domenica 12 febbraio 2012

fatevi i gatti vostri n. 422 "la rivelazione del giudìo "



Nel poste scorso Zanzarina s'è buttata in una apologia della posizione di noi tutti in merito alla questione dell' omofobia. Il pezzo è escito carino perché Zanza ha talento e una lingua degna della miglior tradizione labronica. Ha rimediato anche i plausi di Martinelli e si sa che  il prof. pesa anche le virgole.   Che c'entrava però di tirar fori le nostre storie private e i riferimenti a Giulia che peraltro è morta? Quando avrò voglia ci scriverò un post. E'un pezzo del bar Nado che sicuramente merita ricordo ma vorrei farlo con la giusta delicatezza. Quanto alla storia della su mamma (di Zanza) e del negro, posso testimoniare che è verissima e ebbe anche un seguito da parte di Nara stessa quando Ampelio (suo marito) fu colto da una botta d'arguzia e chiosò: armeno ni si diaccia! pora topa! (almeno si rinfrescherà quella povera vagina). Lasciava sottindendere, il gàggio, che fosse stata la sua sfrenata attività amatoria ad aver spinto la moglie a desiderare un negro sì ma non particolarmente dotato. Ma Nara pronta: boia dé, popò di stronzolo che sei,  l'ho detto pe non passà da troia e un fattici rimané male a te, ma se mi porta in Affrica lo sa che fo?   Li metto tutti in fila e ni dò r numerino come ala mutua.
Il commento di Gatta Randagia, che ritrovo con piacere,   m' ha ricordato un episodio della mi parentesi romana e visto Ito l'ho trovato, son tranquillo e mi posso dilungare, lo racconto a Gatta come saluto, e a tutti come novella della domenica.
Giocavo a biliardo  proprio in fondo ala strada dove te  hai dato i semi all' uccellini. C'era un club in via L. Caro  pomposamente battezzato Kermesse ma per tutti i romani semplicemente Bisca. Si giocava di soldi e conoscevo quasi tutti. A giocar bene erano in diversi: Miki il barista, Sardokan che veniva da Ozieri, Pasqualino il cantante sordo che mi regalò un disco intitolato Vierno e che conservo ancora come una  grande testimonianza d'affetto, altri che ricordo un po' sfumati. Talvolta veniva anche Francesco Nuti che a quell'epoca viveva un gran bel periodo e giochicciava anche a biliardo, non come nei su film ma piuttosto benino. A rivederlo  ora povero Francesco una vita con dei bei soldi e dele bellissime tope ma un niè bastata, quando il tormento è di dentro è di dentro....  Mi chiamavano "er professore" non perché fossi bravissimo ma perché avendo fatto matematica conoscevo bene le geometrie dei tiri di sponda e finchè si trattava di teoria ero in grado di confutare qualsiasi cazzata che fosse stata enunciata come dogma. In pratica mi avevo buon braccio ed ero cresciuto alla scuola livornese che ha i suoi talenti ma  giocavo col freno mentale di sapere quanto poco avevo in tasca e colla paura si fa male tutto. Tra i giocatori temuti  a Roma c'era tale Natan detto Er Giudio  che  giocava in una bisca  di via Marcello Provenzale, tra Torrevecchia e Primavalle. Sala biliardi che, talvolta, frequentavo anch'io per la possibilità di incrociare la stecca con gente di molto più brava di me: Felice er nonno, Massimo detto martello  er Carrozza, micidiale se non lo si conosceva (era un appassionato di crittografie è me ne chiedeva sempre qualcuna ), Carletto di Val Melaina uno dei meglio bracci di Roma. Er Giudio,  all' apparenza pareva battibile  perché faceva un gioco misero, sotto le righe,  ma attenzione ad esporsi, ti faceva vincere le prime, poi si riavvicinava, riperdeva qualcosa, recuperava e appena mollavi un pò ti assestava le stoccate che bastavano per passare in vantaggio di cassa. Da quel punto non gliele riprendevi più  perché era tignosissimo e attaccato alla lira e al gioco come una cozza agli scogli.   Incontrare lui e er Carozza e non sapere chi erano voleva dire lasciarci lo stipendio. Per trovare qualche pollo nuovo ogni tanto sconfinava e una volta si presento in Prati con gli occhiali da sole e una mano fasciata. Pasqualino, lo riconobbe e mi dette di gomito, io lo conoscevo, avevamo giocato un mese prima una ventina di partite, ne avevo vinte 12 io e 8 lui ma indovinate un po'?  il bilancio di cassa in lieve favore suo.
Trovò il pollo in un avvocatino che faceva il praticante in uno studio sopra il bar d'angolo con Piazza Cola di Rienzo   e sapevamo che tirava l'anima coi denti e la cinghia con due mani. Regola voleva di farsi i fatti propri ma ci fece pena e considerato che giocavano di una cifra che non era appetibile per nessuno tranne  l'ebreo e che, nondimeno, per il giovanotto poteva rappresentare un pasto caldo, pensammo di intervenire. Fu così che  una eccellente stecca trasferitasi da Montefiascone, detto er Burò  (neofrancesismo per burino) si avvicinò al tavolo dove i due erano impegnati e chiese:
Scusate sapete mica se ci sta ancora lo  sciopero dele forne? (a M.F. parlano con la e tant' é che fanno le corse de studio)
Natan non colse a tempo l'insidia  e replicò: ma dove? io er pane l' ho trovato regolare.
E er burò: A Giudì se stai  in giro  tu..... intenno l'antre de forne...  l'antre..... (per i nordici: intendo quegli altri di forni - i crematori)
E al povero ebreo non rimase che commentare: Grazie signori grazie per questo stupendo esercizio di gestione de li cazzi vostri, me ne vado,  ma pure voi ve ne dovete annà
vene dovete annà tutti ....
AFFANCULOOOOOOOOOOOO .

A presto

Dante


7 commenti:

  1. Mannaggia, sai dove ho conosciuto Vale? Da Restaldi sotto al cinema di Piazza Cola di Rienzo. Dato che fa l'avvocato e prima che al Pantheon ha lavorato in quella zona mica sarà lui l'avvocatino di cui parli. Perché sulla sua vita passata è latitante, magari alla Kermesse ci veniva con un'altra

    Fammi sapere che poi lo sistemo

    Patty

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  2. Caro Dante, come è piccolo il mondo! Sai dove affacciavano le finestre della casa della mia infanzia e giovinezza? Sull'esecrato club di via Lucrezio Caro! Ci sremo sicuramente incontrati!
    C'è ancora un circolo comunque, redcats

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  3. Una cosa trovo spettacolare nella produzione del nostro simpatico affabulatore labronico:la dovizia di particolari con la quale arricchisce il racconto. In questo caso Dante è uscito dalla mera riesumazione di un ricordo per restituirci una scena nella quale, con magistrale tratteggio presenta i giocatori, le strategie l' umana tipologia. La precisione dei luoghi, confermata, peraltro, dalla due amiche lettrici è impressionante. C'è da credere che Dante abbia vissuto la propria esistenza con una attività di 24 ore su 24. O più probabilmente tantissime sono le esperienze di un uomo maturo ma son pochi a ricordarle con altrettanta precisione e col gusto di condividerle con gli altri.
    Grazie per queste oasi di leggerezza e di profonda riflessione che ci offri quotidianamente.
    Giovanni Martinelli

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  4. ah ah ah!!! grazie del bentornata, ho molto apprezzato!
    conosco quella sala biliardo: mi pare che Nuti ci abbia girato Io, Chiara e lo Scuro, e lo Scuro era proprio uno dei personaggi che la frequentava.
    con la stecca sono sempre stata una pippa, per cui non ho mai avuto occasione di andarci: a quanto pare ho perso un universo!

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  5. er burò, se non capisci subito, te la spiega bella chiara
    ciao

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  6. @Patty (erprencentrence di splinder) No quello di cui narro si chiamava Gaetano e veniva dalla Basilicata, dormi sonni tranquilli.
    @Redcats: ora capisco chi era quella meravigliosa bambina alla finestra....
    @Smartynello: la maggior parte delle cose che faccio avviene a livello inconsapevole. Nella vita non ho avuto grosse botte di fortuna ma adoro guardare tutto, dai pomelli delle porte alle scritte sui tombini nella via. Se vedo la bancarella di un ambulante mi fermo a osservare come è fatta, come è distribuito il carico ecc. Forse è per questo che mi vien facile ricordare tanti particolari.Per alcuni dei giocatori potrei anche descrivere il tipo di stecca che usavano e quante volte davano il gesso prima del tiro.
    Forse è perché sento che la vita è breve e vorrei coglierne anche le cose più insignificanti.
    @Gattarandagia, lo scuro, al secolo Marcello Lotti è stato un pluricampione italiano ed ha anche roiba di livello mondiale nel suo palmares, Con Nuti e la De Sio faceva appunto la parte di se stesso. Fiorentino, giocava al Gambrinus prima, poi all' accademia di Via de' Ginori e infine in zona Puccini dove aveva aperto una sala tutta sua. A Roma sicuramente girò il film e forse faceva qualche capatina per partite di alto livello ma nel suo periodo d' oro a soldi con lui non giocava nessuno a meno che non concedesse consistenti vantaggi (in gergo "la giunta").
    @yetbutname: tanto era l'uomo, fu scelto da noi come legato proprio perché la mancanza di tatto in lui non avrebbe potuto esser deprecata se non ammettendo di non aver capito l'origine del suo nickname.

    Grazie a tutti per l'attenzione

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  7. invidio chi ha avuto ed ha la possibilità di conoscerti

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