giovedì 14 novembre 2019

fatevi i gatti vostri n 1341 " Del cane Nicche, d' Africa, di manicomi e partigiani"

Aggiornamento: Il mototopo della zia ha retto bene alla bufera della notte, ovviamente è volata parte della copertura e abbiamo dovuto togliere un po' di acqua da dentro ma roba da poco. dato che non ci saranno consegne da fare almeno per una settimana e che la zia ha la febbre lo abbiamo portato vicino a una impresa che fa lavori fluviali e con pochi soldi ce lo hanno tirato su con la gru. Adesso per la stagione delle inondazioni è al sicuro. In caso useremo la piccola o ne prenderemo una a noleggio se si muovesse il lavoro prima del previsto. La barca dello zio nonostante gli ultimi lavori fatti aveva la copertura smossa dal vento e alcune lamiere piegate  ma lui l' ha portata al vecchi ormeggio e con un lavoro da equilibrista l' ha sistemata ancora,


 non so come faccia a saltellare su quei ponteli di fortuna ma sostiene che nel momento del bisogno non sente alcun dolore. E adesso gli lascio riprendere la vecchia storia di famiglia
Dani
===================================================================== 
S'era finito il poste d'ieri parlando di Nicche.
La zia, troppo indaffarata, quando se lo trovava tra i piedi gli urlava "Levati dalle palle impiastro che non sei altro" del resto in famiglia la chiamavano "la Cruda" ed era famoso un episodio in cui, tornando dall' ospedale, aveva commentato "ho fatto tardi perché la tale ha sgravato all' ultimo momento". La mi mamma n'aveva detto "dio bono zia come t'esprimi!  Sgravare si dice delle mucche" e lei "E che differenza c'è? Anzi na mucca fa un vitellino che si pole farne carne da mangià e una donna nvece  fa un bimbo che da mangiare tocca dagnene allui". Del resto non aveva tutti i torti ad essere inasprita  era vedova come la mi nonna ma mentre il mi nonno Ferdinando era morto di insolazione durante le manovre precorrenti la campagna d'' Africa,  Vezio il su marito in Africa alla fine c'era andato e  tornato...  ma cola sifilide e matto cosicché l'avevano portato a morire in manicomio. Per ironia della sorte nel medesimo padiglione de malati di mente c'era anche  Italo fratello di Tarquinia e di Inesse che luilì invece l'avevano picchiato sula testa i fascisti durante uno scipoero al porto. Era rimasto demente e ripeteva tutto il giorno "malidetto ir duce e tutti i su fascisti". Alla fine du infermieri fedeli ar duce lo presero a botte anche lì demente e incapace di difendesi.  Morì senza che si sapesse come era successo. O meglio  lo si seppe solo dale parole di altri ricoverati ma lorolì, in quanto malati di mente, erano testimoni poco credibili.
Uno de due infermierì morì dopo poco sotto un bombardamento, quell' altro anda a pigliallo un gruppo di partigiani, s'era guasi alla fine  della guerra e di tribunali sommari se ne videro parecchi anche da noi. Pare che a lui n'abbiano messo in mano na pistola e mentre lo tenevano sotto tiro col mitra n' abbiano chiesto:  "fai da te ardito der cazzo o ci si pensa noi?"  Lui invece di mettesela ala tempia esitò un attimo forse pensava di puntalla verso di loro ma il mitra  cantò per primo e lo spedì di là. Non ho mai saputo se ir mi babbo e Don Luigi, che allora un era ancora Don, abbiano preso parte a quer plotone. Erano del 28 tutti e due e qui si parla del 45 quindi diciassettenni sebbene già  giovani partigiani, mi pare difficile che ni fossero stati lasciati compiti così gravosi. Il fatto mi fu raccontato da loro ma esclusero sempre tutti e due di avervi preso parte.
Torniamo ar cane: Quando la zia  lo scacciava  Nicche correva da me perché lo portassi fuori. Ero piccino ma dove abitavamo noi non c'erano troppe macchine e la mamma mi lasciava a giocare sotto le finestre. Nicche non aveva le stesse riserve che aveva Tigretta  nei confronti di Dino e lo allenavamo a riportarci dei bastoncini. Altre volte io e Dino ci lanciavamo il bastone e lui correva tra noi due finché non riusciva a intercettarlo. Nicche era di taglia piccola e piuttosto agile, quando noi crescemmo e fummo assorbiti dai primi anni delle elementari cominciò ad andare in giro da solo e spesso ci riferivano di averlo visto oltre il Pontino, altre volte al porto ma quando rientrava non dimenticava mai di venirmi a scodinzolare intorno e a invitarmi a tirargli un oggetto da riportare.  Visse piuttosto  a lungo, un anno o due  in più di Tigretta. Quando era ormai vecchio e quasi cieco anche lui,   nel suo peregrinare, fu investito da un camioncino. Si trascinò fino a casa nostra e consumò le sue ultime ore accanto alla stufa a legna con me che piangevo e lo imploravo di non morire e Dino che non potendo reggere allo spettacolo si era chiuso in camera con la testa sotto le coperte. Quando fu il momento di salutarlo per sempre la mamma lo mise in una scatola di cartone e ci scrisse sopra "Nicche s'è levato dalle palle". Poi avvertì la zia perché avvisasse Mauro per fare una buca e seppellirlo. Forse fu un po' troppo dura a scrive in quel modo ma almeno mi resi conto che anche Zia Tarquinia, seppur raramente, sapeva piange.

Dante

3 commenti:

  1. Un racconto insolito questo in due puntate intermezzate dalla cronaca dell' inondazione Veneziana. Dante stavolta ha messo tra parentesi la vis comica o la sua preferita alternanza tra commedia e tragedia per farsi narratore e testimone del fatto che le tragedie non son poi tanto lontane dalla nostra vita e non affliggono solo gli altri. Il motivo conduttore si prennunciava in quella eutanasia della gatta condotta in parallelo a una riflessione nuda e cruda su come il tema tocchi anche l' uomo. La storia del cane Nicche nel suo semplice svilupparsi e concludersi mi ha commosso più delle vicende degli umani e del resoconto della viltà e crudelta che trova il suo giustiziere nella brutalità applicativa della giustizia sommaria. Grandi temi che meritano il nostro riflettere.
    Un Dante stimolante
    Grazie
    Giovanni Martinelli

    RispondiElimina
  2. Questo post mi ha messo angoscia fin dall' inizio vedendo quel pontile traballante e immaginando con quale sicurezza siano stati eseguiti i lavori. Sono certa dell' abilità di Dante ma gli anni non sono più i 30 ne i 40 né i 50 e nemmeno più 60. L' angoscia è continuata col racconto o meglio la seconda parte di esso. Quoto Martinelli per l' analisi. A livello emozionale mi veniva il nodo alla gola ma credo che sia un buon narratore chi riesce a produrre questi effetti nel lettore.
    Però tu che ce riesci facce ride Dantì
    con affetto
    Patty

    RispondiElimina
  3. Mi piace la storia del cane che va in giro come un gatto e nessuno si formalizza - oggi l'ideale che circola è quello dell'animale domestico recluso peggio di un detenuto. Impressionante il racconto sui partigiani, ma la guerra è anche questo. Quoto il Professore: Dante ci offre sempre motivo di riflettere su tante cose - e come sempre nelle emergenze dà il meglio di sé a dispetto di tutto!

    RispondiElimina

Il tuo commento è il benvenuto, ci fa sentire bene e ci incita a scrivere ancora GRAZIE
___________________________________________________
Se non hai un tuo profilo puoi commentare come ANONIMO scegliendo tale opzione dal menù a tendina (per conferirgli maggiore personalità puoi aggiungere la tua email)
Se non desideri comparire come ANONIMO hai a disposizione un altro modo semplice: apri una tua pagina qualsiasi su un host gratuito. Dopo aver scritto il commento seleziona la voce URL dal menù a tendina che ti viene proposto. Potrai inserire la tua firma o un tuo nickname e confermarlo scrivendo nella riga sotto l' indirizzo del tuo URL. I tuoi commenti saranno personalizzati e firmati. Un ulteriore modo, forse il più elegante di tutti, ma un po' più complesso è quello di aprire un blog, anche se non hai intenzione di pubblicare. Blogger ti guida passo passo alla creazione e ti farà aprire un account google. I passi sono parecchi ma se tu avessi difficoltà ti aiuteranno i nostri redattori o gli affezionati lettori.
_________________________________________________
COMMENTI PRIVATI: indirizzare a esserinoebalena@gmail.com
_________________________________________________