sabato 4 febbraio 2023

Fatevi i gatti vostri 1985 "il crognolo si addrizza cor culo"

Scrivo di Sabato perché per me il sabato è come quello del leopardi mi riempie di gioia, nvece la domenica fino all' ora di pranzo la reggo ma poi mi mette tristezza.

Quanto all' argomento odierno spieghiamo intanto cosa è il crògnolo, poi verremo al fatto.

Il crògnolo, denominazione toscana del Corniòlo (Cornus mas) è un arbusto che talvolta raggiunge le dimensioni di albero e che in molti usano in giardino per la bellezza del suo fogliame e per il colore dei suoi frutti.


Originaria della regione mediterranea, questa specie si trova allo stato spontaneo in tutta la Penisola, anche se un po’ più difficile ritrovarlo nelle Isole.

ed è apprezzata da sempre, sia per il suo legno che per i suoi frutti, le cosiddette corniole che noi si chiamano ovviamente crògnole.

Persino Omero, nelle sue opere, parla di queste drupe oblunghe di color rosso acceso e talora tendenti al rosso bruno, sottolineando come nel tempo passarono da esser cibo per i maiali ad essere consumate dalle famiglie.

Virgilio invece ne parla nell’Eneide narrando il fatto che il famoso cavallo fu costruito proprio grazie al legno di questa pianta.

Anche nella letteratura contemporanea il legno di corniolo è annoverato tra i materiali dalle qualità portentose: pare proprio che sia l’ideale per costruire le bacchette magiche, almeno secondo quel che dice J. K. Rowling, autrice del famoso Harry Potter. I Serbi lo chiamano Dren e lo considerano un legno sacro. Nell'usare una analogia per descrivere una persona forte e sana usano il motto: Zdrav kao dren. Esiste un sito serbo  sulla salute naturale che ha proprio questo titolo.

Ma agli antecedenti storici e letterari io antepongo un uso del crògnolo che è forse meno noto alle persone colte ma ben conosciuto tra pastori e contadini.

Il legno del crognolo è il più duro che si possa trovare tra i legni italiani ed europei ed è molto apprezzato anche dagli americani che lo chiamano dogwood e lo usano come noi per le sue qualità e soprattutto per fare bastoni. Cosi fin da quando, circa 20 anni fa,  io sono approdato nella serenissima repubblica di Venezia, sia Holly che i miei nipoti mi hanno sentito spesso citare il crògnolo.  Si badi bene che in qualità attributiva  si usa anche per definire una persona malavvezza ai modi sociali, rustica o anche impacciata in abiti che non le siano abituali del tipo: "bada te quer popò di crognolo cor vestito celeste e la camicia rosa" oppure; "ma che se li mette a fa sti tacchi a spillo leilì, crognola com'è ner caminà". Più spesso però ho evocato il crògnolo nella sua funzione di doma sósi (le "s" sono ambedue sonore e rendono l' effetto onomatopeico del nome la ó è chiusa ed ha lo stesso suono che ha in "nome").  Il sóso dovete sapere che,  fra gli umani, è quel tipo supponente che avrebbe anche magari l' ardire di fare il prepotente, l' attributo pare derivi da quei maggiolini 


che volano producendo un rumore quasi di motorino e che di solito hanno l'ale e corazza verde metalizzato. Spesso i bimbi a sentire quel rumore si atterriscano ma le mamme son leste adir loro "occosa voi che ti faccia quel poro s
óso?". In una crudele versione ludica, noialtri si era soliti legare a una zampetta dell' insetto un lungo capello, strappato a una bimba tra le nostre amiche, o un filo di cotone. Poi il filo  si teneva colle dita pronunciando la formula magica: "sósa sóso sennò t'ammazzo" e lui poverino volava, trattenuto dal filo.

Io però li liberavo sempre e posai su fiori dela mi mamma  quello che mi permise di fare un figurone ale medie. Gli avevo attaccato un bigliettino cor un capello biondo legato ala zampa. Sul biglietto avevo scritto " boia che topa la proffe di mate". Il sóso partì e pareva un arioplano, di quelli che portano in aria uno striscione pubblicitario. Il colpevole un fu trovato ma ho sempre pensato che la professoressa di matematica avesse capito che il marchingegno l'avevo assemblato io. A sostegno di questa mia ipotesi ci fu il fatto che fino a che l'ebbi per docente riescii sempre a conservare l' otto e pigliai anche qualche nove e dieci. Cosa che a Dino, nonostante fosse bravino anche lui, un gli riescì mai. Una vorta, siccome sta bella ragazzona ci faceva anche scenze, mi fece passare da casa sua a pigliare dei libri pe na ricerca.  C'era tra noi alunni uno de più smaliziati  che ripeteva da du anni la seconda, fumava le alfa der su babbo e si faceva le seghe in classe da na tasca sfondata de carzoni.  Mi disse, "Vedrai Dantino che trova il modo di fatti sbircià la topa. Ammé i libri un me l' ha mai dati prtché so somaro ma na vorta  ir mi babbo andette a imbiancagli la casa. Quando ebbe fenito lo sentii al barre che diceva a Renatino (r babbo di Dino) che  leilì era montata sula scala per levà de libri perché s' imporverassero e un aveva nemmeno le mutande". Io col penziero fisso a quell' immagine andetti da lei convinto di vedere quella roba meravigliosa e quando sonai ir campanello mi sentivo du agitazioni: una ner petto e una ne pantaloni. Ma le cose un vanno come nele fantasie, anche lei aveva i pantaloni, l' occhiali e l' aria seria da professoressa. I libri eran digià appoggiati sur tavolinetto der telefano all'ingresso. Cosi la mi estasi durò il tempo giusto pe sentilla dire:"Eccoti i libri Dantino, mi raccomando un li sciupare, un ci scrive e un mi ci fa trovare macchie di sugo o di vino". 

E così perzo cola fantasia dietro a quer monte di topa, ho perzo anche ir filo del poste..... 

Donque ero partito da quando s'incappa in qualche sóso che vorrebbe fa r prepotente. In que casi m'è capitato di dire "Con quelli stùpiti lì un ci s' inzudicia nemmen le mani, si piglia un ber legno di crognolo e si frollano a dovere".

E il crògnolo è davvero micidiale in quegli usi didattici. Difatti dale Marche all' Abruzzi vige il detto (variante un po' nel dialetto) "Lu Vastuni de crugnale scoccia l' ossa e nun fa male". Il fatto che spacchi le ossa ma non produca abrasioni è dovuto al fatto che il suo colpo è penetrante come un fendente di spada per cui non strappa ma arriva dentro con una potenza dirompente. Come ebbi modo di raccontavvi, io e Dino, da ragazzotti, si tirava di scherma. Forze perché un c'erano ancora i socialle e le bimbe, che ti mandano la foto gnude chiedendoti la tua...eloquente, ancora avevan da nasce. Forze perché un livornese che si rispetti dovrebbe conosce quell'arte nobile  armeno ne su rudimenti fondamentali. Poi siccome l' accademia costava e i soldi mancavano ci si specializzò nela scherma cor bastone che era gratisse e si poteva fa pella strada. Mio maestro fu Cecco il saltimbanco di cui ho parlato tante volte e io trasmisi a Dino quanto apprendevo. Cecco, che era anche abile giocoliere, faceva roteare il bastone avanti e indietro ma conosceva anche tutte le parate e gli affondi dela scherma classica appresi prima che l' indole gitana gli facesse abbandonare la nobile famiglia in cui era cresciuto. Aveva incrociato il ferro nientemeno che con Nedo Nadi e quando lo raccontavo la gente stentava a credemi ma appena vedevano lui cor un manico di granata in mano si rimangiavano tutti i dubbi che avevan sollevato prima. Dino preferiva il frassino forse più elegante di foggia e più dritto ma inferiore al crògnolo per robustezza e peso. Io ogni volta che potevo trovare una pianta adatta raccoglievo i frutti, coi quali la mi mamma faceva una marmellata nzuperabile.  Poi cor un ramo, di foggia ben adattabile a trarne un bastone, prencipiavo un lavoro che a volte durava de mesi ma che mi forniva un arnese micidiale.

Ne feci uno stupendo e lo regalai a Don Luigi che anche lui sapeva come adoprallo. Perché diceva luilì che: "Se la parola di Dio penetra anche  gli animi più malvagi ove  la si accompagni co dele robuste legnate, realizza assai prima la sua opera di convinzione". Non so che fine abbia fatto quel bel legno, Dino non lo trovò tra le cose lasciate dal prete quando andette anche lui dal Gatto Eterno a seguità la partita a scopa cor mi poro babbo.

Ora, però, come si conviene a chiunque affronti un argomento, sarebbe d'uopo anche chiudilo con dele concrusioni che ripiglino il punto da cui s'era prencipiato ossia dar titolo.

Capita donque che Dani e Bobby, in vena di fammi un regalo, abbino penzato di donammi un bastone. Del resto zoppico da fa schifo e ne uso diversi. Pol essere anche che  m'abbino sentito lamentà che qui a Venezia a trovà un ber legno da bastoni è cosa più rara che trovà un comunista ner Piddì d'oggi. E così ricordandosi del crògnolo. che gli rammentavo da bimbi, l' hanno cercato in un bosco moderno. Quello dell' internette. 

Ala fine, dopo tanti bastoni ucraini, irlandesi e d'ogni altra parte d'Europa e for d' Europa, cari di prezzo da fa accapponà la pelle, hanno trovato quer che cercavano da un onestissimo artigiano dela maremma toscana.  Meno male che fortuna volse che oramai, anche in quelle terre sperse laggiue fra Grosseto er confine cor Lazio, ci  fosse arrivata l' internette. Così  un bravo fabbricante di taglieri, bastoni e altri oggetti in legno ha potuto mette le su creazioni in rete. Ar momento però di già fatto un aveva niente. Ma la mi nipote quando vole na cosa è inarrestabile e s'è fatta mandare quel che poteva reperì così com'era, appena tagliato dala pianta e ripulito dai rametti ma ancora da lavorare perché come le ha detto chi glielo ha venduto è sì un gran legno ma è come i cazzi d'oggi, trovanne uno che stia bello dritto è un miracolo.

E difatti il legno era bello, abbastanza lungo ma anche parecchio curvo e Dani, quando me lo ha conzegnato, nel porgemelo mi ha detto

"Zio non so se sia troppo torto".

"Boia dé se è storto ti insegno ad addirizzallo".

E lei stupita: "ma dale parole del venditore avevo capito che il crògnolo ha questa natura".

"Pora la mi  bimba anche le banane per natura so curve ma Giane di Tarzan le addrizzava e come"

"E come?"

"Ocché un te la ricodi la canzone del mi amico Marcone che diceva "Ma la più brava è certo Giane a addrizzare le banane" (dalla canzone "E allora tutti con Tarzane" del compianto  Marco Teglia cantatutore e antiquario in Firenze col quale ricordo di aver bevuto del bon vino e duettato in rima cantata estemporanea)

"Si ma è uno scherzo, Marco lasciava intendere che Giane le banane le addirizzasse col sedere".

"Appunto il crògnolo lo poi addrizzare anche te  cor culo e mi pare tu abbia proprio le mele  adatte"

Mi sono beccato un vaffanculo  ma poi quando ho scaldato il legno col soffiavapore a 100 gradi di Holli, l' ho messo tra due sedie cola curva in alto e ce l' ho fatta sedere sopra, la mi nipote ha capito cosa intendessi per "addrizzallo cor culo".

Ecco il bastone quasi dritto, cercare la perfezione non avrebbe senzo, è bello così.



E ora attenti a  voi o sósi, è arrivato il crògnolo 

Quando realizzai quello di Don Luigi ci feci su du strofe  di velle che se cantate in una tenzone in rima sonerebbero pressappoco così:

Da sempr' io confidai nel mi bastone 

è di crògnolo maschio stagionato

il foco l' addrizzò ma un l' ha bruciato

spesso ha difeso me o la mi ragione


Il prepotente sempre e  l' ha accucciato

chiarendo chi era il cane e chi il padrone

chi l'ha assaggiato  nel  mezz' al  groppone 

credete a me  non se n' è più scordato

Bona domenica a tutti

Dante

5 commenti:

  1. Ovviamente io amo il bastone, Il mio è bianco e mi aiuta tantissimo nel movimento, ho anche un puntale in grado di dare avvisi acustici ma mi infastidisce e non lo uso. Ne faccio l'uso classico dei non vedenti soprattutto per sentire i dislivelli del suolo, le scale, gli ostacoli imprevisti a mezz'aria. Con il bastone e Kira la mia fedelissima guida a 4 zampe vado a lavorare in autonomia e anche a prendermi un po' d'aria. Bellissima l'idea di dare un anima al proprio bastone. Proprio qui a Ferrara in giugno dello scorso anno una signora di mezza età fu denunciata perche l'anima al suo bastone gliela aveva data riempiendolo di chiodi!. Del crognolo o corniolo non sapevo proprio nulla, neppure della marmellata, grazie delle info e complimenti per la simpatica estemporanea in rima so che Benigni amava molto queste sfide in versi improvvisati e cantati.
    Buon Sabato allora e anche buona Domenica
    Eliana

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  2. Io ho ancora un letto che, al posto della rete, monta assi in legno artigianali, ogni 2 - 3 mesi è buona norma voltarle per togliere eventuali incurvature. Proprio per favorire questa manutenzione non sono avvitate ma poggiano in speciali alloggiamenti scavati nel legno della struttura. Vale quindi quanto Dante afferma per il suo bastone. Avemmo a lungo una pianta di corniolo in giardino ma mio padre lo eliminò non so per quale motivo. Nulla sapevo della marmellata e delle altre doti pedagogiche di quel legno. Davvero carina la chiusa canora, anche molto ben costruita. Grazie e buon week end
    Giovanni Martinelli

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  3. Quando ho letto il titolo mi sono detta stavolta hanno superato gli argini.... Che bella questa storia, bello il dono, bella la realizzazione e anche la rima!
    Un caro saluto
    Luci

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  4. Vi leggo quasi ogni volta anche se commento una volta l'anno. Stavolta mi sento chiamato in causa dal proverbio che citi. Nelle Marche è così:
    Lu vastone de grugnale roppe l'ossa e non fa male. A seconda della latitudine invece che roppe si dice anche ruppe.
    Un abbraccio da Faustino (Jesi)

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  5. Hai fatto un bel lavoro, non è facile portare a quel livello il corniolo. La rima è divertentissima. Le info molto interessanti i tuoi post sono sempre interessanti
    Buona Domenica
    Giacomo

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