martedì 1 gennaio 2019

fatevi i gatti vostri 1201 "un capodanno in fonderia"


Buon Anno
ieri sera è andata di lusso ma ve lo racconteranno le bimbe dopo. Io sono già sveglio ho rimesso il piccolo calendario automatico che viaggia sempre con me testimone dello scorrere del tempo grande, così io chiamo le giornate mentre i molti orologi che affollano il ripiano della scrivania e i palchetti della libreria sono i testimoni del tempo piccolo: ore e minuti. Li carico ogni giorno nell'arco di tempo in cui mi preparo il caffè del risveglio.
Ieri mentre leggevo un po di notizie sulla rete ho visto questo titolo del 29 dicembre.


Affori, quartiere nord di Milano, "ah amarcord" avrebbe detto Fellini. Si me lo ricordo dov'è Affori. Quan'ero piccino pensavo fosse una località della fantasia dove gli abitanti non facevano altro che marciare al suono della banda. Difatti la mi mamma, quando gli girava bene, me la ntonava spesso quella canzocina che diceva "il tamburo principal della banda d' Affori ha al suo comando 550 pifferi".Quando fui più grandino mi spiegò che durante il fascismo era una canzone che sbeffeggiava il regime i 550 pifferi erano i componenti del gran consiglio che appunto assommavano a 550 e il tamburopricipal  non era difficile vederlo come la parodia del duce medesimo. Poi vennero i Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan e chi ci censava più alla banda d'Affori finché.....finchè arrivo la stagione di questo raccontino

Capodanno in fonderia

Avevo 19 anni feniti ir 29 di luglio e m'arrbattavo per raccattare i soldi per metter su casa per conto mio. Con Dino, dopo avè ottenuto per meriti indiscussi  l' iscrizione ala Normale di Pisa s'era trovato il verso di fassi cacciare come du lebbrosi e non ci dispiaceva nemmeno tanto perché co pisani  un ci si voleva avè a che fa nemmen di nòccioli. A casa tanto contenti un erano stati Né Uliano, ir mi babbo, né Renatino, ir babbo di Dino, che ad avecci vicini a casa e in una scola prestigiosa come quella un gliera parzo vero. Ma noi s' avevano altre teste. Dino preparava  esami al conservatorio che aveva già attaccato da tempo e non riusciva a concentrarsi per lavorare e studiare io avevo tempo ma nemmeno una lira in tasca. Comunque, con la testa più libera di lui, mi messi di buzzo bono per raccattare i sordi che ci volevano per pigliare in affitto na casa a Firenze dove s'era deciso di andare astudiare.. Quando, a Novembre, grazie a diversi lavoretti di facchinaggio avevo la mi mezza parte di soldi necessari, Dino non aveva combinato ancora un cazzo e mi disse serafico, che avrebbe accettato l' ospitalità d'una su zia che abitava al Galluzzo, lontano dall' università ma pur sempre in una zona fiorentina, per quanto estremamente periferica. L'avrei ammazzato non tanto pe esse venuto meno a patti, co lui c'ero abituato ma perché coi soldi che avevo non c'era da far altro che versare il primo mese d'affitto e i tre di caparra che mi richiedevano. Così a fine novembre presi casa da solo in via dell' Agnolo, restando d'accordo che l'affitto l'avrei pagato il 5 di ogni mese. Ma se Dicembre era coperto, per Gennaio non sapevo dove sbattere il capo e di chiedere soldi in casa un m' andava punto. Speciarmente  dopo aver fatto la bravata di dire che ormai me la cavavo da solo ed ero in grado di badare a me stesso sia pell' affitto che pela sopravvivenza. Intendiamoci,  ir mi babbo iun po' di vaini un me l'avrebbe negati ma solo l' idea di  vedenni ir risolino a presa pel culo mi faceva venire il nervoso e allora andai all' Ediltoscana, una dele peggio ditte di trasfertisti dell' epoca e ni dissi:" mandatemi dove cazzo vi pare anche all' inferno  ma ho bisogno di soldi subito". Pagavano bene ma era come andare nela legione straniera, lavori in cima ale ciminiere, altoforni da demolire con temperature che arrivavo a 80 gradi quando erano spenti da na settimana. Ci lavoravano i derelitti di Livorno quelli forti  e resistenti come come muli ma briachi come ciuchi dala mattina ala sera. A me mi prese sotto protezione ir Boccia, un nome una garanzia, la Stock 84 avrebbe potuto fa na linea di produzione per lui solo ma lui adorava l'Admiral tre stelle dela Bertocchini un cognacche che in casa si teneva pel mal di testa o pe fatti rigettà se t'era rimasto varcosa sulo stomaco. La mattina ale 9 aveva digià sei o sette cognacchini in corpo. Però era un omone co na forza esagerata e nessuno s'azzardava a pigliallo pel culo perché anche da briaco era capace di piglià un omo seduto e di scaraventallo a 5 metri  di distanza cola sedia e tutto.
" Di Dantino vi potete fidà- ni disse-,è giovane ma  ha forza da buttà via e un si lamenta di niente, peccato che studi senno sarebbe un operaio da tené a vita".  Già... sto fatto dello studio in quell' ambienti destava un certo sospetto. Mi presero e mi destinato alle fonderie Tonolli a Paderno Dugnano, sulla via Comasina nelle periferie nord che non sai più se sono ancora Milano o se sei entrato nel nulla.
Turno di notte. Dormivo a Magenta in un appartamento di amici dove trovavano alloggio una diecina di disperati. M'arzavo dal letto ale 2 del pomeriggio, mangiavo in una bettola sotto casa e mi facevo preparare qualcosa anche pe la sera milledugento lire pel pasto un quarto di vino e un panino col gorgonzola incartato insieme a un altro quato di vino in una bottiglietta. Poi andavo col treno fino alle stazione Garibaldi impiegando mezzora.  Attraversavo la stazione, sortivo da un uscita secondaria e mi ritrovavo in via Valtellina un vialone pieno di nebbia che se un estavi attento t'arroitavano e di là pigliavo un mezzo strano a mezza via tra un tram e un trenino che i locali chiamavano el gambedelegn  (il gambadilegno da quanto era zoppicande la sua marcia). A dire il vero il gambadelegn vero e proprio partiva proprio da Magenta ma l'avevano levato nel 57 e queste tranvie interurbane ne rappresentavano i legittimi successori.
Passavo dei paesini nerastri avvolti dala nebbia e mi ricordo che a un certo punto dala nebbia spuntava la scritta   Affori e  mi sovveniva quer  motivetto che da piccino avevo sentito cantà dala mi mamma

il tamburo principal dela banda d' affori ha al suo comando cinquecentocinquanta pifferi, le ragazze nel vederlo diventan timide, lui confonde il Rigoletto  con Semiramide.

La fischiettavo quando scendevo alle fonderie Tonolli. Mi fermavo a n'osteria dove c'era na cameriera che aveva guasi sempre le puppe di fori e a guardalla mi si risollevava lo spirito, aspettavo dieci all' otto e poi dopo avé timbrato pel turno di notte venivo inghiottito in quel groviglio di tubi di ferro dove si respirava odore di povere e di saldatura.

Era il 31 dicembre del 1973, guasi mezzanotte, si gelava e io avevo appena finito di staccare un blocco di metallo e di mattoni refrattari dala parete di un altoforno.
Da un ora  lo attaccavo da tutte le parti col martello peneumatico e cor piccone e  quando alla fine venne giù cor un tonfo sordo ir Boccia, che era seduto per terra briaco fradicio, mi disse" bravo bimbo un gliel' hai data vinta ma chi deve avé ragione un pezzo di ferro o noialtri?"
"Noialtri - confermai- ci mancherebbe altro".
" Basta pe stanotte, è l' urtimo dell' anno miga si pole stiantà e poi te  domani hai finito" mi disse il Boccia cor una nota di  rammarico nela voce.
"Si aspetto il 2 pe riscote e poi vado a Firenze ho tirato su i soldi per tre mesi d'affitto e spero di trovà quarcosa li pe mantenemmi i mesi dopo".
"Tieni bevi  tanti auguri e bona fortuna"   prese la bottiglia del cognac e me la allungò
Bruciava lo stomaco come l'acido muriatico ma ne tracannai una bella sorsata e poi ni chiesi
" o te che fai Boccia resti quassù?"
"ndove voi che vada? Qui dentro armeno c'è cardo, basterebbe un po' di musica e mi parrebbe d'esse ar veglione di capodanno"
allora cavai di tasca l' armonica e gli sonai la banda d'Affori gruardandolo mentre s'assopiva  cor  su faccione coperto di barba ispida e l' occhi da bimbo rincoglionito.

Eccola vì la Banda fatta da me coll' armonica come la sonai ar Boccia e subito dopo ve la ripropongo   nell' ottima versione in  vero milanese fatta da Nanni Svampa

di novo Bon Anno a Tutti

Dante Davini Diversi


3 commenti:

  1. Ecco un Dante in pienissima forma: l'articolo di giornale i ricordi, la narrazione l'armonica l'atmosfera milanese con tanto di dialetto.
    Questo è saper raccontare, senza fronzoli con un linguaggio calloso come le mani dei protagonisti ma con una costruzione narrativa di prim' ordine
    Buon Anno a tutti Voi
    Giovanni Martinelli

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  2. Auguri a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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  3. Bellissimo il racconto e la canzoncina! Somo in corsa ma mi fermo presto.
    Patty

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