Oggi il post lo faccio di venerdì. Poi lo posterò domenica. E sono le 7.50 e sto viaggiando, su Italo, alla volta di Firenze. Lì se ce la fo avrei un cambio in 8 menuti pe Livorno. Non è semplice perché ho un borsone che passa i 20 chili, un quadro con un cavallo di Teo Russo, pittore su cui mi sono dilungato abbondantemente in passato e una scatola con 48 confezioni di mangime pei gatti der mi orto. Vi ricordate i tre rossini che nacquero ne mi orto di Follonica? Durante l'estate dello scorso anno loro tre, la su mamma, na bella tartaruga simile alla nostra Emma e du maschi un poino più grandi mi fecero na gran compagnia. Sti du maschi, molto simili a Esserino e Balena da piccini, si chiamavano Peperino e Balenino. A novembre, quando andetti a coglie l'ulive, Peperino lo aveva adottato na famiglia. L'altri c'erano tutti ed era un piacere vedesseli corre incontro quando arrivavo cola Panda. Andando via gli promessi di tornà presto ma, lo sapete, ste promesse si fa prima a falle che mantenelle. Così so tornato laggiù solo questa estate a fine giugno. La micia mamma era morta avvelenata. Dei tre figlioli l'unico a pelo lungo, che chiamavo Leoncino, è stato adottato. Balenino, Tigra, una de tre rossi era femmina e Pallino (quello cor capo più rotondo) erano lì. Spero di ritrovalli tutti. Mi fermerò da Nado pel weekende. Poi mi sposterò a Follonica perché all'orto ci voglio costruire un box dove riporre la mi Vespa e tanta roba che ho in un garage affittato. Sto scrivendo con un telefonino che mi ha passato Dani. Unè male ma un mi ci abituerò mai completamente. Il treno è appena ripartito da Ferrara. Dopo Bologna devo rimontare il mio carrello per avello pronto quando s'ariva a Firenze. Meno male che so nella carrozza di testa. E' quella che a Firenze arriva alla testa del binario. Se siamo in orario c'è la posso fa anche in que pochi menuti. Sennò mangio un panino fatto da Holly, bevo un quarto di rosso, che ho al seguito e poi sono l'armonica infine a che un arriva r treno successivo. Ci sta che a sentimmi sonà mi facciano anche l'elemosina.
Ovviamente Italo arriva co 15 menuti di ritardo e perdo la concidenza. Un signore che ha perso anche lui ir su cambio mi fa: "Lo conosce l'anagramma di "italotreno?"£ "No-rispono- ma un mi dica la soluzione, la voglio scoprire da solo. Mi garba l'enimmistica". Per fortuna una controllora, a cui chiedo l'ora del prossimo treno utile, mi indica, al binario 5, il regionale veloce per Massa Centro. Passa da Pisa e co un apido ragionamento concrudo che intanto mi porta in giù. Affretto il pass,o tiro il carretto e lo piglio ar volo. Nello scompartimento, in cui mi so nfilato ar volo, ci so na coppia di bengalesi co tre bimbi e du passeggini che hanno sistemato la meglio ner vano biciclette. Sto comodo alloggiamento oramai è in tutte le carrozze mentre prima era in testa o n coda ar treno. C'era ir problema che un si sapeva indove posizzionassi fino a che r treno un arrivava e allora tutti a corre come matti, spingendo la bici, perché il più delle volte un si era ndovinato da che parte sarebbe stato l'apposito vagone. Ora va meglio e comunque la bici non ce l'ho. Intanto il mezzano de tre bimbetti s'arrampica sula scala, che porta di sopra, senza che i genitori lo caino nemmen di striscio. Del reato un caano nemmeno r più piccino che ciga come na rota senz'olio. Ala fine quello sula scala ruzzola di sotto . Si deve esse fatto male perché bercia più di quello che prima cigava. La su mamma lo piglia in braccio ma pare più nteressata ar cellulare che ha nell'altra mano. R marito sembra mperturbabile. ascolta col telefonino a bon volume e beneficio di tutti l' occupanti der vagone, na specie di canto di preghiera. A Empoli sale n affricana arta e atletica, sembra la sorella di quella che stiaccia a pallavolo. Entra cor una bici da omo arta e grossa anche lei. Ha du bracci che sembrano du tronchetti e la maglietta d' una coperativa di portuali per cui si e lavorato sia io che r mi babbo. Vedendo occupato r posto delle bici, piglia di peso un passeggino cor una mano e lo sposta, poi, co na ginocchiat.a scanza anche l' altro e alloggi la bici nella apposita staffa. Ir bengalese s' arza e chiede in un italiano molto approssimativo perché lei tocchi la sua roba. "Perché te l' hai messa indo vanno le bici; o che in sai legge nemmeno i disegni?" Replica lei n un livornese che la potrebbe fare parere la nipote di Nado. Probabilmente fa parte dela generazione nata in Italia perché a occhio e croce un dovrebbe avé più di vent anni. L'uomo assume un tono di voce più stridulo e lamenta che doveva dirlo a lui. La ragazzona ride e gli fa "Come te lo dovevo chiede mezzasega? N ginocchio te lo dovevo chiede?" A vedé dall'occhi credo che luilì l'ammazzerebbe volentieri. Unè proprio scemo der tutto pero. Di certo un vole casini co eeventuli controllori o poliziotti e poi l avambracci e i bicipiti dela mora so come i mia da giovane. Quella,penzo, co na manata gli fa fa r corridoio nzùe ngiú. Poi l'acque s' acquietano e la ragazza si mette a sedé in un posto libero davanti a me. Come a cercare consenso mormora ma non a voce troppo bassa "Boiade e fan come cazzo gli pare, caminano n 5 attraverso la strada, caan sti passeggini ovunque, vanno contromano n bicicletta e poi ....ma che si pol vedé le donne conciate in quer modo, cola musina e la pezzola in capo?" Ha usato du espressioni degne dela mi nonna: "la pezzola" era il fazzolettone o fularde che le donne si mettevano in testa e "la musina" in livornese indica la museruola del cane. A Venezia, nvece, la "musina" sono i piccoli risparmi messi via. Le chiedo se sia nata a Livorno. "No sono nata a Sagatta in Senegal e so di razza Fulana ma so stata adottata a du anni e vivo da sempre a Livorno.
"Vai - gli dico dandole la mano- io so Dante Davini Diversi" nato in viale Caprera angolo Venezia " E io so Gaia Sardelli"
" Sardelli? Boiadé, un sarai mica dela famiglia di Gino r meccanico?"
"R mi nonno! "
Poi mi racconta la su storia:le donne fulane sono note per la bellezza ma anche per i costumi assai liberi. Spesso le donne lasciano il compagno e ne pigliano uno che gli garba di più. Ala su mamma però il terzo cambio, da cui nacque lei, le costò na coltellata mortale infertale dal secondo marito e siccome il babbo di Gaia si vendicò ala medesima maniera e finì in galera, lei fu data in adozione. I suoi abitano in una zona nuova di Livorno ma i nonni Gino e Lia hanno tuttora casa al pontino e Gaia conosce perfino il Bar Nado anche se non ci è mai entrata. Siamo arrivati a Pisa nel frattempo m'è venuto in mente l'anagramma: LITTORINA NET
continua
Dante
Complimenti per la soluzione.Non ci sarei arrivata. Il fatto del treno indica una cosa che dico da anni. Ormai tema colore è passato da un bel po' sopravvive in minoranza che discriminerebbero tutto e comunque. Il vero tema è l'integrazione. Gaia è fiera della sua origine ma soprattutto della sua livornesità. Rispetta e vorrebbe rispetto. Gli altri col cazzo che si integrano a Milano stanno sempre tra loro pregano tra loro e camminano tutti insieme, sputano e fanno camminare le donne come fossero una cagna coi cuccioli. Lo so che fra duecento anni si saranno evoluti e integrati ma in questo scampolo di vita che ho da vivere figurati tu se li vedrò cambiare
RispondiEliminaLuci
Queste situazioni non le vedo ma ne sento parecchio parlare e stanno diventando intolleranti sia la Ferrara rossa che quella nera (politicamente intendo). Bella l'immagine di questa ragazzona così ben integrata Buona giornata
RispondiEliminaEli