Brevi note che mi giungono da Venezia, tramite una chiamata fatta a Dino. E c'è da rallegrassi perché Dante ha buttato via il cellullare e Dino ancora risponde ma se gli pare.
Dunque Holly, Dani e naturalmente Bobby, che non si è mosso di lì, sono in Inghilterra. Non però ad Oxford, dove Bobby insegna ed ha un alloggio minuscolo. Sono tutti nella deliziosa casetta di Porchester Road, a Londra. Quella che Dante, a forza di braccia e di bestemmie tradotte in inglese perché si sentivano meglio da fori, da vetusta e fatiscente che era, trasformò in calda ed accogliente. Eh sì, a quell'epoca attraversava ancora i suoi migliori momenti di disponibilità verzo gli altri.
Dunque parlo co Dino che mi riferisce quanto sopra e aggiunge che Costanza non è lì e non ci andrà. Alla ovvia richiesta di lei: "Come ci organizziamo per queste feste? "Lui le ha risposto che lei poteva arrivare tranquillamente a Venezia o a Livorno, se preferiva. Lui, però aveva bisogno di stare dassolo nzieme a Dante. La motivazione risiedeva nel fatto che nutriva dei dubbi sul fatto che in futuro ci potessero essere altre occasioni.
Lei lo ha giustamente mandato in culo. L'avrei fatto anche io!
Pare che abbia aggiunto che qualora avesse avuto voglia di raggiungerla, lei il 31 sarebbe stata a Montecarlo alla serata al Port Hercule, e che se le dava una risposta in tempi brevi gli avrebbe mandato i soldi per il viaggio.
Il Ciampi è poverissimo ma ha orgoglio da vendere quindi potete immaginare dove le ha detto di mettersi quei soldi sempre che non avesse da metterci qualcosa di meglio. Bella storia.
Quest'anno non c'è pace nemmeno nei sodalizi più conzolidati.
Alla fine gli ho chiesto se lui e Dantino penzavano di fare qualcosa per l' ultimo e lui laconico mi ha risposto "aspettiamo che finisca questo sinnò come fa a prencipià il 2026?".
"E' lapalissiano" è stato il mio commento alche lui ha aggiunto: "Sì ma le verità lapalissine spesso sfuggono ai più, come quella, ad esempio, che al momento noi tutti abbiamo un Natale di meno da vivere e tra poco anche un ultimo dell'anno e questo non vale solo per gli anziani come noi ma anche per voi allegre comari del bar Nado e persino per i bimbi in fasce".
L'ho salutato dicendo che ci avrei penato su perché quest'ultima sua sortita era davvero profonda.
E così mi sono messa scrivere il post su l'anno lapalissiano.
Tuti voi conoscerete l'aggettivo "lapalissiano" usato per definire un fatto di tale evidenza e ovvietà che la sua enunciazione è del tutto inutile se non proprio umoristica, come nell'espressione «l'acqua è bagnata».
Da qui l' espressione verità lapalissiana o verità di La Palice[(in francese: lapalissade o vérité de La Palice).
Forse in meno sanno che l'aggettivo lapalissiano deriva dal nome del maresciallo Jacques de Chabannes, signore di Lapalisse (La Palice) di cui vi mostro immagine in tenuta bellica e castello.
L'origine dell'aggettivo lapalissiano nel significato di «ovvio, scontato» è ricondotta a un aneddoto legato alla sconfitta dei francesi nella battaglia di Pavia (1525).
L'origine dell'aggettivo lapalissiano nel significato di «ovvio, scontato» è ricondotta a un aneddoto legato alla sconfitta dei francesi nella battaglia di Pavia (1525). I soldati agli ordini del maresciallo La Palice, morto nell'assedio della città, per rendere onore al coraggio del loro comandante avrebbero composto il seguente epitaffio; La Palice est mort a Pavia "Si il n'était pas mort, il ferait encore envie" (Se non fosse morto, farebbe ancora invidia) per definirne appunto la grandezza.
Purtroppo almeno secondo una versione abbastanza credibile il marmista che aveva ricevuto l' incarico di incidere la frase sulla lapide comprese Serait al posto di Ferait e en vie al posto di en vie e così incise dando origine all' immortale ovvietò: "Si il n'était pas mort, il serait encore en vie" (Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita.)
Nel XVIII secolo, l'accademico francese Bernard de la Monnoye compose una canzone che utilizzava il motto inciso, adattandolo ai propri versi e diffondendo l'idea che La Palice fosse un maestro delle ovvietà.
Ecco un estratto della canzone di La Monnoye:
(francese)
«Messieurs, vous plaît-il d'ouïr
l'air du fameux La Palisse,
Il pourra vous réjouir
pourvu qu'il vous divertisse.
La Palisse eut peu de biens
pour soutenir sa naissance,
Mais il ne manqua de rien
tant qu'il fut dans l'abondance.
Il voyageait volontiers,
courant par tout le royaume,
Quand il était à Poitiers,
il n'était pas à Vendôme!
Il se plaisait en bateau
et, soit en paix soit en guerre,
Il allait toujours par eau
quand il n'allait pas par terre.
Il buvait tous les matins
du vin tiré de la tonne,
Pour manger chez les voisins
il s'y rendait en personne.
Il voulait aux bons repas
des mets exquis et forts tendres
Et faisait son mardi gras
toujours la veille des cendres.
Il brillait comme un soleil,
sa chevelure était blonde,
Il n'eût pas eu son pareil,
s'il eût été seul au monde.
Il eut des talents divers,
même on assure une chose:
Quand il écrivait en vers,
il n'écrivait pas en prose.
Il fut, à la vérité,
un danseur assez vulgaire,
Mais il n'eût pas mal chanté
s'il avait voulu se taire.
On raconte que jamais
il ne pouvait se résoudre
À charger ses pistolets
quand il n'avait pas de poudre.
Monsieur d'la Palisse est mort,
il est mort devant Pavie,
Un quart d'heure avant sa mort,
il était encore en vie.
Il fut par un triste sort
blessé d'une main cruelle,
On croit, puisqu'il en est mort,
que la plaie était mortelle.
Regretté de ses soldats,
il mourut digne d'envie,
Et le jour de son trépas
fut le dernier de sa vie.
Il mourut le vendredi,
le dernier jour de son âge,
S'il fut mort le samedi,
il eût vécu davantage.»
(italiano per chi aborrisce il francese)
«Signori, vi piaccia udire
l'aria del famoso La Palisse,
Potrebbe rallegrarvi
a patto che vi diverta.
La Palisse ebbe pochi beni
per mantenere il proprio rango,
Ma non gli mancò nulla
quando fu nell'abbondanza.
Viaggiava volentieri,
scorrazzava per tutto il reame
e quando era a Poitiers,
non era certo a Vendôme!
Si divertiva in battello
e, sia in pace sia in guerra,
andava sempre per acqua
se non viaggiava via terra.
Beveva ogni mattina
vino spillato dalla botte
E quando pranzava dai vicini
ci andava di persona.
Voleva per mangiar bene
vivande squisite e tenere
E celebrava sempre il Martedì Grasso
la vigilia delle Ceneri.
Brillava come un sole,
coi suoi capelli biondi.
Non avrebbe avuto pari
se fosse stato solo al mondo.
Ebbe molti talenti,
ma si è certi di una cosa:
quando scriveva in versi,
non scriveva mai in prosa.
Fu, per la verità,
un ballerino scadente,
ma non avrebbe cantato male,
se fosse stato silente.
Si racconta che mai
sia riuscito a risolversi
a caricar le pistole
se non aveva le polveri.
Morto è il signor de la Palisse,
morto davanti a Pavia,
Un quarto d'ora prima di morire,
era in vita tuttavia.
Fu per una triste sorte
ferito da mano crudele,
Si crede, poiché ne è morto,
che la ferita fosse mortale.
Rimpianto dai suoi soldati,
morì degno d'invidia,
e il giorno del suo trapasso
fu l'ultimo della sua vita.
Morì di venerdì,
l'ultimo giorno della sua età,
Se fosse morto il sabato,
sarebbe vissuto di più.»
il est mort devant Pavie ;
Hélas ! s'il n'estoit pas mort,
il seroit encore en vie.»
(italiano)
«Ahimè! La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
Ahimè! se non fosse morto,
sarebbe ancora in vita.»
Non mi resta che auguravvi sto 2026 Lapalissianno perché a me le cose ovvie mi garbano anche includano che anch'io c'abbia un Natale e un urtimo dell'anno di meno da dové vive. Le cose che un so ovvie, nvece, tipo stragi e genocidi mi fanno dimolto orrore e paura
Bona Fine
Zanza e il Barre tutto
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