lunedì 26 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 380 " per un' emme ( prima parte) "

Hagbart Jensen preparava il suo componimento latino. Seduto in una salla dell' Università insieme con altri aspiranti all' esame di baccelliere, col corpo piegato, col capo chino, col petto appoggiato sulle mani, egli era intento a mangiarsi le unghie, mentre i ricci de' suoi capelli biondi accarezzavano la carta e i gomiti delle lunghe sue braccia uscivano fuori dallo scrittoio.
Sopra un rialkzo in legno, sedeva a un tavolino nero accanto alla finestra, un uomo perfettamente calvo, dalla barba bianca, dalla bocca un po' storta e rasata di fresco. Egli stava chino innanzi, colle braccia sotto la tavola, descrivendo col corpo una linea curva. Gli occhi chiusi e i lineamenti immobili avrebbero potuto farlo credere addormentato, se ad intervalli una scarna mano non fosse apparsa a voltare con precauzione le pagine di un sottile opuscolo.
Gli ispettori passaeggiavano silenziosi, con passo vigile, tra le file dei banchi. Varie finestre erano state lasciate aperte: tuttavia faceva un gran caldo, un caldo opprimente.
Ogni tanto si sentiva qualche studente sospirare e tossire; il pesante silenzio non era interrotto che dal passo vigile degl'ispettori e dallo stridere delle penne sulla carta.
Finalmente uno studente depose la penna e si alzò. Hagbart volse il capo e vide un giovane alto e robusto avvicinarsi al tavolino nero, inchinarsi davanti al vecchio e consegnargli un quaderno, poi inchinarsi ancora e andar via.
- Che aria si dà !- pensò Hagbart - Vedremo quanto varrà il suo lavoro. E non si vergogna di camminare così forte, mentre gli ispettori camminano in punta di piedi! - E ricominciò a mangiarsi le unghie.
Subito dopo s'alzò un altro studente e così via via, l'uno dopo l'altro, finché la metà degli esaminandi se ne fu andata.
Il vecchio seduto accanto alla finestra fu sostituito da un altro vecchio che gli assomigliava perfettamente, colla sola differenza che non aveva la bocca storta.
- Non avete ancora cominciato? Vi sentite male?
Un ispettore toccò la spalla di Hgbart parlandogli a bassa voce.
Hagbart con lo sguardo incerto che pareva venire di lontano rispose:
Sono assuefatto a fissar  bene tutto prima in mente.
L'ispettore si allontanò per mettersi di nuovo a camminare su egiù con le mani sulla schiena.
Finalmente! Hagbart rilesse il testo frase per frase. Poi lo mise in disparte, chiuse gli occhi e lo tradusse in latino a memoria. Parecchie volte lo riprese per essere sicuro di ricordarsene con esattezza. Si trattava di Cesare che sfida il dittatore Silla che l'ha proscritto, e parte per l'Asia.
Colle dita raccolte all'estremità della penna, si mise a scrivere. Quando ebbe finito, s'avvide d'essere restato l'ultimo.

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