A Lugano e c'ero tant'ani fa, era l'ottantaquattro. Nzegnavo n'un college americano pe ragazzotti piuttosto abbienti. Sta cittadina dela Svizzera italiana in cui si parlava na specie di lombardo valligiano, un po'cantilenante, m'era apparza fin dal mi arrivo come un posto strano. Tutto funzionava bene. Nessuno berciava. Le strade erano linde e se buttavi na carta o na cicca per terra ti facevano la multa. Mendicanti o zìngheri un ce n'erano e nemmeno prostitute di notte pella strada. Esistevano anche lì ovvio ma stavano ben rintanate nei naitclebbe. Le auto sembravan tutte appena escite di fabbrica ed erano perlopiù di marca giapponese. Se vedevi na Ritmo era d'un muratore o d'un cameriere italiano che passava la frontiera la mattina e la ripassava, a turno fenito, pe rientrare a casa. Difatti li svizzeri li chiamavano frontalieri. Io giravo cor un ciclomotore Ciao. L'avevo spedito col treno da Firenze a Chiasso. Poi avevo passato la frontiera a cavallo di quer ciuchino a motore. Avevo il permesso di dimora come ricercatore estero e i doganieri un mi facevan mai storie. Quella vorta che passai cor Ciao mi dissero solo che dopo 30 giorni gli avrei dovuto mètte na targa e un limitatore di velocità che un gli facesse superare i 30 km/h. Il mi motore faceva na settantina, l'avevo elaborato da me e in salita tirava come un paio di bovi. In breve mi c'ero abituato a quelle salite che dal lago s'inerpicavano fino a Breganzona. Un giorno a un semaforo, in una strada guasi deserta, passai adagino adagino col rosso. Manco a fallo apposta mi s'affiancò n gendarme (lì li chiamano gendarmi) n motocicletta. Era na donna anche discretoccia d'aspetto. Mi chiese con fare leggermente ironico se non avessi visto il semaforo. Ogni tanto, da giovane, avevo alcune sortite mbecilli che potevano fa ride ma anche ncazzà i mi nterlocutori. Così le dissi: Mi dispiace, un l'ho visto ma ci so du boni motivi: il primo è stata na distrazione. Guardavo nelo specchietto e ho visto na bella ragazza in motocicletta che pareva venisse proprio dietro a me me. R' secondo motivo è che ai semafori un ci sono propio abituato. Sa io e vengo da Livorno, è un posto di campagna laggiù in Italia e i semafori è tanto che promettano di metteli ma per ora un se n'è visto nemmeno uno. Nzomma la multa un me la fece e mi riescì anche di andacci a ballà nzieme. Il resto un me lo ricordo ma spero se lo ricordi lei. Forze gli restai simpatico o forze un sapeva nemmeno indove fosse Livorno. Nel dubbio un glielo chiesi mai nemmeno nel periodo che ci si frequentò. Lugano m'è tornato ala mente mentre riponevo sto libro nela biblioteca d'Esserino. Eccone covere e sinossi
Bon Weekende
Dante
Un gruppo di scienziati, economisti, fiscalisti, tra i più importanti e rinomati al mondo, è stato convocato in una Villa di Lugano, in Svizzera, per studiare la situazione attuale del sistema capitalistico e continuarne il mantenimento. IL RAPPORTO LUGANO ne è il risultato, in cui gli esperti dichiarano che il futuro del Capitalismo è in pericolo nel ventunesimo secolo. Urgono pertanto misure efficaci! Segue una descrizione implacabile del mondo che ci aspetta. Un mondo dove si sostituisce la legge del mercato al contratto sociale, il capitale al lavoro, un mondo dove “i perdenti” dovranno sacrificarsi a vantaggio dei “vincitori” in modo che questi possano ragionevolmente continuare la loro ricerca della “felicità”. Ed il metodo più efficace per raggiungere e mantenere tale obbiettivo è spaventosamente semplice e sotto gli occhi di tutti. Un rapporto che getta nello sconforto, documentato, inattaccabile e appassionante, che ci permette di interrogarci sul mondo e la sua “globalizzazione”, sui meccanismi fondamentalmente perversi del capitalismo ultra-liberale: la sua scelleratezza ecologica, economica e sociale. Prima di essere una partizione per sola attrice, “Il Rapporto Lugano” era un romanzo fanta-politico di Susan George; purtroppo oggi la fantasia è stata sostituita dalla realtà…
A R E A __ C O M U N I C A Z I O N E__ R E D A T T O R I __B L O G
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Che simpatico il tuo raccontino del passato. Non ci vado da tanto a Lugano sebbene da Milano sia un tiro di schioppo.Quando ero piccola andavamo spesso nei fine settimana. La mia mamma era fissata con l'Innova, a me piaceva il lago con le anatre. Quando ho cominciato a leggere della cantilena mi è tornata in mente ed ho pensato alla Hunzicker che ancora ha quel tono dopo tanti anni qui. Il libro pare interessante. Grazie
RispondiEliminaBuon week end
Luci
Boia dé Luci, la Hunzike la vedevo tutti i giorni. Io stavo a Sorengo davanti al laghetto di Muzzano e lei abitava a poche centinaia di metri da casa mia. Donque r su marito ha diec'anni meno di me e lei si sposò che c'era differenza d una tredicina quindi dovrebbe avè 47 o 48 anni. Nell'84 era na bimbina che all' ora di pranzo sortiva dall'elementari e andava a casa. Passava sempre davanti a un barre (gestito da Alfonso e Renata) mentre noi s'era sempre li a giocà a calcio balilla e a vedella già bellina fin da allora dicevo ad Alfonso: questa bimba e si rivede ar cinema o ala televisione, speriamo un si sciupi. Altro un mi ricordo ma lei di sicuro se ci legge ricorderà del barre sula strada e di noi che si giocava.
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