martedì 29 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n. 563 " Dani giallista improvvisata"

Ed ecccoci al Martedì in Giallo. Il precisissimo (si fa per dire) fratellino mi ha lasciato le consegne per far sì che le puntate del suo post continuino indipendentemente dalla sua assenza. Alla mia replica che poteva postarle tranquillamente da lì ha replicato che la redazione del blog è a Venezia e anche l'ambiente in cui si elaborano i post ha la sua importanza. Filosofia  Bobbiana che non ha nulla a che vedere con Bobbio Norberto ma parecchio con Bobby Fratello.

In ogni caso mi fa piacere far capolino tra Gatti, gialli e novelle, dopo un anno in cui mi ero occupata del blog quasi da sola, mendicando gli interventi dei vari componenti il gruppo familiare, un po' di riposo serviva. Son bastate però alcune settimane di lontananza dalla pagina bordeaux per farmene sentire la mancanza. Verò è che sono stata la promotrice del referendum interno volto ad appurare se fosse il caso di continuare ma non si trattava di disaffezione anzi, semmai del  fatto che mi sentivo inadeguata a corroborare la paginetta con nuove idee e riflessioni.
Speravo che la laurea mi aprisse una nuova vita e invece mi mancano i compagni e l'università e invidio sinceramente il fratello che nell' università ha trovato il modo di restarci a vita.
Per il momento invio curricula e sostengo colloqui nei quali le parole son sempre altisonanti ma, di converso, non si presagisce alcun "son d'argent".
Mi stanno davvero sullo stomaco i sedicenti manager e manageresse delle risorse umane che dopo aver messo annunci del tipo
offresi opportunità brillante carriera a persona dinamica capace di lavorare in autonomia prestabilendo obbiettivi e strategie d'azione. Bella presenza, dinamicità, predisposizione ai contatti umani, Disponibile a trasferimenti. Automunita. Titolo preferenziale  Laurea in discipline tecnico scientifiche. Età massima anni 25.

tradotto in pratica: vendere  integratori alimentari palestra per palestra o  casa per casa o via internet o creando dimostrazioni in casa propria  o altrui. Ovviamente a costi superiori di circa il 30% rispetto a quelli praticati nei supermercati per contenuti e principi attivi identici ma boccetta ed etichetta differente.
 Ma andatevene affanculo.
Non trovo niente di indecoroso nella vendita porta a porta o negozio per negozio, zio Dante  quando studiava si manteneva vendendo aspirapolveri ed era un bravissimo venditore ha ancora le varie stelline d'oro di quando faceva il record  (ovvio che si ruppe le palle anche di quel settore).  Che però un testa di cazzo cerchi di convincermi che la mia ascesa  economica e la mia realizzazione personale passino per le sue boccette di plastica che prima dovrei addirittura comperare per poi rivendere maggiorate mi fa venir voglia di schiacciarle tutto sotto i piedi davanti ai suoi occhi da idiota che tentano vani  esercizi di fascinazione letti sui manuali del fai da te.  E po a che cazzo serve la bella presenza perché uno speri di portarmi a letto comprandomi 30 euri di prodotti? E la laurea per avere una dialettica superiore a quella dei miei clienti o per magnificare le meraviglie biologiche contenute nei flaconi? No forse solo per stampare bigliettini con scritto
Nome marchio  dr.ssa Dani consulente tecnico.

Qualcuno che ha investito un po' di più nella propria formazione tenta di convincerti usando  le strategie  di cominicazione tratte a pezzi e bocconi dalla PNL (programmazione neuro linguistica)
Parolai Non Leali li chiama lo zio.

Mi arrangio coi tanti lavoretti che fa anche la zia e che mi passa volentieri. Spesso si tratta di semilavorazioni ittiche e la cosa mi lascia addosso un discreto odorino di pesce ma del resto pecunia non olet.
Altre volte trovo qualcosa come promoter nei supermercati o come standista alla fiere ma ormai gli anni incalzano e quando le gambe si saranno gonfiate, il sedere sceso e le tette ammosciate ci sarà ben poco da mostrare, ché di fondo questo è il motivo per cui ti prendono.

Ok di me ho parlato fin troppo e mi è servito da sfogo.
Qui ci sono ben 5 puntate del noir del martedì che seguono in ordine quelle già inserite in altri post. Lo sto ascoltando anch'io e mi sono appassionata. Non è tanto il giallo in sè e il delitto odioso ed atroce che ne è alla base a colpire la mia attenzione, ma il tratteggio dei personaggi e la descrizione dei luoghi mi deliziano. Conosco poco Firenze ma zio Dante che ci visse a lungo dice che  l'autore  descrive alla perfezione perfino gli angoli delle strade. Beh per un Fiorentino non sarà  impresa impossibile anche se io non sarei capace di fare altrettanto relativamente a Venezia.

n 7 fine della prima parte

n 1 seconda parte

n 2 seconda parte

n 3 seconda parte

n 4 seconda parte


Buon ascolto e fatemi sapere se vi piace

un abbraccio a Tutti   Dani

sabato 26 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n.562 " il seguito di Bertoldo & co "

Oggi zio Dante è a lavorare intorno alla barca e mi ha chiesto di sostituirlo nel postare il "seguito" come lo chiama lui, di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. 

Io non conoscevo questa storia e mi ha molto divertito l'audio assai ben fatto.  L'ascoltare alcuni pezzi mi permette di conoscere cose che a livello di lettura non affronterei. 

Zio Dante ha un repertorio molto grande di audiolibri, i più su cassetta, quando nel  85 il suo babbo perse la vista da un occhio a seguito di una degenerazione retinica conseguita a un intervento di cataratta precoce, lui si mise a girare le biblioteche cercando tutti i sussidi audio possibili, perchè anche l'altro occhio di Uliano non stava affatto bene e seppur scongiurato il rischio di cecità restava la necessità di non affaticare l' occhio che consentiva un po' di visione. In realtà Uliano ascoltando gli audiolibri si addormentava e quando morì la moglie smise del tutto di ascoltarli dedicandosi un po' di più al barrettino di Ampelio e alla briscola e tressette coll'inseparabile Don Luigi. Io e Bobby quando Dante si mise insieme alla zia gli chiedevamo sempre le sue cassette registrate e le serate che non erano allietate dai suoi racconti venivano trascorse in ascolto delle cassette che, inserite in un vecchio karaoke diffondevano belle voci belle storie nell' aria resa calda dalla stufa a legna. Perlopiù si bruciavano pallets che Dante aveva gratitamente da una segheria per la quale arrotava le lame. Fossero tuttavia pallets in sacchetti invece che ceppi di legna per me  è l'immagine che arriva al cuore quella che conta e quella stufa, per me e Bobby, negli anni 2000 era quello che il camino della zia Idea rappresentava per Dante negli anni 50.

Non mi dilungo oltre devo mettermi un po' in tiro e uscire a pranzo  con le amiche. Anche l'ultima fiammella non ha retto alla prova delle due settimane, sono sfortunata con gli uomini o forse non ho ancora imparato a individuare uomini con le palle. 

Un abbraccio a tutti 
 Dani


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venerdì 25 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n. 561 " smarrito grosso gatto tigrato di nome Balena "

Mi vedevo già a scrivere il cartello e a far fotocopie perchè ieri sera, quando Dante è salito sul terrazzone condominiale a riprendere Esserino e Balena ,è stato solo Esserino a scendere in casa e Dante, dalle scale, ha vociato:

" il grosso non lo trovo". 

Siccome era su da oltre un quarto d'ora e i gatti dovevano mangiare, mi si è stretto il cuore. Balena è sempre il primo a precipitarsi giù  quando è ora di cena, al massimo viene superato da Esserino, che è più agile, all' ultima voltata della rampa ma se uno dei due indugia o si infila in qualche casino questi è di certo il curiosissimo Esserino e non il serafico Rotolone. C'è però un brutto precedente nella storia di Balena, quando avevamo appena iniziato il blog cadde dal terrazzo in un cortile interno. Sono 4 piani per un totale di oltre 14 metri e allora, giovane e agile, atterrò sulle quattro zampe rompendosene una e incrinandosi il palato ma adesso che pesa quanto sei bottiglie di acqua da due litri non avrebbe alcuna possibilità di arrivare giù senza esplodere. Son corsa su e Dante stava bestemmiando mentre sciorinava le sue logicissime deduzioni: "se fosse cascato di sotto si sarebbe sentita la botta e poi sono sceso e non c'è il gatto e neppure sangue, ho controllato nella improbabile circostanza che possa essere arrivato giù vivo e si sia nascosto sotto una macchina impaurito". Queste sue immagini verbali mi atterriscono più che confortarmi ma Dante è così, prendere o lasciare.Quando morì la sua mamma, in una caldissima fine d'agosto, la prima cosa che fece, una volta andati via i medici del 118,  fu cercare del miele e metterlo in una bottiglia sul comodino, dopo mezzora era piena di mosche e lui la mostrava trionfante spiegando: 

"maledette loro, appena c'è un morto arrivano subito dalle finestre e gli depositano le larve sulla bocca e negli occhi".

 Credo che l'unico ad apprezzare la trovata sia stato Don Luigi che di morti ne aveva benedetti parecchi in vita sua e se sul paradiso cristi madonne e santi  aveva diversi dubbi, sul procedere delle mosche aveva, invece, molte certezze.

"In soffitta non c'è ed ho chiuso la finestra in modo che non faccia dentro e fuori facendomi diventare matto a fare il giro" ha proseguito.
Ancora una serie di  madonne e altre ipotesi, 

"sul torrino e tra le parabole  tv  ci sono stato, sul cornicione dove rimase bloccato Esserino non c'è".

"Sarà nascosto", penso, spesso ama giocare a nascondino ma non ha la maliziosità di Esserino che ti fa diventar matto, lui al massimo escogita cose  dall'esito modesto, di questo tipo:





"Ma l'hai chiamato?" continuo poi, incredula per questa assenza del mio micione adorato.

Allora sì che bestemmia 

"certo perché te pensi che uno sia idiota e non provi a chiamare il gatto  prima di cercare o mettersi a far congetture".

"Aspetta dai non volevo di questo,  magari ha paura che tu lo rimproveri mentre se chiamo io sa che si mangia
e poi  intono la cantilena consueta

"Balenaaaaaaaa è la mammaaaaaaaa c'è la pappaaaaaaaaaaaaaa."

alla terza volta sento un miagolio flebile viene dal livello del terrazzone quindi non è caduto. Chiamo muovendomi ma non riesco a individuarlo anche se il miagolio adesso è forte e deciso. Alla fine Dante aggiorna  il proprio ragionamento: Stamattina hanno messo a norma le scalette di sicurezza da noi e nell'ala di sotto, mica si sarà tagliato su qualche lamiera molata male? 

Adesso Balena spiega il suo vocione MMMMMAAAAAAOOOOOOOOOOOOO. 

Potrà essere a una ventina di metri al massimo. Vedo Dante che si accinge a passare dal cornicione per raggiungere la scala che conduce al terrazzo dell' ala confinante che è a circa  3 metri al di sotto del nostro terrazzo. Chiudo gli occhi atterrita, lui fa queste cose con la disinvoltura di un ventenne ma è pesante e pieno di dolori e poi mi vengono le vertigini a guardare. I  gatti quando vanno   là sotto ,  passano sul cornicione, risagono un pezzo di tetto e scendono dalla scala di sicurezza. Per noi è da brivido perché il cornicione sarà 35 cm ma per un gatto è come una autostrada. Dopo un poco arriva il gatto dal cornicione e finalmente comincio a piangere, mi stava scoppiando la testa e anche il cuore. A tavola Dante mi spiega l'arcano. Gli operai non hanno terminato il lavoro e la scala antincendio è stata lasciata a metà, mancano molti gradini per arrivare a terra, oltre un metro e sessanta, i gatti sono passati sul cornicione e sono arrivati sulla scaletta, pur mancando i gradini è stato facile saltar giù ma al ritorno probabilmente Esserino ce l'ha fatta a spiccare il salto in alto mentre la forza di gravità deve aver giocato un brutto scherzo al Rotolo che doveva portare  in alto un peso ben più rilevante. Così Dante trovata la scala interrotta si è calato giù e recuperato il gatto lo ha issato sul primo gradino utile. Poi il guaio è stato per lui che per tirarsi su a braccia ha durato non poca fatica. Per fortuna ha potuto far perno sulle staffe già pronte nel muro per i gradini da sistemare. Mentre si versava una generosa dose di rosso ha commentato "così  queste facce da culo coi baffi smetterano di  guardarci con aria di superiorità pensando di essere  più agili di noi".

Ormai, passata la paura Balena,  sa che esiste il suo privatissimo  vigile del fuoco e dorme sereno


Un grande abbraccio Holly

lunedì 21 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n. 560 " Radio Giallo 1953"

Domani parto, Il lavoro mi chiama. Avrei voluto far ponti a non finire ma c'è un concorso interno presso il mio dipartimento e non voglio mettermi in cattiva luce con troppe assenze. I concorrenti temibili non sono gli altri europei che definirei quasi pelandroni quanto noi italiani. Inglesi,Tedeschi, Francesi, Nordici in genere lavorano sì ma sono abituati a ricevere ottimi compensi per poche ore. I cinesi e gli indiani invece sono un problema, intelligentissimi e con una voglia di emergere che li porta via sono anche abbastanza spietati nella competizione accademica quindi bisogna stare in campana e produrre ricerca bene e alla svelta....

La prossima settimana penserà Dani (al momento fidanzatissima.... da tre settimane.... ma non durerà perché il giovin cavaliere si accascerà presto non avendo ben valutato qual selvaggio animale vorrebbe rendere domestico). Assai più facile sedurre Balena col tonno che mia sorella con bacini e carezze!

Veniamo al giallo e puntalizziamo subito una cosa:

un gentile signore mi ha scritto una email  dicendo che non apprezza chi scopiazza e commenta gialli che probabilmente non ho mai letto. Non ho capito perchè non abbia pubblicato un commento sul blog. Non rivolge contestazioni specifiche a me ma non vedo altre motivazioni nel suo scritto. Gli ho risposto in privato ma rispondo anche pubblicamente.
Tutti i libri dei quali parlo sono stati letti da almeno uno dei componenti il nostro gruppo. Di ogni testo possediamo l'originale cartaceo o in audiolibro. Quando posso cito sempre la fonte da cui traggo le notizie che inserico e se reputo che il pezzo sia citabile per intero cito l'autore all' inizio. Di più mi pare inutile dire.
Per stavolta fotografo sullo sfondo del  tavolino di Dante  le copie originali di ciò di cui parlo nel blog.

Stavolta voglio fare un piccolo passo indietro e ricordare due italianissimi giallisti che nella cronistoria apparsa nei precedenti post avevo dimenticato.

si tratta di Alessandro Varaldo
e di Giuseppe Ciabattini.


Alessandro Varaldo, il genovese che inventò il noir
Tratto da: Il-Giornale_Genova_16-Gen-2008_Pag49   Autore:   Rino Di Stefano
Se a una delle tante trasmissioni televisive a quiz chiedessero quale fu il primo libro giallo di autore italiano pubblicato in Italia, è probabile che ben pochi, se non pochissimi, saprebbero rispondere. Si tratta infatti del libro "Il sette bello" del ligure Alessandro Varaldo (Ventimiglia 1876-Roma 1953), pubblicato nella primavera del 1931 da Arnoldo Mondatori Editore. Varaldo fu uno scrittore assai prolifico ai suoi tempi e arrivò addirittura a pubblicare fino a quattro libri l'anno. Eppure, oggi, il suo nome è conosciuto quasi esclusivamente dagli studiosi e dai rari appassionati del genere noir che ne hanno studiato le origini.
Quel libro segna davvero un punto di partenza per il romanzo di stile poliziesco nel nostro Paese.Alla fine degli Anni Venti il romanzo poliziesco era opera quasi esclusivamente di autori stranieri, soprattutto di lingua inglese. Maestri indiscussi erano autori come S.S. Van Dine, Edgar Wallace, Robert Louis Stevenson e Anna Katherine Green. Ma siamo nel pieno del fascismo e il proliferare degli scrittori stranieri non piaceva affatto a Mussolini e camerati. Soprattutto in un periodo in cui si tendeva ad abolire tutte le parole estere e a italianizzarle. Così il governo fascista promulgò una legge a difesa degli scrittori italiani imponendo che in qualunque collana ogni cinque autori almeno uno fosse italiano. Arnoldo Mondatori, che da tipografo e libraio era diventato il più importante editore italiano dopo aver intuito quello che sarebbe stato lo sviluppo del fascismo in Italia (stampò i manifesti della marcia su Roma nel 1922 e ne ricavò ottime occasioni di lavoro come la stampa del testo unico per le scuole elementari nel 1930) immediatamente capì che il genere poliziesco avrebbe avuto un gran futuro, e allora incaricò Varaldo di scrivergli il primo romanzo che, dal colore della copertina, sarebbe stato il primo "giallo" italiano: il Settebello
La lettura di questo libro è davvero consigliabile per capire quale fosse la realtà sociale dell'epoca. Estremamente chiara, la scrittura è anche accattivante e coinvolgente, pur se inevitabilmente datata. Il romanzo, infatti, racconta la storia di quattro amici (un eterno studente, un maggiore dei bersaglieri, un pittore e una studentessa) che un giorno, per amore di avventura, rispondono ad un annuncio su un giornale cacciandosi in una situazione senza via d'uscita. E così, credendo semplicemente di giocare con l'ignoto, improvvisamente tutti e quattro si ritrovano in qualche modo coinvolti in un omicidio.
L'originalità del racconto sta nel fatto che ogni singolo protagonista di questa storia espone la propria versione dei fatti. Per cui, in definitiva, il lettore si troverà a leggere i quattro racconti degli amici, più quello del commissario di polizia che conduce le indagini sul delitto.

Giuseppe Ciabattini.
Scrittore, regista, commediografo e attore, nato ad Aulla, piccolo paese in provincia di Massa Carrara, nel 1882 e morto a Milano nel 1962 è noto, oltre che per aver recitato in numerosi film di gran richiamo, anche per aver lavorato per la radio.
Per questo media ha infatti creato numerosi e famosi personaggi, alcuni dei quali protagonisti di gialli radiofonici, tra cui, con lo pseudonimo di Giuseppe Catiani, l’ispettore Scala, presente nei radio sceneggiati “L’ispettore Scala” e “L’Ispettore Scala è in piedi”.
Nel 1956, inoltre, ha dato vita a due romanzi gialli molto originali.
Questi libri, pubblicati sulla testata “I gialli Mondadori”, sono ispirati a sei racconti, raccolti con il titolo “Sei casi per Tre Soldi”, trasmessi in un primo momento dalla radio e, in seguito, pubblicati dalla Mondadori in appendice ai volumi del giallo.
'Tre Soldi' è un vagabondo che, insieme ad un suo amico, va in giro per la periferia di Milano alla ricerca di pezzi di carta da raccogliere e rivendere. A questo unisce una passione: leggere e in particolare leggere libri gialli. E quando si ritrova nei negozi dei rivenditori di carta per motivi 'professionali' molto spesso si perde nella lettura dimenticandosi persino degli affari.
Ben presto, grazie anche ad una certa capacità di ragionare sviluppata dalla vita solitaria, 'Tre soldi' acquisisce una notevole tecnica investigativa che mette all'opera non per denaro o per divertimento, ma solo per umanità.
Gli ambienti che frequenta spesso gli forniscono dei 'casi' e il nostro simpatico vagabondo è subito pronto all'azione spinto da un istintivo senso di giustizia e di onestà e ,'perché no', anche dal desiderio di avventura. Così, prima che la polizia giunga alla conclusione, al Commissario di zona verrà recapitata una lettera'piena di errori di ortografia, ma con la soluzione del mistero !

Di Giuseppe Ciabattini inserisco una vera e propria chicca trasmessa da Radio Rai nel 1953! Neppure zio Dante era nato!

   
Visto che anche il giallo di Vichi ambientato a Firenze è piaciuto a diverse persone (Come scrivemmo in un precedente commento si è aggiudicato il premio Scerbanenco per il miglior noir italiano del  2009) anche questo appeartiene alla personale biblioteca di zio Dante come potete vedere dalla foto analoga a quella dei gialli


continuo ad offrirvene l'ascolto, basta cliccare sopra le scritte sottostanti

quarta parte
quinta parte
sesta parte

Un abbraccio, Vi lascio in buone mani

Bobby




sabato 19 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n. 559 "quante cose oggi"

Pensavo che questa puntata scorresse liscia cogli auguri e il post, invece......

mi ci girano le palle quando digito Gabriel nella finestrella di Google e mi appare Gabriel Garko al primo posto. Ecco questa è la perfetta manifestazione  di questo mondo del cazzo e son quasi contento che Gabo si sia messo in viaggio pei prati del Gatto Eterno levandosi da questo merdaio. 
Quand'ero giovane io la musica era diversa e tutti sapevano chi era Gabo senza pronunciare per intero il nome di  Gabriel José de la Concordia Garcìa  Màrquez.
Lo conoscevo già da tempo ma quando lessi per la prima volta "Cronica de una muerte anunciada" le prime parole : El dia que lo iban a matar
mi colpirono così tanto che ancora oggi mi ricordo tutta  a memoria la prima pagina in spagnolo. Trovai infatti  il libro a Caracas dove per avventura facevo il lettore d'italiano all' università ed era ovviamente in spagnolo. 
Di te si sa tutto magico  affabulatore  e compagno delle mie migliori ore di lettura quindi non aggiungo altro che la raccomandazione al  Gato Eternisimo


 perchè vegli sui tuoi prossimi infiniti anni. Del resto il Signor Gatto ha un sorriso sornione che somiglia al  tuo e ci  andrai sicuramente d'accordo.

In tuo ricordo offro in dono ai nostri lettori qualsiasi opera (delle tue) che essi desiderino.
scrivete il titolo  a esserinoebalena@email.it e la riceverete quanto prima 

credo proprio di averle tutte e se qualcuno mi indicasse un titolo che non conosco mi farebbe un enorme regalo facendomi prendere coscienza del fatto che posso gioire ancora di qualche tua pagina.

Non voglio dimenticarmi gli auguri

BUONA PASQUA a TUTTI

Holly ha preso i numeri della lotteria organizzata da un vinaio vicino casa ed ha vinto il primo premio azzeccando il 75 come primo estratto di Venezia. Una bella cesta che faceva mostra di sè fra i tini


 e ora poggia sul nostro tavolo di cucina. 


Faremo sparire la cesta perché altrimenti ci sarebbero lotte fratricide per accaparrarsela.

Infine la favola della settimana.
vi metto due capitoli audio del simpaticissimo
Bertoldo Bertoldino e Cacasenno

legge sempre Silvia Cecchini alla cui voce sono particolarmente affezionato.
cliccare qui per il primo capitolo
cliccare qui per il secondo capitolo

tutto l'audiolibro è pesante e quindi i pezzi successivi li troverete nei miei post futuri del sabato

Un abbraccio a Tutte/i  
 da Dante Holly Dani Bobby Esserino e da un essere speciale
che ha voluto comparire per ultimo 

in cuanto dicie che il nuntimo che mete la firmassione cola sampa cuello era colui che contava davero sendo eso medesmo
il Gato Dogie Serenisimo

B  A  L  E  N  A

giovedì 17 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n. 558 " ecco la sciarpa e il suo messaggio"


MI PIACCIONO LE PAROLE MA AMO I FATTI un abbraccione a tutti da Holly

CHIOGGIA. Corso del Popolo in rosa. Il centro storico si è tinto del colore più delicato per ospitare la sfilata della sciarpa realizzata da donne, famiglie, scuole e associazioni per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione.
Una sciarpa rosa di 1.920 metri, che ha coperto tutto il Corso da Vigo a Santa Maria, e centinaia di donne, di tutte le età, vestite di rosa.
Tanti volti per un unico messaggio: lo screening può salvare la vita. L’idea di realizzare la sciarpa più lunga del mondo (le misurazioni dei giudici per entrare nel guinness verranno fatte fra qualche settimana quando la
sciarpa sarà esposta in ospedale ndr) è partita a Natale dalle donne dell’Andos (Associazione donne operate al seno) e ha subito entusiasmato tutti. Asl 14 e amministrazione hanno dato pieno sostegno all’iniziativa e col passaparola centina di donne si sono messe a sferruzzare per realizzare le porzioni che, assemblate a fine marzo, hanno prodotto la lunghissima sciarpa.
Il culmine dell’evento con la sfilata in corso del Popolo. Donne di tutte le età, bambine, mamme e nonne, si sono ritrovate a Vigo per mostrare il frutto di mesi di lavoro e “avvolgere in un caldo abbraccio rosa” tutta la città.
«Volevamo far parlare della prevenzione», spiega la presidente Andos, Silvia Pagan, «con un gesto che coinvolgesse la città e ci siamo riuscite. Abbiamo condiviso questo progetto con decine di associazioni che ci hanno creduto e con tante donne che con passione ci hanno dato una mano. Il messaggio che deve arrivare è quello di aderire alle campagne di screening perché solo una diagnosi precoce può salvare la vita».
Emozionata per la massiccia presenza l’assessore alle pari opportunità, Silvia Vianello: «Mai avrei creduto di vedere così tante persone oggi», spiega, «abbiamo centrato l’obiettivo. Purtroppo l’adesione a Chioggia alle campagne di screening è ancora bassa, ci auguriamo che passi il messaggio».
Il corteo è partito da Vigo srotolando pian piano la sciarpa lungo tutto il Corso per arrivare a Santa Maria e tornare indietro. Nei pezzi di sciarpa si potevano leggere i nomi delle signore o delle associazioni che hanno partecipato. Tra queste anche le donne del centro diurno “San Rocco” di Piove di Sacco, ma anche famiglie di Roma e del Sud che hanno letto dell’iniziativa sul sito nazionale dell’Andos.
«Per sconfiggere il cancro serve informazione», ricorda il responsabile del Dipartimento di prevenzione dell’Asl 14, Massimo Boscolo Nata, «ci auguriamo che gli inviti agli screening non siano cestinati».

martedì 15 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n. 557: referendum tra i nostri lettori

Conversando davanti a una birra ghiacciata,che ormai comincia a richiedersi, mia sorella Dani argomenta sulla opportunità o meno di mantenere vivo il blog. Dapprima la guardo sconcertato, il blog l'ho creato io nel lontano 2007 ma senza di lei  si sarebbe spento alla 4a puntata. Dani ha sempre dato voce a Balena, e in mia assenza anche a Esserino, rendendoli quelle figure uniche e inimitabili che sono. Lei ha sempre punzecchiato Dante perché mettesse su carta le amenità con le quali ha allietato la nostra giovinezza e quando Dante ha mostrato il fiato corto e una certa disillusione nei confronti di tutto e di tutti è sempre stata mia sorella a trascrivere ogni sua battuta e a convincerlo affinché le passasse almeno qualche fogliaccio di carta scritto a penna. Senza di lei anche la zia si sarebbe presto defilata. La zia è un'anima pratica, adatta per i sit in di protesta e gli sciarponi a sostegno della prevenzione, gran cuoca e pasticcera ma non è certo una di quelle tipe che sostituiscono il reale col virtuale, anzi mostra una certa insofferenza anche per chi tra la fascia degli amici evidenzia troppa dipendenza da tastiera e monitor o da androidi e simili. Mi son messo per ultimo ma anch'io ho collaborato poco pensando in primis al lavoro all'università, poi agli amori, alla salute, al riposo, allo sport e infine a questa paginetta alla quale, tuttavia, tengo tanto.

Da Livorno non ci arriva più niente, lamenta Dani, le persone che ci leggono son sempre le solite 4 o 5 carissime amiche della prima ora ma son sparite tantissime figure che allietavano e rendevano vivace la striscia dei commenti quasi quanto il post in se stesso.

Obietto che se i commenti non son tanti le persone che aprono la pagina sono almeno una cinquantina per ogni post e che per quanto riguarda i libri gialli ho ricevuto direttamente a esserinoebalena@email.it almeno una quindicina di richieste dei libri che avevo offerto gratuitamente.

Infine foss'anche una sola la persona alla quale dà gioia leggere "fatevi i gatti vostri" sarebbe motivo sufficiente per spendere i 5 o 10 minuti necessari alla scrittura e alla messa on line.

Comunque visto che son solo a difendere questa posizione,

visto che le mie ragionevoli ragioni hanno sortito meno effetto della birra su  mia sorella Dani,

visto che a zio Dante pare essere subentrato un monaco Zen per il quale tutto è utile e tutto è inutile tutto bello e tutto è il contrario di bello e per il quale infine anche l'interrogarsi sulle cose è atto ed espressione dell'umana stoltezza

visto che la zia non si esprime se non asserendo che a lei non fa fatica dare il suo contributo ma dubita che possa interessare a qualcuno

chiedo ai nostri lettori se per alcuni di loro il fatto che noi ci si impegni a mantenere in vita il blog possa rappresentare un momento anche minimo di interesse e di diletto.

E' un referendum abbastanza informale ma vi prego di rispondere con sincerità e possibilmente numerosi.

Qunidi  anche chi apre la nostra pagina senza scrivere abitualmente commenti è pregato in questa occasione di lasciare un rigo dicendoci: "andate avanti" oppure "andate al diavolo".

Ed eccoci all' appuntamento consueto col nostro Martedì Giallo.

 Dato che sono un ottimista e spero che il blog goda ancora di lunga vita, inizio oggi la pubblicazione  di uno stupendo giallo  a puntate da ascoltare:
si tratta di un gran bel lavoro, "MORTEAFIRENZE"  di MarcoVichi, scrittore fiorentino che ambienta una inchiesta dagli incredibili risvolti nell' ormai lontano novembre del 1966.

Un delitto agghiacciante trova ambientazione all'interno della vasta cornice dei giorni dell' alluvione. Ben oltre il semplice giallo, il lavoro di Vichi include, riflessioni sull' esistenza, illusioni, disillusioni, amori. Il tratteggio dei personaggi è completissimo e completissima e perfetta la descrizione delle strade, degli itinerari perfino degli angoli di una Firenze che zio Dante, che ci ha fatto l'università (tanto per non andare a Pisa) mi assicura che è descritta alla perfezione. Aggiungo che ci son pagine esilaranti e pagine toccanti che mi hanno lasciato col nodo alla gola. Davvero Buona e intensa la lettura di LorenzoDegliInnocenti che pur non avendo una voce di quelle che fanno strappare le mutande (a Dani)  legge con perfetta enfasi e senza sbagliare una virgola.
L' avvocato del diavolo:
Forse per i puristi del giallo non rappresenterà un lavoro perfetto, l'indagine occupa non più di un terzo del romanzo e altrettanto spazio è dedicato all' alluvione, a storie di partigiani e a un' amore impossibile che sboccia per un commissario di 56 anni. Il  ns ommissario  non è un Poirot  che esamina tutto e ricostruisce alla perfezione anzi commette umanissimi errori e ne paga le conseguenze ma proprio per tale motivo è molto più vicino al reale di quanto lo siano i detectives ai quali ci hanno abituato gli autori classici del genere  giallo.

Sono moltissime  puntate ma si ascoltano che è un piacere, magari davanti a un buon bicchiere di vino che il protagonista (commissario FrancoBordelli) consuma in misura analoga a un nostro familiare:....a fiaschi.

Buon ascolto
qui ci sono le prime tre
clikkando sui singoli links sottostanti scaricate il file audio che potrete ascoltare con comodo.
1 punt
2 punt
3 punt



provate ad ascoltarle, se vi piacciono Vi farò ascoltare anche le altre
un abbraccio Bobby



sabato 12 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n. 556 " Buettino "

Quand'ero piccino la mi zia, che a dire il vero era zia dela mi pora mamma (pora = povera perché è morta, come si dice noi, ma era anche piuttosto povera quanto a risorse economiche) dunque la su zia, che  si chiamava Idea  ed era sorella dela su mamma Inesse e che a me mi faceva da nonna visto che la mi nonna Inesse era morta di cuore quando la mi mamma aveva sedicianni e non mi aveva ancora fatto, mi raccontava Zidea (noi si dice tuttattaccato ) la novella di Buettino. Si tratta più d'una fiaba che d'una novella, a voler essere precisi ma in Toscana spesso si usa un termine per l'altronon perché si sia ignoranti delle classificazioni dotte in merito ai generi letterari ma perché s'è bevuto l'anarchia insieme al latte dela mamma e ci piace sovvertire gli ordini precostituiti. Dunque la novella di Buettino, alla lettera Buchettino,

 si ripeteva durante le lunghe sere intorno al focarile. Il focarile modo popolare di chiamare il focolare, da noi era una enorme cappa da camino che si stendeva tra due muri di casa, sotto la cappa c'era una grossa buca con attaccato il paiolo e nella quale ardevano i ceppi. Sul davanti, l'accesso al sottocappa che era alta da terra circa un metro e sessanta, era delimitato da un muretto nel quale erano scavati fori coperti da griglie. Sostituivano i più moderni fornelli a gas. Nelle buche si metteva la carbonella, gli si dava foco e la carbonella accesa, sotto le griglie permetteva a tegami e pentole posti sulle grigli di raggiungere la temperatura necessaria alla cottura dei cibi. Spenti questi fornelli, la sera, dopo mangiato si poneva un asse di legno sul muretto eci si sedeva sopra, quindi si era sotto la cappa con davanti un ceppo che ardeva nella buca. Io mangiucchiavo dei biscotti fatti in casa, zia Idea beveva un caffè alla livornese fatto d'orzo (dimolto) caffè (poco perchè non la faceva dormire) cognacche.Il cognacche era l'Admiral tre stelle prodotto dalla Bertocchini di Livorno che si usava come disinfettante, come liquore da offrire al prete quando benediva le case e al carbonaio quando portava la balla di carbone bestemmiando su per le scale. Qualche volta lo davano anche a me quando mi doleva la testa, così mi faceva rigettare e tutto tornava a posto. Ne metteva dimolto perché la faceva dormire bene senza pensare troppo al letto lasciato terribilmente vòto dal  su marito Alvaro che era internato in manicomio per aver chiappato la sifilide con qualche tegame - leggi puttanone - )
Il repertorio di Zidea era poco vario e monotono, specie quando di caffè col cognacche ne aveva bevute due o tre tazze, variva dalla novella dello stento che dura tanto tempo te l'ho a dire o te la dirò si o no. E poi la fregatura se dicevi sì te la ripeteva uguale, se invece dicevi no l'incipit doventava se mi dicevi sì e nvece hai detto no (con severo tono di rimprovero) t'averei raccontato la novella delo stento chedura tanto tempo....e te la ridiceva uguale stimolando la crescita de' coglioni giusto perche anche un bimbo potesse dire oh zia e m'hai macinato le palle con codesta novella.
L'altra era quella di Buettino che a me piaceva perchè vi si parlava di piscia e di cacca. Appena la zia diceva la parola "piscia" io me lo tiravo fori e dicevo serio: "O zia se'ondo te se piscio sur foco ce la fo a spengelo?"
Lei rispondeva:"secondo me Dantino e ti piglia foco 'r gigi". 
E io allora ,trionfante, chiosavo non riuscendo a trattenere le risa: 
"e allora.....e allora... pore le fie (povere le fiche) dele tu amie (delle tue amiche)!" 
E questa seconda parte la dicevo svelto svelto ché non sapevo cosa volesse dire ma l'avevo sentito dire a zio Arvaro e quindi non doveva di certo essere qualcosa di "pulito".
Al su marito, quando s'attaccava alla bottiglia del tre stelle,  Idea gli berciava: Oh Arvaro feniscila con codesto cognacche che t'infiamma e poi ti brucia l'uccello
al che lui immancabilmente replicava: "bene se mi brucia l'uccello pore fie dele tu amie".

E così dato che è doventata una novella anche il resoconto dell' ambiente domestico in cui l'ascoltavo non mi resta che abbracciarvi e leggervela io la novella di buettino.
a proposto il mi babbo è a casa, il gatto non so dov'è, dino è sempre compagno (si comporta sempre alla medesima maniera) don Luigi lo sapete da Holly. Zanzarina è doventata uno schianto di ragazza e lavora come frilens pe alcune testate locali. Il tafanino cià tre fidanzate in contemporanea e lo sanno tutte e tre ma pare gli stia bene così. Ampelio e Nara invecchiano piano e leticano (litigano) tutti i giorni. Livorno è piuttosto sudicia e la gente mi pare stia diventando come tutti l'altri posti. Adulti seri e incazzati e giovani appiccicati ar telefonino a struscio.
Dante

potete ascoltare la fiaba qui sopra

giovedì 10 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n.555 " Se me la dai te la porto in paradiso" Don Luigi.

La situazione odierna mi induce a tralasciare l'argomento "economia domestica" dando spazio ad un aggiornamento che avrei preferito fosse diverso ma tant'è.

Da oltre 10 gg. Dante è dal suo "babbo" il cui cuore ha iniziato a far capricci. Dato che nei periodi di magra (mi riferisco alla salute perche per quanto attiene al borsello sono periodi di magra da sempre) si trasferisce a Follonica dalla sorella è stato ricoverato presso il locale ospedale. Lì, poichè i tagli hanno tolto personale e macchinari, non hanno potuto fare granchè e lo hanno trasferito a Grosseto. Pare che in tale ospedale la cardiologia occupi un posizione  cosidetta "d'eccellenza". Hanno rimesso a posto tutti i registri ma..complici le nuove leggi che recitano: dimetteteli quanto prima perchè COSTANO, lo hanno rimandato a casa martedì. Un giorno di serenità e poi via di nuovo al pronto soccorso perchè il cuore non ne vuol sapere di stare a regime.

Dante, poveraccio, fa sueggiù di continuo e lo sento davvero stanco.
Nei lunghi anni trascorsi insieme ho imparato che quando ha problemi diventa laconico e quasi si estranea, in questo momento, purtroppo, tutti i suoi pilastri  affettivi scricchiolano e tale instabilità lo prostra parecchio.
Le cose che gli son sempre state più care, oltre quella ovvia di cui cerco di rifornirlo, nonostante i malesseri e le stanchezze dalle quali sono anch'io vessata sono:
il su' babbo, il gatto Ito, Dino, Don Luigi e Livorno.

il babbo sta come sta, l'ho appena detto sopra.

IL mitico gatto Ito è sparito. Da quattro mesi non si è vist nei luoghi soliti nè dalle vicine alle quali Dante lasciava l'approvvigionamento di cibo e medicine. L'ultima volta è stato visto poco dopo Natale e tutte le sue nutrici sono concordi nel dire che non pareva neppure lui da come stava bene. era tanto grosso che non passava tra le sbarre del cancello dove gli veniva messo il piatto e aveva un bel testone rotondo.
Ito è un grosso gatto, non per caso ha generato Balena ed Esserino che sono gatti di taglia nettamente superiore alla media, ma grasso da non passare dalle sbarre non lo era mai stato, inoltre marcava stretto il suo territorio. Tato che si può per certo escludere che le vicine lo sbaglino per un altro micio, dato che conoscevano anche la dislocazione delle cicatrici i casi son due:ù

Quando i gatti gonfiano repentinamente  hanno i reni spappolati  (ipotesi di Dante)

Ha trovato una famiglia che lo nutre benone ed essendo vecchio si è ritirato presso di loro (ipotesi mia)

comunque Dante, anche senza dirlo sta soffrendo e non gli si può far cenno ad  Ito che si innervosisce e risponde malamente.

Dino attraversa un periodo di depressione profonda e incolmabile e beve, beve, beve, fino a stordirsi, spesso Zanza lo deve accompagnare a casa col motorino perchè barcolla.
Ampelio, barista del Bar Nado che è il covo della cellula livornese,   cerca di rifiutargli il bere ma  pare che Dino lo apostrofi così: sei un amico? Vuoi il mio bene e non vuoi darmi bere? allora vai a prendere la doppietta e prestamela un quarto d'ora perchè io qui non ci so più bene.
Dante sente che prima o poi Dino si ammazzerà e siccome son come fratelli, soffre ma in silenzio perchè secondo lui quando un uomo prende il fucile per parlare a molti va fermato ma se ci vuole fare un discorso vis a vis va lasciato stare. 
Cultura del cazzo che non condivido ma che loro toscani amano e rispettano quasi che a togliersi dal mondo sia un atto di coraggio. Per me non lo è affatto ma del Micio (mi riferisco a quello del racconto di Dante, quello che si ghigliottinò sulle rotaie) ad esempio, loro parlano come di un eroe.
Dante ha anche scritto un racconto che ho trovato in un cassetto, si chiama eutanasia calibro 12 e per quanto sia bello e ricco di riflessioni, come spesso accade nei suoi scritti, a me fa tanta paura.

Veniamo a Don Luigi, 
mentre Uliano ha conservato un ottima testa, purtroppo mal servita dal corpo, l'altro patriarca (hanno entrambi 86 anni e furono prima ragazzi, poi partigiani, insieme) ha un corpo che lo serve ancora bene ma pare che la testa faccia cilecca e parecchio. Come saprete, se ci leggete da tempo, Don Luigi è stato più devoto alle sottane che alle ostie e adesso che la vecchiaia gli ha fatto allentare i freni inibitori pare che la chieda a ogni signora che incontra.
 L'argomento verbale smbra essere questo: non ti posso salvare l'anima, per quello ci vorrebbe almeno un papa o un padre pio ma un pezzettino di te lo posso salvare. Se ma la dai la porto nell'aldilà attaccata al mi uccello.
Credo che se fosse qui a Venezia lo internerebbero o gli farebbero un T.S.O.  ma lui opera a Livorno e le sue conterranee non si stupiscono troppo e anzi pare con prontezza gli replichino: "Don Luigi,  a sapere che almeno quella la salvo, ve la darei anche... ma il problema don Luigi è a trovavvelo l'uccello a codesta età.
(per le parti in toscano nelle quali sicuramente ho commesso errori mi sono avvalsa di mia nipote che, pur essendo veneziana ama la dialettologia e di un resoconto fornitoci da Zanzara.
un abbraccio da Holly

mercoledì 9 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n. 554 " Sciascia giallo o noir? "


Ci sarebbero una piazza “silenziosa nel grigio dell’alba”, un venditore di panelle, il bigliettaio che chiude lo sportello dell’autobus, due colpi squarciati, a lupara e un uomo vestito di scuro, che per un attimo rimane sospeso, “come tirato su per i capelli da una mano invisibile”, all’origine del giallo siciliano contemporaneo. Stiamo parlando dell’inconfondibile incipit de Il giorno della civetta, il romanzo di Leonardo Sciascia che ha sicuramente riscosso più successo di pubblico.
Siamo nel 1961 e lo scrittore di Racalmuto, d’un colpo, legittima il romanzo poliziesco come vero e proprio genere della letteratura. E lo fa scompaginando ereticamente le regole, e dimostrando che il giallo può ancora essere un dispositivo narrativo che provoca diletto, sano godimento nel lettore, anche se diventa una sofferta indagine storica, un’inquietante ricognizione delle anime umane. Il poliziesco, dunque, come esplorazione problematica, e come inchiesta metafisica: ecco gli ingredienti che pian piano faranno dei romanzi di Sciascia libri attualissimi e palpitanti, nel cui imo sarà facile scorgere la biologia dell’Italia intera.
Per dirla in breve, dopo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, il poliziesco anarchico e maccheronico di Gadda, forse eccessivamente aperto per rientrare nella categoria, è in terra siciliana che avviene lo sdoganamento ufficiale della detective story. E sempre nell’isola, grazie alla competenza di Sciascia, si assiste alla ripubblicazione di molti ottimi giallisti: Rex Stout, Holiday Hall, Collins, Hammett, Glauser e tanti altri. La Sicilia, dunque, diventa quasi per vocazione la capitale del thriller.
In realtà, le cose non stanno proprio così: la storia del giallo siciliano va necessariamente retrodatata, dal momento che già prima di Sciascia l’isola era stata la culla non tanto del poliziesco, quanto del noir. E proprio a questo proposito, occorre fare una comunicazione di servizio: usati impropriamente come sinonimi, giallo e noir sono due generi differenti. Tanto il primo è rassicurante, con il lieto fine che per lo più ristabilisce l’ordine inizialmente violato, quanto il secondo non sopporta l’happy end, improntato com’è a un nichilismo anarcoide e assoluto. In poche parole, il giallo, anche se problematico, ammette uno spiraglio di salvezza; il noir, invece, trascina il lettore in una spirale di sfiducia e pessimismo, quasi cosmico. Spesso però capita che giallo e noir si contaminino, sfumando l’uno nell’altro: basti pensare allo Sciascia del Contesto e di Todo modo. Uno Sciascia sempre più cupo, quasi noir, come recita il titolo di uno dei suoi più bei libri, Nero su nero appunto: la nera scrittura sulla nera pagina della realtà.

tratto dal catalogo del "Noir in Festival" 2004 di Courmayeur

Il giorno della civetta è un romanzo di Leonardo Sciascia, terminato nel 1960 e pubblicato per la prima volta nel 1961 dalla casa editrice Einaudi.
Il racconto trae lo spunto dall'omicidio diAccursio Miraglia, un sindacalista comunistaavvenuto a Sciacca  nel gennaio del 1947 ad opera della mafia
Sciascia aveva già iniziato a scrivere di mafia nel 1957  recensendo il libro di Renato Candida comandante dei carabinieri ad Agrigento, al quale si è ispirato per tratteggiare il personaggio del Capitano Bellodi, protagonista del romanzo
La prima edizione venne anticipata sulla Rivista "Mondo Nuovo" del 9 ottobre 1960 e la prima edizione comparve con una "Nota" che dichiarava la verità sottintesa alla finzione del romanzo scritta in una libertà non piena ma significativa nei confronti di una letteratura che fino a quel momento aveva fornito della mafia una rappresentazione apologetica e di una società che, negli organi politici e d'informazione, ne negava addirittura l'esistenza.
Questo concetto sarà ribadito nell'"Avvertenza" dell'edizione scolastica del 1972.

fonte wikipedia

Se non avete questo bellissimo libro richiedetelo a esserinoebalena@email.it
di Sciascia ho anche altri titoli assai interessanti
a ciascuno il suo
una storia semplice
todo modo
il contesto
la corda pazza
porte aperte
la morte dell'inquisitore
la strega e il capitano 

per gli amici che ne desiderassero uno o più, vale quanto detto per il giorno della civetta

idem dicasi per tutti i libri di Giorgio Scerbanenco che avevo elencato nel precedente post
un abbraccio a tutti 

Bobby

sabato 5 aprile 2014

Fatevi i gatti vostri n.553 "roba vecchia riletta da me"









Sono dal patriarca. Purtroppo martedì gli è  impazzita la pompa e andava oltre 200  battiti al minuto. Pare che la vecchia scorza abbia retto ma ci ha fatto stringere il culo per la paura. Ancora non son potuto andare nemmeno da Ito.

Per l'impegno del sabato sera rimedio con un racconto tratto da vicenda vera che postai già su blogghespotte.

 

Stavolta aggiungo una lettura fatta da me.

L'immagine che accompagna la lettura è un mio cyberquadro e si chiama pentagor.

Pentagor è un'entità terrificante ma di fondo salvifica che accompagna i morti oltre l'arcobaleno nei prati dove regna il Gatto Eterno. Perché un demone? perché santi santerelli e angioletti mi stanno sulle palle e cercherebbero di dirottarmi verso i luoghi prescelti dai preti mentre io voglio andare tra i gatti e ci voglio trovare i miei amici, a costo di mangiare croccantini per l'eternità.

Un abbraccio da Dante



ecco il testo



Il Micio  era un soggetto bizzarro, nato una decina d'anni prima di me al secondo piano di una casa sulla cantonata dove la strada voltava repentinamente, aveva trascorso un' infanzia più o meno uguale a quella di tutti noi  e per quanto mi sovvenga alla mente le sue uniche peculiari caratteristiche eran quelle di chiamarsi come la sorella Licia detta la micia e di imitare benissimo il verso del gatto in amore. Io crebbi e andai via per studiare, lui rimase nell'area natìa, lavorava in fabbrica e appena usciva dal lavoro, si fermava da Nado senza nemmeno passare da casa. Tanto non aveva messo su famiglia e c'era molta più allegria al barre che a casa sua.   Cantava bene e si arrangiava con la chitarra sicché c'era sempre chi pagava un giro di vino per far capannello intorno a lui. Alle battute sui suoi rapporti con le donne rispondeva con una storiella che provocava ilarità tra gli avventori. "Sapete perché non ho moglie diceva?" e all' aria interrogativa degli astanti rispondeva: "perchè non ho la macchina".
"Dai micio cosa c'entra la macchina con la moglie?" chiedavan di rimando alcuni e lui
non m'avete capito proviamo a metterla così
"sapete perché non ho la macchina? Perché non voglio impegni e costi fissi quando mi serve chiamo un taxi svolge il sevizio che gli chiedo, lo pago e siamo tutti contenti."
qualcuno, più tardo chiedeva "e che c'entra con le donne?"
"colle donne fo uguale no?!" ribatteva il micio, "gli chiedo il servizio che mi necessita le pago e siamo tutti contenti". Si levavan le risa e forse nasceva anche un po' d'invidia in quelli che sapevano come, tornando a casa barcollanti, li aspettasse una di quelle tiritere che li facevan rimpiangere di averla presa la moglie.
Così quando tornai a visitare i miei, lo vidi una sera mentre teneva banco da Nado e rispondeva in rima a chi si metteva a tenzone con lui.
Poi lo persi di vista e fu forse un' anno dopo che il Tafàno (questo era Alvaro detto il tafano da cui ha preso il soprannome Riccardino detto il Tafanino e adesso Tafano anche lui, noto per aver fatto Livorno-Treviso inseguendo un perizoma intravisto sotto una gonna sventolante ai 4 Mori) che il Tafano,dicevo, mi raccontò dell' ultima impresa del micio.
"Pensa Dantino"* mi fa il Tafàno "che la mattina è passato davanti al barre e aveva una borsa di plastica cor un guanciale che sortìva di fòri. Nian chiesto:" 'O micio, ma che vai al lavoro cor guanciale?'.
"Boia dè" aveva fatto lui "io le cose le fo sur serio se mi trovano a dormì mica mi devan trovà nascosto, e allora mi porto anche ir  guanciale' perché un ci sian dubbi che dormo."
Nessuno si accorse, mi disse il Tafano,  che non s'era diretto alla fabbrica ma in fondo alla strada aveva voltato per la stazione. Il diretto delle 7 e venti per Grosseto separò la testa  dalla prigione del corpo e la fece volare via dove sempre aveva forse sognato di andare.

Difatti una sua canzone sentita spesso al barre faceva così

la testa vola via
dietro la fantasia
e sogna di castelli
di dame di cavalli
mentre lascia gli orpelli
del mondo ai pincopalli*
vola lontan la testa
e qui a Livorno resta
un nulla permanente
fatto di tanta gente.....


ndr.
per chi non mi conosce bene il mio nick a Livorno è Dantino perché son robusto
e vado giù benino di poesia tant'è che mi chiaman Dante Da' vini Diversi per non far casino con Dante da' versi  divini (in fondo io l'Alighieri si fanno due generi diversi).

Il micio è esistito davvero e la sua ultima impresa fu proprio quella narrata, la canzone l'ho scritta io.

pincopalli sarebbero le persone qualsiasi, viene da Pinco Pallino.

giovedì 3 aprile 2014

Fatevi i gatti vostri n. 552: "Fenomeni casalinghi"



Oggi vi presento due fenomeni casalinghi: una pianta di menta che si rigenera da anni a dispetto di gelo, caldo torrido e bachi divoratori



Ecco l'altro fenomeno, il Re delle imitazioni, trionferebbe a Tale e quale show. Qui imita il Gato Dogie Serenisimo che vi ho mostrato la settimana scorsa nel bidet



Un abbraccio
Holly

martedì 1 aprile 2014

fatevi i gatti vostri n.551 "Gialli per gli amici dei mici"

Fin da ragazzo sono appassionato di gialli ma prima che Dante incontrasse zia Holly il mio repertorio spaziava dall' America all' Inghilterra con un ampia concessione alla Francia e all' opera di Simenon.
Un giorno lo zio mi buttò la un paio di libri ingialliti. Uno di Sciascia, l'altro di Scerbanenco. Due autori diversissimi ma con una identica capacità quella di avvincere il lettore fin dalle prime pagine. 
Per dovere di cronaca presento Scerbanenco in quanto i suoi primi passi nel noir furono mossi nel 1940.
Abbiamo  molti suoi testi nella nostra biblioteca cartacea:

Venere Privata
Milano calbro 9
I milanesi  ammazzano al sabato
Traditori di tutti
Nebbia sul naviglio
I ragazzi del massacro
il 100 delitti
il 500 delitti

se ne desiderate  qualcuno 
basta inviare una email col titolo che volete leggere  indirizzando  a

esserinoebalena@email.it

Un abbraccio da
Bob



GIORGIO SCERBANENCO

Kiev, 28 luglio 1911 – Milano, 27 ottobre 1969
Nato a Kiev nell'allora Russia imperiale da padre ucraino e madre italiana, Scerbanenco in tenera età si trasferì in Italia, dapprima a Roma, poi a 16 anni a Milano, al seguito della madre. Il padre fu ucciso durante la rivoluzione russa, la madre morì pochi anni più tardi. Costretto per motivi economici ad abbandonare gli studi (non completò nemmeno le elementari), Scerbanenco praticò molti e diversi mestieri, dall'operaio al conduttore di ambulanze, prima di arrivare al mondo dell'editoria. Collaborò a numerose riviste, tra cui noti settimanali femminili, come correttore di bozze, redattore, persino come titolare di una rubrica di "posta del cuore". Sempre ritenendosi di lingua madre italiana, l'essere considerato "straniero"[1] lo ferì incredibilmente durante tutta la sua esistenza. Morì nell'ottobre del 1969, all'apice del suo successo, in seguito ad un arresto cardiaco. Alla sua memoria è dedicato il più importante premio per la letteratura poliziesca e noir: il premio Scerbanenco.
Scrittore di incredibile prolificità e versatilità, Scerbanenco ha spaziato magistralmente in ogni campo della narrativa di genere: western, fantascienza, letteratura rosa, ma fu con il giallo che raggiunse una discreta fama, fino ad essere da taluni indicato come uno degli scrittori più importanti di questo genere. Non vi è dubbio, infatti, che sia da considerare tuttora il maestro ideale di tutti i giallisti italiani, almeno a partire dagli anni settanta. I suoi romanzi riletti oggi appaiono (al di là delle trame gialle spesso semplicistiche e delle 'trovate ad effetto' escogitate per mantenere alta la tensione), anche come uno spaccato umano e amaro dei nostri anni '60, che rivelano una Italia difficile, contraddittoria, persino cattiva, ansiosa di emergere ma disincantata, certo lontana dalla immagine edulcorata e brillante che spesso viene data degli anni del boom economico.[2] [3]
Il suo primo romanzo giallo fu Sei giorni di preavviso del 1940, in cui ideò la figura di Arthur Jelling; il successo arrivò però con la quadrilogia dedicata a Duca Lamberti, un giovane medico radiato dall'Ordine e condannato al carcere per aver praticato l'eutanasia ad una vecchia signora, malata terminale.
Lamberti in seguito diventa una sorta di investigatore privato che collabora con la questura di via Fatebenefratelli a Milano, in particolare con il commissario di origini sarde Luigi Càrrua, poi promosso alla carica di questore.
La serie di Duca Lamberti, iniziata con Venere privata nel 1966, porta l'autore a un successo di critica[4] e di pubblico, grazie anche alle molte versioni cinematografiche e ai riconoscimenti internazionali. Nel 1968 Traditori di tutti viene riconosciuto quale miglior romanzo straniero dal prestigioso premio francese Grand prix de littérature policière.
Nel 2006 è stata realizzata una docufiction sulla sua vita, con interviste e testimonianze di chi l'ha conosciuto, ad opera del regista Stefano Giulidori. È stata presentata con successo al Noir in Festival di Courmayeur 2006. Nel 2007 l'editore Garzanti pubblica una antologia di racconti di alcuni tra i più noti scrittori noir italiani dedicata al personaggio più famoso di Scerbanenco, Duca Lamberti, intitolandola Il ritorno del Duca. Molte sue opere sono state pubblicate negli ultimi anni: nel 1994 escono I milanesi ammazzano al sabato, Noi due e nient’altro, Appuntamento a Trieste e Cinquecentodelitti. Nel 1995 sono stati dati alle stampe Lupa in convento, Cinque casi per l’investigatore Jelling, Le principesse di Acapulco, Le spie non devono amare, Al mare con la ragazza e Non rimanere soli. Nel 1996 escono ancora Ladro contro assassino, Millestorie, Storie del futuro e del passato. Nel 1999, infine, I Ragazzi del massacro, Al servizio di chi mi vuole, La ragazza dell’addio.
La scrittura di Scerbanenco mette fine al processo di americanizzazione che fino ad allora era stato necessario nella letteratura gialla per dare una certa dignità ad autori e pubblicazioni nostrane. Il suo stile, caratterizzato dal ritmo incalzante e dalla cura nei particolari, fu molto amato pubblico di allora e riuscì a riabilitare il genere poliziesco che in Italia fino ad allora dipendeva da stereotipi.
Le sue storie sono ambientate in una Milano dove dilaga la delinquenza e l'indifferenza.
fonte (wikipedia e biografia di G. Scerbanenco)