sabato 4 luglio 2020

Fatevi i gatti vostri n 1535 " la cultura a rimorchio"

Ritorno su un punto sul quale ho fermato la mia attenzione in precedenza per considerlo in maniera più approfondita. Ovvero le grandi collezioni di materiale mediatico.  Possedere un grande archivio di films non significa affatto possedere i films a livello di contenuto come possedere una grande biblioteca non significa aver mutuato qualcosa da tutti quei libri. Coi nuovi mezzi mediatici, la rete e gli scambi culturali che favorisce, i clouds e gli hard disks esterni multi tera e più è facile esser presi dalla mania dell' accumulo e confesso che un po' di anni fa ne ero stata vittima, scaricavo e mettevo lì convinta che prima o poi avrei trovato il tempo per leggere e visionare. Poi Zio Dante mi disse: "Io ai miei tempi fui vittima della fotocopiatrice, ne trovai una che era stata buttata via e invece aveva solo un danno di tipo elettrico, la aggiustai e fu una rovina. Andavo in biblioteca, prendevo i libri e li fotocopiavo. Ne dovetti completare un centinaio prima di capire che in quel tempo in cui avevo respirato i vapori di ammoniaca (allora funzionavano così) e mi ero accecato colla luce avrei potuto leggere almeno 4 o 5 di quei libri che sarebbero rimasti dentro di me mentre avevo solo una cassa piena di fotocopie che odoravano di piscio di gatto." 
Bobby invece, fin dai primi momenti  in cui i nostri piccoli tesori crescevano, si rese conto che il piacere non è accumulare ma far partecipare. Già in passato aveva condiviso ma con la Biblioteca di Esserino prima e poi con la audioteca e cineteca del Gatto cominciò  a catalogare   libri per gli altri utenti e poi ha cominciato a mettere films in cineteca e audiolibri in audioteca . Ne è risultato che spesso le opere scelte dai lettori risultano molto particolari, son spesso scelti perché frutto di una ricerca, di una lettura, perché appartenenti a un particolare filone narrativo ecc. comunque hanno quasi sempre una caratteristica che li rende degni d'esser visti o letti e così anche noi, mi si passi il modo di dire, "ci lasciamo rimorchiare", ci sediamo in poltrona e leggiamo o guardiamo quei titoli. Certo le migliaia di opportunità che abbiamo a disposizione richiederebbero chissà quante delle nostre vite per esser visionate  ma queste selezioni che avvengono col vostro aiuto ci piacciono.
Oggi per esempio voglio presentare 2 films scelti da Murasaki. Il primo l' ho visto ieri sera ed è una vera chicca. Nel pomeriggio che si preavvisa caldo umido fin dalle prime battute del mattino, mi riprometto di guardare il secondo che, almeno dalle recensioni, promette davvero bene

Buone visioni anche a Voi

Dani

le recensioni sono tratte da mymovies, gli autori, che ringraziamo per l' utile lavoro,  sono citati. Il testo è integrale

UN FILM INTIMISTA IN CUI MIYAZAKI DÀ LIBERO SFOGO ALLA SUA INCREDIBILE CREATIVITÀ.
Recensione di Andrea Chirichelli
A volte per vivere un'emozione bisogna aspettare più di vent'anni. Tanti ne sono passati infatti da quando apparve nei cinema giapponesi Il mio vicino Totoro, diretto da Hayao Miyazaki , già regista di culto in patria grazie ai successi di Nausicaa e Laputa. Con Totoro il regista raccontava per la prima volta il mondo a lui più caro, quello dei bambini, in cui il dettaglio più insignificante rappresenta una grande scoperta e un sentiero poco battuto è l'inizio di una grande avventura.
La storia, ambientata negli anni '50, racconta l'indimenticabile estate vissuta dalle sorelle Satsuki e Mei (la prima di 11 anni e la seconda di 4) , trasferitesi assieme al padre a Matsu no Gô, un piccolo villaggio di campagna circondato da foreste, campi coltivati, fiumi e molte risaie, lontanissimo dagli stereotipi del Giappone supertecnologico, per stare più vicine alla madre, ricoverata in ospedale per una malattia.
La piccola Mei, dopo aver esplorato la casa e i dintorni, s'imbatte in una piccolo e curioso animaletto bianco con due buffe orecchie:seguendo le sue tracce, giunge ad un altissimo albero di canfora al cui interno vive Tororo, lo spirito dei boschi, una enorme creatura pelosa e morbida. Totoro si dimostrerà gentile con le due bambine e permetterà loro di ritrovarsi quando Mei, allontanatasi per portare un regalo alla madre, si perderà nel dedalo di stradine in mezzo al verde.
In Totoro l'inventiva e la creatività di Miyazaki sono ai massimi livelli: la "famiglia" di Totoro, le piccole entità fatte di fuliggine, il soffice e sornione Gatto-Bus (che i bambini possono conoscere "dal vivo" al Museo Ghibli in Giappone), l'incredibile intelligenza e poesia di alcune sequenze (l'attesa dell'autobus sotto la pioggia, forse la più emozionante nella sua garbata semplicità) dimostrano il valore assoluto della pellicola.
Una fiaba moderna, un film dichiaratamente per bambini ma dal quale, come in tutte le pellicole di Miyazaki del resto, anche gli adulti possono e dovrebbero trarre insegnamento. Qui è racchiusa l'intera poetica miyazakiana: c'è l'amore per l'ambiente, per i bambini, il rimpianto per un passato in cui la società ra più grabata e gentile verso il prossimo.
Ciò che stupisce, ma non troppo, del film, è la sua innata freschezza a vent'anni di distanza dal suo esordio nei cinema nipponici. Un'opera indispensabile, graziata, per una volta, da un adattamento italiano encomiabile


LA VERA RIVOLUZIONE PASSA DALLA CULTURA. DAL ROMANZO DI MARY ANN SHAFFER E ANNIE BARROWS.
Ilaria Ravarino
lunedì 6 agosto 2018
Tratto dal romanzo epistolare di Mary Ann Shaffer e Annie Barrows, e diretto dal regista di Quatto matrimoni e un funerale Mike Newell, Il club del libro e della torta di bucce di patate di Guernsey prende le mosse da un momento particolare nella vita della giornalista Juliet Ashton (Lily James), diventata una firma molto popolare nel dopoguerra, alle prese con la promozione del suo ultimo romanzo.
Un giorno, mentre è a Londra, la donna riceve una misteriosa lettera: a scriverle è un allevatore, Dawsey Adams (Michiel Huisman), che sostiene di essere in possesso di un libro di sua proprietà, di cui la donna si era sbarazzata anni prima, e di volerle chiedere alcune informazioni in proposito.
Tra i due inizia così un fitto scambio epistolare, culminato con la decisione di Juliet - presa contro la volontà del suo fidanzato, l'editore americano Mark Reynolds (Glen Powell) - di fare le valigie e andare a trovare l'uomo, che vive sull'isola di Guersney: la donna ha infatti scoperto che Dawsey fa parte di un club dal nome bizzarro, il "club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey", che potrebbe darle lo spunto di cui è disperatamente in cerca per scrivere un nuovo romanzo. Giunta sull'isola, Juliet viene catapultata nel bizzarro mondo del club e dei suoi associati, persone che durante la guerra hanno fondato l'associazione come atto di resistenza all'occupazione nazista, e che continuano a mantenerla in vita conservando un forte spirito rivoluzionario. Eppure l'isola, e quel club di avidi lettori, nascondono più di un mistero: che fine ha fatto la fondatrice del club, Elizabeth McKenna, di cui nessuno ha voglia di parlare?
LE SCRITTRICI DEL CLUB DEL LIBRO.
lunedì 6 agosto 2018
Scrittrice americana, e libraia appassionata, Mary Ann Shaffer scrisse "Il club del libro e della torta di bucce di patate di Guernsey" a più di settant'anni, dopo una vita passata tra gli scaffali dei negozi di libri. Ad aiutarla a terminare l'opera, pubblicata postuma, è stata la nipote Annie Barrows, a sua volta autrice della saga per bambini "Ivy and the Bean".
Il libro, pubblicato nel 2008, ha venduto sette milioni e mezzo di copie in 37 paesi, rimanendo a lungo in vetta alla lista di bestseller del New York Times.
"A volte penso di aver passato tutta la mia vita a cercare di ricreare un momento magico della mia infanzia - ha raccontato Barrows - quando avevo dieci anni e, stesa sul divano, trascorsi tutto un pomeriggio a leggere un libro chiamato "Time at the Top". Ricordo che per tutto quel tempo persi il senso della realtà, risucchiata nel mondo immaginario del romanzo. E ricordo che fu magnifico, come vivere in un sogno. Ogni bambino dovrebbe provare le stesse sensazioni. Io stessa vorrei poterle riprovare. Ma l'unico modo che ho trovato, da allora, è stato quello di scrivermi i miei libri".
GUERNSEY (E LE TORTE DI BUCCE).
lunedì 6 agosto 2018
L'isola di Guernsey (il cui nome, in antico norreno, significa "l'isola dell'angolo") si trova nel canale della Manica, di fronte alla costa francese, e appartiene amministrativamente alla Corona britannica: la lingua ufficiale è l'inglese (ma si parla anche il francese, oltre a un dialetto locale) e, anche se l'isola è dotata di un suo governo, il Capo di Stato è il sovrano del Regno Unito. Durante la seconda guerra mondiale, poco prima dei fatti narrati nel romanzo e nel film, l'isola fu occupata dalle truppe tedesche e molti civili furono deportati in campi di concentramento, nel sud della Germania e ad Auschwitz.
Pesantemente fortificata durante la guerra, l'isola fu l'ultimo territorio occupato dai tedeschi ad arrendersi, il 16 maggio 1945.
La tradizione della torta di bucce di patate affonda le sue radici proprio nel periodo bellico, quando l'estrema povertà costrinse gli abitanti ad arrangiarsi con quel poco che avevano in dispensa, o con gli scarti dei pasti principali: oggi la ricetta è un grande classico della gastronomia locale, con l'aggiunta di ingredienti "ricchi" come la besciamella, il burro e il bacon - rigorosamente croccante - a una base di bucce di patata, ammorbidite e poi saltate in padella.



6 commenti:

  1. Le risposte a questo primo commento sono riservate allo staff. I nostri lettori possono commentare seguendo le consuete modalità.
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    redazione: Dani, Venezia on line dalle ore 19:00 alle 21:00

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  2. Bene, se nel nostro piccolo contribuiamo ne sono lieta. Del resto anche io prima di andare a vedere un film ascolto i pareri di chi lo ha già visto o ne leggo qualche recensione. Resta il fatto che poi magari tutti erano entusiasti e a me non piace quella è una variabile da considerare ma non primaria. Di solito le pre selezioni servono a migliorare la qualità di un campione ristretto, lo faccio anche con i modelli di abiti. Per adesso mi guarderò questi consigliati e aspetterò il momenti uccidere che ha chiesto Vale
    Buona giornata da
    Patty

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  3. Vi confesso che da quando seguo il vostro blog, fra un po' saranno 2 anni, ho aumentato il tempo dedicato ai libri e al cinema. Prima mi ripromettevo di farlo ma rimandavo sempre. Adesso invece con queste belle presentazioni, sapendo che anche altri amici guardano lo stesso film, mi pare stare seduta accanto a voi in quel cinema di cui mettete la foto. Peraltro ne traggo un gran beneficio a livello di relax perché prima tornavo dall' ospedale e cominciavo a darmi da fare freneticamente in casa. Continuo a correre certo ma quasi ogni giorno mi concedo un ora e mezzo o due ore di relax davanti a una tv che Giacomo ha voluto enorme e che con i films comincio ad apprezzare anche io.
    scelgo: Il Danno (di Louis Malle)
    Lo vidi in prima visione con le mie amiche quasi 30 anni fa. Ricordo che era proibito ai minori di 14 anni. Facevamo il primo anno delle superiori e mostrammo la carta di identità con fierezza. Da sciocchine ridemmo tutto il tempo e poi raccontammo che ci era piaciuto dandoci molta importanza ma non credo di averne capito un granché. L' ho sempre mancato nelle serate in tv, così lo rivedrò volentieri
    Grazie
    Anna

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  4. Totoro mi è piaciuto tantissimo complimenti a Murasaki che lo ha segnalato. Mi accingo a guardare l' altro. Grazie a Voi per l' impagabile lavoro.
    Non so se avete ricevuto la mia roba.
    Eliana

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    1. E' arrivato tutto. Materiale bellissimo e soprattutto difficile da trovare
      Kiss
      Dani

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  5. Grazie infinite, prima di tutto! Sono rientrata ora alla base e ancora non ho vusto niente, ma mentre leggevo le recensioni ho scoperto che la celebre scena della fermata dell'autobus la conosco benissimo (anche perché se non sbaglio è uno dei simboli dello studio Ghibli) anche se non sapevo che viene da Totoro 😃
    Quanto alle fotocopie, mi fu di grande aiuto una frase di Umberto Eco dall'ottimo manuale "Come si fa una tesi di laurea": "molte sono le cose che non ho imparato perché avevo a disposizione una buona fotocopiatrice funzionante": grazie a questa frase ho passato molte ore a schedare articoli e libri, ai tempi della tesi, invece di prendere i volumi e fiondarmi nella più vicina copisteria. Alla fine, invece di un immane mucchio di fotocopie che mi guardavano minacciose avevo un po' di quadernetti di appunti e citazioni, una certa competenza sull'argomento della tesi e nessun albero sulla coscienza 🌲🗒👩🏼‍🎓
    (i film di Esserino però li accumulo volentieri)

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