studenti bravini e  ambiziosi ma con l'alito insopportabilmente olezzante di aglio. In effetti durante la nostra vacanza era come estasiato dalla natura e perfino dialogare con me pareva dargli noia.

La zia è immersa nel lavoro, insieme a me. Lo zio ha  la febbre. Aveva fatto alla perfezione il restauro dell'elica danneggiata da me, ma come sempre ha esagerato. Per toglierla dalla sede non aveva voluto sentir parlare di sollevare la barca. "Boiadé ma io mica so di Venezia,- vociava- che anche pe fa na toppa di vetroresina portate la barca in cantiere. E sete ricchi voialtri nipoti tutti de dogi. A Livorno se uno la barca un se la sapeva raccomodà da solo l'aveva ner culo e basta". Riconosco che qui la mentalità del fai da te è considerata ormai osoleta. Forse non c'è più nessuno in grado di farsi le cose da solo. Ma ragioniamo: la maggior parte di chi usa la barca la usa per lavoro. Gli altri sono diportisti con imbarcazioni belle e costose o ragazzini con barchini veloci e dalla potente motorizzazione. Togliamo queste due ultime categorie i cui appartenenti se mettessero le mani su una barca farebbero danni. Loro, per vocazione, quando hanno un problema chiamano il meccanico o vanno in cantiere. Tra chi lavora invece con le barche, forse qualcuno dotato ancora di una certa pratica artigianale potrebbe esserci, ma qui il tempo è denaro e piuttosto che perdere il lavoro di due giorni portano la barca in cantiere e per il tempo della riparazione ne noleggiano una. Alla fine il conto è salato ma preferiscono ammortizzarlo facendo magari qualche ora n più o degli straordinari. Lo zio invece piuttosto che  andare in cantiere e far sollevare la barca si è messo la cintura da sub per rimanere il più fermo possibile col corpo, ha allungato il boccaglio della maschera con una canna da innaffiatura per circa trenta cm in modo da poterlo avere sopra il livello dell' acqua poi  armato di chiavi e mazzuolo ha smontato l' elica lavorandoci vis a vis da sott'acqua. Perché i pesi non lo portassero troppo giù si è legato una cima sotto le ascelle e la ha assicurata alla barca. Ingegnosissimo perché così col boccaglio ha potuto respirare per tutto il tempo della rimozione. Ovviamente non parliamo che di una immersione di poche decine di cm. Nessuno potrebbe respirare con una canna se immerso a due metri. E' però rimasto lì per molto e senza muta perché "con questo caldo ocché mi voi fa sudà anche sottacqua?" mi ha detto. Una volta restaurata l'elica ha fatto lo stesso per riposizionarla  e devo riconoscere che la barca va benissimo. Era felice alla fine ed ha stappato una bottiglia di quello buono dicendo come al solito: "sanno na sega qui di barche, se un avevano li schiavi a remà.... cor cazzo che arivavano 'n oriente". Non cambiera mai. Poi la sera respirava male e gli è salita la febbre perché, per quanto energico possa ancora essere, con l' arrivo del 2024 varcherà la soglia del 70esimo anno e a me sembran troppi per quelle bravate.

Gli ho chiesto se volesse inserire un suo un contributo in questo post. Mi ha risposto: "Metti la foto della mascherina che ho sul banchetto da lavoro e vediamo cosa viene loro in mente". Poi quando sto meglio metto un raccontino su quel soggetto. 



Obbedisco, la poggio sul pavimento perché tra la confusione di oggetti sul duo banco lavoro, non la si vedrebbe bene. Intanto vi auguro buona domenica e buona settimana Dani

mercoledì 4 ottobre 2023

fatevi i gatti vostri n. 2019 "Che banalità!"

Non ci siamo con i tempi, barca in avaria, zia malaticcia io e lo zio a cerca di fare le consegne usando la sua che è agilissima ma troppo piccola per questo lavoro e oltretutto passibile di multa perché non omologata allo scopo. Per fare un giro che col mototopo della zia prende un'ora, adesso ne servono 2 e mezzo perché non c'è spazio per caricare più di tanto. La colpa è mia che manovrando,  con l' elica ho urtato uno scalino in pietra immerso in acqua. Non ho scuse, ci sono passata mille volte da quel rio e so che la scala entra in acqua per un buon metro,


quindi in quel passaggio bisogna tenersi  al centro e non rasentare la riva e se si incroci un'altra barca fermarsi un bel po' prima e lasciarla passare ma non c'ero con la testa. Lo zio ha già smontato l'elica e la sta raddrizzando ma è un lavoro di estrema precisione perché basta che una pala sia leggermente squilibrata per produrre vibrazioni poco sopportabili, peggiorare l'andatura della barca  e soprattutto incidere su linea d'asse e motore. Sono certa che riuscirà a mettere a posto tutto ma ci vuole un po' di tempo e pazienza.

Nel frattempo mentre mi aspettava in barca di ritorno dalle consegne ha scritto questi strani versi su un cartone

auguro a tutti voi  buone giornate

Dani


Che Banalità


Se la sorella morte corporale

colpisse solo menti senza eguale

o conducesse seco all'aldilà

i pochi eroi di questa umanità

confesso che mi sentirei onorato

nell'andar via 

vedendomi accorpato

a tanta prestigiosa compagnia

Ma inversamente a quanto io vagheggio

di sua ragion nello stilar la lista

non riesco a riscontrar nulla di peggio

sol ne ravviso la natura trista

con la sua falce abbatte  re e  pezzenti

uomini retti ed anche  delinquenti

non concepisce la diversità

ed io sospiro: "che banalità".