domenica 26 maggio 2024

fatevi i gatti vostri 2045 "e voi nun zete un cazzo"

Stavolta sono riuscita ad ottenere una piccola collaborazione dello zio Dante. Avevo bisogno di un aiuto per una lettura e, in famiglia, è l'unico che può azzardarsi a produrre  un vocale in dialetto romanesco. Lo spunto  mi è fornito dalla presentazione di un libro che ho ricevuto in dono da poco e che, dopo la lettura, ho riposto con cura tra gli scaffali della biblioteca di Esserino. Per future riletture o a disposizione di chi passi dalla magica stanza del micio. In pratica il titolo del bel libro di Sergio Rizzo rimanda a una ben nota poesia di Giuseppe Gioacchino Belli resa ancor più celebre per aver fornito ad Alberto Sordi, interprete del Marchese Del Grillo, la famosa battuta "Io so' io e voi nun zete un cazzo!" . 

Mi sono permessa di smuovere lo zio dal suo esilio perché io non so leggerla e sbaglio sia la rima sia la metrica, cosicché quando l'ho letta alla zia risultava quasi incomprensibile.

 Ovviamente i nostri amici romani sapranno far di meglio. Credo, tuttavia, che il loro numero si possa contare sulle dita di una mano. Quindi lo sforzo divulgativo è diretto a una miglior comprensione per tutti gli altri. Di seguito, la lettura di Dante, il testo e poi la sinossi del libro di Rizzo.

Buona domenica

Dani

C’era una vorta un Re cche ddar palazzo
Mannò ffora a li popoli st’editto:
«Iö sò io, e vvoi nun zete un cazzo,
Sori vassalli bbuggiaroni, e zzitto.

Io fo ddritto lo storto e storto er dritto:
Pòzzo vénneve a ttutti a un tant’er mazzo:
Io, si vve fo impiccà, nun ve strapazzo,
Ché la vita e la robba Io ve l’affitto.

Chi abbita a sto monno senza er titolo O dde
Papa, o dde Re, o dd’Imperatore,
Quello nun pò avé mmai vosce in capitolo».

Co st’editto annò er boja pe ccuriero,
Interroganno tutti in zur tenore;
E arisposeno tutti: È vvero, è vvero.





Un ministro con 83 persone di staff. Un altro che fa visita al quasi suocero incarcerato il giorno dopo che questi è finito dietro le sbarre. E un governo dove il conflitto d’interessi è di nuovo la regola e per cui le critiche sono reato di lesa maestà. Tutto questo mentre il Parlamento accoglie senza battere ciglio i pregiudicati, e troppo spesso dimentica che la Costituzione impone a chi «sono affidate funzioni pubbliche […] di adempierle con disciplina ed onore», e mentre affiorano venature nostalgiche di un passato che mette in dubbio le stesse radici della nostra Carta. Il degrado di una classe politica con la credibilità compromessa, e il suo distacco dalla società civile, sembrano inarrestabili. I partiti sono ridotti a macchine di potere e clientela. La logica del clan domina ovunque alla faccia di preparazione e merito, senza riguardo per le istituzioni. Né il taglio dei seggi alle Camere ha migliorato le cose. Nonostante il 36,5 per cento di onorevoli in meno, spendiamo come prima. Il finanziamento ai gruppi politici è rimasto invariato e ogni deputato e senatore costa oggi alla collettività un terzo in più. Le due Camere appaiono invecchiate di cinque anni, piene di incompetenti e con ancora meno donne: dice tutto la regola non scritta per cui molti eletti anziché pagare i collaboratori devono girare quei soldi ai partiti in debito d’ossigeno. Che si arrangiano come possono, talvolta con metodi discutibili. Sergio Rizzo torna sul luogo del delitto de La casta (il bestseller scritto insieme a Gian Antonio Stella) con una nuova requisitoria impietosa contro il mondo degli intoccabili, sordo a ogni richiesta di trasparenza, responsabilità e cambiamento.

2 commenti:

  1. BBella Zì! Il tuo romanesco è assai simile a quello di mia zia che è nata a Forte dei Marmi ma trasferita da piccoletta a Roma. Non sbagli né l'intonazione né l'espressività, anzi quanto a quest'ultima la mia lettura risulta molto più piatta. La differenza con un nativo è che tra noi le doppie sono un tantino più marcate e in molti, troppi romani, compresa Giorgia, i suoni pare che siano emessi in contemporanea a un conato di schifo. Come se stessero per vomitare o per sputare a terra. Trattasi però di una coatteria per niente elegante. Ecco alcuni esempi di eccellente parlata romana: come outsiders ti metto Proietti e Carlo Verdone fuori ovviamente dai personaggi interpretati. Poi (Qui mi aiuta il papà di Valerio) elegantissima la parlata di Sandro Ciotti indimenticato cronista sportivo. Quasi pari con la sua quelle di altri due cronisti e giornalisti Alberto Giubilo e Paolo Rosi. Anche Magalli non se la cava male. Gestita con nonchalance ma di risonanza nobiliare (e a ragione) quella di Serena Dandini. Ce ne sarebbero tanti altri di esempi ma questi penso bastino, Diciamo che l'italiano con una spolverata di accento di solito risulta simpatico. Quando invece volge al greve denota origine e cultura di chi lo usa. Scusate la lunga assenza ma non ricevevo più gli input di pubblicazione dei vostri post sono tornati a farsi vedere solo oggi.
    Abbracci a tutti
    Patty

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  2. grazie Dante, che piacere sentirti!
    Gradevolissimo romanesco soft! Un abbraccio

    RispondiElimina

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