giovedì 25 aprile 2019

fatevi i gatti vostri n. 1271 " Il nobel 2010 per la letteratura Mario Vargas Llosa"

Bisogna riconoscere che i vincitori del Nobel per la letteratura rappresentano una discreta risorsa iniziale per arricchire i palchi della Biblioteca di Esserino. Intanto se uno scrittore riceve questo premio, discusso o meno che possa essere, deve aver scritto e dimostrato di saperlo fare. Poi  magari, tra i tanti, ci saranno i geni, i creativi e anche qualche onesto mestierante che sa avvincere moltitudini di lettori. Confesso di non aver letto mai Vargas LLosa e pertanto mi affido ai contributi di qualificati recensori per presentarlo. 

Ovviamente Esserino l' ha voluto in Sudamerica Perù.

Buon 25 Aprile

Bobby 

 

 

Vargas Llosa vince
il Nobel della Letteratura

Lo scrittore peruviano premiato "per la sua cartografia delle strutture del potere". Saggista, polemista, amico di Sartre, è l'altra faccia della scuola latinoamericana. L'autore: "Pensavo a uno scherzo"



STOCCOLMA - È stato assegnato allo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa il Nobel per la letteratura. Il prolifico autore - suoi capolavori come 'La città e i cani ',  'La zia Julia e lo scribacchino' , ' La Casa Verde' , 'Elogio della matrigna - è stato premiato dall'Accademia di Svezia "per la sua cartografia delle strutture del potere e per le acute immagini della resistenza, rivolta e sconfitta dell'individuo".

 "Ancora non ci credo, ho pensato che fosse uno scherzo", è stato il commento dello scrittore alla notizia del premio. "Erano anni che il mio nome non veniva neanche menzionato" tra i possibili vincitori, ha detto l'autore peruviano che ha ricevuto la telefonata ufficiale dell'Accademia di Svezia a New York, dove si stava preparando per una lezione all'università di Princeton. "Ora vado a farmi una passeggiata al Central Park, perché sono ancora frastrornato" ha detto ancora 74enne maestro della letteratura latinoamericana, in un'intervista alla radio peruviano a Rpp ed in una al quotidiano spagnolo El Mundo, rivelando che, dopo la telefonata da Stoccolma, ha detto alla moglie di aspettare che la notizia fosse confermata dai media prima di avvisare i figli.

Nato ad Arequipa, in Perù, il 28 marzo 1936, Vargas Llosa ha preso la nazionalità spagnola nel 1993, tre anni dopo la sua sconfitta nelle elezioni presidenziali. Quest'anno ha così vinto a Stoccolma uno scrittore "popolare", i cui libri sono conosciuti e tradotti in tutto il mondo. Ancora una volta l'americano Philip Roth, "invocato" dai critici di tutto il mondo", non ce l'ha fatta.


Lo streap-tease al contrario

di Martino Gozzi
dal numero di aprile 2018
Mario Vargas Llosa - Meridiani vol. 2Vent’anni fa, Mario Vargas Llosa diede alle stampe un breve manuale di scrittura, intitolatoLettere a un aspirante romanziere (Einaudi, 1998). Grazie al pretesto fornito da un ciclo di lettere indirizzate, appunto, a un giovane autore in erba, Vargas Llosa si divertiva a ragionare sul senso del proprio mestiere, sulle proprie ascendenze letterarie e sulla storia segreta dei suoi libri preferiti. Fra i temi del volume – lo stile, il narratore, il tempo – c’era il principio dello strip-tease alla rovescia, una delle sue metafore più celebri. Così scriveva Vargas Llosa, all’epoca sessantenne: “Scrivere romanzi sarebbe dunque equivalente a quanto fa la professionista che, di fronte a un pubblico, si spoglia degli abiti e mostra il proprio corpo nudo. Il romanziere compirebbe l’operazione in senso opposto. Nell’elaborare il romanzo andrebbe vestendo, nascondendo sotto indumenti spessi e multicolori forgiati dalla sua immaginazione, quella nudità iniziale, punto di partenza dello spettacolo. Questo processo è così complesso e minuzioso che, molte volte, neppure lo stesso autore è in grado di identificare nel prodotto finito quella esuberante dimostrazione della sua capacità d’inventare persone e mondi immaginari”. Sfogliare oggi quel manuale pieno di intuizioni, animato da un tono insieme colloquiale e appassionato, è come srotolare sul tavolo da lavoro la planimetria di un edificio ancora in costruzione. E che immensa, gloriosa soddisfazione è ritrovare, nel secondo volume dei “Meridiani” Mondadori dedicato al premio Nobel peruviano (Mario Vargas Llosa, Romanzi, vol. 2, traduzioni dallo spagnolo di Angelo Morino, Glauco Felici, Federica Niola, pp. CLX-1552, € 80), infinite corrispondenze tra la teoria e la pratica, tra i libri che Vargas Llosa sognava di scrivere e quelli che ha effettivamente scritto.
Il primo volume (cfr. “L’Indice” 2017, n.6) , curato da Enrico Cicogna, raccoglieva i tre grandi romanzi degli anni sessanta, il trittico politico che aveva proiettato Vargas Llosa sulla scena letteraria mondiale: La città e i cani (1963), La casa verde (1967) e Conversazioni nella “Cattedrale”(1969). Tre capolavori – il primo e il terzo, in particolare – dettati da un’ambizione sfrenata, dilatati da una ricchezza nella rappresentazione del potere quasi enciclopedica, e tenuti insieme da una coerenza non solo tematica, ma anche stilistica (è in questo decennio che Vargas Llosa sperimenta maggiormente con la forma-romanzo e si appropria della lezione dei modernisti, ideando illusioni ottiche stranianti come i “dialoghi telescopici”). Molto più difficile era operare una scelta tra i sedici libri pubblicati dagli anni settanta in poi: come condensare in un unico tomo quasi cinquant’anni di narrativa?

Romanzi accomunati da una stupefacente felicità narrativa

Bruno Arpaia, curatore del secondo volume, ha fatto la scelta giusta, forse l’unica possibile: ha scelto i romanzi migliori. La zia Julia e lo scribacchino (1977),La festa del Caprone (2000), Avventure della ragazza cattiva (2006) e Crocevia (2016). Si tratta di libri molto distanti nel tempo e molto diversi fra loro per respiro e per genere, verrebbe da dire, eppure accomunati da una stupefacente felicità narrativa, un potere affabulatorio mutevole e irresistibile. Ed ecco che leggendo La zia Julia e lo scribacchino torna alla mente il principio dello strip-tease al contrario, o la creatura mitologica del catoblepa, ripresa da Flaubert e da Borges – entrambi maestri di Vargas Llosa –, ovvero l’animale che divora se stesso. “In senso meno materiale, certo, il romanziere va a sua volta frugando nella sua stessa esperienza, in cerca di appigli per inventare storie”. Basti dire che il protagonista del romanzo è un diciottenne di nome Mario che abita a Lima, ama la letteratura e si innamora di una zia acquisita, che finisce per sposare… tutti elementi riscontrabili anche nella biografia di Vargas Llosa, che naturalmente vuole confondere i piani per disorientare il lettore, presentandogli prima una scena familiare e poi smontandola davanti ai suoi occhi come le quinte di una scenografia, in un gioco postmoderno e ironicamente voyeuristico.
La festa del Caprone è indubbiamente il romanzo più grandioso di questa selezione, e dell’ultima stagione produttiva di Vargas Llosa. L’impianto narrativo ruota attorno alla figura sanguinaria del dittatore Rafael Leónidas Trujillo, detto il Generalissimo o il Benefattore, padre e padrone dell’isola di Santo Domingo per trent’anni, fino alla sua uccisione nel maggio del 1961. Tre livelli temporali si intrecciano nelle oltre cinquecento pagine di questo monumentale affresco storico, sociale e politico: l’ultimo giorno del Capo scorre lentamente, tra appuntamenti sgradevoli e vuoti cerimoniali; i congiurati che lo attendono di fronte al Malecón tentano, nell’agonia dell’attesa, di venire a patti con il proprio passato; e infine una donna, una professionista di successo con tanto di carriera negli Stati Uniti, Urania Cabral, figlia di un fedelissimo di Trujillo caduto in disgrazia, torna a Santo Domingo diversi anni dopo per chiudere i conti con il proprio paese. “Si può dire,” scriveva Vargas Llosa nelle sue Lettere, “soprattutto a proposito dei romanzi moderni, che la storia circola in essi, per quanto riguarda il tempo, come in uno spazio; infatti il tempo romanzesco è qualcosa che si allunga, rallenta, si immobilizza o comincia a correre in modo vertiginoso. La storia si muove nel tempo della finzione come attraverso un territorio, va e viene in esso, avanza a grandi falcate o a passettini, lasciando in bianco (abolendoli) grandi periodi cronologici e indietreggiando poi a recuperare quel tempo perduto, saltando dal passato al futuro e da questo al passato con una libertà che è negata a noi, esseri in carne e ossa”. Certo, per far questo occorrono grande maestria e una sensibilità quasi istintiva, animale, per il ritmo delle storie, e Vargas Llosa dimostra in queste pagine, per l’ennesima volta, di possedere entrambe.




È anche per questa ragione che le Avventure della ragazza cattiva sorprendono, almeno a prima vista: ancora una volta Vargas Llosa cambia rotta, mette da parte i modelli sperimentati in passato e sceglie di raccontare una storia d’amore che stupisce per linearità e semplicità, rinunciando ai punti di vista multipli e ai piani temporali sfalsati. Ma, com’è giusto aspettarsi da un romanziere del suo calibro, decide di collocare altrove – dove meno ce lo aspettiamo, per certi versi – l’innovazione: sì, perché in questa storia d’amore lunga una vita intera l’antagonista non è un terzo incomodo, un pretendente aggressivo o irrefrenabilmente fascinoso. È l’amata stessa, laniña mala del titolo, una ragazza (e poi una donna) determinata e indipendente, che strega il povero Ricardo senza mai concedersi a lui completamente, spuntando dal nulla, a più riprese, ai quattro angoli del mondo, mentre la vita sbalza lui dall’America Latina all’Europa, e noi vediamo scorrere sullo sfondo i decenni, le capitali, gli ideali, le mode, le battaglie e i compromessi. Con il consueto dono di sintesi, Javier Cercas ha scritto: “Vargas Llosa non ignora che il romanzo è forma, e che pertanto la bontà della storia che racconta dipende dalla forma in cui è raccontata. Detto più chiaramente: un risultato fondamentale di Vargas Llosa consiste nel ricordarci che il romanzo deve raccontare una storia appassionante, che ci emozioni vivere immaginativamente, ma che può raccontarla soltanto dotandosi della massima complessità formale e della massima tensione stilistica”.
Storie appassionanti, complessità formale, tensione stilistica. Volendo riassumere le principali doti di Mario Vargas Llosa, potremmo appuntarci questi tre elementi: elementi che lui stesso menziona nelle Lettere, attribuendoli tuttavia, con eleganza, ad altri scrittori. La riprova definitiva, per chi ancora dubitasse, arriva con Crocevia, il romanzo che chiude questo secondo volume dei “Meridiani”. Alla grande composizione sinfonica, Vargas Llosa preferisce qui la musica da camera per fare luce in una vicenda torbida, nella quale i vizi privati rischiano di inquinare le pubbliche virtù, trascinando due coppie di amici in un vortice di ricatti, sospetti e tradimenti. Inoltre, Crocevia riporta in primo piano un tema che percorre tutta l’opera di Vargas Llosa, dai primi anni sessanta a oggi, e cioè l’erotismo, l’esplorazione ostinata e sincera della sessualità, una raffigurazione della vita in tutta la sua pienezza sensoriale, fisica, materica, corporea. I suoi personaggi sono donne e uomini in carne e ossa, tutti.
martino.gozzi@scuolaholden.it

2 commenti:

  1. Mai letto ma la recensione è invitante. Proveremo ad assaporare qualcosa.
    Un abbraccio Patty

    RispondiElimina
  2. Benritrovati, carissimi! Trovo che Bob abbia avuto una bellissima idea e mi sono molto commossa quando ho visto il criterio con cui è ordinata la libreria perché... è lo stesso della mia ^_^: per continenti, per stati e poi in ordine cronologico, con una sezioncina a parte Grandi Formati per gli albi a fumetti - anche se i manga, per fortuna, stanno negli scaffali normali e quindi sono in Asia, Giappone, anche se non in ordine cronologico ma di preferenza mia. Ma in fondo sono solo sei palchetti.
    Naturalmente voglio partecipare, nel senso che voglio la tessera anch'io. Basta che lo dica qui o vi devo mandare la mail?
    Mi piace l'idea dei premi Nobel, a questo proposito vorrei suggerirvi anche Alice Walker e Nadine Gordimer, della prima in particolare non ho ancora letto niente, se trovate qualcosa...
    Sarà affascinante vedere crescere questa biblioteca virtuale. Io AMO le biblioteche, se non si fosse capito.
    Mi congratulo con Dante per il meritatissimo premio, l'esecuzione armonica della Marcia mi è piaciuta molto!

    RispondiElimina

Il tuo commento è il benvenuto, ci fa sentire bene e ci incita a scrivere ancora GRAZIE
___________________________________________________
Se non hai un tuo profilo puoi commentare come ANONIMO scegliendo tale opzione dal menù a tendina (per conferirgli maggiore personalità puoi aggiungere la tua email)
Se non desideri comparire come ANONIMO hai a disposizione un altro modo semplice: apri una tua pagina qualsiasi su un host gratuito. Dopo aver scritto il commento seleziona la voce URL dal menù a tendina che ti viene proposto. Potrai inserire la tua firma o un tuo nickname e confermarlo scrivendo nella riga sotto l' indirizzo del tuo URL. I tuoi commenti saranno personalizzati e firmati. Un ulteriore modo, forse il più elegante di tutti, ma un po' più complesso è quello di aprire un blog, anche se non hai intenzione di pubblicare. Blogger ti guida passo passo alla creazione e ti farà aprire un account google. I passi sono parecchi ma se tu avessi difficoltà ti aiuteranno i nostri redattori o gli affezionati lettori.
_________________________________________________
COMMENTI PRIVATI: indirizzare a esserinoebalena@gmail.com
_________________________________________________