sabato 16 novembre 2024

fatevi i gatti vostri n. 2054 "C'è da fassi puzzà di merda la bocca a rammentalli...."

 Oggi lo zio Dante ha voluto replicare al post  pubblicato da Zanzina (alcune settimane fa). A corredo del post Zanza presentava la nota Opera Omnia su Mussolini. Lo zio si limita a un breve ma colorito commento:

 "Io co que libri mi ci pulisco r culo a dispetto dela storia e delo studio" Parlanne poi di vell' esseri lì, spece di velli vivi, donne o omini che sieno, e c'è l rischio di fassi puzzà di merda le 'orde vocali e la bocca e c'è" 

ha proseguito usando quella ripetizione in chiusura di frase che pare rafforzare quanto si è appena affermato.

"Metti in bibrioteca sti due" ha concluso "magari un li leggerà nessuno ma so de  penzieri nobili e a leggeli la bocca profuma di libertà e d' eguaglianza"

Non aggiungo altro se non le sinossi e le copertine dei due volumi che ho appena messo nella biblioteca dell'anarco gattangelo. Oggi lo chiamo così, quasi certa che  che col tanto presenziare sulla scrivania e sulla Olivetti dello zio ne abbia mutuato anche il credo.


Buona Giornata a Tutti

Dani





Anarchia, stato e utopia è l’opera più celebre di Robert Nozick, tra le voci più autorevoli del pensiero filosofico-economico degli ultimi cinquant’anni: un classico contemporaneo sui limiti dell’intervento dello stato nei confronti dell’individuo, che dal 1974 continua a interrogarci. Se lo stato non esistesse, sarebbe necessario inventarlo? O sarebbe forse meglio se non ci fosse affatto? È da queste domande che prende l’abbrivio l’analisi di Nozick, che, nel rifiutare sia una visione anarchica dei rapporti sociali sia una in cui l’ingerenza statale è massima, rivendica una terza via per regolamentare i rapporti tra individuo e collettività: lo «stato minimo», le cui funzioni siano limitate alla difesa dei singoli esclusivamente attraverso la tutela dalla violenza, dal furto e dalla frode. Un’ottica radicalmente individualista, in cui ognuno è l’unico responsabile della propria vita, al punto da rigettare ogni forma di paternalismo. Con un’argomentazione chiara e incalzante, Nozick ci invita a riflettere sul significato effettivo del nostro senso di appartenenza allo stato e sull’importanza dei nostri diritti individuali: siamo sicuri che strumenti come la ridistribuzione del reddito generino benessere per tutti? E d’altronde fino a che punto siamo disposti a ignorare i bisogni e le sofferenze altrui in nome della nostra libertà? Un’opera visionaria, che ci spinge a mettere in discussione ogni giorno i confini civili che diamo per scontati, le nostre ipocrisie e, infine, l’essenza stessa del nostro vivere comune.




Considerato da Howard Zinn “uno degli eroi del radicalismo americano”, Berkman raccoglie in questo libro la sintesi ultima del suo pensiero. Il carattere unitario dell’opera le conferisce un valore ulteriore, costituendo, come osservato da Paul Avrich, “un classico che gareggia con ‘La conquista del pane’ di Kropotkin” e inserendosi nella tradizione divulgativa libertaria. Diviso in tre parti, L’ABC si struttura in forma di dialogo con interlocutori immaginari, fornendo un’esposizione chiara della teoria e della pratica anarchica, rivolta “all’uomo della strada”, come sottolinea Emma Goldman nella prefazione al volume. Con un saggio di Roberto Carocci.

venerdì 8 novembre 2024

fatevi i gatti vostri n. 2053 "Dé còcco: occhio a chi tira r còcchio"

"Lo sapevo che vinceva r maiale" e disse r ciu'o nela gara di carnevale. E io che so ciu'o n politi'a e d'elezzioni un me ne ntendo punto, lo sapevo che vinceva r maiale. La mi 'onvinzione un era dettata solo dala pochezza dela parte avversaria, na pora marionetta che rideva tanto e diceva po'o. Neppure dar fatto che era lapalissiano chi fossero a tiragli i fili a leilì. Certo r maiale un aveva fatto niente pe smentissi, gli mancava solo di tirassi fori r pisello e sdindellallo come ha fatto cor microfono, così l repertorio sarebbe stato completo. Occhio tuttavia, perchè a tirà r cocchio del re porco e c'eran du cavalli di razza e facevano e fanno n accoppiata terribile: Ilonne e pole anche sta su 'oglioni ma un si pol dì che un sia n cavallo di razza. Vellaltro forze unnè l'eroe che l'ameri'ani sognano  ma è uno che sa guardare nell'anima dela gente da cui egli stesso proviene. Avevo fenito da poco di ascortà la su "Elegia ameri'ana" n audiolibro. Unè un genio, lo dice anco lui n premessa, scrive benino ma unnè da Pulizze. Analizza bene però, capisce r malumore e l'anima dela classe media e mediobassa ed è pericoloso perchè sa suggerire ar maialone tutte le mosse che i democratici un vedano neppure 'ola situazione davanti all'occhi. Ntendo i demo di lì e anche quelli di qui che penzan che i favori dela gente si piglino mostrandogli che merde e siano i loro avversari. Porini pori mezzi cervelli “Chi merda sconca merda nconca -diceva la mi nonna - e r su corollario recitava anche  che l'adagio popolare vale altrettanto effi'acemente n senzo contrario . Per chi un intendesse r verna'olo mi spiego: la conca è quer mastellone indove si lavavano i panni na vorta. Nconcare vor dì, donque, mètte nela conca e sconcare vol dì tirà fori dala conca. Ovvio che se lavi cola merda ti ritrovi i panni merdosi e se esibisci un bu'ato merdoso vole dì che l'hai lavato cola merda. Ora se ci fosse r professor Martinelli ci renderebbe edotti sulla tipologia di quale  figura retorica sia ma è tanto che un si sente e ci dispiace, parecchio.

Di seguito la sinossi dell'elegia di Vanze.  La mi nipote l'ha digià messa n'audioteca da Esserino.

Pubbri'o oggi perché domattina vo a Livorno pe stacci  npo' di giorni visto che Dino deve avé preso na varche forma di cimurro sto natodancane....

Statemi bene 


Dante



I nonni di J.D. sono sporchi, poveri e innamorati quando emigrano giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l’Ohio nella speranza di una vita migliore. Ma quel sogno di benessere e riscatto è solo sfiorato, perché prima di diventare uomo il loro nipote lotterà a lungo con la miseria e la violenza domestica: una madre tossicodipendente, patrigni nullafacenti che si susseguono uno dopo l’altro, vicini di casa alcolisti capaci solamente di sopravvivere con i sussidi e lamentarsi del governo, in una regione in cui i tassi di disoccupazione sono sempre più alti e l’abbandono scolastico è alle stelle. Eppure quella che J.D. Vance racconta senza indulgenza ma con un amorevole orgoglio di appartenenza non è l’eccezione ma è la storia, in filigrana, di un Paese intero, di quel proletariato bianco degli Stati Uniti che nelle recenti elezioni presidenziali ha espresso la sua frustrazione portando alla vittoria Donald Trump.

sabato 2 novembre 2024

fatevi i gatti vostri 2052 " E lo so che sarebbe ' morti oggi"

"Lo so che sarebbe  'morti, oggi. Ma voglia di foto e ricordi n'ho poca e di viaggi ar cimitero meno"

mi ha detto questa mattina lo zio, inzuppando la sua fetta di pane in un caffè, che aveva già saturato di aroma la cucina, poi ha preso la bottiglia del "cognacche" come lo chiama lui e lo ha generosamente rinforzato. Infine dato che avevo poche idee per il post del giorno questa "triste e mesta ricorrenza..." (tanto per citare Totò) mi ha suggerito di mettere qualche libro avente il giorne dei morti come titolo. "Tanto ce ne saranno diecine"  ha concluso

Io non so se la Christie sia stata la prima ad usare questo titolo per un suo romanzo, fatto sta che ad oggi si contano decine di romanzi perlopiù gialli con questo titolo. La regina del Giallo,   nella versione libro cartaceo ha trovata il suo trono sia nella bilioteca di Esserino,sia  nell' audioteca, con questa bella edizione della Mondadori. A lei abbiamo deciso di affiancare,  tra i tanti ad aver usato il medesimo titolo, un autore sicuro: Maurizio Degiovanni che col suo "Giorno dei morti" non ci farà certo sfigurare. Anche il suo libro è da oggi nella biblioteca del Gatto.

Di seguito le sinossi di entrambi i volumi



Sono ormai passati undici mesi dalla morte della bella e imprudente Rosemary Barton, e il suo ricordo ancora domina su quanti l’hanno conosciuta. All’improvviso però una serie di lettere anonime fa balenare il sospetto che non si sia trattato di un suicidio, come avevano concluso gli inquirenti, ma di un assassinio. Ma chi poteva avere interesse a uccidere la donna? Un marito tradito, una sorella invidiosa, una rivale incattivita o un amante annoiato? O forse Rosemary aveva veramente deciso di togliersi la vita perché tormentata da un oscuro segreto?

Ciò che appare subito chiaro è che nessuno di quanti erano con lei al ristorante Luxembourg, al momento della sua tragica fine, è chi dice di essere. La verità verrà alla luce solamente dopo un’allucinante e fatale ricostruzione del crimine. 



Il romanzo dell’infanzia perduta.
Seduto con un cane a fargli compagnia, un bambino morto per caso. Un orfano, niente famiglia, niente amici.
E invece qualcuno che si chiede perché, e come, e quando.
Qualcuno che si mette a scavare in vite piccole, di cui non ci si cura, di cui non si sa niente.
Qualcuno che non si rassegna all’urlo che non sente, al lamento che non riesce a trovare.
Fino al giorno dei morti.

sabato 26 ottobre 2024

Fatevi i gatti vostri n. 2051 "Quale sorpasso? Italo Calvino vs Dino Risi"

Un accostamento ardito nelle mie intenzioni, giocato sul parossismo,  retto forse solo dal titolo identico che caratterizza due lavori tanto diversi. Lavori che rimandano a periodi non lontani tra loro ma altrettanto dissimili per la situazione politica e sociale del nostro paese.

Tutti voi ricorderete e avrete visto più volte quel pezzo di storia del cinema italiano anni sessanta che è Il sorpasso di Dino Risi. Le esilaranti vicende  aventi per protagonisti il già magistrale Vittorio Gasmann e il  timido, ma decisamente affascinante, Jean Luis Trintignant tenevano banco. In quel lontano 1962  l'Italia si affacciava al benessere economico e al desiderio prorompente di scordare guerre e fame per correre al mare in 600 o con una stupenda decappottabile, per chi poteva.

Quattordici anni dopo, nel 1976, Italo Calvino riceve dalla "New York Times Review of Books" l’incarico di scrivere un articolo per spiegare al pubblico americano la situazione politica italiana a cavallo delle elezioni del 20-21 giugno, quando, dopo trent’anni, il Partito comunista sembra sul punto di insidiare il primato della Democrazia cristiana con uno storico “sorpasso”. 

Calvino coglie l’occasione per valutare la situazione politica ed economica dell’Italia di quel tempo, in un momento di incertezza politica assoluta ma di sicuri e radicali mutamenti nella società. Rimasto inedito perché – dopo aver ricevuto e discusso le puntuali osservazioni dell’editor della rivista, Robert B. Silvers – Calvino decise di lasciar perdere. Nel testo, che qui si presenta per la prima volta, lo scrittore focalizza l’attenzione su un momento cruciale della storia del Paese – tra allargamento della democrazia, legge sul divorzio e stragismo e stupisce i lettori con una serie di osservazioni che suonano oggi lungimiranti e quasi profetiche, alternate alla narrazione di gustosi aneddoti e agli icastici ritratti di uomini politici, da Almirante a Berlinguer.

Ho ricevuto ieri il libro, in dono. Ovviamente, in attesa di leggerlo, lo lascio al suo posto nella biblioteca di Esserino.

Buon Weekend

Dani




domenica 20 ottobre 2024

Fatevi i gatti vostri n. 2050 "Tanto pe ngrazziassi chi conta e forze varche studioso" by ZZZ

Propio ora che gl'hanno fatto quell'infamata di rimandacci dall'Arbania quer monticino di negri asitichi e affricani e che lei porina si sente accerchiata dai tramatori e da doverzi nfami der su codazzo io ni voglio tributà na tangibile testimonianza d'interesse pele su radici storiche.

Mi fa Samatta: "o Zanzina e ti ci metti anco te a leccagli r'culo? Tanto un cresce mica di statura, semmai d'orgoglio!".

Nzomma è vero sì, so tutti rasoterra cola lingua di fori pe leccagli r culo all'anderdogghe ma  noi 'sa si dovrebbe fa? Leccà la topa a quell'altra solo perché ha dichiarato che ni garba? 

Eh no cari mia! Io dala ducia un m'aspetto nulla anzi, temo ogni su mossa. 

Da Ella però m'aspetterei programmi strutturati e strategici e no titoli. 

In questo concordo co Massimo Cacciari che si è espresso n questo senzo in una su recente partecipazione ala mezz'ora serale dela Grubere, sula 7. Ma se aspetto che sorta quercosa da vella camicia sbottonata ostentante na triste assenza di poppe, o da quella di Giuseppi che è molto compreso nel suo ruolo di scamiciato, dal machiavellico fiorentino, dall'acido Calenda, dar pisano o da Bonelli che pare presenzi al funerale del pianeta con faccia di circostanza, sto fresca.

E allora?

Allora "a forza di sforzi", come disse quella, che gli sortirono l'emorroidi dopo na settimana che un caava, ho trovato na chicca  pe ngrazziami i piani artissim  der governo.E se laggiù  avessero per me la medesima sensibilità che hanno ne confronti di  parenti e amici e valezze il teorema de giuli, mi dovrebban dà come minimo un posto fisso a Gazzetta Nera. 

Si tratta nfatti d'un quotidiano di prossima pubbricazione che dovrebbe, nell'intenzioni dell'editori, scavarcà quei loffi di repubbria stampa e corriere,  lavativi asserviti a quell'infami paperoni ndustriali che si dican di sinistra e si fan vanto di chiamare  "caro e cara" i su servi negri. 

Pare che la  ducessa n'una recente ntervista abbia dichiarato "per me ir rosso è rosso ma anche rosa, arancione, rosso stinto e anche maroncino simil merda ma er Nero è Nero e io amo profondamente e svisceratamente r Nero". 

L'infame che doveva esse n'inviato, da parte dell'infami dele testate di cui sopra ha osato chiedere: "Potremmo dunque dire che anche le persone nere di colore, quelle che l'americani chiamano blacks o coloured entrino a pien diritto nele su simpatie?"

"Cor cazzo" pare abbia prorotto la ducessa "nun diciamo stronzate e non scambiamo fiaschi per fasci e negri per neri, pe su migliore nformazione le anticipo che sto pe emette  n decreto da convertì in legge che definisca in modo inequivocabbile che i negri si devan chiamà negri  e no neri essendo quest'urtimo attributo storicamente riconducibile solo all'estrema destra italiana e come tale incurruttibile. Chiunque interzionarmente o no, equivocasse sarà soggetto a fermo immediato e a processo pe direttissima co previsione di pena minima di anni 3 senza beneficio condizionale"

"E come la metterebbe con gli orientali?" Ha seguitato l'impudente

"Bè negri der bangladesce, negri d'india, negri d'arabbia." 

"Ma ci sono arabi quasi bianchi e i cinesi e gli emigranti dell'est europa non comunitaria?" Ha nzistito r medesimo rompicoglioni

e avabbé se nun so negri   so comunque ecchisestracomunitarii

"Ma non sarebbe più semplice che foste voi a cambiare colore ad esempio blu o bianco o viola?"

"A moré"  ha detto la ducessa all'intervistatore piantandogli un indice tra i coglioni, (voleva essere diretto al pieno petto ma è piccolina), "er nero è nero e ar cavajere nero nu je dovete cacà er cazzo". 

L'ha detto così bene e in un romanesco così borgataro che persino Proietti dall' aldilà, al sentir  citare la sua celeberrima barzelletta sul cavaliere bianco e il cavaliere nero,  sorridendo, cogli occhi e colla bocca come sapeva far solo lui, ha detto: "Me cojoni an vedi questa? Cià proprio l'anima coatta ortre che nera!" 

E così essendomi fatta un culo tanto per reperire questa perla di cui anticipo la copertina, vi lascio alle parole della moderna curatrice del ponderoso lavoro dei Sustel,  avvisando che in ragione di qualche volume alla volta l'opera in questione verrà acquisita anche dalla biblioteca di Esserino.

Ovviamente sposo in pieno le parole della curatrice per quanto riguarda i fini non apologetici ma intesi a favorire studio storico e critico da parte chi nutre interessi per tali ambiti. Del resto spero che questo  lo avessero capito tutti i lettori  nonostante la farsesca genuflessione colla quale ho prencipiato.

Bona Domenica a tutti


Nonostante l’Opera Omnia sia un lavoro mastodontico considerato una fonte preziosa per gli studi sul fascismo sia a livello politico che storico/bellico, c’è molta difficoltà nel reperirne tutti i volumi, sia in formato cartaceo che in formato digitale. Il valore dell’opera completa si aggira sopra i 500 euro tra i collezionisti, 44 volumi di cui 36 di testo e secondari 8 di appendice che contengono, oltre ovviamente alla biografia e alla storiografia politica del Mussolini, materiali dimenticati o rari (soprattutto gli ultimi tre volumi): appunti personali, bozze di discorsi, correzioni, lettere, volantini, manifesti, comunicati ufficiali, diari. Come opera da consultazione offre materiale di prima mano anche sulle manovre belliche operate durante il fascismo e cenni di strategia. Per il momento sono disponibili 35 volumi su 44 (il 36 che è assente è l’indice generale dei nomi di persona e dei periodici) ma come accennato i volumi mancanti sono appendici che per spirito di completezza comunque, cercherò di reperire.

Edoardo e suo figlio, Duilio Susmel hanno operato nel tempo un lavoro di ricerca di alta precisione che è stato pubblicato da La Fenice per la prima volta nel 1951; alla fine degli anni Settanta Duilio ha aggiunto i volumi di appendice per una migliore consultazione dei materiali. Edoardo Dusmel era intenzionato, in quanto storico, e così suo figlio dopo di lui, a dare alla monografia un carattere neutrale e l’opera intera nasceva e veniva dedicata, anche per mole di ricerca e tipologia di archiviazione delle informazioni, a un pubblico di soli studiosi. Personalmente non commento il contenuto dell’opera in quanto l’aspetto politico è certamente preponderante e non è il mio ambito di ricerca, che si incanala invece nei materiali fiumani e di guerra in generale. Sono però certa che la consultazione di questi volumi sarà così più facilitata e utile ad appassionati, storici, studenti, professionisti e curiosi

sabato 12 ottobre 2024

fatevi i gatti vostri n. 2049 "Venezianità"

Intanto grazie a Patty e a Redcats per aver immediatamente notato il nostro rientro.  In queste mie giornate  di rientro in redazione avevo voglia di scrivere di Venezia. Stavolta pubblico di sabato perché ho tempo. Infatti ho quasi ormai rinunciato al lavoro in barca con la zia e adesso in casa, davanti al pc, mi pare che mi manchi già l' odore dei canali e l'umido addosso che ti mette la voglia di farti un ombra de vin o una buona china calda nel primo bàcaro che incontri. 

Amo l'acqua e la barca ma un bel giorno la zia mi ha detto: "Vuoi fare la mia fine? Hai studiato, ti sei laureata, sei stata un anno in Australia, un anno a Londra, sempre insegnando e facendo il tuo lavoro e adesso sono anni che ti sei fossilizzata in barca con me a scaricare e caricare. Non lo capisci che qui è e sarà sempre la stessa storia, gli stessi canali, si incrociano le stesse persone sempre più incartapecorite dallo stare esposte alla salsedine e ad ogni accidente atmosferico." 

Alla fine ho capito e mentre ho ripreso a mandar richieste di assunzione ho lasciato che pian piano il mio posto venisse preso da una sua amica che era rimasta senza lavoro. Resta inteso che se volessi riprendere il timone ho prelazione su tutti, tra l'altro ho dovuto acquisire tutti i titoli necessari per condurre mezzi da trasporto. Probabilmente però non lo farò. Sono in barca da 5 anni. I miei trenta sono passati già da un pezzetto e ancora della mia vita non ho deciso cosa fare. Non ho voglia di tornare a Londra da Bobby, non è vita per me. Lavorerei volentieri con Zanza ma nemmeno a far la barista per tutta la vita mi vedo e non ci vedo neppure lei che sognava di fare la reporter in giro per il mondo. Ogni volta che fanno vedere un servizio dei vari inviati dai tanti teatri di guerra che ormai si sono aperti, le vengono gli occhi lucidi e mi dice: "Io dovevo essere lì e invece eccomi qui a sciacquar bicchieri e fare caffé, la vita di merda dela mi mamma e der mi babbo". La capisco, lei è nata in un bar e vissuta dentro quel bar per tanti anni quanti sono i miei. E' riuscita con sforzi immani a sostenerlo nella crisi economica prima e nella pandemia poi. Ora il bar va bene e Ampelio e Nara possono respirare e godersi la pensione anche se ogni giorno dedicano alcune ore al loro vecchio lavoro. "Io in casa... e mi ci piglia la depressione  mi ci piglia" dice Nara e Ampelio la corrobora "E io qui ho tutti i miei amici e poi c'ho la batteria di là in sala musica. Mica posso portare na batteria in camera a casa!"  E così ci siamo ritrovate tutte e due ingabbiate nei lavori di famiglia lei a Livorno e io a Venezia. Io forse più fortunata perché la zia è ancora abbastanza giovane e Dante ha pur sempre buone braccia nonostante in luglio abbia festeggiato i 70. Comunque per adesso sto con la zia a giorni alterni, nel frattempo Mariuccia impara e io mando in giro il curriculum. Lo zio a questo proposito ha subito sfornato una delle sue:

"Curri Culum che prima o poi na sedia pe appoggiacci il culum la trovi!" In fondo è un augurio anche se  non so quanto io desideri una sedia e un posto fisso.

Intanto, dedicandola al titolo che ho messo al post precedente, Samatta ha pensato bene di realizzare una cover di "E dimmi che non vuoi morire" brano stupendo in cui Vasco, Ferri e Curreri hanno creato un tema vocale e strumentale così bello che riesce ad esaltare al massimo livello le qualità di voce e interpretative della Patty Strambelli, una veneziana doc.

Poi per rientrare in questo clima fatto di canali, nebbie e bellezze a  non finire ho ripescato nel nostro archivio un bellissimo fumetto a firma di Laura Scarpa, un'altra venezianissima. Il fumetto in questione data ormai quaranta anni, nato quindi ben prima di me e ambientato in una Venezia che ormai è difficile riconoscere. Ve lo presento con bella introduzione comparsa su Nuvole Parlanti nel novembre 2011. Ovviamente in biblioteca di Esserino ce n'è copia disponibile per la lettura degli amanti del genere. Se riuscite a scavalcare la polvere che regna sovrana esibite la vostra tesserina al Gatto Guardiano poi aggiratevi pure all' interno ma se temete di perdervi nel labirinto il percorso logico è Biblioteca Esserino > Europa> Italia> Fumettisti Italiani> Laura Scarpa.
Un abbraccio a tutti Voi e spero di risentire anche gli altri dei quali agogno notizie
Dani


Laura Scarpa, “Venturina veneziana”, L’Isola Trovata, 1980.

Un delitto, una commedia teatrale, il carnevale, le gondole, le calli, il dialetto: c’è tutto di Venezia in “Venturina veneziana“, anche la caccia al tesoro dell’antica formula alchemica per produrre la venturina, appunto.  Sia il testo che i disegni sono di Laura Scarpa, veneziana (ovviamente :-), fumettista, illustratrice, giornalista e saggista, soprattutto di fumettistica.

Così ha scritto il suo collega Antonio Tettamanti nell’introduzione a questa edizione, pubblicata da L’Isola Trovata nella serie “I racconti delle nuvole”:

“(…) Laura oltre che mitteleuropea (di sponda) è principalmente una patriota veneziana a livello del Nievo di buona memoria. Non c’è altro dio se non Venezia, i canali hanno un buon odore. Umido? Quantomai. E se ci sono dieci gradi sottozero per lei è clima salubre. Tutto ciò non fa che rendere ancora più simpatica Laura (…). E dove volete che l’ambientasse una sua storia.
Per l’appunto, questa Venturina, gli elementi classici della città lagunare (oh, ma che noia la ricerca dei sinonimi) li ha tutti. L’intrigo, il carnevale. Le maschere e il mistero (unica concessione la P38 al posto del pugnale cesellato o del cuscino in tela di Fiandra). Il teatro (dialettale, ovvio) e le urla dei barcaroli che hanno un nome comico che non ricordo. Le isole abbandonate, gli artigiani locali e le osterie. Il dialetto che aspira alla dignità di lingua e la lingua indegnamente (ohibò) commista al dialetto. Ci sono anche tutte le sue amiche e amici, finisce che ci sono anch’io. Quello che voglio dire è che, maledetta lei, c’è riucita a disegnare e raccontare una storia in cui c’è tutto quello che lei vuole e racconta di solito (Venezia, ecc.) senza interventi di biechi sceneggiatori americaneggianti e pragmatici. Per quello che ne so io della città in senso lato, non solo i panorami quindi, dà l’idea esatta dell’ambiente e di come certe cose possano succedere solo fra quelle bifore e quei venditori di pesce (…). A conti fatti, la tradizione è rispettata e ci sono pure innovazioni sul vecchio tronco. E, ah, dimenticavo, disegna pure bene. E abita a Venezia. Che invidia“.

(02/11/2011)

sabato 5 ottobre 2024

fatevi i gatti vostri n. 2048 "Tanto per non morire"







L'ultima pubblicazione data il 15 giugno. Oltre tre mesi di silenzio dunque. Non pensiate però che il blog non sia mai stato tra i nostri pensieri. Ci siamo sentiti più volte in colpa e più volte ci siamo ripromessi di scrivere almeno qualcosa. Poi abbiamo deciso di votare democraticamente

dato che il Ciampi da tempo abbastanza acciaccato era affiancato a Livorno da Costanza, ed anche io mi trovavo al Bar Nado  abbiamo chiesto a lei, che da sempre è il nostro riferimento manageriale, come poter decidere della sopravvivenza o meno del blog. Costanza ha proposto questo metodo

Bob e Dani (essendo fondatori)  esprimeranno un parere che vale 5 punti

Dante e Zanzara che hanno contribuito notevolmente ai post 4 punti ciascuno

Holly, Dino Ciampi e Samatta 3 Punti

Ampelio, Nara, Il tafano, il mosca, Tromba Daria e Tromba Marina 2 punti

Costanza, George, le figlie di George, Camilla, Roberta e Armando Giusti 1 punto.

Le persone potevano votare una sola di queste tre opzioni:

chiusura del Blog / continuazione del blog/ astensione

Al blog afferirebbero anche altri elementi ma, in quel momento, non erano disponibili per la votazione, quindi ci siamo limitati a questi nomi.

i 50 punti disponibili hanno palesato queste volontà


astensione 34 punti

chiusura del blog 8 punti

continuazione del blog 8 punti

rappresentando così una situazione di assoluta incertezza.

Costanza ha detto che in tali casi i voti dei fondatori assumono carattere dirimente essendo essi i responsabili della testata

Io ho votato per la continuazione Bob si era astenuto e meno male! perché se avesse votato contrario ci saremmo trovati di fronte ad una ulteriore parità.

Così grazie al mio voto il blog continua. Tra gli altri solo Costanza, George Dalton e Armando Giusti (il babbo di Samatta) hanno votato per la continuazione.

Mi sono un po' incazzata, non per Zanza che non ce la fa nemmeno a respirare o per la zia Holly, che si è sempre tenuta al margine, ma i voti, anche se non  non la collaborazione stretta, di Dante e Dino me li sarei aspettati.

Sono in redazione da sola, dunque e non so quanto motivante riuscirò ad essere con quei redattori che hanno costituito l'anima di questo blog. Mi sento però contenta, ho fondato questo blog ben 17 anni fa quando ero una giovanissima e adesso che ho passato la trentina non voglio abbandonare questo spazio che tanto mi ha dato e tanti amici mi ha fatto conoscere.

Non aspettatevi  i fuochi d'artificio di mio zio o i testi graffianti della carissima Zanza che, comunque, mi ha garantito qualche intervento.  Si era astenuta perché votare a favore, per lei, significava impegnarsi mentre non ha tempo "nemmeno per pisciare" (parole sue).

Mi fermo qui, se vi fa piacere leggerci ancora basta un vostro sì a fondo pagina, se poi volete aggiungere qualche notizia su di voi, su come state e cosa state facendo, sappiate che siete nei nostri pensieri, che ricordiamo tutti voi che ci avete sempre letto e incoraggiato. Grazie

Dani