giovedì 21 gennaio 2021

fatevi i gatti vostri 1728 " grandi interpreti per consueti casini in famiglia"

Un altra richiesta esaudita, perdonatemi ma ho solo 2 mani, ne avessi avute tre a 'sta ora sarei al circo a lanciar palle in aria.

Baci Dani

da my movies:

UN FILM SULLA NECESSITÀ DI RISCHIARE, CON DUE INTERPRETI STRAORDINARI.
Recensione di Paola Casella
venerdì 24 marzo 2017

Elia, autore di gialli di successo, torna a casa dopo un incidente domestico del quale non ricorda nulla. Per la verità Elia sembra non ricordare nulla in generale, neppure i molti anni trascorsi con la moglie, che lo accompagna al rientro nel loro algido appartamento coniugale. Sarà lei, che rimarrà senza nome, ad aiutarlo a ricomporre i pezzi del passato, forse dandogli l'occasione di reinventarsi, e di essere un marito migliore. Difficile raccontare la trama di Piccoli crimini coniugali senza rivelare nulla dei numerosi rivolgimenti della storia, che vede due coniugi dissezionare il loro matrimonio, a volte con tenerezza, più spesso con crudeltà, riproducendo le dinamiche che hanno caratterizzato tutta la loro relazione come un gioco al massacro. Dinamiche quantomai riconoscibili da molte coppie di lungo corso: rimpianti, rinfacci, nostalgia degli inizi, frustrazioni, delusioni, rivincite.

Piccoli crimini coniugali rientra nel filone di quel cinema borghese girato fra quattro mura in cui si parla fino allo sfinimento.

Il regista Alex Infascelli ha evidentemente studiato il Kubrick di Eyes Wide Shut e tutto il cinema scandinavo, da Bergman in giù, ma l'impostazione del suo film resta profondamente francese, anche perché è basata sul romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt da cui è stata tratta una pièce rappresentata in molti Paesi. La sceneggiatura, firmata da Francesca Manieri e dallo stesso Infascelli, sconta un'aderenza troppo stretta al testo: dialoghi profondi, ma anche profondamente letterari, messi in bocca a due attori pur bravissimi come Sergio Castellitto e Margherita Buy sottolineando la finzione scenica e allontanando lo spettatore dal gorgo emotivo di certe conversazioni coniugali. Se è vero che Elia ha costruito la sua carriera sulle frasi fatte, è anche vero che nel dialogo coniugale c'è maggiore spontaneità, minore controllo della vis retorica.

Sul movimento Infascelli, in veste di regista e montatore, ha lavorato molto, talvolta per sottrarre la sua coppia alla claustrofobia della casa-forziere in cui è incastonata, altre volte per accentuare quella stessa claustrofobia, costringendo i suoi attori in corridoi angusti, per poi spingerli sull'orlo di una scalinata ritorta che piacerebbe a Brian De Palma. La splendida fotografia di Arnaldo Catinari fa più che il suo dovere, e le note e i rumori di sottofondo, più martellanti della gragnuola di aggressioni verbali fra i coniugi, portano molte firme: oltre a Infascelli, David Nerattini alle musiche, Gaetano Carito e Pier Paolo Merafino al suono in presa diretta.

Piccoli crimini coniugali è un film sulla necessità di rischiare, e se da un lato Infascelli si espone in prima persona, accentrando su di sé gran parte del lavoro creativo, dall'altro non riesce ad uscire dalle convenzioni di quel kammerspiel che, da Chi ha paura di Virginia Wolf? fino a Carnage, sono già ben codificate. Sarebbe stato più impavido e innovativo trasformare quella crisi coniugale in un thriller tout court, attenendosi alle regole del genere (come fece Hitchcock ne Il delitto perfetto, per fare un esempio illustre) che Infascelli ha già dimostrato di saper maneggiare. Invece anche la violenza, fisica e verbale, rimane eccessivamente misurata, nonostante sia la storia stessa a suggerire che, quando quella violenza entra in una coppia, non fa prigionieri. In sintesi, Piccoli crimini coniugali è troppo educato ed elegante perché il sangue possa scorrere davvero.

Straordinari invece Castellitto e Buy, capaci di spremere l'ironia contenuta nel testo a loro disposizione, di mostrarsi fragili e incattiviti, fisicamente presenti ed emotivamente latitanti. È un privilegio assistere alla prova attoriale di due veterani del cinema italiano che hanno raffinato il loro talento fino a renderlo un distillato puro che va giù come un vodka martini molto secco ma con un'oliva sull'orlo, sempre pronta a rimanerti nella strozza. 

5 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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  2. Comprendiamo il tuo daffare Dani ma tutti gli altri ti hanno mollata da sola in questo perioduccio? Appello a Bobby, a Zanza e mettiamoci pure Dante che ha fatto un bel video ma poi è scomparso di nuovo.
    Comunque grazie per l' impareggiabile lavoro che fai per il blog
    un abbraccio
    Anna

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    1. Bobby è incasinatissimo con i lavori dei suoi studenti che sono stati fermi mesi e mesi ed ora sfornano tutto, inoltre con la zia allettata usciamo io e lui in barca. Zanza non ha preso bene il rientro a Livorno e, ovviamente hanno grossissimi problemi di sopravvivenza col bar probabilmente dovranno chiudere. Per i suoi no problem sono in età da pensione ma per Zanza e i fratelli era comunque un posto di lavoro e di gran tradizione familiare. Saluti a Giacomo.
      Dani

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  3. Un po' di sere fa ma meno di una settimana su Iris o forse su Paramount era in programmazione un bel film con Denzel Washington. Iniziai a vederlo ma poi mi sono addormentata. Non ricordo il titolo ma il protagonista era capo di un distretto di polizia e mi pare che rubasse della droga. Sapete come potrei recuperarlo grazie. In ogni caso mi interesserebbe la presentazione o la trama almeno per recuperare il titolo.
    Grazie
    Lucy

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    Risposte
    1. Ciao Lucia, il film l' ho già scoperto: si trattava di out of time. Non ricordo se ne abbiamo mai pubblicato recensioni dall' indice a ricerca non mi risulta comunque ti metterò la presentazione per recuperarlo puoi registrarti gratis a mediaset e ricercarlo nel replay oppure seguendo il sistema che ti avevo suggerito a suo tempo.
      Un abbraccio
      Dani

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