Oggi lo zio Dante ha voluto replicare al post pubblicato da Zanzina (alcune settimane fa). A corredo del post Zanza presentava la nota Opera Omnia su Mussolini. Lo zio si limita a un breve ma colorito commento:
"Io co que libri mi ci pulisco r culo a dispetto dela storia e delo studio" Parlanne poi di vell' esseri lì, spece di velli vivi, donne o omini che sieno, e c'è l rischio di fassi puzzà di merda le 'orde vocali e la bocca e c'è"
ha proseguito usando quella ripetizione in chiusura di frase che pare rafforzare quanto si è appena affermato.
"Metti in bibrioteca sti due" ha concluso "magari un li leggerà nessuno ma so de penzieri nobili e a leggeli la bocca profuma di libertà e d' eguaglianza"
Non aggiungo altro se non le sinossi e le copertine dei due volumi che ho appena messo nella biblioteca dell'anarco gattangelo. Oggi lo chiamo così, quasi certa che che col tanto presenziare sulla scrivania e sulla Olivetti dello zio ne abbia mutuato anche il credo.
Buona Giornata a Tutti
Dani
Anarchia, stato e utopia è l’opera più celebre di Robert Nozick, tra le voci più autorevoli del pensiero filosofico-economico degli ultimi cinquant’anni: un classico contemporaneo sui limiti dell’intervento dello stato nei confronti dell’individuo, che dal 1974 continua a interrogarci. Se lo stato non esistesse, sarebbe necessario inventarlo? O sarebbe forse meglio se non ci fosse affatto? È da queste domande che prende l’abbrivio l’analisi di Nozick, che, nel rifiutare sia una visione anarchica dei rapporti sociali sia una in cui l’ingerenza statale è massima, rivendica una terza via per regolamentare i rapporti tra individuo e collettività: lo «stato minimo», le cui funzioni siano limitate alla difesa dei singoli esclusivamente attraverso la tutela dalla violenza, dal furto e dalla frode. Un’ottica radicalmente individualista, in cui ognuno è l’unico responsabile della propria vita, al punto da rigettare ogni forma di paternalismo. Con un’argomentazione chiara e incalzante, Nozick ci invita a riflettere sul significato effettivo del nostro senso di appartenenza allo stato e sull’importanza dei nostri diritti individuali: siamo sicuri che strumenti come la ridistribuzione del reddito generino benessere per tutti? E d’altronde fino a che punto siamo disposti a ignorare i bisogni e le sofferenze altrui in nome della nostra libertà? Un’opera visionaria, che ci spinge a mettere in discussione ogni giorno i confini civili che diamo per scontati, le nostre ipocrisie e, infine, l’essenza stessa del nostro vivere comune.
Considerato da Howard Zinn “uno degli eroi del radicalismo americano”, Berkman raccoglie in questo libro la sintesi ultima del suo pensiero. Il carattere unitario dell’opera le conferisce un valore ulteriore, costituendo, come osservato da Paul Avrich, “un classico che gareggia con ‘La conquista del pane’ di Kropotkin” e inserendosi nella tradizione divulgativa libertaria. Diviso in tre parti, L’ABC si struttura in forma di dialogo con interlocutori immaginari, fornendo un’esposizione chiara della teoria e della pratica anarchica, rivolta “all’uomo della strada”, come sottolinea Emma Goldman nella prefazione al volume. Con un saggio di Roberto Carocci.
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