sabato 2 gennaio 2021

fatevi i gatti vostri n 1711 " chi è nato qui e chi lì"

Livorno ha i suoi casini, le sue incoerenze, gestioni, mai di destra, che comunque hanno fatto a gara con gli anni di Alemanno a Roma. Venezia la conosco meno ma me ne parlano Holly e Dani una sofferenza, una città perennemente con l' ossigeno e adesso vittima delle ambizioni di un sindaco che sogna di relegare il centro storico a museo a pagamento e di rendere Mestre un polo in grado di competere con Padova e Treviso. Cosa illusoria che porterà soldi solo a chi sarà impiegato in quest'opera di trasformazione arricchendo gli speculatori e lasciando con le toppe al culo sia mestrini che veneziani. Comunque avere questi problemi è una bazzecola in confronto a cosa deve sopportare chi è nato nelle terre della camorra e della mafia e taglierei la lingua a quei dementi sia della mia città che di qui che sostengano che ci sia una sorta di benevola accettazione da parte delle gente di quei territori. Ma che cazzo deve fare uno che sente lo stato lontanissimo e in compenso vede gente che gira armata e che semina pallottole alla stregua delle supposte dispensate da un dottore dell' asle? 

Comunque visto che siamo oberati dal lavoro di emendamento dei tantissimi post che potrebbero essere oggetto di qualche rottura di coglioni mi limito alla presentazione richiestaci dal prof Martinelli.

Nel pomeriggio  questo film lo guarderemo anche noi e ci renderemo conto delle differenze nella vita di chi è nato qui e di chi è nato lì.

Le recensioni sono, come al solito tratte da my movies

Bona giornata a tutti 

Zanza

LA STORIA DI UNA COMUNITÀ IN OSTAGGIO PERMANENTE, RAPITA DALLA NORMALITÀ E RELEGATA ALLA FINZIONE PER NASCONDERE IL MALESSERE.
Recensione di Paola Casella
lunedì 16 aprile 2018

Roma, 1989. Amedeo Letizia sta intraprendendo la sua carriera di attore (diventerà uno dei Ragazzi del muretto) quando dalla nativa Casal di Principe lo raggiunge la notizia che suo fratello Paolo è stato rapito. Considerato il fatto che Casal di Principe è quello che Saviano descrive come il quartier generale della camorra casertana e che, come ammette lo stesso Amedeo, Paolo Letizia andava spesso in cerca di guai, le ipotesi circa la scomparsa del ragazzo puntano in una sola direzione. Ma Amedeo non si rassegna a non sapere esattamente che fine abbia fatto suo fratello, e ricollegandosi a quella parte di sé che si era illuso di lasciarsi alle spalle, torna ad imbracciare il fucile mettendosi in caccia insieme al cugino adolescente, anche lui abituato a difendersi con le armi.

Sulla base del romanzo autobiografico scritto da Amedeo Letizia (qui produttore esecutivo) con Paola Zanuttini, Bruno Oliviero racconta il lato B di Gomorra - ovvero quello dalla parte delle vittime - come un backstage: innumerevoli le scene in cui il protagonista osserva di nascosto le efferatezze del clan dei casalesi nascosto dietro a muri e cespugli, cioè dietro le quinte dell'azione spettacolare.

L'azione che lo riguarda è assai meno glamour: una ricerca che è un esercizio in frustrazione sia per lui che per lo spettatore, poiché si scontra continuamente contro il muro di gomma dell'omertà e dei depistaggi. La dimensione di incubo della storia di Letizia ricorda quella di Sicilian Ghost Story, ma la fotografia cupa e refrattaria ad ogni rilettura estetizzante rimanda più direttamente al passato documentaristico di Oliviero e a quella scuola cinematografica campana che vede fra i suoi esempi Veleno di Diego Olivares: una narrazione spoglia che attraversa interni ed esterni depauperati e cromaticamente desaturati, e il ritratto di una umanità dolente che, nel caso di Nato a Casal di Principe, comprende una madre (Donatella Finocchiaro) timorata di Dio ma pronta a chiedere aiuto alla santona locale e un padre (Massimiliano Gallo) abituato a portare fin troppa "pacienza".

Protagonista assoluta resta però Casal di Principe, un luogo dove "l'aria non è bbona" perché gravata da quella nube tossica in cui le infiltrazioni mafiose (quelle che hanno fatto sciogliere più volte l'amministrazione comunale) risultano letali soprattutto per chi vive lì da generazioni e ha visto il proprio paese trasformarsi in un Far West senza regole, se non quelle della sopraffazione sistematica e della corrispettiva sottomissione silenziosa. Amedeo cerca di affrancarsi dal suo vissuto creando un'esistenza parallela "al nord" ma viene riassorbito dalla cultura della violenza nella quale è cresciuto: perché se sei nato a Casal di Principe hai ben poche possibilità di dimenticartelo per sempre.

Attraverso inquadrature insolite che scansano il cliché televisivo, il montaggio di Carlotta Cristiani che alterna fra luoghi ed eventi temporali (a volte creando eccessiva confusione) e la fotografia fosca di Alessandro Abate che lascia indefiniti i contorni degli spazi attraversati a tentoni da Amedeo alla ricerca del fratello perduto, Nato a Casal di Principe narra la storia di una comunità in ostaggio permanente, a sua volta rapita dalla normalità e relegata ad una finzione che forma i suoi giovani a "fare le facce" (come Amedeo davanti alle telecamere dei provini con cui si apre il film) per nascondere il proprio malessere. 

Sei d'accordo con Paola Casella?
REALTÀ E FINZIONE SI FONDONO IN UN'OPERA DALLA STRUTTURA NARRATIVA TROPPO LEGATA AL LINGUAGGIO DEL ROMANZO ORIGINALE.
Recensione di Olivia Fanfani
venerdì 1 settembre 2017

Amedeo Letizia ha vent'anni e sogna di fare l'attore. Partito da Casal di Principe, arriva a Roma sul finire degli anni '80, dove inizia con entusiasmo a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo, grazie soprattutto alla famigerata fiction dell'epoca "I Ragazzi del Muretto". Nel 1989 la scomparsa del fratello Paolo lo costringe a tornare a casa, dove scoprirà che dietro il rapimento c'è una vera e propria organizzazione criminale che agisce indisturbata nella totale indifferenza delle autorità. Deciso a fare chiarezza sulle sorti del fratello, avvierà una sua personale (e a suo modo violenta) indagine, con i rischi che comporta il fare domande in territorio di guerre di camorra. Terre di nessuno, in cui anche una sola sciocchezza può giustificare una condanna a morte.

Realtà e finzione si fondono nel film di Oliviero, per dar vita a una struttura narrativa che finisce per non essere sufficientemente incisiva perché troppo legata al linguaggio del romanzo originale.

Dall'ingenuità del padre (un efficace Massimiliano Gallo) convinto di poter risolvere il problema affidandosi alle indagini delle forze dell'ordine, all'irruenza dei fratelli e del cugino che, più disillusi, vorrebbero farsi giustizia ripagando misteriosi killer col passamontagna con quella loro stessa moneta, il film di Oliviero s'inserisce nel genere nato con Romanzo Criminale e proseguito, tra gli altri, con i film e le serie dedicate a Gomorra. In direzione opposta e contraria, il tentativo è quello, questa volta, di dar voce alle vittime, costrette da sempre a fronteggiare da sole il regime di terrore che regola le regioni dominate dalle organizzazioni criminali.

Così Amedeo s'iscrive fin dal principio nel registro dei combattenti destinati al fallimento. L'impotenza palpabile di fronte alla paura di chi sa ma non vuole parlare, è resa nella forma da una serie di personaggi ambigui che, interpellati a seconda della fase d'indagine, dimostreranno una vacuità per cui l'esito delle ricerche appare chiaro fin dalle prime scene, per poi dichiararsi apertamente nel tentativo di sviare le indagini con cartoline provenienti dall'estero. Il risultato è un'attesa che dura ancora oggi, dopo vent'anni di richieste disperate e di denunce da parte della famiglia per una degna sepoltura e il cadavere del figlio sparito durante una banalissima serata tra amici. Voli pindarici che riportano sempre a una falsa partenza sono qui chiara rappresentazione di un dramma palpabile, costretto a rimanere costantemente in agguato, nell'ombra di una razionalità che, nelle ultime parole delle autorità, suggerisce ai ragazzi i limiti da non oltrepassare nonostante la loro sete di giustizia.

6 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Redazione: on line dalle ore 16:00 alle 23:00

    www.esserinoebalena.blogspot.it

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  2. Buongiorno chiedo una cortesia particolare. Ieri sera su Iris davano point break ma da quel canale che trasmette sempre film non riesco a fare una buona connessione di proiezione, come sapete devo vedere su schermo grandissimo. Le immagini si rompono tutte in rettangolini e allora sospendo. Sapete dirmi dove protrei noleggiarlo o vederlo in streaming? Se poi voleste presentarlo nei commenti so che ce n'è anche una riedizione. Ma solo quando vi resta uno spazietto perché so che non è sotto la N. Grazie Eliana

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    1. Cara Eliana, ti rispondo subito perché con Zanza stiamo lavorando al blog in cucina di zia che è la stanza più calda e ricca di odori e perche Sama Marty Bobby Dino e Dante registrano nel salotto.
      Dunque Iris è un canale di mediaset e questo network consente di registrarsi e di recuperare in visione tutto ciò che è stato trasmesso. Funziona ma è operazione laboriosa come del resto quelle su rai play. Questi grandi classici si trovano più o meno sempre negli archivi Rai e Mediaset.
      Su chili il film lo trovi a noleggio a costo non alto ma secondo me son soldi buttati via.
      In streaming lo trovi in tanti posti ma spesso ti chiedono i dati della carta di credito per iscriverti. Se mi viene in mente qualche altra cosa te la scrivo qui o in PVT.
      Buona Giornata Dani

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    2. Ho dimenticato di aggiungere che non appena avremo un po' di tempo magari lo guarderemo anche noi e in tale occasione metteremo la recensione
      Dani

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  3. Grazie puntuali e precisissimi come sempre
    Giovanni Martinelli

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  4. Carissimi, mi viene in mente che anni fa sentii molto parlare di Notting Hill. Avwte qualche informazione da passarmi?

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