Il giorno che morì la mi mamma s'era d'agosto, venerdì 27, c' era stato un grand' alternìo di sole e pioggia in quei giorni e dalle finestre aperte entravano le mosche. Anche loro poracce si sa, s'industriano di compiere la su' missione, così quando qualcuno more, svelte svelte, fanno la ronda e gli depongano l'ova nelle mucose più a portata di mano. Ecco come mai i morti vengono mangiati dai vermi ed ecco perché mi voglio far bruciare. Comunque non volevo richiamare l'attenzione su queste fasi del nostro ritorno alla terra ma descrivere come, anche in questi casi limite, mi scatti questa mania del risolvere i problemi. Ovviamente non potevo far tornare in vita la mi povera mamma ma le mosche mi rompevano dimolto le palle, tanto più che tutti chiosavano sulla molestia degli insetti e nessuno faceva un cazzo eccetto contarle. Allora presi una bottiglia di plastica e ci feci gocciolare del miele, poi la misi sulla finestra e in men che non si dica la bottiglia fu piena di mosche, ne feci altre e le distribuii in posti non visibili da noi ma accessibili dalle mosche. Credo che la mi mamma si sia sentita sollevata, se c'è il verso di sentire qualcosa da stecchiti. In ogni caso mi sentii parecchio sollevato almeno io.
Il discorso m'ha prodotto una certa nostalgia , sono ottimista ma mica insensibile e adesso il problema è quello di trasformarla in qualcosa che mi piaccia, senza però scacciare il ricordo della mi mamma che mi piace. Allora chiudo l' occhi e me la rivedo viva anzi me la rivedo che ballava quando io ancora non ero stato messo in fabbricazione, forse nemmeno pensato. C'era una canzone che piaceva tanto a lei e che ogni tanto la rifischia anche il babbo. Nemmeno vi dico il titolo, provate a indovinarlo. Piaceva anche a Sergio Leone che è uno dei miei registi preferiti e che la commissionò in versione stupenda a quel geniaccio di Ennio Moricone. Certe volte gliela sonavo coll' armonica e lei accennava subito il passo di danza.
Dino Ciampi m'ha trovato una base su cui s'incastra alla perfezione l'armonica e io asino come sono col pc ho provato a montacci questo filmatino che dedico ala mi mamma che mi regalò la mi prima armonica e che amava ballare. Cole foto ho cercato di trasmettere un pensiero visuale cole radici, l'amore, il dramma, l'elaborazione e tutte queste seghe che garbano ali psicologi. Si parte dal mi bisnonno, nonni, mamma e io di divers'anni fa. (Se ingrandite dal quadratino in basso a destra si vede meglio).
Tanto per precisare che si piange tutti, in maniera differente, cole lacrime o senza, sennò non si sarebbe umani e a me questa cosa mi fa piacere e mi rende allegro. Con questo piccolo omaggio ala nostalgia mi sento proprio bene, è guasi mezzogiorno e m'è venuta fame
Dante
Grazie per queste dolcissime emozioni di nostalgìe incomprensibili forse ai più...."Amapola" mi riporta a ricordi che esulano e tracimano dal 'suo' tempo....
RispondiEliminaCaro Dante, ho letto ieri questo tuo post ma non sono stato in grado di commentare per il flusso di nostalgiche sensazioni che il tuo scritto e il filmato hanno prodotto in me.
RispondiEliminaRiconosco che, per quanto forte e commovente la lettura e la visione, ho provato qualcosa di estraemamente piacevole. Concluso il feedback personale vorrei sottolineare la grande capacità comunicativa di Dante. Non contento di "affabularci" con i suoi deliziosi pezzi, approda adesso al livello visuale. Dunque il bisnonno che immagino forte come una quercia (radice caratteriale) i nonni e la Mamma (radice estetica) la mamma e Dante (tra l'altro sembrate le diverse epoche di una famiglia di divi di Hollywood). La ripetizione alternata e reiterata di Mamma e Figlio (il legame), la dissoluzione della foto (l'interruzione), la ripetizione della foto sbiadita (la lontananza) e infine il recupero attraverso il ricordo, attraverso il dolcissimo suono di quella vecchia armonica.
Anche il racconto merita molta attenzione, certe volte il dolore si attenua con la sua dissezione,la lettura fenomenologica della morte e i particolari sull'attività delle mosche aiutano a ricondurre un dramma personale ad evento dell' umana natura. Ci vuole una gran forza ma questo è ciò che Dante ha magistralmente appreso dalla sua vita.
Ho riconosciuto anch'io "Amapola" e chiederei a Dante o a Dino Ciampi che ritmo sia, arrivo a sudamericano e mi fermo.
Un abbraccio e un Grazie
da
Giovanni Martinelli
Io mi iscrivo a 'sto atom ma non vedo dove posso commentare per cui mi "attacco" al commneto precedente
Eliminachiedo scusa, in questo caso, al prof Martinelli
ala suo commento, comunque, c'è ben poco da aggiungere
se non che questo blog rappresenta così tanto per me
chè ci trovo tutto al momento giusto anche se a volte piango
ma come farei senza di voi?
che belle le foto, che belli tutti, che bella la tua mamma
che bella la vita con voi
ciao :manca poco alla chiusura splinder e già mi manca...
RispondiEliminaanche per voi il premio blog:
clicca
bacione !
Hai toccato il tasto nostalgia, non si può resistere...redcats
RispondiEliminaEeheihei!!! Ci siamo anche noi a commentare questo dolcissimo post. Non potevi dare una testimonianza più bella e profonda del legame tra te e la mamma.Valerio è rimasto molto colpito dalla storia delle mosche e di come la racconti serenamente. A proposito ha ragione il prof. Martinelli in merito al vs. dna: siete una famiglia di belli veramente (forse il patriarca era un po' troppo austero) e nella trasmissione del gene fino a te non si è perso assolutamente nulla, hai figli Dante?
RispondiEliminaCon affetto Patty e Valerio (ex erprencentrence di splinder)