sabato 31 dicembre 2011

Fatevi i Gatti Vostri N. 400 " Gran finale del Gatto Balena "

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E sendo che avano esi dieciduto che si favano cuatrociento posti ante dela finissione del lano 
alora tuti si avano sercitati in delo iscrivere tantisimi penzieri in sul lano che anda e in su lano che vieniscie ma amme mi avano lasiato il lonere di diciere il discorimento untimo del lano e io ava penzato dintanto che il vissido velme inscriveva penzieri di antri che mama dolciava che Dante cuntava che sansara crunacava e i veci guravano e no mi era escito nente di nente sennò che la popo che mi era escita sensa sforso in di dentro la mia castina del cieso ma cuesto non ci entrava coi laguri ansi era mellio copriscierla cola sabia. Dito cuesto avo penzato e penzato e in di tanto penzare avo dormisciuto pelo sforso e cuì eco che avo fato il sonio meravilioso che se era vero sarebe la solussione dei mali del mundo e che lo avo digià soniato e se ora lo risonio vole diciere che aveva stato fundamentale.
Ciera duncue io e ci era un tono ma no in scatula e no col sorcio era eso tono un pescie vivisimo e notante in del lacua. alora io lungavo la sanpa che era langavilissima e cor una sampata inpresionante pe fossa lo cavava dal lacua e incominciava a maniarlo e li maniavo a eso un bel pesso di carne di tono ma lui senteno che li doleva facieva la molla e riscapava nel lacua e alora io rinlungavo la sanpa e maravillia dele maravillie li aveva risuscissionata la cicia e io lo maniavo da un nantra parte e eso inscapava in del lacua e li ricrescieva la cicia e io lo ripilliavo e chiamava serino e in due si maniava tanta roba di eso ma eso senpre rinfilava in del lacua e si rifacieva intiero e serino dicieva che si chiamava il miraculo del gato e del pessie e era inscrito nell' ibro del Sinior Gato Eternisimo che vole bene a tuti anche ai toni e ave dato un modo di maniarli e che esi non sieno maniati ma rifaciuti novi.
Alora in cuesto sonio ciera il laugurio che nisuno deba faciere male ali altri pe maniare eso e il laugurio che il Gato Eterno ci pensa a un solussionamento come di cuesto




e così anche del lano che finiscie e rinascie penzo che era bene




Gato Balena








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fatevi i gatti vostri n. 399 " Firenze San Silvestro 1974 "



Firenze 1974 (avevo vent'anni)
Si respirava già aria d'anno novo nelle stradette del centro che reticolano tra s. Ambrogio e Piazza dei Ciompi. Grande affaccendarsi tra il mercato della frutta, per l' occasione aperto in appendice pomeridiana, e il mercatino delle pulci che proponeva un vastissimo repertorio di bric a brac. Una signora che non aveva rinunciato alla pelliccia zampettava tra le sconnesse pietre di via de' Macci e io, come al solito ciondolavo a cavallo della mia  decrepita vespa. Scommettevo, tra me e me, su quanto fosse rimasta ritta la signora e valutavo   dala qualità dele zampe,  avvortolate  nele calze a rete, se valesse la pena di soccorrerla in caso di caduta.  Di quando in quando pigliavo parte alla conversazione in corso davanti alla bottega di Spartaco, il barbiere, che, con i suoi due sporti occupava la cantonata   affacciandosi sia su via dell' Agnolo che su via de' Macci. 
Il primo che lo scorse fu Bachino, un tipo che si vestiva sempre di nero e aveva fama d'esser strambo dato che aveva ricoperto l'unica finestra di casa sua con assi inchiodate e andava in giro con una pistola in tasca.  A chi niene chiedeva conto mostrava il porto d'armi e aggiungeva "Non si sa mai chi s'incontra ...l'è dimorto  meglio un brutto processo che una bella morte".Gli davo il peso che meritava ma stavolta la sortita di Bachino m'arrivò all'orecchio  perché berciò colla sua vocetta nasale : "questo l'hanno avvelenato accidenti alla maiala di sumà! " 
Conoscendo però  il disceto tasso di paranoia che alterava la ragion critica di Bachino, sulle prime né io né gli altri gli si dette punto peso e si pensò che fosse una delle sue tante recriminazioni ma Umberto, il barrista, ebbe assai più credito quando disse anche lui: "Chissa a chi rompeva 'oglioni  pora bestia". Il gatto era grosso e tigrato, ad occhio poteva pesare tra i sei e i sette chilli. Una bella stazza per un maschio intero, come si deduceva dalle pallottole  a castagna, malcelate da una coda grossa e anch'essa tigrata. Aveva la bava alla bocca ed era impegnato in una lotta con la morte, lotta che pareva persa in partenza.
Oramai l' è bell' e più di là che di qua" fece il Bocca e quasi tutti gli fecero eco con commenti simili.
Io non m'ero mosso dalla vespa, a quell'età la morte mi faceva ancora parecchio effetto e ai gatti c'ero attaccatto, avendone avuta una nella culla fin dai miei primi vagiti. Quando la gente si spostò da Umberto per addolcire la brutta visione con una bevuta al bar, mi accostai piano piano. Rantolava di brutto e pensai se potesse essere un gesto pietoso strozzarlo o dargli una pedata sul cervello in modo che non patisse più ma mi mancava la sicurezza della diagnosi e il coraggio.
Pensai a chi potesse essere l'artefice di quel turpe misfatto di fine anno.
Certo il più papabile era il vecchio  ragioniere che abitava di sopra al bar. Diverse volte lo avevo sentito maledire i gatti che gli pisciavano su pelle scale ogniqualvolta l'uscio ni restava aperto. Doveva aver pesato il veleno, preparata la polpetta  e aver pregustato il momento quell'infame. 
In un attimo organizzai mentalmente la vendetta. L' avrei  aspettato al varco vicino alla fermata del 14. Il marciapiede era stretto  buttarlo sotto al tranve con una precisa spallata per me era uno scherzo.
Non meritava altro ma, ero sicuro che fosse lui il colpevole? E se fosse stata la Fedora che anche lei coi gatti.... Meglio lasciarlo nelle mani d' Iddio. Immaginai il ragioniere, gnudo e tremante, che arrivava davanti al tribunale del giudizio e  vidi la nerboruta mano di Dio che sollevava il gatto e glielo buttava sul piatto della bilancia. Peccato che a Dio non ci credevo. E se anche ci avessi creduto era mai verosimile un Dio che pesava i gatti? Se ne sbatteva delle guerre, della fame nel mondo, immaginarsi se gnene fregava un cazzo dei gatti.
Il Gatto adesso dormiva, l'ombra della morte era passata rapida e ne potevo scorgere il lembo del mantello mentre si allontanava. La signora in pelliccia, accorsa al macabro spettacolo, non aveva retto e perduto ogni sexappil  aveva rigettato sulla cantonata del mercato. Presi una cassetta di legno da frutta e ci deposi il gatto, in mezzo a un letto di carte veline degli aranci. Lo coprii con un'altra scatola di cartone perché nessuno lo vedesse e lo buttasse tra le immondizie. Poi lo misi nascosto sotto al camioncino di Salvatore, l'ortolano, col proposito di andarlo a pigliare di notte e sotterrarlo in riva d'Arno, vicino al Bambi, a monte del  ponte San Niccolò, dove tenevo la canoa.
Era la notte dell' ultimo dell' anno, ero giovane, le distrazioni non mancavano  e mi attardai a fare bisboccia con gli amici quasi dimenticandomi del gatto.
Quando tornai a prendere la cassetta erano le 4 di mattina del 1 gennaio 1975.
In istrada c'era solo uno dei fornai che tornava a dormire in bottega perché aveva leticato  a casa.  Sollevai il cartone, il gatto era sempre lì, immobile, ma aveva un occhio socchiuso e mi pareva respirasse. Chiamai il fornaio che lo tastò dappertutto e sentenziò: è più vivo di te e di me, portiamolo al caldo in bottega. C'era acceso uno solo dei due forni, perché, di giorno di  festa, aveva solo la commisssione dei ristoranti di lusso che volevano il pane fresco, ma al gatto gli bastò.
Si alzò piano piano sulle zampe davanti, poi miagolò. Si ributtò giù e sembrava di nuovo morto. Poi si rialzò. Così per diverse volte. E noi lì a scrutarlo. "Se campa si tiene qui in bottega" disse il fornaio. "Mi ci voleva una femmina, sono più brave a pigliare i topi ma questo è arrivato per combinazione e non si pole mandare via". Alle otto Silvestro (ci parve ovvio chiamarlo così) aveva ripreso ogni funzione vitale ed esplorava la sua nuova dimora. Ci rimase per tutta la sua vita da gatto e io non ho più dimenticato quella lontana notte di capodanno di tant'anni fa quando  miracoli o no qualcosa di bello succedeva ancora.


Dante

fatevi i gatti vostri 398 " Nonno Uliano e Don Luigi augurano..."


Siamo tutti e due del 1928 e con quest' anno, che termina, entriamo nel nostro 84 esimo anno di vita. Abbiamo tante esperienze in comune e tante diverse. Tutti e due ragazzi poveri d'un rione povero di una Livorno che tirava la cinghia. Tutti e due sedicenni insieme ai partigiani nel 44/45. Poi l' uno prima pescatore, poi portuale, l'altro prete, prete dissidente, prete scomodo ma sempre prete.
Uno animato dalla fede nell' uomo e nelle idee l'altro nella medesima fede nell' uomo e in più in qualcosa di superiore che permane quando quella negli uomini vacilla.
Che dire di quest'anno? Che come tutti gli anni ha avuto tante cose che non ci son piaciute e tante che invece ce lo hanno reso caro. Tra queste, quella, non ultima di essere uno dei tanti mattoni della nostra esistenza.
Dal punto di osservazione assai distante, e anche distaccato, come è quello della vecchiaia, le cose appaiono più sfumate e se ne coglie meglio il divenire. Nessun anno è buono o cattivo di per sé. Questa prerogativa è riservata ha chi possiede l'arbitrio della propria condotta come ad esempio gli uomini. Se guardiamo agli uomini possiamo dire che stanno cambiando in meglio? in peggio? chissa? Di sicuro si stanno allontanando dalle mani dell' uomo quegli strumenti coi quali si poteva lottare individualmente, campare una famiglia, lasciare un mestiere in eredità. Oggi il denaro ha un valore superiore a quello del lavoro e spesso ne sconvolge le regole. Il denaro sta anche diventando un vero e proprio oggetto di culto sia che se ne consideri l'abbondanza o la carenza. L'augurio che ci facciamo? Lo vogliamo basare sulla nostra antica e immutata amicizia, l'amicizia, come la fratellanza, l'amore è un valore che non ha prezzo e che non può dipendere dal denaro. Ci auguriamo che  non si perdano mai questi valori e che si conservino come testimonianza del proprio essere uomini.


Bona Fine e Bon Prencipio a TUTTI

fatevi i gatti vostri n. 397 " Qui Livorno collegamento con Zanzara"


Cronaca dal Bar Nado




Qui Bar Nado ci sentite?
Fervono i preparativi per lo "stappo" finale di questa sera.
A onor del vero di stappi ce ne sono stati parecchi a partire da stamattina e qualcuno ciondola digià.
Presenti in campo al momento e partecipanti alla cena serale:
Uliano, Don Luigi, Dino Ciampi, Nara, Ampelio, Bùzzo, il Forfora, Fortore e Ridi'olo.
Si aggiungeranno quali outsider, Riccardino ir Tafano e Mosca ir mi fratello piccino.
Si mangiano lenticchie per tutti e castagnaccio offerti dal Barre.
Per il bere è stata fatta cassa comune e la scelta è caduta sul rosso di Bolgheri (il solito) da accompagnare ai cibi e per i brindisi prosecco di Valdobbiadene che ci ha consigliato Dante ormai transfugo in quelle terre di nebbia e d'umido.
Per ciuccarsi del tutto, Forfora ha portato una grolla, credo valdaostana, nella quale faremo il ponce al rumme e il caffè affogato nel cognacche - specialità della casa.


Salutiamo il gruppo di Venezia raccolto intorno ai gatti e tutti gli amici in ascolto


Auguri per un felice 2012 


da Angela alias Zanzara

fatevi i gatti vostri n. 396 "Esserino: discorso di fine anno "


Leggo molto, ormai lo sapete tutti, quando non sono impegnato nei giochi col Rotolo mi immergo nei libri e da questi traggo tante considerazioni che non appartengono al mondo di noi gatti. La nostra attività mentale è più diretta e non è fuorviata dalle tante complicazioni che caratterizzano quella umana. Quando, tuttavia, mi accade di leggere qualche pezzo che descrive assai bene la situazione dell' uomo, magari con i suoi mutamenti nell'arco di un certo periodo cronologico, ne sono attratto e lo memorizzo. Nel luglio scorso, leggendo la posta di un fumetto, che  Dani aveva sul letto, fui colpito dalla risposta che lo sceneggiatore dell'albo dava a una lettrice la quale  scriveva di stentare a trovare se stessa, a capire che cosa era in questo mondo strano e falsato...

Basta volgere lo sguardo al passato per constatare come precarietà e insicurezza siano da sempre le compagne indissolubili dell'uomo. Guerre, carestie, calamità naturali fanno da sfondo alla nostra evoluzione fin dalla preistoria. per secoli e secoli, il popolo non ha avuto consapevolezza di sé, cosicché i potenti hanno potuto trattarlo come un ammasso di singolarità senza valore. E i nostri antenati si sono adattati alle loro esistenze brevi e tribolate, in un contatto continuo con la morte. Poi la Rivoluzione Francese, l'era industriale e le nuove filosofie umanistiche hanno cambiato tutto. Oggi il valore dell'individuo è fuori discussione (almeno da noi) ma, nel suo complesso, la civiltà occidentale è caduta in un'altra trappola: quella del consumismo. A partire dagli anni '60 i nostri bambini, piccoli compratori, sono stati allevati come sudditi di un favoloso Eden, popolato da merendine e giochi vari, dal quale sono bandite le asprezze della vita. Nascite e decessi non avvengono più nelle famiglie ma in luoghi isolati, asettici, fuori vista. Nulla dev turbare l'acquirente ideale. Il tempo scorre e le generazioni, cresciute in questa realtà virtuale, a un certo punto debbono fare i conti con le brutture quotidiane e spesso ne escono sconfitte. I rimedi sono sempre gli stessi: cultura, riflessione, attenzione verso gli altri. In una fase così dolorosa e distruttiva per l' umanità, dobbiamo avvertire il privilegio di vivere in un Paese bello e progredito come l'Italia - nonostante le sue molte imperfezioni - Dedicare un po' del nostro tempo e delle nostre energie ai meno fortunati può renderci più forti e più sereni.
Forse può essere utile concentrarsi meno sul vuoto che, talvolta o spesso, si sente dentro, sui propri bisogni irrealizzati, e guardarsi intorno, uscire dal proprio guscio, individuare un progetto interessante nel quale sentiamo di poter offrire il nostro contributo.

Queste righe sono state scritte da Giancarlo Berardi, uno sceneggiatore di fumetti che zio Dante ha avuto il piacere di conoscere personalmente e del cui albo più famoso "Julia" mamma Holly e Dani sono affezionate lettrici. Anche mandare il proprio messaggio al mondo, attraverso un fumetto o un modestissimo blog rappresenta un modo di impegnarsi in un progetto e offrire il nostro contributo.

Auguri


Esserino   Gatto

fatevi i gatti vostri n. 395 " Valzerino di fine d'anno "


L'hanno registrato quando erano insieme a Livorno e la qualità audio è modesta ma l'allegria c'è e sperano di diffonderla insieme alle note di questo vecchio valzer di Odoardo Spadaro. Dino Ciampi accompagna con la chitarra, Dante fa il solista con l'armonichina di quand'era bimbo. Un tempo - racconta zio Dante- era normale sedersi la sera fuori di casa e improvvisare qualcosa. Più tipico nelle campagne ma si usava anche in città, magari sotto il pergolato delle osterie. Al bar Nado il pergolato non cè, fori c'è grosso leccio, una tettoia sporgente e una piccola area di marciapiede a sterro delimitata da tre frigoriferi da gelato non funzionanti. D'estate Ampelio mette due ombrelloni e otto sedie".



(Lyrics/Music: Odoardo Spadaro)
(Anno: 1939)

Fuor di città presso l'Arno una sera,
una sera di primavera,
vidi sull'aia d'un casolare
parecchie coppie a ballare.

M'avvicinai, al vedermi mi fanno:
"Venite, venite avanti,
sapete qua, noi non si sa
ricevere come in città.

Gli è il valzer della povera gente,
gli è un semplice valzer, l'è fatto di niente.
Con du chitarre e un organino
ti ballan fino al mattino.

Non è liscio il nostro impiantito,
si rischia a ballà di restà li stecchito.
Senti dire bellona, biondona,
gli è un valzer ch'è fatto alla bona".

E cosicchè da una strada si vide
avanzarsi una figurina,
certo veviva per curiosare
e l'era la padroncina.

"Fermi", si disse,
e la bella creatura rispose:
"Su continuate, io vengo quà, che ci sarà
chi un poco danzar mi farà".

Gli è il valzer della povera gente,
gli è un semplice valzer, l'è fatto di niente.
Con du chitarre e un organino
ti ballan fino al mattino.

"Attenta che li c'è una buca,
gli è qui che s'attacca ogni giorno la ciuca.
E gli è un valzer rapassi, trasassi
gli è qui che si cerca a far sassi".

Quando al mattin splende il sole dorato
si vede che la massaia
la stende panni fini di bucato
di certo è molto più gaia.

"Oh bona donna,
ohi che l'è quella striscia
distesa li sotto al sole?"
Quella mi fa piano andare là.

Allora una vecchia di là:
"È que gli è il valzer della povera gente,
anch'io lo ballai, ma ora un l'ho più alla mente,
ci stava, lo ballavo da giovinetta.

Quand' ero un poco civetta,
che civettavo di molto anch'io, eh!
Ma adesso lo ballan quell'altre,
e le ci cascan tutte, anche quelle più scaltre.

E gli è un valzer saltato e strisciato
e ci voglion le fasce e il curato".

venerdì 30 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 394 "biscotti per l'ultimo"

Se ci dobbiamo arrangiare per un brindisi in piedi l' ideale è accompagnare  il bere con qualche vassoio di salati e di dolci. Nei Post precedenti trovate una ricetta delle mie focaccine al rosmarino, per accompagnare i vini con qualcosa di dolce vi passo invece la ricetta dei biscotti alla cannella:



ideali per sostituire i cantuccini che si inzuppano nel vin santo si prestano al "tòcio"  nel ramandolo ma anche in bianchi fermi o in super alcolici quali grappe o brandy


ingredienti:


burro 150 gr
zucchero 150 gr
tuorli d' uovo 4
farina 350
sale un pizzico
cannella in polvere o sbriciolata 1 cucchiaio 


Procedimento
amalgamare il burro con lo zucchero mettere i tuorli finché l'impasto  diventa spumoso. Aggiungere farina sale e cannella impastare velocemente senza far riscaldare l'impasto otterremo una palla che faremo riposare per almeno mezz'ora in frigo.


Stendere l'impasto su un foglio di carta da forno  facendone una sfoglia alta 4/ 5 mm  ritagliare dei biscotti di varie forme con appositi stampini  taglienti o col bordo di bicchierini da liquore, se avete buona manualità anche a coltello.


Reimpastare i ritagli che avanzeranno tra le varie forme, distenderli come sopra e farne nuove forme.


Infornare a 200 ° per 10 minuti circa. I biscotti assumono maggiore consistenza dopo circa 15 /20 minuti che sono stati lasciati a raffreddare su un vassoio.


Auguroni a Tutti


Holly






fatevi i gatti vostri n. 393 " il meglio scatto : Balena"


fatevi i gatti vostri n. 392 " il meglio scatto 'Esserino'"


Fatevi i gatti vostri n. 391 "Strenna di fine anno"




Strenna di fine anno.
Lo so fin d' ora che non sarà facile e ancora meno facile sarà che qualcuno ci legga  in questa impresa  delle 400 uscite   ma, per quanto  il blog avesse toccato le 78'000 visite, quando ci siamo trasferiti da Splinder, da sempre noi scriviamo per piacere e per quelle poche  persone che trovano motivo di allegria o semplicemente di compagnia nello scorrere i nostri post.
Così sia il gruppo famigliare di Venezia, sia gli amici del Bar Nado, a Livorno, si impegneranno in una specie di maratona del blog, con l'obiettivo di raggiungere il 400 post entro la fine dell' anno.
Queste sono le consegne, già accettate dalle vittime designate


un racconto inedito di Dante.
da livorno cronaca  di Zanzara
L' anno secondo Balena  (trascritto da Dani)
L'anno secondo Esserino (trascritto da Bobby)
ricette  di zia Holly
la meglio posa dell' anno Balena  Foto
la meglio posa dell' anno Esserino Foto
un intrattenimento musicale con Dino e Dante
Il commento dell' anno di Nonno Uliano e Don Luigi


non necessariamente in ordine


Un grandissimo abbraccio per Elenamaria che è stata la nostra prima estimatrice nel lontano 2007. In questo periodo sembra che ne capitino un po' troppe eh. Ti siamo vicini e impegnamo tutte le forze per dirottare il pianeta che sta rompendo....

fatevi i gatti vostri n. 390 "ci si farà? "

Come avrete capito nel nostro post è avvenuto qualcosa di strano. Il lunghissimo racconto caro a Don Luigi e che ha un particolare valore affettivo per zio Dante ha occupato un sacco di posto che tutto sommato potevo risparmiare convertendolo in un unico file linkato. Tanto più che non l'ha letto proprio nessuno.
C'è tuttavia una ragione che a prima occhiata sfugge.
Una scommessa tra noi e il gruppo di Livorno a raggiungere 400 numeri entro la fine del 2011.
Ce la faremo?
Ovvio che tocca a me produrre il massimo sforzo.
Io ci provo


Un abbraccio grande a tutti


Dani

fatevi i gatti vostri n. 389 " per un' emme " 9 fine


giovedì 29 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 388 " per un' emme" 8 continua


fatevi i gatti vostri n. 387 "per un'emme" 7 continua


fatevi i gatti vostri n. 386 "per un'emme" 6 continua


fatevi i gatti vostri n.385 "per un' emme" 5 continua


fatevi i gatti vostri n. 384 "il natale dei mici"


L'avevamo promesso e l'abbiamo fatto.
 Il nostro natale profano è oggi. Niente a che vedere col Santo Natal e tanto meno con il natale del consumismo. I mici sono nati il 29 di maggio, Dante è nato il 29 di Luglio, mio fratello Bobby il 29 di settembre. Tutti i maschi di casa sono nati di 29 e la zia Holly ed io, di comune accordo abbiamo deciso di festeggiare il nostro privatissimo natale oggi 29 dicembre. Piccolo ma sentito omaggio nei confronti dei maschi di casa. Vogliamo bene ai nostri maschiotti, uomini o mici che siano e con qualche piccola eccezione per i momenti di massima antipatia che registro nei confronti di Bobby, quando fa l'insopportabile, devo riconoscere che sono loro a tenere la casa allegra. Assai più soggette al lunatismo e al magone io e la zia ci nutriamo della loro esplosiva vitalità e delle loro incondizionata fiducia in tutto e sopratutto in sé stessi. Per Dante ogni problema è risolvibile, per Bobby tutto è facile, Esserino ha ormai caratteristiche umane e tra noi sappiamo che non legge e scrive perché sa già tutto a memoria. Che dire poi del Gato Dogie Serenisimo espressione massima dell' energia potenziale, colui che tutto può e nulla fa. Di fronte a lui la dottrina zen vacilla, il piacere cataschematico dei greci diventa un giochetto da ragazzi. Bobby sostiene che sia fatto di antimateria e che per  a lui la legge della fisica:  Lavoro= Forza x Spostamento rappresenti qualcosa di pernicioso.
Oggi  piatto unico per gli umani:   tortelli conditi con salsa di noci. Dante ha fatto la sfoglia grossa e la zia il ripieno e la salsa. Vino di Bolgheri arrivato ieri con lo zio che ha beccato una discreta influenza. Sfido io, tutte le mattine nel gelo del regno di Ito e qualche volta, anche se non vuole ammetterlo, deve avere dormito in garage per essere già sul posto al mattino presto. Ma è robusto e se riesce a "fare il gatto" in un paio di giorni ne sarà fuori.
Per i mici è pronto il barattolone del tonno al naturale sul quale Bobby ha disegnato un topolino perchè sembri davvero con sorcio.
Bobby ha deciso di lasciarci il suo portatile buono come contributo pro blog e la cosa ci entusiasma non poco.
Non auguriamo buon natale a tutti. Come abbiamo detto è una scelta privata che deriva proprio dal nostro aborrire i riti collettivi, ma che per ogni nostro lettore ci sia tanta gioia e serenità questo sì, ci sentiamo di augurarlo


Dani

fatevi i gatti vostri n. 383 "per un' emme" 4 continua


fatevi i gatti vostri n.382 "per un' emme " 3 continua


lunedì 26 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 380 " per un' emme ( prima parte) "

Hagbart Jensen preparava il suo componimento latino. Seduto in una salla dell' Università insieme con altri aspiranti all' esame di baccelliere, col corpo piegato, col capo chino, col petto appoggiato sulle mani, egli era intento a mangiarsi le unghie, mentre i ricci de' suoi capelli biondi accarezzavano la carta e i gomiti delle lunghe sue braccia uscivano fuori dallo scrittoio.
Sopra un rialkzo in legno, sedeva a un tavolino nero accanto alla finestra, un uomo perfettamente calvo, dalla barba bianca, dalla bocca un po' storta e rasata di fresco. Egli stava chino innanzi, colle braccia sotto la tavola, descrivendo col corpo una linea curva. Gli occhi chiusi e i lineamenti immobili avrebbero potuto farlo credere addormentato, se ad intervalli una scarna mano non fosse apparsa a voltare con precauzione le pagine di un sottile opuscolo.
Gli ispettori passaeggiavano silenziosi, con passo vigile, tra le file dei banchi. Varie finestre erano state lasciate aperte: tuttavia faceva un gran caldo, un caldo opprimente.
Ogni tanto si sentiva qualche studente sospirare e tossire; il pesante silenzio non era interrotto che dal passo vigile degl'ispettori e dallo stridere delle penne sulla carta.
Finalmente uno studente depose la penna e si alzò. Hagbart volse il capo e vide un giovane alto e robusto avvicinarsi al tavolino nero, inchinarsi davanti al vecchio e consegnargli un quaderno, poi inchinarsi ancora e andar via.
- Che aria si dà !- pensò Hagbart - Vedremo quanto varrà il suo lavoro. E non si vergogna di camminare così forte, mentre gli ispettori camminano in punta di piedi! - E ricominciò a mangiarsi le unghie.
Subito dopo s'alzò un altro studente e così via via, l'uno dopo l'altro, finché la metà degli esaminandi se ne fu andata.
Il vecchio seduto accanto alla finestra fu sostituito da un altro vecchio che gli assomigliava perfettamente, colla sola differenza che non aveva la bocca storta.
- Non avete ancora cominciato? Vi sentite male?
Un ispettore toccò la spalla di Hgbart parlandogli a bassa voce.
Hagbart con lo sguardo incerto che pareva venire di lontano rispose:
Sono assuefatto a fissar  bene tutto prima in mente.
L'ispettore si allontanò per mettersi di nuovo a camminare su egiù con le mani sulla schiena.
Finalmente! Hagbart rilesse il testo frase per frase. Poi lo mise in disparte, chiuse gli occhi e lo tradusse in latino a memoria. Parecchie volte lo riprese per essere sicuro di ricordarsene con esattezza. Si trattava di Cesare che sfida il dittatore Silla che l'ha proscritto, e parte per l'Asia.
Colle dita raccolte all'estremità della penna, si mise a scrivere. Quando ebbe finito, s'avvide d'essere restato l'ultimo.

fatevi i gatti vostri n. 379 "il dono di Don Luigi"

Quand'ero un  bimbetto piccino piccino   e l'unico interesse mio pareva quello di bisticciarmi coi miei cotanei  e far dispetti alle bimbeaccadde che Don Luigi (proprio quello che compare ogni tanto nei nostri post) venne chiamato a sostituite il parroco del nostro rione. Di fama lo conoscevo perché il mi' babbo mi aveva parlato spesso di questo tipo che era stato partigiano e che era stato l'unico ad impegnarlo seriamente a braccio di ferro. Don Luigi mi insegno a scrivere e a leggere, e, quando passati diversi anni, mi ritrovai alle medie, divenne il mio mentore per l' italiano. Il periodo che ha bisogno d'esser corretto mi ammoniva, è nato male in partenza, nella testa. Le parole che usi devono essere le più semplici ma le piò efficaci. Fai conto di doverla chiedere a una ragazza che ti piace...sbagli una parola e ti tocca arrangiarti da te. Parlava per massime, il caro Don, ma non ce n'era una che non fosse adatta alla situazione. L'unica cosa in cui non ci si trovava era il discorso sulla fede. Uliano negava Dio e chi gli stava dintorno, la mi mamma diceva: favole per far ballare di paura i poveri ignoranti. Insomma per quanto Don Luigi fosse di casa da noi nessuno sapeva dire se la fede l'avesse e, in tal caso, visto che l'uomo era di gran lunga uno dei più accorti della zona, cosa mai  gli avesse fuso il cervello per portarlo a credere in Dio.
Ierlaltro sera, vigilia di Natale, tutto m'aspettavo meno che Don Luigi portasse al barre dei pacchetti. Ci fa: "questo è probabilmente il mio ultimo natale e non me ne frega un cazzo. Può darsi anche che non moia ma in tal caso vorrei togliermi dalle palle e andare ad aspettare di schiantare in un paese diverso, così ho portato dei regali importanti a tutti".

Per Uliano c'era una pipa fatta a coltello che Don luigi  fumava quando erano partigiani insieme e che il mi babbo gli invidiava dato che si doveva fare le sigarette colla carta di giornale. A Dino è arrivato un metodo per Harmonium  sul quale il ciampino aveva cominciato a studiare musica da ragazzetto adoprando l'armonium e, talvolta l'organo  di chiesa. Ad Ampelio ha regalato un ombrello di tela cerata verde per pararsi il culo dalle tasse e ala su moglie una  videocassetta  di gola profonda con Linda Lovelace pe' riaccende' la passione coniugale. Al che tutti sono stiantati dal ridere. A me ha dato un un libro verde, rilegato bene con un segnalkibro d'argento con una lettera "n"

e mi ha detto: ti ricordi Dantino che una volta, avevi dodici o 13 anni e mi chiedesti in cosa consistesse la mia fede?
"Boia dè se me lo riordo!" n'ho fatto.
"E la mi risposta te la riordi?"
"Mi dicesti: Nella più bella e  dolce illusione che esista."
"E io ti detti a leggere un raccontino da questo libro" - ha proseguito.
"E' vero mi dicesti: 'Dantino leggiti vesto racconto. Te sei sveglio e capirai. E' tradotto un po' alla bona e alcune locuzioni sanno dell' italiano del duce, ma la storia è quel che conta'.

Il racconto di Amalia Alver Skram si chiamava "per un emme" e me lo ricordo, tuttora, quasi a memoria.

Non mi aspettavo questo regalo e voglio estenderlo pubblicando il racconto.
Mi ci vorranno due o tre puntate ma pazientate, è bellino e dentro ci si legge la risposta di Don Luigi ovvero quella che io ancora non sono riuscito a darmi.
Ecco il dono.
Da domani comincio a postare le puntate.




domenica 25 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 378 " il natale di Ito"

Era un freddo boia stamattina e dopo tutta la roba che ci siamo imbuzzati ieri sera avevo qualche difficoltà ad alzarmi dal letto. Ma laggiù nell' estremo angolo di qualche giardino, sotto una legnaia o acquattato nel vano di un terrazzo c'era Ito che mi aspettava. Il giorno di Natale ci son meno autobus e non potevo perdere l'unico che mi poteva portare dal micio. Così mi sono precipitato giù per le scale, ho inforcato la bici di Uliano e in 5 minuti ero alla fermata. Poi appena sceso, un altra bici legata al palo ad attendermi e un tre o quattro chilometri a tutta. L'appuntamento è alle otto e mancarlo potrebbe voler dire vedere le vicine che ti dicono: è stato qui finora ma te non arrivavi....
E difatti quando sono arrivato di Ito nemmeno l' ombra . E sì che ai duecento metri avevo iniziato a zufolare e appena varcati i confini del suo piccolo regno lo avevo chiamato. Niente di niente.
Ho cominciato a maledire i re magi e ho concluso col becco del falegname di nazzaret. Quando avevo ripreso fiato e cominciavo con l'elenco degli accoppiamenti mariani iatè arrivato al trottello. L'ho preso in braccio e per la gioia l'ho lanciato in aria, poi l' ho ripreso al volo e lui, senza essere incazzato per niente mi miagolava e mi dava delle testate su mento che sembravano dei cazzotti. Poi mi si è messo accanto alla bici e aspettava
Sono stato con lui piò di un ora, ha mangiato, l'ho pulito, gli ho medicato l'occhio e pareva un orsetto

 e poi, come sempre abbiamo fatto la nostra passeggiata. Appena io prendo la bici, a mano, e mi incammino, lui inizia a seguirmi e, ad ogni cantone degno di nota schizza la sua firma felina. Oggi però era particolarmente ben disposto ha fatto tante capriole che sono riuscito a fotografare e mi ha mostrato molti dei suoi rifugi.

 Quando dico che me li mostra non esagero affatto. Mi fa vedere un vano o un passsaggio difficile, si infila,

 poi si rivolta e mi guarda, si addentra nel percorso e poi lo sento miagolare da un'altra parte come se mi facesse cenno.

Talvolta si mette proprio in posa, conscio del proprio appeal

E poi si dà alla pazza gioia. Eccolo in allcune delle sue performances





bon natale a chi lo festeggia oggi

un abbraccio a tutti Dante

sabato 24 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 377 " un altro mITO"

Eccolo ancora!  Tutte le mattine prendo un autobus e poi la bici e volo alla casa del nespolo (tristemente rimasta sfitta). A 100 metri dall' arrivo iinzio a fischiare e, improvvisamente, senza che io riesca mai a vedere da dove sbuchi, arriva questo mITO. Guardate spancia pare  Balena.


Auguri quandunque e comunque decidiate di festeggiare. Io ceno con Uliano  (gnocchi fatti da noi) poi andiamo  al bar  per il secondo. Dino mangia il primo nel retro bar con Don Luigi e Ampelio. Nara  poi porterà il secondo da casa sua e promette che ce ne sarà per tutti.

venerdì 23 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n.376 " un mito che regge "

Ogni anno come sento aria di festa, tra le varie musiche che Holly non dimentica mai di mettere sul giradischi ce n' è una che ritengo particolarmente bella e col cui tema il mio pensiero si identifica, l' ho postata lo scorso anno e quest'anno l' ho portata anche al bar perché Nado la metta tutti i giorni eccola.


giovedì 22 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 375 "prima i doni poi la festa"

Visto che ieri avevamo teorizzato l' epappa  che sarebbe una specie di epatta creata da Balena per definire quando sarà Natale, e non c'è Natale senza tonno con sorcio, da ieri abbiamo iniziato a ricevere i doni, come è giusto che sia, in un anarchico natale, prima vengono i regali, poi la festa.
Il primo è stato quello di veder arrivare Uliano in bicicletta seguito da Don Luigi. Il babbo sta benone, ha superato carci, chemio, accidenti vari, controlli e per il momento con rituale scaramantica toccata di..., sta benone.
Il secondo   dono arriva da un' altra "roccia vivente", avrete già capito eccolo qua, meraviglioso e ben pasciuto.
 Al terzo fischio l'ho visto spuntare dalla ringhiera del giardino che ha eletto a propria dimora. La foto è un po' mossa perché l'ho scattata dalla bici.
La piccola macchia sotto l'occhi è la crosticina di una ferita ormai guarita, per il resto niente tagli o altro.
E' aumentato di peso e sollevandolo, dovrebbe essere almeno come Esserino. Eccolo in altri due scatti presi mentre mangia e mentre mi parla con gli occhi.




A presto

Dante

mercoledì 21 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n.374 " si dice noi quand' è Natale"

Partiti questa mattina, io e Dino, dopo un viaggio avventuroso, tutto sui regionali, con innumerevoli cambi ma risparmio di ben 30 euri, siamo approdati al Bar Nado. Nara ci ha scodellato un po' di zuppa  avanzata a lei e ad Ampelio, un mezzo litro di rosso e poi  giù tutti a chiederci di Venezia e dei gatti. Per primo è arrivato Uliano seguito a rota da Don Luigi, poi tutta la nidiata di figlioli d' Ampelio. Nidiata per modo di dire perché sono  tutti all' università e Zanzarina si è digià laureata.
Ero un po' in difficoltà a cantare le gesta dei prodi mici perché a Holly stavolta niè presa piangolina e pareva che io e Dino si partisse pe la Siria o qualche altra destinazione di guerra. E avevo un bel dirgli che subito dopo Natale ritorno e che comunque lei aveva da lavorare per natale e santo stefano. Non che ignorasse che ho due missioni principali: il babbo e il gatto Ito ma forse voleva esserci anche lei, forse l'idea di tornare a casa vuota dopo una giornata di lavoro gli pareva pesante, cumunque frignava e non c'era modo di acquietarla. Lì per lì ho minimizzato la cosa ma poi ci sono stato male per tutto il viaggio finché Dino, succhiando il ponce, dopopranzo, mi fa: "io il natale lo festeggio quando cazzo mi pare". Non sarà un maestro zen. I suoi non saranno koan ma mi sono illuminato come una lampadina da cento watte. Ma perché io devo subire il natale degli altri? Perché un cazzabubbolo qualsiasi ha scritto che che il 25 dicembre di tant'anni fa ecc. ecc? Ovviamente l'atmosfera festosa che c'è in giro non si ripete tutti i giorni, quindi è inutile scegliere il 2 novembre come giorno per il proprio natale ma spostarlo dal 25 questo sì! E allora, con decisione unanime, cioè Io e Dino d'accordo, abbiamo deciso che quest'anno per noi è natale il 27 o il 28, cioè quando torno a Venezia io. Resa partecipe Holly della risoluzione l'abbiamo subito sentita rinfrancata e distesa "allora faccio la schiaccia ripiena di sugo cavolo e formaggio", ha detto e tutto il barre ha applaudito dato che usavo il cellulare di Zanzara e lei aveva messo il vivavoce.

martedì 20 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 373 "gatto natale"

Ci è stato chiesto come avevamo intenzione di vestire i due miciotti per Natale.




Holly avrebbe scelto questo costumino


ma c'è un problema non fanno la xl per Esserino e la xxxxl per Balena

lunedì 19 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 372 "vecchi bigottismi"


Don Luigi, dopo aver letto il post di ieri ci ha telefonato e ci ha invitato a documentarci sulla vera storia della canzoncina natalizia che abbiamo postato perché era quasi sicuro che, al tempo la chiesa ci avesse messo lo zampino. Una breve ricerca in internet e nei siti americani troviamo quanto segue (la traduzione è in parte nostra)

Spesso accreditato a Brenda Lee, I Saw Mommy Kissing Santa Claus è stato registrato e pubblicato da Jimmy Boyd nel 1952. Boyd aveva solo 13 anni quando ha registrato questa canzone. La registrazione originale di Jimmy Boyd raggiunse il 1 posto  nella classifiche del Billboard nel 1952
Quando uscì, qualcuno pensava che fosse un po 'troppo osè, il pensiero di una donna sposata con un possibile riferimento ad una relazione. Una interpretazione che prese piede, in antitesi alla precedente, implicava che Babbo Natale fosse in realtà il padre del bambino. Comunque i gran bigotti del tempo si mossero subito e venne impedita l' emissione a varie stazioni radio in alcune città, tra cui Boston. La Columbia Records ricorse al Consiglio delle Chiese per cancellare tale divieto ed ottenne soddisfazione. Le chiese accettarono la casta interpretazione della donna che baciava il marito vestito da babbo Natale (e lo cornificava negli altri 364 giorni) .  Alcuni sostennero si fosse trattato di strategia pubblicitaria. In tal caso si deve riconoscere che ha   funzionato infatti da quasi 60anni I saw mommy kissing Santa Claus resiste come uno dei canti di Natale preferiti dagli americani.


Ecco una versione delle piccole pesti afroamericane (i cattivi sempre loro) che, come noi credono alla versione corna e affermano che lo diranno al babbo per fare alla famiglia il classico natale di merda.


domenica 18 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n.371 "chi l'ha visto e chi l'ha preso"


Iniziano i giorni delle canzoni natalizie, con Dino ci siamo disfatti dal ridere interpretando le melodie di natale a modo nostro, ma oggi vogliamo mettere una delle nostre canzoni preferite, già postata in passato ma sempre buona per la settimana prima di natale.
Si tratta del celeberrimo I saw mummy kissing Santa Claus . Se noi come offesa tipica ci s'ha quella alla mamma, ci sarà un motivo o no? Le mamme son sempre mamme è verissimo  ma quando sono maiale -quelle dell' altri- che divertimento!
Immaginatevi questo bimbo che si è alzato di nascosto e strisciando sotto la scala per vedere l'arrivo di Babbo Natale cosa ti vede? La mamma che bacia Santa Claus. Qualcuno avanza l'ipotesi che si tratti del babbo che si è travestito da Babbo Natale e pensando alla gioia che i bambini proveranno nel trovare i doni i due si baciano teneramente. Noi siamo fermamente convinti che il babbo fosse vestito sì ma da RENNA.


Del pezzo se ne hanno parecchie versioni ma ci piace aprire con quella di Amy che è seduta all'osteria del gatto eterno. Boiadé bimba  un ingurgiterai mia tutto prima che s'a rivvi anche noi eh?


Dino & Dante

sabato 17 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 370 "pieccidì"


Questa me l' ha fatta tornare a mente Dino

Una volta io e Dino s'era tornati dall' America  dove, insegnando  e, contemporaneamente, studiando avevamo faticosamente conseguito un PhD (grosso modo quello che è oggi il nostro dottorato di ricerca in Italia). Gli americani usano tale titolo mettendo dr. davanti al nome o PhD dietro al nome es. John Doe, PhD.
Un annetto dopo mi venne a trovare, a Livorno, una avvenente signorina di Pisa che aveva studiato come me in America e presso la medesima università ma nel dipartimento di medicina .  Essendosi iscritta dopo di me si era laureata un anno dopo.
Coi pisani ci s'ha un certo astio ma colle pisane tanto ma tanto meno, cosicché non ci è difficile trovarle simpatiche.
Era  davvero una tipa in gambissima, peraltro già stimato medico in Italia. Non nascondeva, però, la propria ambizione che si concretizzava in una dannata voglia di far carriera, il tuttoo non disgiunta da una robusta vanità nell' ostentare i risultati  professionali e accademici conseguiti.
Imbecille come sono dove le detti appuntamento? Al Bar Nado. Quando arrivò, cor una mini ascellare, i tacchi a spillo e un dimenio d'anche che pareva la Carfagna quando l'hanno fatta ministra, al barre cessò il vocio di sempre e tutti si misero a nostra disposizione. Chi sistemava il tavolino, chi addirizzava le sedie, chi fumava.. smise e Ampelio, il barrista pulì lo specchio alle sue spalle con lo sputo. 
Dato che la situazione era imbarazzante e che in quel contesto, in ogni caso,  non  ci si combinava una sega, maledicendo la mia predisposizione alla tattica e non alla strategia, chiamai al tavolino Dino Ciampi, che la tizia conosceva essendo stato lui in Usa nel mio stesso periodo. Dino sedette avvoltolato nell' eskimo unto,  zitto e colla testa in giù come sta sempre lui quando ci son donne dintorno. 
Le presentai allora Don Luigi. Così con gli uomini di cultura avevo finito la scorta. Restavano Forfora, Bulone, Fernette, Bachino, Buzzo e lo Sperverso, dietro al banco  Ampelio che si scaccolava e Nara colle poppe sudate che gli (secondo il Carducci licet) facevano il rigo di bagnato sullo stomaco,  lascio a voi capire quali speranze avessi. Dopo vari convenevoli la belloccia venne al sodo e mi chiese un consiglio adducendo la richiesta al fatto che la mia maggiore esperienza  di consuetudini americane poteva esserle di gran giovamento. Doveva far stampare bigliettini da visita e carta da lettere e anelava a conoscere  quale fosse la miglior collocazione del titolo appena conseguito. 
Dr. XY le pareva minimalista e come diceva un tale, che citò e che non ricordo," chi ha meriti e li dissimula è un ipocrita". La cosa non mi colpì dato che son sempre stato incolpato di aver buone potenzialità ma di sciuparle. Avendo già un titolo dottorale italiano le pareva brutto scrivere Dr. Dott. oppure Dott. Dr. e poi, stava meglio la d maiuscola o la d minuscola? Scrivere per intero Doctor of Philosophy  nel rigo di sotto non era male ma temeva si pensasse che avesse un dottorato in filosofia e non in medicina, perché si sa gli italiani non capiscono. Posporre PhD al nome, come io riferii che facevano i più, le piaceva ma riteneva che anche in questo caso, in Italia la gente non fosse abituata. Intervenne Don Luigi che  con fare serio e paterno pronunciò queste testuali parole (Dino m' è testimone ) : Cara dottoressa, per una ragazza avvenente e di talento come lei ogni abbellimento non può che essere minimo complemento alle sue grandi doti. Lei fa onore alla sua famiglia e a questa Italia costretta a mandare all'estero i suoi migliori cervelli. Venendo al dunque: Il doppio titolo non va! Quindi scriverei medico chirurgo e la eventuale specializzazione nel rigo sotto al nome e cognome.  quanto al titolo americano abbinato al nome se non le piace averlo davanti, lo metta  di dietro è gradevole e presto ci si fa l'abitudine. Questo emerito imbecille di Dino che è accanto a me, ancor oggi, mentre scrivo, era rimasto muto e distratto tutto il tempo ma alle parole dei Don Luigi colse, rapidissimo il doppio senso e
si portò una mano alla bocca  cercando, con poco esito, di trattenere lo scoppio di risa che gli era venuto spontaneo. 
Io sbiancai.
Don Luigi continuò in vari convenevoli sapendo di aver tirato la stoccata che da tanto aveva sulla punta della lingua.
La tipa finì rapidamente il cappuccino risalì in macchina e da allora,pur   sentendo parlare dei suoi traguardi,  non ho più avuto il coraggio di andarla a salutare.


Dante

venerdì 16 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n.369 " la fidanzata di Balena"

Era tanto che Balena miagolava come quando desidera, anzi pretende qualcosa . Non era il tonno, sebbene gradito e spolverato in un attimo, non era il diritto esclusivo e inalienabile a occupare tutte le "cieste" di casa, non era la poppata serale all'ascella di mamma Holly o il giaciglio notturno addosso alle gambe di Dante che si sveglia tutto indolenzito. Balena, ogni tanto, con fare guardingo sollevava la coperta rossa sulla cassetta di legno che da sempre costituisce il suo scranno diurno e sbirciava la foticina di Gatta Margotta, la stupenda micia di Elenamaria con la quale micia ha una relazione platonica dall' autunno del 2007. In effetti le sue reiterate attenzioni avevano prodotto sulla foto alcune abrasioni, i leccotti dei momenti di maggior trasporto avevano slavato i colori della ink jet e insomma, la stupenda micia appariva come il dipinto di un gatto intravisto nelle nebbie della laguna.
Ieri c'è stata la pubblicazione della foto attualissima di Margotta con dichiarazione di amore e, appena io l'ho vista e l' ho chiamato, il grande rotolo è saltato sul pc, ha leccato lo schermo e continuava ripetere:


avite vinsto nioranti che no erite antro chi aveva istato il gato dipiù amato in del mundo. Avo istato io sendo cuesta la tenstimoniassione no di una gata cualuncue ma dela più belisima dele belisime gate del mundo che dicieva che mi voliscie bene e io anche come di esa. alora io voleva che cuesto lo metevite in del bloghe cole foto di noi antri e che nisuno ava da ridiciere nente pena l incassamento mio e la punissione de terminata dal cuntato cola mia sanpa espresione terena ma micidalisimisima dela onipotente sanpa del Sinior Gato Eternisimo che vivisce e renia in unimento col Sinior Tono Con Sorcio Eternisimo che lo si puole maniare tanto lui riviviscie dopo tre giorni e per eso viene dito Tono  Eternisimo e anche il Sorcio che lui ave dentro era morto sì ma Eternisimo in cuanto rinascie col Tono e noi si rimania e lui rinascie e noi si rimania e lui rinascie fino cuando si era pieni da scopiare. Cuesto era il penziero che io vuoleva sprimere che anca Margotta lo legisca e sapia che comme il lavenire era sicurisimo in grassia dele conoscienze che avo in del andicuà e in del andilà.
Metisci le foticine serva umana (che sarei io Dani)


e tu vissido ischiavo istrisciante iscrivisci in tutte le mura dela caseta i cuoricini cola Eme e la BI sendo ese di Margotta e Balena.


terminato il delirante canto d'amore del gatto Balena


passo a postare la ricetta di Holly per le schiaccine al rosmarino e i paninetti alle olive.
Ringrazio la mamma umana di Margotta per il grande dono fatto al nostro Rotolo
Un abbraccio a tutti
Dani




le focaccine sono fatte con l' impasto che uso per la pizza


pasta per la pizza (questa è per 4 pizze di 30 35 cm diametro)  Le schiaccine della foto sono state fatte con 1/4 di questo materiale


Acqua circa 600 ml
Farina 1 kg + quella per la spianatoia
Lievito di birra 50 gr
Olio extravergine di oliva 6 cucchiai
Sale max 20 gr
Zucchero 2 cucchiaini pari al bordo
 metto  la farina a fontana su di una spianatoia  e fo un buco ‌in mezzo. in un bicchiere d'acqua tiepida, sbriciolo dentro i due cubetti di lievito di birra   e lo zucchero (2). Mescolo fino a fare sciogliere bene il tutto e metto in mezzo all' impasto


a parte, sciolgo 20 gr di sale grosso
in un altro bicchiere d'acqua tiepida ; aggiungo l'olio e verso il tutto nella farina .
Tenego a portata di mano un po’ di farina e l acqua tiepida avanzata, che aggiungo nell’impasto mano a mano, fino a raggiungere la consistenza desiderata, che deve essere morbida ed elastica .
impasto ancora fino ad ottenere un impasto liscio e morbido  ma consistente a forma di palla che lascio sulla spianatoia o in una grossa ciotola con un panno pulito a coprirla e lascio in un luogo tiepido e lontano da correnti d’aria, ideale dentro il forno spento.
Aspetto che l‘impasto abbia raddoppiato il proprio volume (ci vorrà 1 ora - 1 ora e 1/2 ) e poi stendo la pasta aggiungo sopra il rosmarino o altro e tglio a rombetti o rettangoli. Forno a 180 (se ho fretta 200) gradi. La cottura va sorvegliata e quando cominciano a indorare sono pronte.




i panini con le olive con la pasta del pane


le dosi per i filoncini alle olive sono
500 gr farina
20 gr lievito
240 gr. acqua
1,5 cucchiai olio
poco sale perché a Dante come a tutti i toscani il pane piace "sciapo".
1 cucchiaio minestra  zucchero 150 gr olive verdi o nere
le olive si mettono mentre si impasta


per tutto il resto seguo la stessa procedura descritta per le schiaccine.
Nota: sono semplicissime, impiego meno tempo a prepararle che a scrivere la ricetta.
Holly




giovedì 15 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 368 " i ricordi non ce li leva nessuno"

Siamo tornati a Venezia col treno delle 19 e 45, in totale siamo stati a Roma tutto il pomeriggio. Il nostro referente ci ha allungato cinquecento euri come gli avevamo chiesto, con grande sofferenza e non scordando di commentare che i tempi si stanno facendo duri anche per lui e che al momento non aveva da commissionarci altro. Detratte le spese del treno, qualche bevuta e due o tre cazzatelle che abbiamo comprato ci restano i soldi per passare il natale (100 euri a testa) e arrivare  fino al 31. In questo periodo ripetizioni non ce ne sono più ma sono contento lo stesso. Dino ha deciso di tornare a Venezia con me perché adora questa città che riesce ad esaltare la sua sensibilità e, talvolta deprimerlo a livelli massimi (parole sue). Resterà forse fino al 21 e poi andremo a Livorno insieme. Sono contento di questo. Abbiamo idee diverse ma ci si intende a occhiata. L' ho visto bambino e adesso lo vedo con i segni del tempo in faccia e nel portamento. Lui vede le stesse cose e l'altro giorno mi ha detto speriamo che si moia nello stesso giorno. Mi sono toccato le palle e l' ho mandato affanculo ma poi ho pensato che era la più grande testimonianza di amicizia che potessi ricevere.
Stamattina abbiamo aperto il blog e la sua locandina faceva una gran bella figura. Anche se la penso diversamente, a quell' appuntamento ci andrò, quantomeno sono persone che non hanno paura di definirsi comunisti, nè lo ritengono superato o peggio ancora fuori moda.
E' freddo stamattina e si sta bene in casa. Il fiasco è sul tavolo e Holly ha preparato le focaccine salate


al rosmarino, come le chiama lei, le schiaccine al ramerino come si chiamano noi.
Abbiamo del Barbera che stava lì da tempo, avanti con la chitarra e coi ricordi, almeno quelli non ce li leva nessuno.

Un Abbraccio a tutti i lettori

Dante & Dino

mercoledì 14 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 367 " scrive Dino "

Sempre così luilì. Mi riferisco a Dino seduto accanto a me sull' eurostar per Roma, abbiamo trovato una promozione che con poco più che sui regionali in 3 ore e mezzo ci porta a Termini. L' omino dei jingles oggi ci aspetta in piazza Ungheria. I suoi uffici sono i bar. Quello all' angolo di piazza Risorgimento e L' Hungaria. Non ha telefonino, o almeno a noi non l'ha mai data. Quando ti chiama il numero non compare mai. Insomma sembra un agente segreto ma se non vuol sputtanare i suoi clienti deve fare così- Dunque ho detto a Dino. Scivi varcosa te che del resto fai parte der brogghe come me.. Abbiamo il pc di Bobby che era restatp in prestito a Dani per lavorare meglio sulla tesi. Ha detto che per natale lo regala a Esserino e quindi a tutti ma solo se niene assegnano uno personale all' università inglese. Lì fanno le cose sul serio e uno può portare con sé lo strumento solo con una card speciale che ti qualifica come inserito in  una ricerca h 24  imica come in Italia che  a Montecitorio ci guardavano i film porno e poi suggerivano l' attrici a Silvio. Per non parlare di quelli che sono stati beccati per averlo addirittura sottratto. Passo la tastiera a Dino


Buongiorno a tutti, sono di particolare malumore e quindi scriverò cose acide e poco consone alle nauseanti giornate di gioia cui andiamo incontro. Ho però la foto di una locandina a cui tengo molto e approfitterò delle buone funzionalità di blogspot per postarla. Scriverò, prossimamente, come ho promesso a Dante, sulla manovra e ne proporrò un analisi vista veramente da sinistra.Per oggi mi limito a dire  quanto mi facciano girare le palle i compagni da oltre 5000 euro al mese che avallano Monti e plaudono ai ritocchini del cazzo che sta facendo. Non è affatto vero che sta facendo l'impossibile, sta facendo l'impossibile se si considera la situazione tenendo in debito conto quali siano le sue prerogative: 
primo- non nuocere a chi ti possa nuocere (poi Dante ve lo mette in latino) 
secondo- nuoci a chi non può reagire. 
Terzo nuoci- mediamente a chi può reggere un danno medio. Soprattutto ricorda a tutti che la situazione è gravissima anche se per noi era già gravissima da tempo e non gliene fregava un cazzo a nessuno. Le risposte ai problemi non stanno nel chiamare Cincinnato ma nel comprendere il proprio ruolo nella società. 
Per questo diffido di un maggiordomo delle banche e anche di chi ha messo nel cassetto la bandiera rossa, ha abolito la parola comunista, ha cambiato nome alla festa dell' unità.
Possibile che per sentir dire comunista si debba andare ad Arcore?
Buona Giornata e se in cuore vi dovesse ancora fiorire  qualcosa siamo qui sopra


Dino Ciampi

lunedì 12 dicembre 2011

fatevi i gatti vostri n. 366 "il cane che pisciò addosso all'albero genealogico"

Di come il mio vero nome di battesimo non sia Dante scrissi in uno dei primi post.  Per i curiosi, e gli amanti della saga di famiglia, nella colonnina a destra, c'è l'archivio. 
A Livorno però, fin da piccino, son sempre stato Dante. Lo devo a  un  fratello del mi povero nonno soprannominato Dante perché sapeva parecchia divina commedia a memoria. A sentire i vecchi   coevi  sopravvissutigli, aveva una tal voce stentorea che al suo "lasciate ogni speranza....." si sarebbe sciolto il corpo  anche  a Benigni. 
Ho vaghi ricordi di quest' uomo imponente  che improvvisava in ottava rima.   Maestro nell' intessere   finali in  "ica"   sposava alle medesime,  strofe in cui  asseriva  d'esser uomo all' antica,  di  viver di fatica, e di voler morire sulla .... 


Cosi fui Dante, ma non era finita, infatti, leggendo il mio nome e cognome, parecchie persone, ancor oggi, pensano a un gioco. 
In effetti, anni or sono, quando qualcuno, sentendomi improvvisare in poesia, mi pigliava pelle mele chiedendomi: "Dante come l'Alighieri?" rispondevo chiarendo che quel "Dante", fiorentino, era il poeta da' versi divini io, Dante livornese, ero Da' vini Diversi (Rosso di Bolgheri  tra i preferiti).
In realtà tutto il bailamme sorse  col trisavolo di mio nonno, il conte Ferdinando Davini Malfatti le cui sostanze  non ebbero l'avventura di passare ai discendenti, essendo state anticipatamente trasferite,  nelle assai meno nobili ma rapacissime mani dei biscazzieri e delle puttane che il conte teneva in somma considerazione e grazie alla cui frequentazione alleviava il tedio delle uggiose giornate de' su' tempi.  Non è tanto, tuttavia, il resoconto delle passioni dell' uomo che qui occupa il nostro interesse quanto la genesi dell' attuale cognome mio. Il nobile ramo dei Malfatti, pur apportando maggior gloria al casato dei Davini, riduceva, infatti, a fonte di ilarità la lettura dell avìto nome e cognome  che pareva assai più appropriato a un oste o an vinattiere  maldestro. 
Volle così il nonno del nonno del nonno del mi' nonno, cangiarsi nome acciocché l'equivoco disapparisse e , in supponente considerazione della propria  unicità prese il partito di corroborare la maestosa progenie  dei Davini apponendovi  "DIVERSI" e creando il motto che compare anche oggi sullo stemma di famiglia


Peggiori? Migliori? Mai Eguali! Davini Diversi


Ovviamente non è mancato chi  ha voluto far della facile ironia  presumendo una  diversità che non ci disonorerebbe  affatto ma che,ad oggi,  per mera testimonianza  storico famigliare, non  annovera alcun rappresentante tra gli appartenenti al nostro albo genealogico.


Ovvio che, nell' agone costituito dalle stradine della Venezia o del Pontino, rioni popolari della vecchia Livorno,  quando qualcheduno provava a motteggiare chiedendo
 " Diversi davvero? O in che?" 
valeva assai più la prontezza che lo stile della risposta, la quale suonava, di solito così:   
"chiedilo ala tu' sorella quando dimena r'culo "
o se disposti a una scazzottata: 
"chiedilo ar tegame ( donna di malaffare) di tu' ma' (tua mamma) 'osa ci s' ha di diverso noiartri!


Questa storia sul cognome la scrissi divers' anni fa e per farvi intendere quanto possano essere caustici i livornesi Vi dirò solo questo: Don Luigi mi propose di trovarmi lui un titolo adatto. Accettai di buon grado e il pezzo fu intitolato: 
il cane che pisciò addosso all' albero genealogico.


Dante