lunedì 2 dicembre 2019

fatevi i gatti vostri 1366 " Alle radici della letteratura americana moderna"


Appena rientrata dal consueto giro di consegne con la zia mentre lei preparava qualcosa da mettere sotto i denti ho inserito nella audioteca di Esserino anche il seguito delle avventure di Tom Sawyer ovvero  
le avventure di Hucleberry Finn
Ve lo presento attraverso un articolo di Marta Milani comparso il 13 novembre 2016  su
http://www.gliamantideilibri.it/grandi-riflessi-mark-twain-le-avventure-di-huckleberry-finn-4/ 
buona serata Dani

Tutta la letteratura moderna americana deriva da un libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn. La scrittura americana arriva da lì. Non c’era mai stato niente del genere prima. E non c’è più stato più niente del genere dopo”. (Ernest Hemingway).
Se è vero che il dibattito sull’elezione del “grande romanzo americano” resta ancora aperto, con tanti pretendenti al titolo ma nessun vincitore certo, è altrettanto vero che pochi dubbi possono esistere sulle origini della narrativa moderna americana, così come ci ricorda Ernest Hemingway.
La letteratura americana per come la intendiamo noi, quella del viaggio e della scoperta, dei romanzi di formazione e della ricerca di un sé oltre la frontiera, geografica, sociale o psicologica che sia, nasce infatti con Mark Twain e con l’epopea picaresca del suo “Huck” Finn.
Pubblicato nel 1884, seguito ideale di Le avventure di Tom Sawyer, Huckleberry Finn è passato nell’immaginario collettivo come un pilastro della letteratura per l’infanzia. Una credenza che va subito smontata, dal momento che Le avventure di Huckleberry Finn non è un semplice libro per bambini. Anche se effettivamente parla di un bambino, e anche se esistono ormai decine di film per ragazzi e cartoni animati ispirati alla sua storia.Huckleberry Finn è infatti un libro sulla libertà. È un libro sul viaggio come vita, sullo scegliere di andare contro tutto quello che secondo la società dovremmo fare, pensare, essere.
A metà tra biografia e mito, Mark Twain si ispirò per la figura di Huckleberry Finn ad un bambino realmente esistito – Tom Blankenship – suo migliore amico d’infanzia e compagno di avventure. Tom viveva con la famiglia in una baracca ai bordi di Hannibal, Missouri, la cittadina sulle rive del Mississippi dove Mark Twain (allora ancora Samuel Clemens) era cresciuto. Un outsider a tutti gli effetti, che non andava a scuola, non lavorava, passava le giornate a pescare o a cacciare scoiattoli nei boschi, lontano da tutti i doveri e le regole a cui erano costretti a sottostare gli altri, bambini o adulti che fossero.
Nel libro Tom Blankenship diventa così Huckleberry Finn, un ragazzino senza mamma, con un padre vagabondo, violento e alcolizzato. Huck non ha paura di (quasi) niente, fuma, dice le parolacce, è un fannullone che fa solo quello che gli va.
Ma Huck è anche un ragazzino ricchissimo, perché insieme al suo migliore amico Tom Sawyer ha scoperto un tesoro. Un tesoro che però, proprio se hai un padre vagabondo, violento e alcolizzato, può diventare un grosso guaio. Allora conviene sbarazzarsene, scappare dalla casa della vedova Douglas, che ti ha preso sotto la sua ala protettrice e vuole “civilizzarti” mandandoti a scuola e insegnandoti la Bibbia, fingerti morto ammazzato e sparire dal mondo degli adulti. Navigare per  1800 km lungo il Mississippi con Jim, uno schiavo in fuga dalla padrona che vuole venderlo, e vivere insieme le più incredibili avventure.
Se Tom Sawyer è un semplice monello, Huckleberry Finn è invece un eroe picaresco: rifiuta la società, se ne allontana volontariamente, sceglie fino all’ultima riga del romanzo di essere al comando della sua vita e della sua coscienza, lontano dalle convinzioni ottuse del resto della città. Gli adulti in Huckleberry Finn sono sempre personaggi negativi: bigotti o debosciati, avidi o fannulloni, pedanti o irresponsabili, noiosi o inaffidabili. L’unica eccezione, ed è qui la grandezza del libro, è Jim. Lo schiavo, il negro, quello che la società bianca e benpensante non considera un essere umano, è l’unico vero Uomo del romanzo. Il solo di cui Huck si possa fidare, che possa chiamare amico.
Huck e Jim, un orfano vagabondo e uno schiavo in fuga, che si interrogano sulle stelle e sull’esistenza di Dio. Due scarti della società che ancora oggi ci insegnano cosa voglia dire essere uomini liberi.

3 commenti:

  1. Sono ancora Eliana per ringraziarvi di questo secondo bel libro per ragazzi e non solo.
    Sono lieta e onorata di avere avuto accesso a questa incredibile biblioteca.
    elianabonora@libero.it

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  2. Tra una cosa e l'altra (per esempio il fatto che in casa non c'era, mentre c'era imvece un mucchio di altra roba) alla fine Tom Sawyer l'ho letto, su una traduzione assai adattata di. Io padre - quindi anni 30 - ma Huck Finn lo conoscevo sol come personaggio laterale appunto di Tom Sawyer e nemmeno so quando l'hanno tradotto a modino. Ci ripensavo giusto in questi giorni, mentre isoezionavo la sezione dei classici della biblioteca di scuola: alla fine di Mark TwIn non ho ancora letto quasi niente, e ora che si trova facilmente in edizione completa è quasi sparito dal canone dei ragazzi. Troppo alternativo, immagino. Ringrazia Esserino da parte mia per il regalo ^_^

    RispondiElimina
  3. Bella la letteratura per ragazzi, specialmente quella con un discorso profondo sotto. Non ho figli ma ho nipoti, divulgherò
    Grazie Bacioni

    Patty

    RispondiElimina

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