sabato 16 novembre 2024

fatevi i gatti vostri n. 2054 "C'è da fassi puzzà di merda la bocca a rammentalli...."

 Oggi lo zio Dante ha voluto replicare al post  pubblicato da Zanzina (alcune settimane fa). A corredo del post Zanza presentava la nota Opera Omnia su Mussolini. Lo zio si limita a un breve ma colorito commento:

 "Io co que libri mi ci pulisco r culo a dispetto dela storia e delo studio" Parlanne poi di vell' esseri lì, spece di velli vivi, donne o omini che sieno, e c'è l rischio di fassi puzzà di merda le 'orde vocali e la bocca e c'è" 

ha proseguito usando quella ripetizione in chiusura di frase che pare rafforzare quanto si è appena affermato.

"Metti in bibrioteca sti due" ha concluso "magari un li leggerà nessuno ma so de  penzieri nobili e a leggeli la bocca profuma di libertà e d' eguaglianza"

Non aggiungo altro se non le sinossi e le copertine dei due volumi che ho appena messo nella biblioteca dell'anarco gattangelo. Oggi lo chiamo così, quasi certa che  che col tanto presenziare sulla scrivania e sulla Olivetti dello zio ne abbia mutuato anche il credo.


Buona Giornata a Tutti

Dani





Anarchia, stato e utopia è l’opera più celebre di Robert Nozick, tra le voci più autorevoli del pensiero filosofico-economico degli ultimi cinquant’anni: un classico contemporaneo sui limiti dell’intervento dello stato nei confronti dell’individuo, che dal 1974 continua a interrogarci. Se lo stato non esistesse, sarebbe necessario inventarlo? O sarebbe forse meglio se non ci fosse affatto? È da queste domande che prende l’abbrivio l’analisi di Nozick, che, nel rifiutare sia una visione anarchica dei rapporti sociali sia una in cui l’ingerenza statale è massima, rivendica una terza via per regolamentare i rapporti tra individuo e collettività: lo «stato minimo», le cui funzioni siano limitate alla difesa dei singoli esclusivamente attraverso la tutela dalla violenza, dal furto e dalla frode. Un’ottica radicalmente individualista, in cui ognuno è l’unico responsabile della propria vita, al punto da rigettare ogni forma di paternalismo. Con un’argomentazione chiara e incalzante, Nozick ci invita a riflettere sul significato effettivo del nostro senso di appartenenza allo stato e sull’importanza dei nostri diritti individuali: siamo sicuri che strumenti come la ridistribuzione del reddito generino benessere per tutti? E d’altronde fino a che punto siamo disposti a ignorare i bisogni e le sofferenze altrui in nome della nostra libertà? Un’opera visionaria, che ci spinge a mettere in discussione ogni giorno i confini civili che diamo per scontati, le nostre ipocrisie e, infine, l’essenza stessa del nostro vivere comune.




Considerato da Howard Zinn “uno degli eroi del radicalismo americano”, Berkman raccoglie in questo libro la sintesi ultima del suo pensiero. Il carattere unitario dell’opera le conferisce un valore ulteriore, costituendo, come osservato da Paul Avrich, “un classico che gareggia con ‘La conquista del pane’ di Kropotkin” e inserendosi nella tradizione divulgativa libertaria. Diviso in tre parti, L’ABC si struttura in forma di dialogo con interlocutori immaginari, fornendo un’esposizione chiara della teoria e della pratica anarchica, rivolta “all’uomo della strada”, come sottolinea Emma Goldman nella prefazione al volume. Con un saggio di Roberto Carocci.

venerdì 8 novembre 2024

fatevi i gatti vostri n. 2053 "Dé còcco: occhio a chi tira r còcchio"

"Lo sapevo che vinceva r maiale" e disse r ciu'o nela gara di carnevale. E io che so ciu'o n politi'a e d'elezzioni un me ne ntendo punto, lo sapevo che vinceva r maiale. La mi 'onvinzione un era dettata solo dala pochezza dela parte avversaria, na pora marionetta che rideva tanto e diceva po'o. Neppure dar fatto che era lapalissiano chi fossero a tiragli i fili a leilì. Certo r maiale un aveva fatto niente pe smentissi, gli mancava solo di tirassi fori r pisello e sdindellallo come ha fatto cor microfono, così l repertorio sarebbe stato completo. Occhio tuttavia, perchè a tirà r cocchio del re porco e c'eran du cavalli di razza e facevano e fanno n accoppiata terribile: Ilonne e pole anche sta su 'oglioni ma un si pol dì che un sia n cavallo di razza. Vellaltro forze unnè l'eroe che l'ameri'ani sognano  ma è uno che sa guardare nell'anima dela gente da cui egli stesso proviene. Avevo fenito da poco di ascortà la su "Elegia ameri'ana" n audiolibro. Unè un genio, lo dice anco lui n premessa, scrive benino ma unnè da Pulizze. Analizza bene però, capisce r malumore e l'anima dela classe media e mediobassa ed è pericoloso perchè sa suggerire ar maialone tutte le mosse che i democratici un vedano neppure 'ola situazione davanti all'occhi. Ntendo i demo di lì e anche quelli di qui che penzan che i favori dela gente si piglino mostrandogli che merde e siano i loro avversari. Porini pori mezzi cervelli “Chi merda sconca merda nconca -diceva la mi nonna - e r su corollario recitava anche  che l'adagio popolare vale altrettanto effi'acemente n senzo contrario . Per chi un intendesse r verna'olo mi spiego: la conca è quer mastellone indove si lavavano i panni na vorta. Nconcare vor dì, donque, mètte nela conca e sconcare vol dì tirà fori dala conca. Ovvio che se lavi cola merda ti ritrovi i panni merdosi e se esibisci un bu'ato merdoso vole dì che l'hai lavato cola merda. Ora se ci fosse r professor Martinelli ci renderebbe edotti sulla tipologia di quale  figura retorica sia ma è tanto che un si sente e ci dispiace, parecchio.

Di seguito la sinossi dell'elegia di Vanze.  La mi nipote l'ha digià messa n'audioteca da Esserino.

Pubbri'o oggi perché domattina vo a Livorno pe stacci  npo' di giorni visto che Dino deve avé preso na varche forma di cimurro sto natodancane....

Statemi bene 


Dante



I nonni di J.D. sono sporchi, poveri e innamorati quando emigrano giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l’Ohio nella speranza di una vita migliore. Ma quel sogno di benessere e riscatto è solo sfiorato, perché prima di diventare uomo il loro nipote lotterà a lungo con la miseria e la violenza domestica: una madre tossicodipendente, patrigni nullafacenti che si susseguono uno dopo l’altro, vicini di casa alcolisti capaci solamente di sopravvivere con i sussidi e lamentarsi del governo, in una regione in cui i tassi di disoccupazione sono sempre più alti e l’abbandono scolastico è alle stelle. Eppure quella che J.D. Vance racconta senza indulgenza ma con un amorevole orgoglio di appartenenza non è l’eccezione ma è la storia, in filigrana, di un Paese intero, di quel proletariato bianco degli Stati Uniti che nelle recenti elezioni presidenziali ha espresso la sua frustrazione portando alla vittoria Donald Trump.

sabato 2 novembre 2024

fatevi i gatti vostri 2052 " E lo so che sarebbe ' morti oggi"

"Lo so che sarebbe  'morti, oggi. Ma voglia di foto e ricordi n'ho poca e di viaggi ar cimitero meno"

mi ha detto questa mattina lo zio, inzuppando la sua fetta di pane in un caffè, che aveva già saturato di aroma la cucina, poi ha preso la bottiglia del "cognacche" come lo chiama lui e lo ha generosamente rinforzato. Infine dato che avevo poche idee per il post del giorno questa "triste e mesta ricorrenza..." (tanto per citare Totò) mi ha suggerito di mettere qualche libro avente il giorne dei morti come titolo. "Tanto ce ne saranno diecine"  ha concluso

Io non so se la Christie sia stata la prima ad usare questo titolo per un suo romanzo, fatto sta che ad oggi si contano decine di romanzi perlopiù gialli con questo titolo. La regina del Giallo,   nella versione libro cartaceo ha trovata il suo trono sia nella bilioteca di Esserino,sia  nell' audioteca, con questa bella edizione della Mondadori. A lei abbiamo deciso di affiancare,  tra i tanti ad aver usato il medesimo titolo, un autore sicuro: Maurizio Degiovanni che col suo "Giorno dei morti" non ci farà certo sfigurare. Anche il suo libro è da oggi nella biblioteca del Gatto.

Di seguito le sinossi di entrambi i volumi



Sono ormai passati undici mesi dalla morte della bella e imprudente Rosemary Barton, e il suo ricordo ancora domina su quanti l’hanno conosciuta. All’improvviso però una serie di lettere anonime fa balenare il sospetto che non si sia trattato di un suicidio, come avevano concluso gli inquirenti, ma di un assassinio. Ma chi poteva avere interesse a uccidere la donna? Un marito tradito, una sorella invidiosa, una rivale incattivita o un amante annoiato? O forse Rosemary aveva veramente deciso di togliersi la vita perché tormentata da un oscuro segreto?

Ciò che appare subito chiaro è che nessuno di quanti erano con lei al ristorante Luxembourg, al momento della sua tragica fine, è chi dice di essere. La verità verrà alla luce solamente dopo un’allucinante e fatale ricostruzione del crimine. 



Il romanzo dell’infanzia perduta.
Seduto con un cane a fargli compagnia, un bambino morto per caso. Un orfano, niente famiglia, niente amici.
E invece qualcuno che si chiede perché, e come, e quando.
Qualcuno che si mette a scavare in vite piccole, di cui non ci si cura, di cui non si sa niente.
Qualcuno che non si rassegna all’urlo che non sente, al lamento che non riesce a trovare.
Fino al giorno dei morti.