mercoledì 4 novembre 2020

fatevi i gatti vostri 1654 "scacco al covid"

Speriamo che il titolo sia di buon vaticinio. Per ora è il covid a tenere in scacco noi.

Sto pensando al film che sto per inserire  inserire e Mumble Mumble mi pare mi pare mi pare di ricordare che sul Settimo Sigillo di Bergman fosse stato fatto un post dallo zio che considera quel film un capolavoro. Eppure...eppure non lo trovo in ogni mia ricerca tra i materiali archiviati ne lo zio rimembra se sia mai stato esso il film in visione. Se avete memoria migliore della mia ditemi. 

Comunque:

Visto che il prof. Martinelli sottoscrive il fatto che si tratta di film che non può mancare in una cineteca che voglia dirsi tale.

Visto che il tema della morte che passa  e falcia vite è attuale e che Zaia usa il termine partita ogniqualvolta vuol definire un confronto, sia esso col virus, che con le responsabilità che col governo centrale

Visto infine che qui gli scacchi son di casa e che lo zio Dante è impegnatissimo nei preliminari del Campionato Europeo di scacchi per corrispondenza ( tra l' altro in classifica è messo piuttosto bene)

Visto tutto ciò ed avuto il placet del Gato Dogie Serenissimo

decido di acquisire la suddetta pellicola per la cineteca di Esserino.

Come avrete capito dall' orario in cui posto, anche oggi sono in affanno. Con domani il picco del lavoro scemerà fino quasi, credo, a chiusura. Bobby e Marty arrivano Venerdì mattina.

Ecco il film, visibile tra circa mezz'ora dalla pubblicazione di questo post.

Commento di my movies

Buona Giornataù

Dani


UN VERO CAPOSALDO DI 
RAPPRESENTAZIONE 
EPICA, UN TESTO 
DECISAMENTE
POLIEDRICO.
Recensione di Giancarlo Zappoli

Il cavaliere Antonius Block sta facendo ritorno al proprio castello con il suo scudiero dopo aver partecipato alla Crociata in Terra Santa. L'incontro con un personaggio dal mantello nero determinerà il resto del viaggio. Si tratta della Morte che accetta una sfida a scacchi rinviando quindi il suo compito. La partita ha inizio ma poi il viaggio riprende. Sul percorso Block incontrerà una coppia di attori con il loro bambino, una strega e altri personaggi. La peste intanto sta mietendo vittime ovunque.

"E quando l'agnello aperse il settimo sigillo, si fe' nel cielo un profondo silenzio di mezz'ora. E vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio, e furono date loro sette trombe poi un altro angelo si fermò davanti all'altare con un turibolo e gli fu data gran quantità d'incenso. E allora il primo angelo die' fiato alla tromba, e ne venne grandine e fuoco misto a sangue e così furono gettati sopra la terra, e la terza parte della terra fu arsa, e la terza parte degli alberi fu arsa, e fu arsa l'erba verdeggiante. E quindi il secondo angelo die' fiato alla tromba e una specie di grande montagna di fuoco ardente fu gettata in fondo al mare, e la terza parte del mare diventò sangue... E anche il terzo angelo die' fiato alla sua tromba. E dall'alto del cielo cadde una stella grande, ardente come fiaccola. La stella si chiamava Assenzio..." Con queste parole vengono tradotti i versetti 1-11 del capitolo 8 dell'Apocalisse di San Giovanni nella versione italiana del film.

È da qui che deriva il titolo che Bergman dà a uno dei film più noti in assoluto della sua filmografia. Perché moltissimi, prima o poi, hanno finito con il vedere la scena in cui il cavaliere Block gioca a scacchi con la morte ma anche molti non hanno mai visto il film per intero. Non hanno potuto quindi valutarne la complessità che non è riducibile a una sola, seppur emblematica, scena. Perché il regista svedese, figlio di un pastore protestante, si interroga a livello altissimo sul silenzio di Dio e su ciò che sarà dell'uomo dopo la sua dipartita da questo mondo ma lo fa attraverso una varietà di registri diversi. Mette a confronto le due letture dell'esistenza (cavaliere e scudiero) offrendo all'uno e all'altro argomentazioni ma amplia lo sguardo anche su altre tematiche.

L'artista che così bene ha saputo descrivere le tensioni della coppia contemporanea ce ne presenta una per cui vale la pena anche perdere la partita con la Morte pur di garantirle una via di fuga. Il regista teatrale riflette sul potere che la rappresentazione (anche dell'ultimo passaggio della vita) ha avuto in campo artistico. L'uomo 'politico' mostra la devastazione della peste ma pensa ad altre più recenti ed immani tragedie. In definitiva Il settimo sigillo si rivela, ad ogni rilettura, un testo decisamente poliedrico. 

Recensione di Stefano Lo Verme

Il cavaliere Antonius Block, di ritorno dalle crociate in compagnia del fedele scudiero Jons, sul proprio cammino si imbatte nella Morte, che è venuta a prendere la sua anima; per guadagnare tempo, Block sfida la Morte ad una partita a scacchi, mettendo in palio la sua stessa vita. Intanto, durante il viaggio verso casa il cavaliere si imbatte in un'umile famiglia di saltimbanchi e decide di scortarli fino al proprio castello.
Presentato al Festival di Cannes nel 1957, Il settimo sigillo è stato il primo grande successo internazionale del mitico regista svedese Ingmar Bergman, l'opera che l'ha consacrato presso la critica e il pubblico come uno dei maggiori cineasti della nostra epoca. Tratto da un atto unico teatrale scritto dallo stesso Bergman, Pittura sul legno, e girato a basso costo in appena un mese, il film (il cui titolo è tratto da un verso dell'Apocalisse, riferito all'apertura dei sette sigilli nel giorno del Giudizio Universale) è entrato nell'immaginario collettivo soprattutto per la celeberrima partita a scacchi tra il protagonista e la Morte, rappresentata come una sinistra figura incappucciata e avvolta in un lungo mantello nero, secondo la tradizionale iconografia medievale; una scena cult che diventerà ben presto oggetto di citazioni e parodie, fra cui quella realizzata da Woody Allen nel suo Amore e guerra.
Ambientato nella Svezia del XIII secolo, il film è raccontato attraverso il punto di vista del cavaliere Antonius Block, interpretato dall'attore Max von Sydow (nome d'arte di Carl Adolf von Sydow), accompagnato dal suo scettico e agnostico scudiero Jöns (Gunnar Björnstrand). Block è un nobile e valoroso guerriero rientrato in patria dopo aver combattuto nelle crociate, il cui animo è però turbato da inquietudini esistenziali e domande alle quali non riesce a dare risposta. Tema centrale della pellicola è proprio la ricerca di Dio, un Dio invisibile che pare indifferente alle suppliche dei suoi figli. Ingmar Bergman dipinge un Medioevo oscuro e violento, con un paese sconvolto dalla pestilenza e dal caos nel quale imperversano il terrore e il fanatismo religioso, come evidenziano in maniera esplicita le sequenze del corteo dei flagellanti e della ragazza bruciata sul rogo sotto l'accusa di stregoneria. La narrazione alterna sapientemente i registri del tragico e del comico, grazie alla presenza di alcuni personaggi burloneschi e di intermezzi da commedia, fino a sfiorare addirittura il limite del grottesco. Non mancano inoltre numerosi simbolismi e richiami pittorici all'arte scandinava.
Come in moltissime altre sue opere, anche qui Bergman si interroga sui complessi temi della fede e del rapporto tra Dio e l'uomo, e sulla nostra naturale paura della fine e dell'ignoto, che qui trovano una suggestiva personificazione allegorica nella Morte (Bengt Ekerot). Eppure, Il settimo sigillo non è soltanto un film sulla morte, ma è innanzittutto una profonda riflessione sulla vita e sul suo significato. E Antonius Block, incapace di risolvere i propri dubbi su Dio e sull'anima, riceverà all'improvviso la risposta che attendeva grazie all'incontro con una comune famiglia di saltimbanchi, che nella loro semplicità e nel loro spirito di comunione fraterna riusciranno a dare un senso al suo percorso umano e spirituale; al punto che, in conclusione, Block sceglierà di sacrificare se stesso per consentire agli amici di sopravvivere. Indimenticabile il finale della pellicola, con la Morte che guida la processione dei defunti lungo il pendio di una collina, mentre i saltimbanchi osservano da lontano le loro sagome danzanti.

Su MYmovies il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini

In compagnia di uno scettico e pragmatico scudiero (Björnstrand), il cavaliere Antonius Blok (von Sydow) torna dalle Crociate tormentato dai dubbi. Si trova in un paese dove imperversano la peste e il fanatismo e incontra la Morte (Ekerot) che lo sfida a scacchi. Una famiglia di saltimbanchi gli fa tornare la fiducia. È, in definitiva, un'allegoria scandinava sull'uomo in cerca di Dio con la morte come unica certezza. Come negli spettacoli medievali, il tragico convive con il comico. Ispirato a Pittura su legno , atto unico dello stesso Bergman, fu girato a basso costo in 35 giorni interamente in studio. Non privo di pecche né di negligenze, non zoppica da nessuna parte ed elabora il suo tema con desiderio e passione: "È una delle ultime espressioni di fede, delle idee che avevo ereditato da mio padre e che portavo con me fin dall'infanzia" (I. Bergman). Anche perciò, forse, "attraversò il mondo come un incendio".


4 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: Dani Veneziaon line dalle ore 19:00 alle 23:00

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  2. Forse sì un post ci fu in cui Dante parlava anche di un gioco cinese, non ricordo bene ma in ogni caso non con film. Grazie infinite
    Giovanni Martinelli

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  3. Wow! No, nessuna cineteca (quasi direi nessuna casa) può definirsi tale senza questo film. Che tra l'altro non vedo da almeno dieci anni ❤️

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