martedì 25 agosto 2020

fatevi i gatti vostri n 1587 "Le mutande delle girls"

Giornate particolari queste, nelle quali pare si debba far tutto con affanno. Da Oxford hanno richiamato Bobby perché debbono programmare i seminari per il nuovo anno. Mi viene da pensare: "proprio per questo che è un tipo di meeting che puoi fare al pc richiedi la presenza fisica? E siamo in una discreta fucina di cervelli!" Così Bobby, mentre, col generoso ausilio di Marti, sta facendo il barcaiolo con la zietta, si trova a dover decidere come e quando andare. Ovviamente Martina lo seguirebbe volentieri perché, a dispetto delle dichiarazioni che ambedue avevano fatto, zio Dante che li ha visti da vicino dichiara solennemente che sono cotti l' uno dell' altro. Certo che lei dovrebbe almeno ripassare da casa a prendere un paio di mutande di ricambio che in Inghilterra sono d'obbligo.
Correva una barzelletta tra la piccola comunità italiana che frequentavo sporadicamente durante il mio periodo di lavoro a Londra ovvero che alle ragazze inglesi siano necessari solo due paia di mutande, io pensai che lavandole vicendevolmente si poteva andare avanti benino perché in una notte e un giorno un paio di mutande stese si asciugano o al limite puoi sempre ripassarle col phon invece mi spiegarono che al lunedì  una ragazza inglese si mette un paio di mutande, al martedì si mette le stesse ma da rovescio, il mercoledì mette in uso il secondo paio che rovescerà il giorno dopo e così si arriva al giovedì "E il venerdì?" chiesi io, ingenua. 
"Il venerdì- mi risposero-  è l' ultimo giorno della settimana lavorativa ed essendo ormai in sentore dell' unica doccia settimanale che sono disposte a concedersi, le nostre girls  mettono di nuovo quelle che avevano indossato il lunedì e che comunque ormai hanno ogni traccia organica ben essicata".
"Restano pur sempre il sabato e la domenica!" Esclamai io e la risposta fu la più ovvia
" Bè il sabato e la domenica o  si masturbano  o fanno sesso e in entrambi i casi le mutande non servono".
Ovviamente con un pizzico di maliziosità  l' ho raccontata anche a Martina prima che partisse alla volta di Venezia con Bobby e lei,  con una smorfia schifata ha replicato: "pensavo che il limite del degrado l'avesse toccato Federica (Daria per i nostri lettori) con quel briaco di George ma mi rendo conto che mi sto mettendo in competizione". Alludeva ovviamente alle vecchie frequentazioni di Bobby che finora annovera nel suo palmares di seduttore latino solo storie e storielle con partners appartenenti alle bianchicce figlie d'Albione.
Qui a Livorno vige il terrore perché i covid cases aumentano e si teme un nuovo lockdown. Il bar sta lavoricchiando ma a rilento: Io per adesso aspetto qui ma se Bobby dovrà ripartire per l' Inghilterra anche io sarò costretta a correre in aiuto della zia. 
Nel frattempo le battute di caccia al maschio, che ci eravamo ripromesse insieme a Zanza, non hanno dato grandi frutti: abbiamo incontrato parecchi ragazzi alcuni dei quali anche decisamente attraenti ma non è scattato proprio nulla. Per me, se devo essere sincera i Toscani  e il Livornesi in particolare sono simpaticissimi e alla mano ma scherzano troppo e il fatto di buttar tutto sullo scherzo non mi fa comprendere le loro reali intenzioni. Zanza mi dice che niente qui è diverso da come è  dalle altre parti, che te la chiedano scherzando o che imbastiscano una serata romantica che poi... si sa come va a finire. è la stessa cosa, ovvero gli uomini cercano sempre di venire a letto con te. "Guardati da quelli che non fanno così perché o hanno dei problemi o sono in qualche modo perversi" aggiunge come chiosa.
Probabilmente ha ragione ma il ragionamento è un po troppo generalizzante e per di più anche se quando un ragazzo mi mostra un certo interesse io immagino dove voglia arrivare, mi piace che ci arrivi con un corteggiamento elegante e non precipitoso. Qui invece ti siedi a bere qualcosa con due ragazzi che magari non ci dispiacciono e dopo cinque minuti ci chiedono: "che ne dite di una seratina con musica, passeggiata romantica e magari una trombatella fino a domattina?" Poi ridono e ti aggiungono: "E si scherza eh! Un te la prende  a male Veneziana noi qui a Livorno siamo fatti così..."
Comunque sia anche se il sistema mi risulta difficoltoso da digerire lo preferisco ad un viscido che fa il gentleman e poi tenta di violentarti o si incazza se non ci stai.
Per adesso come risultato parziale c'è solo da dire che  le allieve di Diana cacciatrice hanno fatto cilecca.
Penso sia tutto per oggi
Buona giornata a tutti

Dani

in cineteca: L'anno che i miei genitori andarono in vacanza.
recensioni da my movies


FILM DI FORMAZIONE BRASILIANO
 CON TONI DA COMMEDIA.
Recensione di Matteo Signa
sabato 17 febbraio 2007


Presentato in concorso alla cinquasettantesima edizione della Berlinale, L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza rappresenta bene l'evoluzione cinematografica che un paese come il Brasile ha realizzato negli ultimi dieci anni. Dal 1995 sembra viva una stagione felice, la cosiddetta "retomada". Il suo "processo di risensibilizzazione" consiste nel riscoprire le identità e nel far conoscere e rendere protagoniste le problematiche della vita urbana, le zone di frontiera e le aree di frattura sociale.
Lungi dal voler essere un semplice film di formazione in cui si mostra il passaggio del protagonista dall'infanzia alla sfera adulta, la vicenda tratta un tema impegnativo e importante come quello dell'esilio. Ognuno dei protagonisti si scontra con questa realtà sia letteralmente che metaforicamente. I genitori del protagonista sono costretti a lasciare il proprio figlio in quanto attivisti politici. Mauro non riesce a gustare fino in fondo le bellezze dell'infanzia in quanto perennemente in bilico tra il mondo reale e quello sognato. Il Brasile, stesso, risulta essere un personaggio in esilio. La passione e il calore che il suo popolo dimostra attraverso il tifo per i Mondiali del 1970 non ha nulla da spartire con il regime interno schiacciato dal potere di pochi.
Con un tono tipico della commedia, il piccolo protagonista sembra ricoprire il ruolo di regista. Grazie al suo sguardo curioso e alla vivace voce (è anche il narratore della storia) diveniamo quasi complici della sua capacità di adattamento a un mondo per lui ignoto e ostile. Fondamentali nella pellicola i colori del Bom Retiro, il frenetico quartiere in cui Mauro vive e che rappresenta, a suo modo, un vero e proprio universo in scala ridotta. Portoghese, yiddish, tedesco e italiano sono le lingue parlate. La ricca offerta di stimoli culturali viene assorbita da Mauro e dai suoi giovanissimi amici con un candore e una leggerezza che controbilancia bene le tragedie di quegli anni. 
 il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini

Il titolo è ironico. Nel 1970 la nazionale brasiliana vinse per la terza volta la Coppa del Mondo, battendo in finale l'Italia 4 a 1, ma era anche uno degli anni di piombo della dura dittatura militare (1964-85). 2° film per il cinema di Hamburger, anche cosceneggiatore e coproduttore, ha per protagonista il 12enne Mauro, padre ebreo, madre cattolica, entrambi militanti di sinistra clandestini. I genitori lo portano a San Paolo, lasciandolo in fretta a casa del nonno senza sapere che è morto da poco. Di lui si prende cura un anziano ebreo vicino di casa. La convivenza svela a entrambi un mondo sconosciuto. Specialista anche in TV di programmi per famiglia, Hamburger ha confezionato un film tematicamente complesso: un racconto di formazione, i vari tipi dell'esilio, rievocazione di una squadra nazionale di calcio mitica, forse la migliore di tutti i tempi, infine un'indiretta autobiografia (il regista ha giocato in porta per molti anni). 3 premi in Brasile. Distribuisce Lucky Red.

6 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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    Le risposte a questo primo commento sono riservate allo staff. I nostri lettori possono commentare seguendo le consuete modalità.
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    Dani e Zanza Livorno on line dalle ore 19:00 alle 20:00

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  2. Cara Dani,
    io sono una che ama andare al sodo nelle cose e talvolta sono stata mal giudicata per tale atteggiamento forse poco femminile. Mio marito Vale ancora mi sfotte per il fatto che alla seconda uscita lo interpellai chiedendogli: " Senti mpò stai a cercà de portamme a letto stasera o te nteressa portammice pure domani sera dopodomani e magari anche quando sarò un po' avvizzita? Lui mi disse: la seconda che hai detto
    e pensai che se poteva fa, difatti regge.
    Il tuo post è molto simpatico e la storia delle mutande inglesi me la rivendo stanne certa.
    Un abbraccio e
    mirate senza paura che tanto nun so aquile, so polli l' omini.
    Patty

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    Risposte
    1. Grande Patty! Del resto anche a Roma siete piuttosto dirette almeno a quanto mi consta. Da noi invece madre chiesa ci ha regalato l' ipocrisia. Io la rifuggo o meglio cerco mia madre ne è fedele interprete, Zia Holly per niente ma comunque anche ci condiziona come prassi sociale e modo di fare generale. Un detto comune Zia Holly mi ripeteva quando vedeva le mie amiche tutte manierose e perbene era: tute verzinèe co' vestìi bianchi ...da davanti! Dadrio? No varda Iddio. Davanti tutte verginelle in abiti bianchi Di dietro? Lì Iddio non guarda.
      un abbraccio
      Dani

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  3. Nutrivo una certa predilezione per quelle bianche longilinee fanciulle cosparse di efelidi. Dopo queste "illuminazioni" di carattere igienico tale "debolezza" resterà come del resto è sempre stata puramente "platonica".
    Giovanni Martinelli

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  4. Conoscevo queste dicerie su Inglesi ed anche francesi ma non in forma di racconto vero e proprio
    Troppo forte!
    un abbraccio
    Eli

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  5. Ricordo due vacanze studio una a Londra e una a Parigi e riportai un idea di notevole approssimazione per quanto riguardava la struttura dei servizi igienici nelle case che ebbi l' avventura di frequentare. Sugli usi delle persone non oserei azzardare ipotesi. Ricordo però che nella casa di Londra il lavabo aveva 2 rubinetti distinti uno per l' acqua calda e uno per la fredda e quello della calda non doveva essere usato da anni perché l' ossido impediva di girare la manopola perfino con due mani. Ne chiesi conto e mi dissero che se proprio mi volevo lavare con l' acqua calda la potevo scaldare in un bricco. Sto parlando degli anni 90 non dell' immediato dopoguerra.
    Un saluto a tutti
    Anna

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