giovedì 12 novembre 2020

fatevi i gatti vostri n 1662 " il cinecasa"

Quando Bobby tirò fuori l' idea della cineteca e cominciò a mettere sugli scaffali gli epoisodi della lunga serie del Tenente Colombo avanzai i miei dubbi in merito al fatto che il dedicare i post a un prodotto cinematografico avrebbe un pò snaturato la veste originaria del nostro blog, dovrei dire loro perché il blog è stato fondato e realizzato da Bobby e Dani. In realtà la prematura partenza del mio amatissimo Esserino trovò nella fondazione con biblioteca audioteca e cineteca un modo per garantire la continuità del ricordo in modo non triste e lacrimevole. Quando sono stata ammalata piuttosto a lungo e alla fine della convalescenza ho trovato il covid alla porta mi sono resa conto che quell' idea avrebbe rappresentato un impegno costante ma anche un modo per alleviare la nostra noia da segregazione e quella dei lettori. Grazie alle richieste di quest' ultimi abbiamo visto un sacco di pellicole interessanti e le giornate in casa sono state quasi piacevoli. Immaginate che io sono sempre vissuta all' aria aperta e su una barca quindi la segregazione in casa mi sarebbe stata doppiamente insopportabile. Grazie alla costanza di Bobby ma soprattutto a quella di Dani e Zanza il blog ha continuato ad arricchirsi di presentazioni cinematografiche senza tuttavia perdere lo spazio quotidiano dedicato alle vicende umane e feline che gli gravitano intorno.

Dante con un vecchi proiettore e un lenzuolo appeso all' armadio se guardiamo dal letto o alla libreria se stiamo in salotto mi ha creato un piccolo spazio per la visione che io ho ribattezzato cinecasa.

Ieri avevo scritto che avrei proposto dei films che mi interessano e così oggi proseguo nel camino intrapreso con Città di Carta il cui commento riprendo, come al solito da My Movies. Anche qui come per il film di ieri i critici si sollazzano nella stroncatura ma sarà che io son nata controcorrente oppure sarà un caso ma quando la critica è negativa di solito il film mi piace. Staremo a vedere. Dani dovrebbe averlo già messo in cineteca. Mi ha spiegato che c'è un documento in word come accompagnatoria ma non ho capito nulla, comunque mi ha assicurato che voi sapete tutto e mi fido di lei.

Buona Giornata

Holly

INDECISO TRA BILDUNGSROMAN E ROAD MOVIE PICARESCO, L'ADATTAMENTO DEL ROMANZO DI GREEN NON TROVA MAI UNA IDENTITÀ PRECISA.
Recensione di Emanuele Sacchi
venerdì 4 settembre 2015

Quentin è amico sin dall'infanzia di Margo, dirimpettaia avventurosa e imprevedibile dove lui è timido ed eccessivamente cauto nelle sue scelte. Negli ultimi anni però i due si sono allontanati: la ragazza è diventata una delle più cool del liceo, lui uno dei più nerd; almeno fino alla notte in cui Margo ha bisogno del suo aiuto per vendicarsi di alcuni nemici comuni del liceo. Quentin scopre di amare follemente Margo, che il giorno successivo scompare senza lasciare traccia. Eccetto che per Quentin, che comincia a trovare indizi che secondo lui condurranno inequivocabilmente alla ragazza.
Tratto da un romanzo di John Green, concepito tra le altre cose per annientare lo stereotipo della cosiddetta manic pixie dream girl, Città di carta è vittima di un equivoco: quello di assomigliare troppo al suo protagonista nell'incapacità di maturare e di scegliere il proprio ruolo. Forse angosciato dall'idea di dover ripetere il successo clamoroso di Colpa delle stelle - tratto anch'esso da un romanzo di Green e interpretato dal medesimo attore, Nat Wolff - Jake Schreier (Robot & Frank) dimostra ben presto di non avere il controllo della materia né di sapere dove meglio indirizzarla. La sottotrama principale, ossia il mistero legato al personaggio di Margo e allo sviluppo della relazione tra lei e Quentin, non riesce ad amalgamarsi con l'altro film annidato nel segmento centrale di Città di carta, differente per tenore, scrittura e caratterizzazioni: il teen road movie sugli amici alla ricerca di Margo. Come se un film medio da Sundance su un tormentato bildungsroman cercasse di convivere, senza successo, con Tre menti sopra il pelo o un American Pie dal QI lievemente innalzato (e con qualche scurrilità in meno) e con ascendenti di decenni orsono, come Stand by Me o Quell'estate del '42Città di carta cerca di essere troppi modelli senza mai convincere, né essere convinto, di poterne incarnare almeno uno, senza essere supportato da una regia di personalità (Schreier si arrende al contenuto e si limita a lasciare che la trama segua il suo corso). Gli specchietti per le allodole indie non mancano - Walt Whitman, Woody Guthrie, i Wilco, la colonna sonora impeccabile con Bon Iver, Vampire Weekend e War On Drugs - e sono disseminati lungo il film al pari degli indizi lasciati da Margo, finendo per risultare bluff vuoti, o "di carta", per riprendere la metafora con cui Margo spiega a Quentin l'ipocrisia del mondo circostante (lei compresa).
Funziona paradossalmente meglio il filone secondario, benché scrittura e personaggi manchino dello spessore necessario per resistere all'incedere del tempo, anche per la scelta quasi deliberata di annientare il potenziale di quello primario. Affidare Margo a Cara Delevingne calamita tutte le attenzioni sulla modella e convince in fatto di coolness: ma la recitazione da principiante improvvisata e la scarsa chimica con il protagonista l'allontanano sempre più dal ruolo iconico che dovrebbe sostenere e in buona sostanza dal film stesso. Tanto da non suscitare nell'epilogo alcun desiderio, protagonista a parte, di rivedere e riascoltare il personaggio Margo. Il climax del film, particolarmente carente in termini di scrittura, coincide con la scelta più azzardata, quella di cambiare radicalmente il finale rispetto al testo di Green. Fatto che produce effetti indesiderati, lasciando l'amaro in bocca su un esito insoddisfacente se interpretato sia come lieto fine che come agrodolce ritorno alla realtà. Meglio della Delevingne il partner Nat Wolff, benché a un passo dal typecasting, e soprattutto la colonna sonora, unico elemento non "di carta" di una occasione macroscopicamente mancata.

3 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: Holly Venezia on line dalle ore 16:00 alle 18:00

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  2. In effetti le critiche a Il sole è anche una stella mi parevano abbastanza capziose. Se un film si propone di narrarti una certa visione dell' amore in un certo contesto, puoi disquisire su parametri tecnici ma non pretendere che tocchi i livelli della più criptica filosofia Kantiana.
    Vediamo adesso cosa accade col film cortesemente messo a disposizione da Holly che ringrazio di cuore.
    Giovanni Martinelli

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  3. O mamma mia quante storie che fanno sti critici. Il film è carinissimo, non sarà da Oscar ma tutte ste cavolate sul romanzo di formazione e l' amalgama ecc. ecc. L' abbiamo guardato a tavola e abbiamo spento adesso. Niente male è il giudizio mio e di Vale che è pure esigentino.
    Baci con la maschera
    Patty

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