domenica 21 febbraio 2021

fatevi i gatti vostri n. 1758 "Rebéca et Rebéca il gato lo magnia et li bafi se leca"

Decisamente il lucielo pare non aver capito la lezione di ieri e, dato che rebéca nel piato del Gato, ecco il Balenone, in gran forma, pronto ad offrire la sua seconda lezione magistrale nella quale intende destituire d' ogni fondamento il motto latino "repetita juvant" sostenendo che insistere nel beccare sul piatto del gatto gioverà allo stomego del gatto piuttosto che all' imprudente lucielo. Eccolo in cattedra il Gato Dogie, guardate che sguardo severo! Ad averlo per professore a un esame universitario  ci sarebbe da sperimentare uno di quei  mal di pancia da prestazione che ti fanno correre in bagno con gli strizzoni al basso ventre.



Veniamo adesso alla nostra cineteca anzi a quella di Esserino, per rendere giustizia a chi è dovuta, allora ditemi se  "desmentego" qualcosa abbiamo in cantiere: 

Ran, Rebecca di Hitchcock, Rugantino, Schegge di follia e Stand by me dico bene?

Lavoro anche questa mattina con la zia ma si tratta di un piccolo extra, dobbiamo portare un motore fuoribordo da 200 cv fino a Oriago, sul fiume Brenta. Oriago si raggiunge via laguna prima e poi immettendosi appunto nel fiume brenta attraverso le chiuse di Moranzani. In pratica si entra in una grande vasca che contiene agevolmente anche imbarcazioni di stazza ben maggiore della nostra e, una volta che queste sono entrate vengono chiuse delle paratie che isolano le barche dall' acqua della laguna, a quel punto si aprono le chiuse che fermavano l' acqua del Brenta la quale incomincia a scendere nella vasca il cui livello si innalza rapidamente sollevando la barca fino al livello del fiume. Di lì inizia la navigazione fluviale che ha bassi limiti di velocita e il passaggio di molti ponti mobili che hanno la possibilità di ruotare lateralmente e permettono il passaggio dei natanti per poi richiudersi dubito dopo. Ci vuole tempo ma è il modo migliore per portare un motore così grosso, l' abbiamo caricato in un piccolo cantiere con una gruetta e all' arrivo lo solleverà un marchingegno simile. In pratica non saranno mai state usate le mani. Si farebbe brima come tempi a portarlo in Piazzale Roma, di lì caricarlo su un furgone e portarlo a Oriago via terra. Ma è un lavoro che diventa complicato per i troppi spostamenti del motore che si renderebbero necessari e che non possono esser fatti a forza di braccia. Chiaro che i grossi cantieri hanno mezzi propri ma chi lavora in piccolo deve arrangiarsi e in questo caso il mototopo della zia risulta il mezzo ideale. Avrebbe potuto fare il viaggio anche da sola ma il paesaggio è bello e mi fa piacere tenerle compagnia.

A voi invece tengo compagnia con Rebecca, la prima moglie, capolavoro del 1940 che guarderò al mio ritorno.

Voi potete vederlo da qui grazie alla pregevole vintage movie collection ospitata su youtube

a seguire vari commenti tratti da my movies


Da domani mi subentrerà Zanza come caporedattrice, speriamo riesca a motivare lo zio Dante con argomenti che abbiano miglior esito di quanto hanno avuto i miei.

Buona domenica a Tutti.

Dani



La timida seconda moglie di Maxim de Winter, facoltoso gentiluomo della Cornovaglia, è ossessionata nella dimora di Manderley dall'immagine della prima moglie defunta. Dal romanzo (1938) di Daphne du Maurier. Dopo Intrigo internazionale il più lungo film di Hitchcock - qui al suo esordio a Hollywood - che gli valse 8 nomination e 2 premi Oscar (miglior film, fotografia di G. Barnes). Soprattutto nella 1ª parte una romantica, angosciosa, disperata mystery story. Nel racconto gotico è una vetta.


Recensione di Andrea Carlo Cappi

A Montecarlo, una timida ragazza inglese dissuade dal suicidio Max De Winter, da poco vedovo. Max inizia a frequentarla e alla fine le chiede di sposarlo. In patria, nell'antica dimora di Menderley, sorgono le prime difficoltà: la nuova signora De Winter si rende conto che tutti la considerano inferiore a Rebecca, la prima moglie. Gli sbalzi d'umore di Max e la spettrale presenza della signora Danvers, governante che vive nel ricordo della defunta, non fanno che accentuare la sensazione di estraneità. A una festa in costume, la Danvers induce l'ignara ragazza a indossare un vestito di Rebecca, per umiliarla e spingerla a uccidersi. Ma quella sera viene ritrovato il panfilo su cui Rebecca scomparve in mare. Max racconta alla moglie che Rebecca gli era infedele e che morì accidentalmente durante un litigio, costringendolo a simulare l'affondamento. Ora le prove sono contro di lui e Jack Favell, amante di Rebecca, cerca di farlo accusare. I De Winter affrontano uniti le avversità e quando una rivelazione finale libera Max da ogni sospetto, alla signora Danvers non resta che un'ultima, disperata follia. Di fronte al divieto del produttore Selznick di alterare la trama del romanzo di Daphne Du Maurier, Hitchcock è costretto a convertire ogni dettaglio in una sorgente di suspence, per evitare la banalità del melodramma. Ecco allora l'iniziale di Rebecca diventare un'angosciante presenza su ogni oggetto, dando al personaggio di Joan Fontaine la sensazione di essere un'intrusa che può essere scoperta e punita da un istante all'altro. Perfetta è l'assoluta malvagità incarnata da Judith Anderson, alla cui ombra scura dietro le tende lo stesso Hitchcock farà riferimento girando Psycho. Quando finalmente la storia scivola nel giallo, il regista può percorrere il binario più familiare dell'innocente accusato di un crimine e condurre la vicenda alla spettacolare conclusione. L'inganno del cinema provvede a far dimenticare che la grande casa in fiamme è soltanto un modellino. Oscar al film. 


Piero Di Domenico
lunedì 10 ottobre 2005

A Montecarlo, una timida ragazza inglese (Joan Fontaine) dissuade dal suicidio Lord Maxim De Winter (Laurence Olivier), da poco rimasto vedovo, un uomo più vecchio di lei dall'aria sempre crucciata e con un oscuro segreto. La loro storia d'amore è subito travolgente e culmina nel matrimonio, ma una volta tornati in patria, nell'antica dimora di Menderley, sorgono le prime difficoltà: i repentini sbalzi d'umore di Maxim, ancora perseguitato dalla tragica morte della prima moglie Rebecca, e la spettrale presenza della signora Danvers, la governante che vive nel ricordo della defunta, non fanno che accentuare la sensazione di disagio nella ragazza, ossessivamente paragonata alla precedente padrona di casa. La nuova signora De Winter arriva a farsi plagiare dalla volontà della governante che cerca di indurla al suicidio: nel frattempo, da alcune scoperte emergono inquietanti interrogativi sulla morte di Rebecca, con Maxim che finisce per confessare alla moglie il suo odio per Rebecca, rivelandole che la donna non morì affogata ma venne colta da un malore dovuto a una gravidanza segreta, frutto di una relazione con un loro vecchio amico, Jack Favell. Dopo che Maxim viene sospettato di omicidio, le indagini rivelano infine che Rebecca si è suicidata perché malata di cancro. Il finale vede una ormai impazzita signora Danvers, che non potendo più vivere con il pensiero di avere mal riposto il suo affetto in Rebecca, da fuoco alla tenuta di Manderley bruciando se stessa dentro. Il primo film americano di Hitchcock è una favola gotica incentrata su un uomo che insegue l'immagine di una morta in una donna viva (tema ripreso ne "La donna che visse due volte"), con momenti lugubri e orridi che rimandano da vicino alla tradizione inglese, come sostenuto dallo stesso regista. Tratto da un romanzo di Daphne Du Maurier, "Rebecca" valse a Hitchcock il suo unico Oscar per il miglior film.

Recensione di Stefano Lo Verme

A Monte Carlo, una giovane e timida dama di compagnia si innamora di un ricco vedovo, Maxim De Winter, che le chiede di sposarlo e la porta a vivere con lui nella sua maestosa residenza di Manderley. Ma una volta qui, la ragazza si trova costretta a confrontarsi con il ricordo opprimente della prima moglie di Maxim, Rebecca, la cui presenza grava ancora in modo ossessivo sull'intero maniero.
Uscito nel 1940 e accolto da un enorme successo di pubblico, Rebecca è stato il primo film realizzato negli Stati Uniti dal leggendario regista Alfred Hitchcock, dopo oltre una ventina di pellicole girate in Gran Bretagna a partire dalla metà degli anni '20. Tratto dall'omonimo romanzo di Daphne Du Maurier e adattato per il grande schermo dagli sceneggiatori Robert E. Sherwood e Joan Harrison, Rebecca rappresenta una delle vette assolute nel genere del thriller gotico, oltre che uno dei risultati più alti nella vastissima produzione del maestro del brivido, e si è aggiudicato due premi Oscar: come miglior film dell'anno e per la suggestiva fotografia in bianco e nero di George Barnes.
Protagonisti di questa indimenticabile pellicola sono l'inglese Laurence Olivier, nella parte dell'affascinante Maxim De Winter, e l'americana Joan Fontaine (che un anno dopo tornerà a farsi dirigere da Hitchcock in un ruolo analogo ne Il sospetto) in quella della seconda signora De Winter (il cui nome di battesimo non viene mai rivelato). Ed è proprio attraverso la sguardo inquieto della giovane donna che lo spettatore viene coinvolto in questa storia torbida e misteriosa, attraversata da un costante quanto indefinibile senso di minaccia alimentato dalla sinistra figura della signora Danvers (Judith Anderson), la bieca governante di Manderley, legata da un morboso vincolo di fedeltà alla sua defunta padrona. Come in moltissime altre opere di Hitchcock, anche in Rebecca il senso del pericolo è soprattutto psicologico, vale a dire che ha origine nella mente della protagonista, tormentata dall'ombra onnipresente del fantasma di Rebecca, la quale pure dopo la sua morte continua ad incombere sulle esistenze dei personaggi. E infatti, il tema centrale del film è proprio l'impossibilità di liberarsi dagli spettri del passato, un elemento che Hitchcock riprenderà in seguito in un altro dei suoi titoli più noti, come Vertigo (1958). Straordinarie le interpretazioni di tutto il cast, in particolare della bravissima Joan Fontaine, che riesce ad esprimere in maniera eccellente le angosce della sua eroina. La scenografia di Lyle Wheeler e la colonna sonora di Franz Waxman contribuiscono a creare una cupa atmosfera intrisa di necrofilia attorno alla lugubre magione di Manderley, perfetto scenario per questo memorabile racconto gotico che, a distanza di tanti anni, resta un insuperato capolavoro della suspense.


6 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: on line dalle ore 16:00 alle 23:00

    www.esserinoebalena.blogspot.it

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  2. Grazie un bel film per oggi! Interessanti commenti. Buona Domenica e i miei ossequi al Gatto Balena.
    Giovanni Martinelli

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  3. Ma i saluti miciosi sono arrivati o sono io che non li vedo?

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    1. Non servono è tutto nel corpo del post.
      Clikka youtube e ti rebecchi
      un caro saluto
      Dani

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