domenica 23 ottobre 2022

fatevi i gatti vostri 1961 "Le novelle del covidde -la famiglia Dal Rombo- " by Dante

Abbiamo il covid, tutti e tre. Temo di averlo portato a casa con me dopo una delle pochissime notti brave che, mi ero voluta concedere. Sono stata a una festa con amici ho ballato, mi sono scatenata, ho perfino dato un semicasto  bacetto sulla bocca a un mio preistorico morosetto. Già dal giorno dopo mi sentivo strana. Poi tossettina stizzosa, febbre, brividi tipo influenza. Il giorno dopo, stessa storia per la zia Holly e  la trasmissione tra lei e lo zio Dante è stata uno scherzo. "Boia dé- ha commentato lui - per una volta che faceva la gatta in calore e mi rincorreva sotto le lenzola me lo dovevo sentì ar culo che c'era quarcosa sotto" e in effetti c'era. Lui ha reagito peggio di tutti: tosse che si sente dal Canal Grande e madonne (ovviamente nel senso di signore quattrocentesche) che riferiscono di averle udite anche alla Giudecca. Naturalmente "impestate" le sue madonne, perché, come diffusamente spiegato in tanti post apparsi nel corso degli anni la blasfemia dello zio si attiene a rigorosi canoni attributivi, ragion per cui il suo referente dell' attico  non è sempre "can" "porco" o "boia" come tra noialtri veneziani ma "infame" o "vigliacco" qualora lo zio Dante si senta tradito, "lordo" allorché si macchia di olio facendo un lavoro, "serpente" se qualche insidia lo coglie di sorpesa, "ladro se gli arriva una cartella della agenzia delle entrate. Per le madonne la varietà attributiva è altrettanto ricca ma ne ricordo una particolare includente anche un agile accostamento metaforico che per il suo cripticismo lascia sempre i Veneziani che la odono con la faccia stupita di chi si chiede "Ma cosa cavolo vuol dire questo foresto?" Ne chiedo conto allo zio perché non saprei descrivere nei dettagli questa sorta di sciarada blasfemica. Eccovi la sua lectio:

"L' espressione, che come vi ha detto mia nipote, ebbe già il suo ampio spazio su queste pagine, si concretizza nell' accostare la parola madonna a un tegame di riso e non pensino di giungere a facile decrittazione coloro i quali suppongono di poter dire la loro in tema di vernacologia labronica. Stavolta per tegame non si intende la attributo livornese indirizzato a una donna di facili costumi. In tal caso infatti avviene un traslato dalla semplice equivalenza tegame= casseruola al più complesso tegame = recipiente da cucina in cui tutti inzuppano qualcosa. Un interpretazione che sarebbe davvero  troppo semplice e piuttosto greve, roba da pisani e per di più resterebbe privo di senso quel tegame di riso. Qui tegame sta semplicemente per tegame o casseruola che dir si voglia e tegame di riso altro non è che una casseruola piena di riso. Quando però l' ascoltatore sembra deporre le armi dell' arguto solutore enigmistico ecco che come una stoccata alla Bergerac giunge la rivelazione: "maiala tre volte per chicco!!!" e non ce ne vogliano gli altri -conclude Dante dopo questa spiegazione - se con ragione affermiamo che per quanto i versati in tale arte, provenienti da ogni altra regione dell' orbe terracqueo,  si sforzino in queste ardue tenzoni d'arguzia, quando è presente un livornese al massimo possano ambire ala medaglia d'argento".

Continuiamo il resoconto delle nostre giornate di "peste" Visto che il covid ci ha colpiti quasi in contemporanea, gli zii ed io  cerchiamo di smaltirlo stando insieme. Per la spesa avevamo ampie provviste di roba conservabile o surgelata. Ai "freschi" e alle medicine  pensa la mia nonna.Lei ha un suo factotum prediletto, Igor, che per pochi schei le fa le commissioni. Lo manda quindi a far spesa e poi a consegnarla da noi. Dante ha già piazzato  alla finestra una carrucolina con la quale mandiamo giù le scoasse  (da noi i rifiuti si chiamano così).  Staccate le scoasse che, dopo,  porterà al punto di raccolta, Igor  aggancia la spesa ed il gioco è fatto. I gatti cerchiamo, con molte difficoltà, di non tenerli vicini perché  sebbene difficilmente, il covid può contagiare anche loro. Abbiamo molte castagne da far abbrustolire, buone riserve di vino e per il resto pazienza. In questa situazione lo zio, esaurito il rosario, si dedica alla sua attività preferita, il racconto.  Proprio in questi giorni ha iniziato a intrattenerci con una storia ricca di complicazioni e di storie parallelle che la dilatano a dismisura. Ve la estendo volentieri ma vedendo che la sveglia marca già le 11 e c'è il pranzo da preparare,  vedo quanta parte riesco a trascriverne rimandando l' eventuale  seguito alla prossima  o alle prossime puntate.

La famiglia Dal Rombo.

Bebbe dal Rombo era n'amico d' infanzia di Don Luigi e der mi Babbo.

Dal Rombo un era il su vero cognome anche se gli stava bene. Ma che si chiamasse Rossi o Bianchi o Verdi  avrebbe fatto poca differenza. Luilì veniva dala genìa di Ampelio del Rombo e meritava l' appellativo. 

"Nantro Ampelio" direte voi ma un vi dovete meraviglià perche nel livornese è nome diffuso ed anche insù nela costa infino a Ventimiglia. 

A Bordighera indove arivavo cola mi Gilera 98 quand'ero poco più che ventenne, c'è una chiesetta santuario dedicata appunto a sant'Ampelio. La chiesetta  sorge su una grotta in riva al mare in cui s'era ritirato a fare l' eremita vesto religioso dela metà der quarto secolo, vello in cui regnava l' imperatore Teodosio. Arcuni voglian che fosse nato in Tebaide, altri ad Arezzo. A vedé dala statua di cera che contiene le su reliquie parrebbe di pelle chiara ma cor naso abbastanza tipico dell' ebrei


comunque siccome a quell' epoca di queste questioni un gliene fregava un cazzo a nessuno fece la su vita in eremitaggio e quando fu ir momento di stiantà come tutti ,disse ar Signore  "Aspettatemi che arivo" e andette.

Secondo la religione cristiana sant'Ampelio resisté alle tentazioni del demonio brandendo un ferro rovente e così facendo ottenne da Dio il dono di essere insensibile alle scottature. È per questo considerato il santo patrono dei fabbri-ferrai. Non è un caso che ir babbo di Zanzina e gestore del nostro amato Bar Nado si chiami Ampelio Fabbri. Di certo anche nela su genìa ci dovevan esse dei fabbri ferrai e di sicuro c'era quarche ampelio prima di lui. Lui il fabbro un l'ha mai fatto ma da come picchia sula batteria si capisce che avrebbe avuto il braccio sciolto e resistentte.

Dopo ste note che vi avranno tediato a morte veniamo ar niccke. Ampelio  acquisì il su appellativo "Dal Rombo"  grazie ad un fatto memorabile di cui fu protagonista, facendo il sagrestano nela chiesetta di Viale Caprera nel quartiere dela Venezia Livornese.


Io e Dino siamo nati sull' angolo di Viale Caprera e per questo a Livorno veniamo chiamati Veneziani. Sta chiesetta si chiamava mi pare dell' Assunzione dela Vergine e di San Giuseppe e fu eretta ntorno ai primi der 700. Fu attiva per tanti anni ma poi venne sconzagrata e ora dovrebbe ospità un museo o un luogo per eventi culturali, il nome attuale è chiesa del luogo Pio. Un giorno mente puliva, Ampelio s'abbassò pe raccattà di terra na moneta da du lire e nell' inchino gli partì un curreggione di quelli che che ci vorrebbe la telecamera e il sonoro pe immrtalalli. Ma  e s'era a metà dell' ottocento ed era tanto se c'erano le candele. Il fatto in sè sarebbe stato abbastanza normale se si pensa che fagioli e patate facevan parte dei piatti base della cucina povera di quegli anni e ritorneranno in gran voga se si va avanti di questo passo. Mollare un curreggione di quella fatta in chiesa un era proprio r massimo dela convenienza ma c'erano solo tre o quattro vecchine che s'erano attardate per pregare o forse perché in chiesa c'era più cardo che a casa loro.

Il fatto è che mentre s'era chinato, Beppe si trovava proprio davanti a una rastrelliera da candele di velle che ci si mette l' offerta e s'accende la candela ar santo, al cristo o ala madonna che più ci garba.


Pare, a detta de ricordi che ci ha trasmesso Don Luigi, che sta madonnina venisse detta Madonnina dela Meloria e fosse  venerata perché la si riteneva  operatrice del miracolo che vide la flotta pisana distrutta ar tempo dele repubbriche marinare. L' immagine riportata non si riferisce, nelo specifico proprio a quell' altarino, è solo per rendere l' idea. Attualmente la chiesa pur conservando la sua struttura è totalmente  disadorna. All' epoca de fatti narrati la chiesa si presantava più o meno così

Ar momento le candele di quell' altare laterale erano l' unica fonte d' illuminazione della chiesa e le poche beghine presenti s'eran disposte lì ne pressi per avere un poinino di lume e anche perché Ampelio, facendo le pulizie procedeva con metodo, dopo aver pulito un area la chiudeva tirava da parte a parte un cordone legato a due secchi in modo che nessuno gli ci pesticciasse sopra e tutto fosse pronto per quando sarebbe arrivato r prete. In questo modo si pol dire che l' unica area era praticabile era rimasta quella indove si trovava lui e quelle donne.

Ar boato la Madonna fece finta di nulla, n'aveva sentite tante di scurregge in vita sua, d' umane e di divine che puzzano da stiantà ma un si pole dì sinnò si va all' inferno. Così non lo prese certo pe un gesto di poco rispetto, del resto anche lei nel dare alla luce r su bimbo nela stalla di Betlemme un s'era potuta ritenere durante li sforzi e prima der bimbo dar davanti dar didietro gli era sortita un' aria compressa che aveva perfino spettinato r bove  digià in posa, nzieme ar ciuco pe pittori dell' epoca. Pe le pie donne un fu diverso. La scurreggia  di sicuro la sentirono, era impossibile far finta di niente ma anche loro erano abbituate a quelle de su mariti, de su figlioli e anche a quelle di loro stesse perché quando mangi patate e fagioli omo o donna che tusia sei soggetto ala legge del Calenda. Un vi confondete,  un parlo di quer politico che si vede spesso in tv e che mostra un presunzione che ha perfino fatto preoccupare Odifreddi, Bassetti e tutti i più quotati nel competere per l' ambito primato dello stare su coglioni ai più.

La legge der Calenda che visse nel seicento a Guardistallo recita: Pel prencipio di Calenda quer che la bocca ingolla r culo renda. Che poi si pol compendiare e corroborare  con l' assunto ben noto di una dele tavole della scuola di medicina salernitana in merito ai gassi ntestinali: tromba der culo sanità der corpo l' omo che non scurreggia è n omo morto. A sto proposito, dato che si parla tanto dele diseguaglianze senza fa na mezza sega in proposito, dichiaro con ferma voce, piena responsabilità e assoluta onestà intellettuale che tutto ciò che ho riportato si applica anche ale donne le cui scurregge quand'anche per una certa forma di verecondia risonino meno dele mie e di velle dell' omini in genere, sono altrettanto e ancor più venefiche per la mefiticità del contenuto gassoso che foriesce. Svettano per acutezza le loffe giò note al poeta Orazio che nel De Pirito scriveva

Quattuor sunt genera piritorum: piritum siccum, piritum cum rotellis, lofia et catalofia. Piritum siccum facit romor Bbbuummmm, piritum cum rotellis facit romor  brrrrrrruuuummmmmbruuuum, Lofia facit romor fffffffffffffff. Catalofia non auditur sed maxime foetens est

Un si sorpresero donque pe la scurreggia in sé ma quando la chiesa rimase totalmente ar buio perchè lo spostamento d'aria aveva spento tutte le candele gridarono ar miracolo umano ed escirono sula piazzetta antistante la chiesa gridando all' evento "Boia gente co na scureggia Ampelio ha spento tutte le candele dell' altare ala Madonna dela Meloria". Diffusasi che fu la notiza, Ampelio da quer giorno doventò Ampelio Dal Rombo e a tale appellativo ebbero  diritto  tutti i su discendenti: Nanni dal rombo r su figliolo, Alvaro dal Rombo r babbo di Beppe e ala fine il nostro Bebbe. "

Delle cui gesta vi renderemo edotti nela prossima  puntata, aggiungo io, salutandovi e augurandovi Buona Domenica

Dani



10 commenti:

  1. Intanto auguroni per una rapida guarigione. Includo nell'augurio la sprovvedutissima untrice che di questi tempi si mette a dispensare baci. Chissà poi se il virus sia giunto da quella via. Voglio lodarla perché ha avuto l'idea di questa sorta di decamerone casalingo e non stento a immaginare la scena con le castagne, il vino e Dante che racconta. Deliziosa sia la trama sia gli intermezzi di carattere linguistico, mio marito si stava sentendo male dal ridere leggendo la disquisizione sulla blasfemia attributiva. Io ho provato un sincero turbamento pensando alla scena del parto a Betlemme, a molti bigotti verranno i brividi e forse avranno anche qualche reazione verbale, aspettatevele. Ho citato solo un paio di cose ma ce ne sono così tante, una fantasia incredibile!
    Buona Domenica
    Eli

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  2. Non è compito arduo riconoscere un'indiscutibile genialità ed una notevole agilità linquistica e narrativa in questa multiforme, torrenziale rassegna iconoclastica. Un tempo Dante avrebbe rischiato il rogo.
    Buona domenica
    Giovanni Martinelli

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    1. "iconoclastico" Avevo sentito questo aggettivo giorni fa vedendo un film che si chiama l' ultimo libro. Con lei non si finisce mai di imparare.
      Un abbraccio
      Dani

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  3. Prima di tutto riguardatevi perché la variante che si sta diffondendo pur non essendo particolarmente aggressiva è piuttosto resistente. Ho casi che risultano positivi da oltre 20 gg.
    Mi piace il fatto che abbiate trasformato l'isolamento in un piacevole cenacolo familiare ma non mi sfugge la riflessione sul lavoro che resta ferma e la cassa malattie che non so se abbiate.
    La novella è incredibile, ricca di dati e riferimenti storici e topografici ha tutti i requisiti perché le si riconosca un elevato livello di attendibilità. L'iconoclastia, giustamente sottolineata dal pro. Martinelli è decisa e non fa sconti: il Dio fatto uomo faceva la pipì e il resto e la Madonna negli sforzi del parto......Niente di scandaloso ma non mi era mai capitato di leggere qualcosa in proposito. La blasfemia attributiva mi pare poi che ci conduca in un terreno artistico d'elezione. Dante non si smentisce mai
    Buona Guarigione
    Anna

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    1. fatti tamponi controllo stamattina e ancora tutti +
      A Dante che ha anche l' asma il doc ha dato antibiotici, a noi donne no che ne dici?.
      Dani

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  4. Oh quale boccaccesca novella ma pare davvero uscita dal libro di Ser Giovanni. Molto ben scritta e narrata, divertentissimo il maccheronico riferimento ad Orazio. Davvero una serie di trovate esilaranti e non ci scandalizzeremo certo di una scoreggia in chiesa dopo aver assistito ai processi dei preti pedofili e di suore che hanno plagiato e condotto al suicidio delle povere ragazze. Il rogo ci vorrebbe per loro.
    Baci da Luci

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  5. Ciao Luci stavo scrivendo ad Anna quando è apparso il tuo
    certo quoto il rogo per quegli infami e se non hanno soldi per il gas che vendano i loro anelli d' oro e smeraldi
    Ciao
    Dani

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  6. Nel caso anche voi crediate al motto "mal comune mezzo gaudi" iniziate a gaudere. Vale ha il virus da circa una settimana e proprio ieri sono uscita positiva pure io che nei giorni prima risultavo negativa. Vale è stato abbastanza male ed è nervosissimo perché a molto lavoro indietro e non riesce a sbrigarlo a casa. Abbiamo riso molto, come sempre accade quando Dante di degna di prendere la penna per la nostra gioia. Uno dei post più dissacranti che abbia mai letto. Che le Madonne si dessero delle arie lo davo per certo ma che spettinassero i buoi è da maestri surrealisti. Ho una domanda sul vernacolo Ho sentito dire: prenderlo in meloria è un eufemismo con associazione alla sconfitta pisana? Chiarite o voi che ne sapete di queste cose.
    Love
    Patty

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    1. Temo che la faccenda "guarigione" sia più lunga e complicata di quel che raccontano in giro, almeno per noi. Io e la zia non facciamo progressi. Dante è un po' migliorato con la tosse e non ha più febbre ma non si sente bene. Gli ho girato il tuo quesito sulla "Meloria" e ti risponderà nel prossimo post perché la questione è complessa e articolata. Indubbio è il fatto che a Livorno chiamano le chiappe "mele" e che ogni occasione è buona per farsi beffe di Pisa, ma è la lectio facilior e quindi meglio lasciare a lui la risposta. Auguri a Te e a Vale.
      Dani

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