venerdì 26 febbraio 2021

fatevii gatti vostri 1763 " il treno che un feci mai partì" raccontino di Dante Davini Diversi

Sarebban toccate a Zanzina ste giornate di poste, considerato anche era da dopo la Befana che era lì a grattassi la topa ma l' evento dela vendita del Barre ha imposto a lei e ar su babbo di spostare l' attenzione su incombenze più impellenti da sbrigare. Ampelio sotto sto punto di vista  è sempre stato oggetto dela mi ammirazione più sincera ar confine guasi coll' invidia.  lui era ed è è rimasto uno zuzzerellone come me e Dino ner senzo che ama lo scherzo, divertissi in compagnia e anche stare fermo a non fare un cazzo in una posa che gliela nvidierebbe un maestro zènne. Però na vorta presa na decisione sembra un  generale: s'organizza in un attimo, corre dappertutto, chiama ar telefano e rompe 'oglioni a chiunque possa esse minimamente coinvorto ne su piani e un c'è orario o stanchezza che lo fermi. Poi ha dele catalessi che durano mesi, periodi ne quali perfino Dino sembra svelto al su confronto. Io nvece na volta che mi so messo n testa na cosa la fo ma ci metto tempo, perché se è un oggetto da creà o da aggiustà me lo palleggio nele mani, lo guardo, lo riguardo, ne smonto na parte poi lo lascio magari lì du settimane, nfine lo ripiglio. Se è n idea anche peggio, di solito l' idee mi vengano coll' angoli e siccome l' angoli a manovralli dentro la mente rischiano di graffialla o di bucalla io aspetto che si stondino da se in modo che l' idea sia diventata innocua, purtroppo spesso doventa anche inutile. Nela mi vita ho fatto così con guasi ogni cosa e questo tempo che io chiamo di decantazione a volte m'è stato amico sarvando da dele nculate che avrebbero lasciato ir segno altre volte m'ha fatto buttà via dele occasioni d' oro. Pensate che c'è un fatto che a volte mi ci mordo le mani speciarmente quando conto i sordi con cui  devo arrivà alla fin der mese. Ve lo racconto anche perché di firmi da presentà la mi nipote un m'ha lasciato detto niente.




Donque  appena fenita l' università, a Firenze, mi buttai a fa tutti i concorsi che mi capitavano e inoltre domande pe andà a fa quarcosa di insegnamento o ricerca fori d' Italia. Tra le varie feci un concorso da capostazione ed ebbi r culo di arrivà terzo ex aequo cor un ingegnere di Genova. Ci toccava ir posto di sicuro, i primi anni come vice e poi, una vorta che ir titolare fosse andato a godessi la penzione, si sarebbe subentrati ner su posto e ci si sarebbe messi ir berretto rosso in capo in modo permanente. A me mi destinarono a Verdello Dalmine vicino a Bergamo. Lì vicino c'era la Dalmine Spa e tutte fabbriche di tubi, longherine di ferro, co nell' aria quer puzzo che fa la molatura del ferro e che somiglia un po' all' odore der sangue. Andai a vedello quer posto era così la foto è d'epoca  e ci vidi i lati positivi e quelli negativi, i  positivi erano i lati A er B dele ragazze, dele tope che averebbero fatto il loro figurone anche in mezzo ala meglio scerta di Livorno. I lati negativi erano tutti quell' altri.  Finacché un mi venne annoia di infilà ir muso in mezzo a que davanzali che un eran mai sotto la quarta e di tené r mi amico Gigi ar cardo di que sacchi a pelo che pareva ciavessero ir termosse  Zingonia 





e altri paesetti del circondario  parvero ir paese dela cuccagna. Poi prencipiai a penzà ar lavoro:La stazioncina era piccina e pareva desolata  c'era però  da sta attenti a un miliardo di cose perché se di treni passeggeri ne passavano il giusto numero, di quelli merci era un andirivieni continuo e "se si sbaglia qualcosa con quelli so tonnellate e tonnellate d'acciaio che possono  travolgere, auto, persone e addirittura buttar giù dele case".

 Cosi mi diceva Giuseppe il Capostazione in pectore aggiungendo il terrore allo sconforto che gravava ir mi animo dal momento che mi mettevo a sedé davanti a que quadri comandi fino a quello in cui sortivo e tornavo nela pensioncina dove co sordi der mi babbo avevo affittato na camera per du settimane. Prima dell' assunzione era difatti prevista sta prova sul campo e Bebbe che m'aveva in simpatia, anche perché sebbene avesse la su bell' età era morto di topa come ero io all' epoca, scrisse un rapporto in cui elogiava: ir mi senzo di disciplina, l' ottima memoria e l' attitudine alla risoluzione de problemi.

Potevo incassare il premio di quella lotteria che m'era toccata in sorte e oggi avrei na pensioncetta di oltre 3000 euri. Ma appena tornato a casa trovai una lettera del Ministero che mi comunicava l' assegnazione  d'un posto per sei mesi come lettore d' Italiano a Caracas. Io avevo chiesto di andà a Berkley o Stenforde o all' UCLA magari anche come urtino de borzisti ma indove si facesse letteratura americana contemporanea e nvece mi mandavano a lègge Dante Alighieri in Italiano n suddamerica. Al contrario di Benigni io Dante l' avevo sempre avuto a noia e nell' aereo che mi portava a Caracas mi toccò ripassallo sur Bignami come uno studentello dei prim'anni dele superiori. Ma questa è n'altra storia. Come avrete capito rinunciai ale Ferrovie delo Stato e mi buttai a capofitto  ner campo educativo che, armeno dale premesse accademiche, doveva essere il più consono ale mi vocazioni. tutto il resto dela mi vita serve a smentire questa ardita e poco fondata ipotesi che in quel momento orientò la mi scelta davanti al bivio che mi si s'era parato davanti.

Gianandrea, l' ingegnere di Genova, che era arrivato ala pari con me, era stato mandato ar confine coll' allora Jugoslavia e ci messe meno di me a decide di levassi da coglioni non solo da lì ma anche da Genova e a trasferissi in Nova Zelanda a fare ricerche geomarine. Ci s'era scambiati l' indirizzi e in una cartolina mi scrisse "è la nemesi caro il mio Dante, che colpisce i furbi come noi  ma son contento per come è andata sia per me che per te.

Voleva intendere che in quarche modo la dea dela vendetta ci faceva scontare pur appalesandocela come esercizio dela nostra volontà, una marachella che s'era compiuta inzieme ar concorso.

Ed ecco l' antefatto che come tutti i cattivi romanzieri metto ora e non all' inizio.

Io speravo in una prova di matematica generica e un m'ero preparato per niente. Nonostante li studi letterari fatti ar classico a matematica avevo  comunque nove come voto e difatti,  varche anno dopo, in America, tanto pe esse coerente co me stesso, mi laureai  anche in matematica e le lettere un l' ho più toccate nemmeno pe scrive sti du righi che so sgrammaticati da fa schifo. Forte di quelle reminiscenze une studiai punto e mi ritrovai  a leggere che la prova verteva su un  test che era tutto a base di fisica su velocità attriti e cazzi simili. Direte voi ma che t'aspettavi? Pe un Capostazione era ovvio no? Gianandrea era fortissimo in quer campo ma presuntuoso come me perché in tema di presunzione Liguri e Toscani ingaggiano da sempre una lotta tra giganti, un s'era preparato per niente su una prova che consisteva in un Tema inerente gli aspetti motivazionali della professione alla quale concorrevamo. "Adesso che cazzo scrivo che i treni son belli e fanno ciuf ciuf?" Mi disse sconsolato! Io ero nela merda come lui per quell' altra prova e allora siccome du persone di bono gnegnero messe nzieme fano guasi na persona nteligente o quantomeno furba ci si chiese quasi all' unisono perché passarci i compiti. La cosa era allettante io a Firenze avevo venduto porta a porta, Saponi e sciampi, Folletto, Electrolux e Assicurazioni Generali poi fin dal prima giovinezza avevo convinto a sortì con me le tope più riottose di Livorno e più tardi anche di Firenze quando studiavo lì. Quindi sulla motivazione (a dì la verità si trattava più di persuasione ma le du cose so parenti) ci potevo scrive dei trattati sia pur debitamente aggiustati per essere coerenti colla richiesta della commissione d'esame. Lui la fisica la biascicava cor ciuingamme. S'era guasi a posto! Ma si  sapeva che i banchi sarebban stati lontani e l' ispettori guardinghi e allora mi venne in mente di Cecco. Ve lo ricordate il saltimbanco del circo che m' era stato mentore da bimbetto e che m'aveva detto "quando non vedo soluzione mi metto ritto sule mani cor capo ngiù e le gambe per aria e guardo tutto da n'altra prospettiva".

E vidi la soluzione: 

"Ascolta -ni dissi a Gianandrea- e se si facessero io due temi e te du compiti di fisica? c'era solo da penza come passasseli.

"Bella dai" disse lui e poi da bon ingenere si messe ad analizzà complicazioni e soluzioni. Tutto poggiava sula speranza che i compiti si portassero noi al banco dela commissione e che non li ritirassero loro, Ma in guasi tutti i concorsi fatti finallora andava così. Dato che il foglio di bella era timbrato ma si potevano chiedere dei fogli pella brutta stabilimmo che avremmo fatto solo la bella tenendo il foglio di brutta semipiegato tanto per avere qualcosa in mano quando si andava lì, poi ci accordammo su un gesto convenzionale, tipo attacco di tosse, che indicasse a chi non scriveva che chi faceva il compito per tutti e due aveva finito. A quel punto il piano prevedeva che ci si alzasse guasi nzieme in un momento che l' ispettore girava tra i banchi e dandogli le spalle si arrivasse alla cattedra sfiorandosi. Chi aveva fatto i compiti firmandoli coi nostri due nomi li avrebbe messi sul pacco dei compiti finiti e l' altro, come se avesse già depositato il su compito, avrebbe poggiato la brutta bianca come se non gli fosse servita sula pila dei fogli da brutta.

Ovviamente chi di noi due faceva il compito avrebbe curato di usare grafia diversa mentre per la firma ci allenammo la sera prima ad imitare vicendevolmente le nostre.

Ci voleva un po' di faccia a culo e una buona dose di fortuna ed espressi i miei timori ma Gianandrea mi incoraggiò: "Dai Dante che in questo caso faccia da culo e fortuna sono la stessa cosa. Ma lo sai che ho visto delle signore praticare del sesso orale sotto una tavola con venti convitati senza che nessuno se ne accorgesse? Probabilmente l' aveva visto in quarche firme porno ma l' idea mi confortò o quanto meno mi fece ride.

Lui ebbe il compito più lieve perché eran tutti numeri, io dovetti scrivere delle paginate sui motivi che inducevan due coglionazzi come noi a proporsi per la nobil posizione lavorativa in oggetto.

Alla prova coi numeri c'erano un ispettore grassoccio, pelato, abbastanza untuoso ne modi e una signora dalle stanche, abbondanti, grazie che  parevano destare la sordida concupiscenza del cane da guardia. Aspettammo che lui fosse pienamente concentrato su pensieri pòrnici (il lemma non esiste ma mi piace e in caso ne rivendico la creazione) e depositammo il frutto del male. Al tema c'erano due funzionari maschi e purtroppo non erano di quell' altra sponda, quindi inutile sperare che si ripetesse la solfa del corteggiamento cui avevamo assistito il giorno prima. Fumavano però e si davano il cambio uscendo dalla porta sebbene all' epoca non ci fossero divieti sul fumo. Così aspettai che uno prendesse il pacchetto e l' altro si alzasse per girare tra i banchi. Andette bene e, come abbiam visto andò benone anche il resultato.

Nemesi, rammentata dal mi socio di malaffare, lassù dall' Olimpo e o da quarche artro cucuzzolo indo c' hanno la residenza l' iddii, ci avvistò e ci segnò a dito dicendo fra sé e sé:

"Poveri pezzi di merda vedrete voi costaggiù quanto stenterà a a raggiungevvi il frutto di ciò che avete perpetrato".

Difatti dopo un par d'anni la compagna  neo zelandese di origine Maori, colla quale  Gianandrea viveva more uxorio avendoci fatto anche un bimbo nzieme, prencipiò a sortì di cervello e a dì che c'era una maledizione  che incombeva su di lei  e che glielo aveva confermato lo stregone dicendole: Quando donna Maori tromba con bianco malasorte si mette al suo  fianco". Così  ir mi amico, ricordandosi che i Genovesi son gente giramondo, si levò dale palle non foss'altro per sfatare l' eventualità che il portatore di sfiga fosse lui. Del bimbo, a suo dire, gli dispiacque ma, siccome era una mente razionale, pensò che, appena cresciuto, un pò si sarebbe fatti tatuaggi tribali  perfino ner viso e in un attimo ni s' anticipò la visione der bimbo, a Genova, in classe coi su compagni che, a presa di  culo denunciavano ai professori: Lui s'è scritto i suggerimenti anche nel viso, così non vale mica  prof!.

Comunque Gian sta bene, s'è sposato anche lui  passati i sessanta e in una mail che ci siamo scambiata ha commentato, ironico,  che quando si rincoglionisce  si doventa più teneri e s' ha bisogno di sentì una compagna accanto di notte. Anche perché, sempre  a dir suo, ner caso  Signora cola falce, senza martello, dovesse transità ne pressi vedendo un letto occupato si rivolgerà verso un altro indove c'è un posto libero. Si vede che durante la permanenza in Nova Zelanda anche lui deve avé fumato quarcosa di parecchio forte  nzieme alo stregone di cui s'è detto sopra.

Bona Giornata

Dante

5 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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  2. Un raccontino meraviglioso è un piacere ascoltare queste storie. Mi piace che metti anche tanti riferimenti e foto che rendono il racconto immediato che sembra quasi di viverlo. Quando ho ingrandito le foto e mi sono resa conto mi sono raggelata. Come avresti potuto vivere lì tu che sei nato sul mare? Per fortuna che c'erano le bergamasche ben conosciute e rivali storiche anche per le più agguerrite di qua....
    Continua così i tuoi racconti sono troppo belli
    Eliana

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  3. Confessa che son riuscita a lusingarti col mio tardivo commento di ieri. E questo? Una chicca un babà una lussuria, una costruzione stupenda. L'ho letto e riletto ridendo ad alta voce. Ogni personaggio pare dipinto.
    Grazie per dare tanto in cambio di tanto poco
    Anna

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  4. Allora, io ancora il racconto non l'ho letto ma visto che filmicamente s'è s'è fatto il vuoto presento la prima tranche delle mie umili richieste. Avete notizie su Sherlock Holmes, l'abominevole sposa e Sherlock Holmes Il mastino dei Baskerville? E magari qualcosina anche su Scoprendo Forrester?

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  5. Cito alcune frasi da antologia del' arte dello scrivere presenti nel racconto di Dante che collocherei tra le vicende vissute romanzate. Sia chiaro che dal mio modestissimo punto di vista il bello scrivere non è scriver bene o corretto che fanno parte del mestiere, anche del mio nella fattispecie. L' arte dello scrivere non appannaggio di molti e non appartiene almeno al settanta per cento dei sedicenti scrittori che grazie alla maggior facilità di pubblicazione offerta dall' editoria della rete intasano la maggior parte dei canali di vendita di libri. Ricevo, spesso in omaggio, dei veri obbrobri, lavori ai quali avrei concesso al massimo un sei di stima da condividere col correttore ortografico.
    L' arte dello scrivere è lontana mille miglia da tali esercizi muscolari sfogati sulla tastiera, consiste nel trovare quelle combinazioni di parole che evochino nel lettore una immagine e lo lascino a bocca aperta così come avviene davanti ai lavori di grandi pittori. In questo senso chi mi ha preceduto nei commenti ha colto tale nesso. Potrei citare l' intero post tanto ben risponde a quanto vado dicendo ma mi limiterò a quelle che maggiormente colpiscono: "quando non vedo soluzione mi metto ritto sule mani cor capo ngiù e le gambe per aria e guardo tutto da n'altra prospettiva". Fenomenale e ardita costruzione analogica per simboleggiare il pensiero laterale già più volte citato in altri post danteschi.

    e una signora dalle stanche, abbondanti, grazie che parevano destare la sordida concupiscenza del cane da guardia Ce l' ha messa davanti con vestigia di una passata avvenenza che adesso ridonda in carni flaccide Magistrale. E opportunamente corroborato da:
    grazie che parevano destare la sordida concupiscenza del cane da guardia.
    Che dire della signora Maori che prencipiò a sortì di cervello e a dì che c'era una maledizione che incombeva su di lei e che glielo aveva confermato lo stregone dicendole: Quando donna Maori tromba con bianco malasorte si mette al suo fianco". Perfino la rima in questa stupenda vignetta degna di uno scenografo di chiara fama.
    Mi fermo ma commetto un ingiustizia perché persino nei righi del commiato ci sarebbe da perdersi in ammirazion: ner caso la Signora cola falce, senza martello, dovesse transità ne pressi vedendo un letto occupato si rivolgerà verso un altro indove c'è un posto libero.
    Grazie per questa notevole prova e, restiamo in attesa delle prossime e di quel giallo il cui ascolto agogno da tempo ragguardevole.
    Giovanni Martinelli

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