lunedì 19 aprile 2021

fatevi i gatti vostri 1814 " Debito di Piscia "

Lo zio ha indugiato prima di concedermi questa storia, io la sapevo ma non nei particolari e anche nel blog è comparsa ma sempre a livello di riferimento storico e mai in forma di racconto vero e proprio. Così ve lo propongo con un titolo di Shakespeariana memoria. Lo zio non ha voluto leggerlo perché sostiene che è troppo personale e lo commuove.


Debito di Piscia  by DDD

Mi trovavo a Roma e dormivo alla stazione Termini per varie vicissitudini che non ho mai raccontato e che non racconterò mai se non attraverso qualche richiamo autobiografico che concorre alla costruzione del protagonista del mio giallo: Bobby Ciampi, una macinatura e rimpasto di caratteri nei quali l' aspetto fisico è quello di Bobby, la riflessione e l' attitudine investigativa risente del mio modo di pensare, le paranoie e i rapporti con le donne sono mutuati dal Ciampi.  Era fine estate del 2003 avevo barba, capelli lunghi e abiti consunti ma, a differenza della maggior parte degli homeless che facevano capo all' enorme scalo ferroviario romano, mi lavavo e non mi pisciavo addosso. L' unica pipì che investì i miei abiti, come i più vecchi lettori ricorderanno, fu quella di Holly che, di ritorno a Venezia  dopo un breve soggiorno a Roma da un amica, in preda a un impellente bisogno  ormai troppo lontana dalle toilettes e col treno da prendere a breve, decise di farla in fondo al binario dove aspettava il su pendolino che allora non si chiamava ancora Freccia ma correva già dondolandosi un po' da cui il nome. Laggiù lontana da occhi indiscreti un mucchio di cartoni parve offrirle un decente riparo.  Probabilmente più occupata a curarsi che nessuno la vedesse seppure in distanza e sicuramente timorosa di spostare  i cartoni con le mani  non si avvide che sotto quel cumulo sonnecchiavo io.   Bevevo è vero a quell' epoca e non poco e, a quell' ora del tardo pomeriggio mi ero già infilato nel mio riparo notturno. Forse però quel giorno non avevo bevuto abbastanza da  non accorgermi che pioveva. O almeno così pensai alle prime gocce che raggiunsero il cartone che mi copriva. Poi  quando sentii il volto bagnato pensai che qualche teppistello avesse pensato di poter compiere impunemente quell' oltraggioso gesto verso di me e scostai in cartone pronto ad alzarmi e dargli qualche spiegazione sul galateo rinforzandola magari con due robuste manate che di solito aiutano la didattica. Invece vidi un paio di jeans tirati giù insiema a un perizomino a farfalle rosa e gialle e una passerina "nature" che schizzava come una pistola ad acqua dei bimbi. Ovviamente pisciava alla maniera femminile quindi indietro rispetto alla direzione nella quale era rivolto il suo viso e lo sguardo. Rimasi paralizzato e riuscii a godermi lo spettacolo fino alla fine, quando pensai che fosse giunto il momento di presentarmi: "Ciao mi chiamo Dante e se tu avessi un fazzolettino per asciugarmi quello che mi è arrivato in faccia te ne sarei grato."

Un altra avrebbe urlato, le più sarebbero scappate, lei invece tirò un "porco" in veneziano strettissimo e poi profondendosi in scuse  prese un fazzoletto e, invece di porgermelo, si mise ad asciugarmi i capelli continuando a scusarsi e nel contempo a scusarsi. Certe volte nella vita si hanno strane illuminazioni mentali, io, quasi per incanto, assolto momentaneamente dalle pene dell' alcole, realizzai che per la prima volta nelle mi vita mi trovavo davanti a una donna alla quale avevo visto  la topa avanti di avelle visto gli occhi. Lei sicuramente doveva essere la prima volta che pisciava addosso a un essere umano e da quella fortuita e indubbiamente involontaria intimità nacque una sorta di confidenza. Scambiammo due parole, mi disse che aspettava il treno per tornare a casa e come la paura di perderlo l' avesse indotta ad arrivare fino alla fine del binario piuttosto che andare fino alle toilettes poi aggiunse quasi scusandosi: io lavoro su una barca da pesca e quando devi fare la pipì non ci altri  bagni che il mare. Come mi chiamavo glielo avevo detto, aggiunsi solo: io lavoravo in una scuola poi sono scivolato qui. Il suo treno stava arrivando e la salutai con un sospiro velato di malinconia: ciao bimba veneziana tra due minuti finisce il sogno tu parti e io mi riaddormento, se ti capitasse di tornare a Roma mi troverai  qui ma non aspettare troppo perché non so quanto durerò". Mi parve riflettere un attimo poi mi disse: Lo ricorderò, se invece tu avessi voglia di visitare  Venezia non avresti bisogno di dormire alla stazione, potresti usare la mia barca, ci sono dei cuscini e un telone sopra, ti lascio il telefono, non si sa mai nella vita. Non aveva da scrivere. Io sì. In tasca mia non sono mai mancati una matita, l' orologio di mio nonno, un coltellino e un armonica. Carta non ne avevo ma ricordai che nel pomeriggio avevo raccolto un libro  abbandonato o perso da un viaggiatore." Glielo porsi. "Scrivilo dentro alla copertina- le dissi- così non lo perdo, io non ho più il cellulare ma riesco ancora fare i numeri col dito". Il libro si chiamava Debito di Sangue e io ci scherzai sopra "Da oggi diventa Debito di Piscia". Lei rise, poi scrisse "Holly" e il suo telefono e salì sul treno salutandomi con la mano. Io restai alla stazione ancora un pò di settimane fino a dopo l' estate di San Martino, poi decisi che di Roma ne avevo abbastanza e salii senza biglietto sul primo treno per Venezia. Al controllore che verso Firenze mi chiese il biglietto dètti i documenti perché mi mandassero il conto con la multa a casa e la mandarono sì...ma  al Cimitero di Roma perché la carta di identità era di un tal Francesco Di Bella che era stato trovato morto alla stazione Termini un po' di tempo prima. Mica l' avevo rubata, il Di Bella lo conoscevo, chiedeva l' elemosina verso San Pietro sempre in compagnia di  un cagnolino nero minuscolo che si chiamava Nerone. Quando Francesco la sera riguadagnava il suo spazio letto, sotto le arcate di via Marsala,   facevo sempre le carezze al cane e gli davo qualche avanzo di cibo che, talvolta, serbavo appositamente per lui. Un giorno,  forse non sentendosi bene o per quelle sensazioni anticipatorie che ogni tanto il fato ci concede. Francesco mi chiese di portarlo a una sua amica che stava a Fregene. Mi diede anche  una busta con qualche soldo e degli effetti personali. "Sei l' unico con cui si allontanerebbe da me per un poco- aggiunse- stai tranquillo che non ti chiederò altri piaceri" Pensai che scherzasse e mi sbagliavo.  Era una bella rottura di coglioni arrivare a Fregene con un cane ma trovai una bici abbandonata vicino ai cassonetti e con un po' di mestiere che avevo ereditato da uno zio materno, quand'ero ragazzo, la rimessi in grado di funzionare . Nerone dopo aver ascoltato una lunga predica dal suo padrone si lasciò sistemare sul cestino e partii. Per chi non è di Roma, Fregene potrebbe sembrare la località di mare più prossima e quindi vicina, dato che Roma non è affatto distante dal mare. Fare l' Aurelia in bici con un cane nella cesta era una impresa da sconsiderati ma arrivai impiegando una giornata guasi intera.  La donna prese il cane e il portafoglio che c'era nella busta prelevò i pochi soldi e mi disse: ce magna ar massimo na settimana co ste du lire ma è caruccio e un tempo a Francesco je volevo bene,  ce penzerò io,  la carta d' identità invece  vedi de ridajela che se lo fermano serve" e mi porse il documento che forse distrattamente il Di Bella aveva lasciato nel portafoglio con i soldi e altre cose che secondo lui andavano salvaguardate. Mi ripromisi di dargliela quanto prima  ma i tempi quando ti muovi  con mezzi di fortuna, intercalando il tutto con sbornie memorabili, si allungano alquanto e ritornai a Termini solo 4 giorni dopo. Quando cercai il Di Bella  i comuni amici mi dissero che era stato trovato morto per infarto e ormai, probabilmente  lo avevano seppellito a Prima Porta. Misi la carta d' identità insieme alla mia e me la dimenticai fino al momento in cui mi chiesero i documenti sul treno. A Venezia arrivai che era sera e pensai che se davvero quella ragazza mi avesse permesso di dormire nella sua barca sarebbe stata una cosa romanticissima. Invece mi portò a casa sua mi dette dei vestiti puliti che erano stati del su babbo e mi indicò il bagno dicendomi: "Se vuoi darti una sistemata io cucino qualcosa e poi dopo cena ti accompagnerò alla barca con delle belle coperte pesanti. Erano mesi che non mi lavavo come si deve, c'erano dele forbici e mi accorciai la barba quasi a zero, sistemai i capelli a mo' di coda e mi infilai negli abiti che mi stavano guasi perfetti, solo leggermente corti di gambe e di braccia, rimboccai i pantaloni alla pescatora e tirai su le maniche a metà avambraccio, lo specchio mi confermò che ero passabile.   Quando mi vide uscire fresco e profumato dalla sua doccia Holly mi guardò a lungo senza dire nulla, non so cosa le passò per la testa, non ha mai voluto confessarmelo ma di certo pensò che forse, quella notte a letto con lei sarei stato meglio che in barca.

Il resto credo che lo sappiate.

FINE

Un unica cosa non vi ha detto lo zio, Il libro  "Debito di sangue"  era stato scritto da un autore che a tutt'oggi, ad ogni uscita di un suo romanzo scala le classifiche mondiali:  Michael Connelly. Da quella volta zio Dante ha collezionato e letto tutti i suoi libri. Molti li ho letti anche io e proprio in questi giorni sono riuscita a  procurare  tutta la serie televisiva dedicata  a un suo detective ormai famosissimo: Harry Bosch. Nei prossimi giorni pensavo di inserirla. Oggi, invece, vi presento proprio il film che Clint Eastwood ricavò da quel libro.

Buona giornata a tutti

Dani

da My Movies.it

CLINT EASTWOOD DIRIGE E INTERPRETA UN'APPASSIONANTE DETECTIVE-STORY.
Recensione di Pino Farinotti

Si comincia con una scena straconosciuta: il serial killer che lascia un messaggio di sangue al poliziotto, che sarebbe Terry Mc Caleb (Eastwood) che individua fra la gente un tipo fin troppo sospetto, lo insegue fino ad essere colpito da infarto. Due anni dopo troviamo Terry che si sta faticosamente riprendendo da un trapianto di cuore. Un giorno lo abborda certa Graciela Torres, sorella di Gloria la giovane che gli ha donato il cuore. La messicana vorrebbe che Terry, vivo per la morte, violenta, della sorella, trovasse il suo assassino. L'ex detective lo sente come un "debito di sangue", appunto, e si mette al lavoro. Dopo varie false piste Mc Caleb intuisce che il killer voleva salvarlo dall'infarto, procurargli un cuore nuovo per poter continuare a "giocare" con lui, a sfidarlo. E' questione di gruppo sanguigno. Il killer è davvero vicino. Sin troppo: basta andare per eliminazione: non rimane che lui. E' il limite della storia che però funziona lo stesso. Apprezzata l'assenza (quasi) totale del computer. Il detective va di persona dagli indiziati, non li scova sul display. Clint è il solito amico che torna, e sai cosa aspettarti. A 72 anni ancora non rinuncia a una, non ingombrante, partecipazione amorosa e al vezzo di mostrarsi (semi) nudo. Ma teniamocelo stretto.


Recensione di Alessandra Montesanto
venerdì 27 dicembre 2002

Il cuore di una donna messicana, assassinata durante una rapina, viene trapiantato nel petto di un anziano agente dell'FBI ormai in pensione, Terry McCaleb. La sorella della donna uccisa lo ingaggia per trovare l'assassino e il caso vuole che McCaleb riconosca nell'uomo un serial killer che il poliziotto aveva cercato di catturare molti anni prima. McCabel accetta l'ultima sfida per chiudere i conti col passato e si mette sulle tracce dell'assassino. Eastwood, regista e interprete, segue le regole della narrazione hollywoodiana calibrando azione, indagine psicologica e indagine investigativa. È ancora l'eroe che vuole liberare il mondo dal Male, ma è più disincantato e non si vergogna di mostrarsi segnato dall'età (non nasconde il fisico che cede, le rughe, i capelli bianchi). Racconta, anche con una buona dose di ironia, una classica detective-story, attribuendo al proprio personaggio sensibilità (un cuore di donna trapiantato nel corpo di un uomo) e fragilità (l'ipotesi di una morte per malattia e non per eroismi), fragilità che appartengono a tutti noi.

Su MYmovies il Dizionario completo dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini

Colpito da infarto durante l'inseguimento di un serial killer , l'anziano detective Terry McCaleb va in pensione, ma si rigenera con un trapianto del cuore, ricevuto da una ragazza messicana uccisa in una rapina. L'involontario debito di sangue lo induce a riprendere le indagini su un assassino periodico che sembra avere stabilito con lui un perverso rapporto di complice familiarità. Colpo di scena finale. Da un best seller di Michael Connelly, sceneggiato da Brian Helgeland, Eastwood ha cavato, in coerenza al suo cinema di classica trasparenza, un poliziesco che seppellisce la vecchia immagine di reazionario e violento fautore della giustizia sommaria, legata al personaggio dell'ispettore Callaghan. Senza proclamarlo dal balcone, il suo è un film profondamente etico contro il razzismo che rimanda "alla consapevolezza di un intellettuale bianco ... del ‘debito’ materiale, culturale e morale verso la compagine messicana, e non solo, dentro l'intera e variegata società statunitense, di cui il film si fa emblematicamente carico" (A.G. Mancino). "Chi ha più di 70 anni ha sempre ragione" sostiene una vispa vecchietta in Silence... on tourne di Y. Chahine. È un paradossale elogio dell'alta età che si addice al produttore/regista/attore Eastwood, classe 1930.


7 commenti:

  1. A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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  2. O mamma mia! Questo mi mancava! Sapevo si la storia della pipì ma, come dici tu erano sempre stati degli accenni fatti da Dante tanto tempo fa e mai più ripresi. La storia nel dettaglio però mi mancava, tra l' altro toccante anche l' episodio di quell' homeless che pensa al suo cagnolino prima di andarsene per sempre, ovviamente mi è venuto il nodo alla gola e i lucciconi. Credo davvero che sia un caso straordinario quello di un uomo che della donna della sua vita per prima cosa veda laggiù
    Baci
    Patty
    mi piace Clint guarderò il film

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  3. Titolo meraviglioso. E io pensavo che fosse un patto con i gatti che si impegnavano a non farla in giro in cambio di qualche privilegio magari alimentare. Ero proprio fuori strada. Una bellissima storia d'amore e anche singolarissima. Per puro gusto speculativo ho provato a interrogarmi su chi mai della propria amata veda veda prima i genitali del volto. Forse un sedere lo si può vedere prima ma il resto...a meno che uno non sia in un campo nudisti e una bella ragazza se ne stia distesa a gambe spalancate, in tal caso forse dovrebbe però poi diventarne il partner per la vita. Ancor più difficile un ginecologo, magari chiamato per un parere da un collega quando la paziente è già in posizione di visita, poi conosce la signora rivestita e se ne innamora. O infine un cultore di film o spettacoli porno e anche qui dovrebbe poi diventar partner di chi gli ha esibito l' oggetto del contendere.
    L'unico caso davvero normale mi pare quello narrato da Dante. Dolce la storia dell' affido del cane e ben costruito l' episodio della carta di identità.
    Il film di Eastwood lo vidi quasi venti anni fa, stavo facendo gli ultimi esami e mi era piaciuto per alcuni risvolti inerenti la mia professione futura. Lo rivedrò volentieri.
    Un abbraccio
    Anna

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  4. Non annoierò chi ha la pazienza di leggermi ripetendo gli elogi per i preziosismi stilistici sui quali mi ero già espresso in occasione del post che ospitava "Una via che si chiama Laura".
    Dante torna a ripetersi in esercizi di stile narrativo che confermano e consolidano quanto vado dicendo da anni.
    Racconto ironico e delicato proprio per la scelta del tema singolarissimo chiamato a sorreggere il concetto del debito che qui non è d' amore, di sangue o quant'altro sebbene dia il "la" ad una bellissima storia tra i due.
    Il tutto variato ed impreziosito dall' episodio del cagnolino e del suo padrone nonché dalla notevole trovata che introduce proprio l' affido del cane, ovvero la carta di identità del Di Bella mostrata al controllore.
    In margine esprimo ad Anna Ferrari sincera ammirazione per aver reperito alcuni casi alternativi che possano soddisfare la singolare situazione in cui non sia il volto ma "altra cosa" ciò che si vede al primo incontro con la persona amata.
    Buon Pomeriggio a tutti e grazie per la presentazione del film che proverò a rintracciare
    Giovanni Martinelli

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  5. "Una via che si chiama Laura" mi aveva affascinato e questo mi ha sbalordito. E' carinissimo, c'è da ridere, da piangere e da raccontarlo ai ragazzi, da grandicelli ma temo che queste cose piacciano solo a noi.
    Eliana

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  6. Davvero bello quanto l' altro e un po' di più perché è protagonista anche Holly
    Buona serata
    Lucy Milàn

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