lunedì 8 dicembre 2025

fatevi i gatti vostri 2027 "profondità vs intelligenza"

Riporto qui una vecchia disputa tenutasi al Bar Nado tanti  anni fa tra  Don Luigi  e l' avvocato Sacchetti. Orai son morti da anni tutti e due ma i termini di tale dotta e non breve argomentazione mi sono stati estesi da Dino Ciampi sulla base di quella che io considero a tutt'oggi una memoria prodigiosa. Specie poi  se si prendono in considerazione gli ettolitri di alcool che Dino ha trangugiato in una esistenza passata a mangiare poco e in maniera irregolare e. di converso, a bere molto in maniera regolarissima, quasi  metodica. Certo l'alcol ha aggredito la pelle, i capelli e non voglio ipotizzare altri terreni in cui l'azione di lisi, lenta ma inesorabile, abbia trovato applicazione. Non riscontro però cedimenti del suo archivio neuronale e mi fido parecchio delle sue restituzioni. quindi quanto vi rqacconto dovrebbe essere un riassunto fedele di ciò che fu detto 40 anni or sono. Veniamo dunque al tema portante: Erano i primi di dicembre del 1985. Io e il mio gemello non si era nemmeno stati pensati perché il mi babbo e la mi mamma seguitavano a lavorare in giro per l'italia e a lasciassi e rappacificassi con cadenza settimanale. Al barre troneggiava r mi nonno Nado, babbo dela mi mamma Nara. A di il vero luilì quando la su moglie Mara prencipiò a ostentà un buzzo che pareva avesse ngollato n cocomero ntero, la voleva chiama Nada. La su moglie però  disse che di Nada a Livorno era bene ce ne fosse una sola. Quella che aveva cantato a Sanremo fin dar 69 e che che aveva vinto r festival ner 71 cor cuore è no zinghero.

Così, siccome  ala fin fine, eran du megalomani ma di quelli che riescano ad accordassi come forze faranno trampe e putinne, fecero n po' der nome di lui e un po di vello di lei e da Nado e Mara venne fori Nara. 

Donque al bar  Nado quella sera era un freddo cane e il freddo porta a beve de be ponci. Così le voci si levavano arte e le bestemmie e i cazzotti su tavolini condivano l'argomentazioni meglio dele figure retoriche.

Si parlava di Crassi e dela condotta der Piccì e Uliano, r babbo di Dante, aveva gia detto la sua: "Ammé sto rosso mi sembra vello der vino annacquato" intendendo i comunisti e aveva proseguito "E  poi ora che un ci s'ha più Enrico vedrai te come cazzo si va a rifinì? Come la pesca der Giunti discorzi tanti e resultati punti". Così cor un par di bestemmie e un cazzotto sur bancone der barre aveva concruso la su nterlocuzzione. "Quel chiorbone di Bettino s'è messo a pappa e ciccia cor cavaliere e r culo de socialisti è stato venduto pe pochi centesimi" Aveva rincalzato Don Luigi che, se c'era da seminà zizzania era maestro. Era presente come der resto guasi tutte le sere anche l'avvocato Sacchetti. L'avvocato era assurto a na fama ncomparabile il giorno che nel mezzo d'una udienza s'era levato la toga e aveva annunciato ai presenti, giudice in primisse: "allora signor giudice e stimatissimi colleghi colgo l'occasione per dirvi che l'avvocato sacchetti s'è rotto i coglioni e si ritira dalla professione". 

A tale ardita e spregiudicata dichiarazione pare l'avessero portato un discreto capitale accumulato in carriera e le grazie di un paio di spogliarelliste che esercitavano a Montecatini e che lui aveva assunto in coppia come odalische private. Gli durò poco quell'Edenne in terra perché quando si mettano nzieme tegami e quattrini spariscano nzieme  entrambi come n un numero di prestigio. Ovviamente un furono le prime due a rovinallo. Era un omo rodato e d'una certa furbizia ma la presunzione di potè ave r controllo su tutto finì cor mettelo a terra. Sostituì le prime du maiale co arte due e aggiunze r gioco d'azzardo nel quale si definiva maestro di strategia ludica. Forze se fosse andato a Sanremo, a Venezia o a Campione, magari accompagnato da na bona testa matematica come quella di Dante, si sarebbe sarvato ma prencipiò a frequentà le bische indove invece della rulette si giocava alla Toppa. Dante che tra le su tante esperienze, ar tempo in cui studiava, era stato anche affiliato come aiuto biscazziere in una bisca clandestina di Firenze, lo aveva avvertito. "Avvocato un c'è modo di vincere, adopran carte segnate, servano carte di riserva nascoste che tiran fori co degli artifici da prestigiatore. Una sera ti fanno vince pèerché tu ci creda ma poi, quando hai messo r capo ner secchio, ti mangiano tutto. E così fu. Na sera venne al Barre, vestito elegante e cor papillon e Nado ni domandò "O che va a un matrimonio di sera avvocato?". 

"No- replicò- vo ad ammazzammi" e si batté sula tasca, indove il rigonfio faceva indovinà la presenza d'una rivoltella. Il mi nonno era un omo di mondo e nvece di digli che un era il caso, che la vita era bella anche senza avé nulla, tuonò ad alta voce: "Ragazzi si beve, l'avvocato m'ha confessato na cosa che richiede na bevuta generale venite ar banco". E prencipiò a versà cognacchini e grappe. Più che altro ne versava all'avvocato che in nemmeno un quarto d'ora era così briaco che lo messero a dormì nel magazzino nzieme ad Aroldo, r gatto dela mi nonna Mara. La rivoltella fece un gran volo nel fosso reale e, il giorno dopo, l'avvocato fu preso a quattrocchi dar mi nonno e da don Luigi che lo convinzero che ancora il mondo era pieno di donne da trombà e di quattrini da poté fà. L'avvocato oramai era più vicino ai sessanta che ai 50 ma accettò i conzigli e cominciò a chiede gratisse la topa pela quale nvece aveva speso tanti vaini. Siccome era un bell'omo e aveva eccellenti maniere trovò dele sposine che gliela davano volentieri ma a fa cambio co soldi un c'avevan mai penzato. Mica erano dele professioniste lorolì. Quanto al lavoro ci pensarono r mi nonno e Dantino. Nado lo reclamizzò come conzulente legale per tutti quelli che avevano de casini e pochi soldi.  Così anche se un si parlava più dele parcelle d'un tempo quarche cosina arrivava. Dante all'epoca si arrabattava facendo tesi di laurea per conto terzi e passò all' avvocato parecchi lavori di giurisprudenza che per lui eran delle rotture di coglioni e delle perdite di tempo. Uliano lo presentò al collettivo socialista del porto e il Sacchetti fu talmente abile che a un certo punto era diventato ir conzulente di tutti l' operai di sinistra indifferentemente dal partito di appartenenza. I sindacati prencipiarono a preoccupassi  seriamente di questo outsider che sbrigava le contrattazzioni in meno tempo e con più resultati di quanti ne conseguissero loro.

Poi emerze Bettino e l'avvocato fece na certa scalata all'interno de socialisti, pare addirittura che Crassi, in visita a Livorno, si fosse ntrattenuto co lui dandogli del tu e nvitandolo perzino a mangià nzieme.

Così quella fatidica sera, quando l'avvocato Sacchetti sentì Uliano e Don luigi fare quell'accenno sur su beniamino, si sentì in dovere di fanne un apologia.

"Ma come potete penzà voialtri, che non avete idea di quanto magmatica sia la politica, come potete pensare che ciò che vi appare sia realtà e sopprattutto che non siano stati fatti calcoli preventivi rispondenti a precisi piani strategici? Il ridurre tutto a commenti così prosaici è come voler sminuire l' inteligenza e la profondità del segretario del partito".

Don Luigi un era abituto all' arringhe del tribunale ma era un retore che non temeva confronti e in più veniva dala raffinata scuola de gesuiti.

"Avvocato- replicò- una difesa così veemente a fronte di una osservazione da barre evidenzia che i punti deboli, da noi solo sommariamente palesati, a lei, che ci nota dentro, sono ben chiari ed è ragionevole che tanto più son deboli tanto più forte risuoni la sua apologia. Non voglio però confrontarmi con lei su cose che lei conosce dall'interno ed io percepisco a pelle ma senza prove specifiche. Mi fermerò dunque a riflettere solo sui due lemmi usati da lei. Intelligenza e profondità. Prove di intelligenza da parte del suo assistito ne ho viste molte quindi nessun dubbio. I miei dubbi vengono dall'associazione con la profondità, aspetto che non ravviso né nel pensiero né nella condotta politica dell'uomo e mi creda uomini politici profondi ne ho visti davvero pochi e quei pochi, purtroppo son tutti morti. 

"Boia che discorzi! -intervenne Ennio lo zio di Dino Ciampi- eppoi si pole esse profondi senza esse inteligenti". Don Luigi stava per dire: difficile ma Ennio gli ricaccio in bocca la riflessione perché concluse così:

Badate mpò Viviana, quella pisana che fa la pornostarre. Io l'ho frequentata da ragazzotta e davvero vi posso assicurà che un capisce na sega ma quanto a profondità l'ho vista,  a no spettacolo erotico, infilaccisi la coda d'un pitone pe armeno na mezza metrata, na bella profondità!"



E tra il riso generale si concruse la serata e io concrudo il mi poste augurandovi na bona settimana e na meglio preparazione ar Natale


Zanza

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