lunedì 9 novembre 2020

fatevi i gatti vostri n 1659 " A mur mona mur mai lav "

 Canta Balenone attento a non far comprendere alle due vipere a chi dirige le sue note d' amore.


Palma d'oro al Festival di Cannes 2012 e premio Oscar come Miglior film straniero, il film di Haneke è interpretato da Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva e Isabelle Huppert. Il film ha ottenuto 5 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai David di Donatello, ha vinto un premio ai Golden Globes, 4 candidature e vinto 2 BAFTA, ha vinto 4 European Film Awards, 10 candidature e vinto 5 Cesar, 2 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Awards


HANEKE RACCONTA UN 
AMORE SENILE 
PROSEGUENDO LA SUA 
CRITICA A UNA 
STRUTTURA SOCIALE 
IPOCRITA.
Recensione di Marzia Gandolfi
domenica 20 maggio 2012

Anne e Georges hanno tanti anni e un pianoforte per accompagnare il loro tempo, speso in letture e concerti. Insegnanti di musica in pensione, conducono una vita serena, interrotta soltanto dalla visita di un vecchio allievo o della figlia Eva, una musicista che vive all'estero con la famiglia. Un ictus improvvisamente colpisce Anne e collassa la loro vita. Paralizzata e umiliata dall'infarto cerebrale, la donna dipende interamente dal marito, che affronta con coraggio la sua disabilità. Assistito tre volte a settimana da un'infermiera, Georges non smette di amare e di lottare, sopportando le conseguenze affettive ed esistenziali della malattia. Malattia che degenera consumando giorno dopo giorno il corpo di Anne e la sua dignità. Spetterà a Georges accompagnarla al loro 'ultimo concerto'.
"Diventare vecchi è insopportabile e umiliante" scrive Philip Roth in "Everyman", uno dei suoi romanzi più dolenti e implacabili intorno alla senilità e alla malattia, argomenti temuti e tenuti ai margini del discorso pubblico. Ci voleva un regista rigoroso come Michael Haneke per contemplarli, mettendo in scena una coppia di ottuagenari che guarda in maniera diretta la propria estinzione. E diretto e frontale è pure lo sguardo di Haneke, che 'infartuando' la sua protagonista introduce nella sua vita un senso di precarietà e un destino cinico, che non si accontenta di farti invecchiare, soffrire e morire, prima della tua dipartita si porta via i tuoi amici, quelli che amavi, quelli che conoscevi, quelli che frequentavi, costringendoti all'ennesimo funerale.
Una cerimonia funebre quasi sempre artificiosa e balzana come quella che Georges racconta ad Anne, esorcizzando la morte e ingaggiando con l'oblio uno scontro penoso. Nei sogni ad occhi aperti, Anne e Georges vorrebbero 'vivere' di nuovo, riavere tutto daccapo, guardando foto in bianco e nero o suonando un pianoforte accordato alla maniera della loro relazione. Ma è un attimo, non si fanno certo illusioni i personaggi interpretati da Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva, la cui bellezza il tempo ha oltraggiato. I loro corpi, che hanno condiviso e abitato i 'colori' di Kieslowski, si arrendono in Amour a ogni sofferenza e al più irrevocabile declino in un crescendo di convalescenze e (ri)cadute.
Non risparmia niente Haneke allo spettatore, accomodato in sala nell'incipit del film e risvegliato nel progredire dell'affezione dalle "cose ovvie, altrimenti indiscusse". La vecchiaia è un massacro e la malattia si fa beffa dell'ansia di durare con una precisione assoluta, terrificante, invisibile ma visibile nei suoi effetti. Haneke procede e approfondisce la critica a una struttura sociale ipocrita, che non ha il senso della realtà e del coraggio e persevera nel contemplare la 'senescenza' come tempo della pace e stagione dei ricordi sereni. Il male, che nel villaggio dei dannati nella Germania de Il nastro bianco cresceva dentro il corpo della comunità, in Amour consuma adesso il corpo di Anne, ingolfandola fino a 'spegnerla'. Impietosa e severa, la violenza della malattia è raddoppiata dalla geometrica prigione dei movimenti di macchina e da uno stile di inarrivabile crudeltà. Unica concessione per Haneke è l'amore, l'amore del titolo, consentito insieme alla disperazione, alla rabbia e alla ribellione.
Questa volta non c'è niente da nascondere e l'etica raggelante dell'autore austriaco prevede una via d'uscita dopo aver scavato con le unghie nel dramma sostanziale dell'essere umano, dopo aver centrato la corporeità dell'esperienza della vita. A riempire nell'epilogo il vuoto di Anne e Georges resta soltanto il pieno della Eva di Isabelle Huppert, ultima espressione nel film dell'essere in vita.

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Insegnanti di musica in pensione, Georges e Anne vivono leggendo libri e andando ai concerti. Ogni tanto ricevono la visita della figlia musicista Eva, che vive all'estero, e di qualche ex allievo. Colpita da un ictus, Anne si fa promettere dal marito che non la lascerà morire in un ospedale. Un secondo ictus la precipita in un calvario umiliante per entrambi. Dopo Funny Games (1997) e Funny Games U.S. (2008), l'austriaco Haneke ha fatto un altro crudele "gioco" senza catarsi né vie di fuga. Premiato a Cannes 2012 con la Palma d'oro, il suo 11° film non è solo il più riuscito, ma il più vario nei toni: tenerezza, ironia, persino umorismo. Non è un film sulla vecchiaia, il disfacimento dei corpi, la morte, ma sulle difficoltà di gestire la sofferenza della persona che più si ama. Haneke controlla tutte le emozioni che fa nascere. Glielo rimproverano in tanti, ma è pure la sua grandezza. Qui c'è qualcosa che, in un certo senso, gli sfugge: la bravura dei 2 protagonisti. Dopo aver recitato in un centinaio di film, Trintignant era assente dallo schermo dal 1998, dedicandosi al teatro. Dopo Hiroshima mon amour (1959) di Resnais, la Riva ha fatto solo 14 film, l'ultimo dei quali nel 2008 in una piccola parte.

2 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: Dani Venezia on line dalle ore 16:00 alle 23:00

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  2. Se non sbaglio la cantava Claudio Villa.
    Grazie per il film, uno dei due che avevo richiesto
    Buona Serata
    Giovanni Martinelli

    RispondiElimina

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